Recensione di Fabiano “Deimos” Zaino
Eccoci qui, a tre anni di distanza dal primo capitolo della nuova trilogia dedicata all’RTS di casa Blizzard, fa capolino nei negozi Heart of The Swarm, un prodotto che mira ad abbellire e fortificare il vecchio Wings of Liverty. Noi di Games.it ci siamo presi del tempo per giocare alla campagna principale con la dovuta calma, conoscere le nuove truppe aggiunte e disputare una serie di partite multiplayer per constatare bene le differenze fra il primo capitolo e questo nuovo DLC (come come, un DLC e non un capitolo stand alone? Ne discutiamo a breve).
Una macchina da guerra
Detto questo, partiamo a razzo con l’analisi di HOTS.
La campagna principale riparte esattamente da dove l’avevamo interrotta tre anni orsono, con Jim Raynor che è riuscito a salvare Kerrigan che a sua volta dopo essersi sottoposta a varie operazioni, è tornata semi umana. Purtroppo però, in lei vive ancora il potere degli Zerg e non ci metterà molto a tornare sulla strada della “perdizione”. Preferisco però, non spoilerarvi il perché la Kerrigan parte per la tangenziale della vendetta contro Mengsk (se non solo il fatto dell’abbandono nel capitolo precedente, poteva bastare a vendicarsi del leader umano…). Comunque sia, la trama raccontata in questo DLC è qualcosa di sublime, certosina e sceneggiata benissimo, degna quasi del miglior film sci-fi in circolazione. Ma la questione da sottolineare è la bravura in casa Blizzard di far rinascere una razza come gli Zerg, aggiungendo nuove informazioni sulla loro origine, capaci di tenerci incollati allo schermo con la domanda costante: “e adesso cosa succederà?”. In 27 missioni se ne vuole sempre ancora e credo che i fan di vecchia data ma anche i nuovi arrivati, si troveranno per le mani un capitolo di Starcraft 2 davvero da Oscar. Contando che la storia pone le basi per un finale da cardiopalma ma per quello se ne riparla fra due anni (purtroppo).
Robetta nuova
HOTS si differenzia dal capitolo precedente per una serie di nuove unità Zerg e la loro evoluzione ma non solo, a differenza di Jim Raynor (umano), la Kerrigan si trasformerà lentamente in una Regina delle Lame devastante anche a livello di poteri speciali, lungo una crescita del personaggio che raggiunge l’apice al settantesimo livello, con poteri sbloccabili man mano che si sale. Anche le nuove e vecchie unità possono contare su un upgrade speciale che le differenzia sul campo di battaglia ma il tutto è lasciato libero di essere “mutato” in qualsiasi momento dal giocatore di modo da provare varie alterazioni della razza per scoprire quali sono le migliori più devastanti. Altra novità della Fossa Evolutiva (che si differenzia dal laboratorio della razza umana) è che adesso potremo giocare delle missioni bonus atte a sviluppare sul campo la sequenza di DNA evolutiva di ogni unità: questo serve per capire dal vivo, se optare per una evoluzione primaria o per l’altra. In parole povere, ricapitolando, ogni animaletto ha la possibilità di mutare principalmente in una nuova devastante combinazione genetica fra due scelte ben definite (e giocabili) e successivamente abilitare tre tipi di configurazioni d’attacco o difesa, diverse.
Venendo alla campagna vera, devo dire che le missioni pensate per HOTS, offrono una libertà e una varietà maggiore di quelle viste in WOL dato che avremo le classiche sfilate del crea, difendi e attacca ma anche nuove meccaniche di infiltrazione, virate leggermente allo stealth. Oppure missioni puntate all’affrontare dei Boss veri che accresceranno il potere di Kerrigan e degli Zerg in generale senza contare la ventata d’aria fresca in un gioco vecchia scuola (modernizzato) come Starcraft 2. Per di più, chi sta scrivendo è un giocatore che ha sempre detestato sia la razza umana che la razza Zerg, eppure in questo capitolo, si è divertito come un matto a far crescere lo sciame. Certo, se proprio odiate gli Zerg e la loro lentezza, difficilmente la gestione delle loro truppe vi farà fare qualche sorriso ma se riuscite a superare lo scoglio del disgusto, vedrete che la campagna single player offre parecchi spunti interessanti e grande divertimento. In ogni sessione di gioco l’offerta tattica è comunque cosi elevata che la potrete plasmare a piacimento e gli Zerg regalano grande forza per quanto riguarda gli attacchi di massa, con centinaia di unità a schermo che combattono, flagellano e distruggono in un tripudio di carne e ossa che esplode ovunque e decine di fortificazioni che esplodono.
Zerg dettagliato
Blizzard ci ha sempre messo sul piatto della grafica un grande dettaglio ma HOTS spicca sicuramente come il capitolo più bello della saga (e siamo sicuri che quello finale sarà altrettanto curato). Sono state riviste le texture e i modelli poligonali non solo delle unità Zerg ma anche di tutte le altre, sono stati aggiunti molti effetti visivi e il mondo di gioco è dettagliatissimo. Senza contare che il motore grafico che muove il tutto, ci regala anche delle sequenze cinematiche in-game che non invidiano quasi nulla alla CGI. Il dettaglio dei personaggi è sublime e il tutto ottimizzato ancora meglio del precedente capitolo perché le unità che si muovo a schermo sono centinaia. Nota di merito pure al comparto dedicato alla grafica dei menù, tutto rivisto e reso ancora più elegante. Buonissime le musiche (come sempre) e eccellente il passaggio della lingua fra inglese e italiano ma noi lo sappiamo, Blizzard è sempre stata lodata per questo genere di cose. Sul versante tecnico poco altro da aggiungere perché si tratta di un gioco che ha da offrire “mascelle slogate” a pacchi e credo che anche le immagini a corredo, parlino da sole.
Multiplayer
Venendo al piano battaglia globale, cerchiamo di capire cosa è cambiato in questi tre anni. Partendo dal fatto che la base multiplayer è rimasta la stessa, quello che è variato è il bilanciamento fra unita Protoss, Zerg e Terran con questi ultimi messi leggermente in svantaggio tattico. Le nuove unità Terran (Hellbat e Mina Widow) possono rivaleggiare più che bene con le Vipera degli Zerg o con i nuovi Tempest e Nucleo dei Protoss. Il tutto tarato per accomunare il livello di ogni giocatore quindi non ci capiterà più di imbatterci in giocatori super forti dove la vittoria è quasi impossibile ma il livello delle truppe si allinea…certo, poi dipende anche dalla bravura: se siete un livello inferiore e vi capita il giocatore (cinese) forte, non è che si vince facile. Di certo, le tattiche di crescita usate in rete sono davvero creative e mi è capitato di vederne di cotte e di crude. D’altro canto però, anche tutta la campagna single player serve per accrescere il livello di quello che saranno le partite multiplayer quindi cercare di livellare il più possibile nella campagna principale, aiuta a crescere nella controparte multiplayer come fortificazione e livello di sfida.
Lo schiame passa la selezione