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Pubblicato in: News

Goat Simulator – Recensione + Let’s Play

Recensione di Claudio Consoli

Di Goat Simulator s’è parlato tanto. Tantissimo. Il suo tentare di vedere la luce tramite crowdfunding l’ha reso un prodotto particolarmente visibile in poco tempo, e la demenzialità alla base del progetto s’è dimostrata la formula perfetta per colpire al cuore quei giocatori che in un videogame cercano anche del sano perder tempo. Con il titolo di Coffee Stain Studios abbiamo per le mani l’ultimo di una serie di prodotti nati per scherzo o quasi, fare un successo incredibile a prescindere dalla reale qualità, e la sua uscita, il primo d’aprile, è in effetti la ciliegina sulla torta.

Citazionismo e comicità
Pretendere di scrivere una recensione seria parlando di Goat Simulator è davvero difficile: ci vogliamo provare (ma anche no), mantenendo il giusto senso critico nello spiegarvi i reali pregi e difetti. Per una buona dose di idiozia aggiuntiva, vi invitiamo alla visione del video gameplay di accompagnamento all’articolo.
L’improbabile simulatore, che di simulativo non ha assolutamente nulla, infila il giocatore nei panni di una simpatica capra praticamente immortale. L’interazione con lo scenario è tutto ciò che intrattiene il giocatore, spinto alla ricerca di nuove cose da fare, grazie a degli obiettivi sempre presenti su schermo. Se inizialmente viene richiesto solo di saltare alcuni ostacoli o colpire oggetti abbastanza forte da catapultarli a distanze determinate, più avanti gli scopi da raggiungere diventano via via più improbabili e complessi, rappresentando sempre più una vera sfida.
Fortunatamente, il team di sviluppo ha compreso che vincolando il giocatore a task da completare, buona parte del potenziale di Goat Simulator sarebbe andato a rotoli, tant’è che nonostante questi obiettivi, si conserva del tutto la piena libertà di movimento, oltre che la possibilità di fare costantemente qualunque cosa venga in mente. Correndo per una città estremamente piccola, è possibile trovare con frequenza contesti nei quali creare caos, e spendendo del tempo nella ricerca e nell’osservazione dei dettagli, si ha modo di andare a scovare finezze in un primo momento poco visibili, ma sempre particolarmente divertenti. Colpite un pallone realizzando un goal nella porta da calcio vicina, e otterrete punti per obiettivo “Come Zlatan”; mandate la palla oltre la traversa, e sarà il buon Roberto Baggio ad essere citato, ricordando del famoso rigore sbagliato nell’ormai lontano 1994. Citazionismo e comicità sono alla base di un titolo che fa dell’ironia la sua unica ragion d’essere. Ironia verso se stesso, ma anche verso un genere di gioco, quello delle simulazioni, che ormai è arrivato a proporre la trasposizione video ludica di qualsiasi cosa presente nella “vita vera”, riuscendo a raggiungere livelli qualitativi accettabili solo in rarissimi casi, al fronte di decine di titoli inqualificabili.
“Quando una capra capisce che la sfida non è fatta per lei, è giusto che se ne vada con il proprio jetpack”.
Saper combinare le possibilità offerte dal gameplay è quanto viene chiesto al giocatore per realizzare le azioni più improbabili. La simpatica capra, oltre che correre e saltare, si dimostra in grado di eseguire acrobazie in aria come backflip o frontflip con la semplice mantenuta pressione del testo destro del mouse più una qualsiasi direzione. Il click sinistro regala invece poderose testate con le quali proiettare oggetti sulla distanza o semplicemente aprire varchi distruggendo lo scenario. A questa accoppiata si aggiungere la possibilità di leccare gli oggetti, che si rivela una funzione ricca di possibilità. Leccando qualcosa, la lingua vi rimane puntualmente incastrata, e la capra inizia ad essere trascinata o a trascinare a sua volta l’oggetto agganciato, creando minuti di incontenibile ilarità. Abbiamo provato ad attaccarci a macchine in corsa, cosi come a persone che, in seguito, abbiamo portato in tour in un volo con jetpack. Sì, avete letto bene. Durante l’esplorazione della mappa è possibile reperire alcuni collezionabili, che sbloccano simpatici contenuti in-game, oltre che aree segrete e divertenti easter egg che arrivano a modificare esteticamente il modello poligonale della capra, dotandolo persino di poteri stregonici. Se a questi aggiungete la possibilità di usare folli gadget come razzi o un divertente quanto incontrollabile jetpack per prendere il volo, iniziate ad avete un quadro di cosa significhi una partita a questo folle gioco.
Ma chi se ne importa del debug. Evviva i bug.
Certamente Goat Simulator è da prendere per quello che è: un sandbox senza alcuno reale scopo. Una grande scatola di giocattoli nella quale entrare e sfruttare tutti gli stumenti capitino a tiro per divertirsi, traendo divertimento anche e soprattutto da quelli che sono i bug. Se in un gioco più serioso lamenteremmo di compenetrazioni poligonali e bug bloccanti, in Goat Simulator sono proprio questi gli elementi a dimostrarsi particolarmente divertenti. A detta degli stessi sviluppatori, la correzione dei bug è stata limitata solamente a quelli che arrivavano a far crashare completamente il gioco, lasciando presenti e intatti nella loro assurdità tutti gli altri. Proprio per queste ragioni, un’accurata analisi del comparto tecnico lascerebbe il tempo che trova, ma certamente possiamo valutare in maniera negativa la ridotta dimensione della mappa, esplorabile nel giro di pochissimi minuti nella sua interezza, sebbene, come dicevamo, per scoprirne ogni dettaglio serve qualche ora di gioco. Il motore grafico riesce a muovere, con una fisica volutamente del tutto esagerata ma discretamente solida, una marea di oggetti presenti contemporaneamente su schermo, anche se il sovraccarico di modelli 3D che è possibile creare una volta sbloccare alcune abilità speciali, potrebbe mettere in ginocchio il framerate, sulle configurazioni hardware meno prestanti. Il comparto audio si concentra su musiche tanto ossessionanti quanto adeguate al contesto, e a voci o versi demenziali perfettamente a tema. Ottima la compatibilità con lo Steam Workshop e la possibilità di personalizzare la propria partita: sebbene non si tratti di un prodotto dal quale attendersi futuri update ufficiali, la presenza di una community di appassionati potrà rivelarsi utile, nel tempo, per creare contesti sempre più vari e interessanti nei quali continuare a scatenare l’inferno in pelli caprine.

Conclusioni
Goat Simulator è un divertente sandbox che vi regalerà una brevissima serata di divertimento nella quale tratterrete a stento le risate e lo stupore. Difficilmente la sessione di gioco verrà ripresa nei giorni a seguire, a meno che non ci si appassioni dei progetti di altri giocatori nati tramite Steam Workshop. Nella scelta se procedere all’acquisto del gioco o meno, è bene avere la consapevolezza di cosa si stia per ritrovarsi tra le mani: un gioco demenziale, che potrebbe occuparvi qualche ora di gioco così come pochissimi minuti,  pieno di bug che, peraltro, si rivelano i principali elementi di divertimento, e ben poco altro. Goat simulator è come una fantastica barzelletta: fa ridere la primissima volta che la si ascolta, sorridere di circostanza la seconda, e annoiare la terza. Se questo pensate possa bastare a regalarvi qualche ora di relax e di risate, allora avete trovato il gioco che fa per voi, diversamente lasciate che passi l’enfasi del momento, ricordatelo per sempre come una riuscitissima critica alle decine di forzatissime pseudo-simulazioni proposte in tutte le salse.

Dare un voto numerico a Goat Simulator è estremamente difficile. Da una parte abbiamo una realizzazione tecnica improbabile e difetti evidenti anche in quelli che sarebbero dovuti essere aspetti curati, come una migliore dimensione della mappa, e la mancanza di varietà negli elementi ludici, che gli farebbero meritare un’insufficienza. Dall’altra proprio alcuni dei difetti diventano gli elementi che rafforzano l’ironia alla base del progetto, che classificandosi in qualche modo come una parodia, giustifica un po’ tutto quello che vi avviene all’interno, fattore che gli farebbe spuntare buoni voti. Il nostro voto tondo rappresenta quindi una media tra questi fattori… e in bocca alla capra.

This post was published on 3 Aprile 2014 12:27

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