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La Games Workshop sul banco degli imputati

Che la Games Workshop fosse un incrocio tra l’Imperium del 40k e le orde del signore oscuro Sauron, lo pensavamo un po’ tutti, bisbigliandolo in segreto onde evitare di essere perseguiti da qualche genestealer della Games Workshop. Ora però qualcuno ha preso il coraggio a due mani ed ha deciso di portare di fronte alla giustizia la blasonata casa di Albione.

I presunti reati vanno dalla frode alla violazione delle leggi sul copyright passando per la violazione delle leggi sull’antitrust. Che dire, sarà vero? Starà ai giudici statunitensi esprimersi in merito, infatti il coraggioso Davide che si è messo contro il Golia delle miniature non è altro che David Moore, proprietario di un negozio di giochi ed ex collaboratore della FASA, conosciuta per giochi come Battletech e Shadowrun. Sembra che David Moore voglia portare alla ribalta del pubblico le politiche commerciali della casa di Nottingham che, in effetti, con lo Sceriffo dell’omonima città, pare non condividere solo la città natale ma anche l’amore per l’oro e i metodi con cui ottenerlo.

Ecco ben 20 zombie della GW al modico prezzo di 30 euro
Qui invece 39 zombie Mantic al prezzo di 40 euro. Notate qualche differenza oltre al prezzo?

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutti i giocatori di wargames conoscono la Games Workshop e sanno i costi delle sue miniature che rasentano, in alcuni casi, prezzi da gioielleria e in altri casi hanno un rapporto qualità prezzo di gran lunga peggiore rispetto ad altre case produttrici del settore come ad esempio la Mantic o la nuova arrivata Prodos. Il problema però non è solo il prezzo ma anche la politica commerciale, come accennato in precedenza, un esempio sono le miniature esclusive del webstore che possono essere comprate solo online, oppure i prezzi al dettaglio estremamente alti rispetto agli effettivi costi di produzione, metodi che permettono di fatto alla casa madre di gestire i prezzi di vendita. Purtroppo però il 40k e Age of Sigmar detengono gran parte del mercato dei wargames e ciò permette loro di dettare le regole del mercato, non so perché ma mi è venuta in mente la Microsoft, definendo chi deve vendere i loro prodotti e come, considerate ad esempio che in store come Amazon le miniature della Games Workshop non sono vendute direttamente dalla casa di Albione ma tramite venditori privati che ovviamente faranno prezzi legati alla loro necessità di guadagnare almeno un minimo dalla vendita.

Ecco dallo Store GW 5 Space marine al modico prezzo di 33 euro
Ecco invece dei Cacciatori Corazzati dalla Prodos al costo di 16,28 euro. Mmmm ho delle perplessità

 

 

 

 

 

 

 

 

La parte curiosa della notizia però è quella che riguarda la violazione del copyright. David Moore, infatti, nella denuncia accusa la Games Workshop di aver infranto le regole sul

Ecco il potente Sigmar sul suo trono dopo aver riunito le popolazioni dell’Impero

copyright o meglio di aver copiato idee altrui. Beh che dire, come giocatore di lunga data e lettore di fantasy e fantascienza non posso certo ignorare come gli Space Marine somiglino incredibilmente tanto agli Starship Troopers dell’omonimo romanzo di Robert A. Heinlein o che il vecchio mondo sia incredibilmente simile alla vecchia Europa e lo stesso Sigmar ricordi, molte volte anche nell’iconografia, il più conosciuto Conan. Dallo spazio, o meglio dal Warp, arrivano i genestealer che sono incredibilmente somiglianti agli Alien anche nella loro biologia, oppure i Necron nei loro esoscheletri che fanno così tanto James Cameron, senza considerare l’isola di Albione su cui evito di infierire.

Che la Games Workshop non si sia sforzata poi tanto, pare evidente a

Ed ecco di nuovo Sigm… ops scusate questo è Conan

tutti; ma che sia addirittura una manifesta ladra di copyright sarà piuttosto dura dimostrarlo, visto che la casa di Nottingham non è nuova a questo genere di cause, come potrete leggere qui. Personalmente ho amato molto Warhammer Fantasy, sia il Gdr, che ho masterizzato per vari anni, che il wargames, ma ciò non toglie alcune evidenze che mi fanno riflettere sulla condotta della Games Workshop.

 

Ciò non toglie che, come ci insegna la filosofia e soprattutto la giurisprudenza, non esiste una sola verità ma una per ciascuno di noi ed infine una sola che conta, quella giuridica. Per questo quello che credo io non conta nulla, saranno i togati americani a dare l’arduo responso. Per chi volesse leggere l’intera citazione, può trovarla qui.

Che Verena guidi il giudizio degli uomini di legge del Nuovo Mondo ed eviti che gli Slaan ci mettano lo zampino. Aspettate un attimo, ma gli Slaan sono alieni che vengono dallo spazio somiglianti a degli strani esseri anfibi che modificano le razze autoctone… dove ho già sentito questa cosa? Mmmm mi sa che la Games Workshop dovrà pagare caro i suoi avvocati.

This post was published on 10 Agosto 2017 12:00

Antonio Micolucci

Antonio Micolucci è un articolista della sezione GDR di Player.it. Fin da piccolo ha avuto a che fare con computer, dal nobile Commodore 64 al suo odierno PC passando per l’Amiga, giochi da tavolo, fumetti e Gdr, il suo vero grande amore, nato con la scatola rossa di D&D in un periodo imprecisato tra il 92 e il 93. Dopo il suo primo amore, D&D, non ha più smesso di giocare e viaggiare negli universi dei numerosi GDR che ha sperimentato insieme al suo fidato gruppo di avventurieri. Un viaggio iniziato a La Soglia nel Granducato di Karameikos, che ha portato alla Providence di Lovercraft per poi arrivare su Luna City e giungere adesso nello sprawl di Seattle. I suoi giochi totemici sono Mutant Chronicles, Shadowrun e Deadlands. La sua passione per il gioco lo ha condotto nel mondo del LARP dove ha collaborato e collabora tuttora con varie associazioni che realizzano Live. Ha organizzato vari eventi locali per la diffusione del Gdr tra i quali un progetto scolastico basato sul Gdr. Nella vita di tutti i giorni è un Ingegnere con la passione per la grafica, ha curato la realizzazione di materiali pubblicitari per alcuni eventi in cui ha collaborato. Infine, quando può, si diletta nella scrittura, lettura di fumetti e libri oltre che andare al cinema, altra sua grande passione. Se lo chiamate nerd, non si offende.

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