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The Town of Light: rilasciata una demo per console

Il publisher di The Town of Light, Wired Productions, ha recentemente annunciato un progetto di un anno che si impegnerà a sensibilizzare i giocatori sulle malattie mentali. Oggi sia l’editore sia lo sviluppatore italiano del gioco, LKA.it, hanno annunciato che una demo gratuita di The Town of Light è stata rilasciata su console per offrire ai giocatori l’opportunità di esplorare la vita di chi soffre di malattie mentali.

In Town of Light, infatti, i giocatori assumono il ruolo della protagonista Renée, una ragazza di 16 anni che si ritrova bloccata nel manicomio di Volterra del 1938. Renée deve esplorare la struttura, interagire con l’ambiente e fare una varietà di scelte che determineranno il corso della sua vita.

The Town of Light: demo gratuita

La demo gratuita, disponibile sia su PlayStation 4 che su Xbox One, è stata accompagnata da un nuovo trailer che potete vedere in calce all’articolo. Secondo LKA.it, fornendo la demo gratuita si può espandere la portata del gioco e soprattutto del messaggio che vuole dare ai giocatori. Chi, infatti, non avesse ancora deciso se acquistare o meno il titolo, potrà provarlo gratis scaricando la demo.

Abbiamo avuto un forte impatto dai giocatori che hanno deciso di seguire Renée nella sua avventura, cercando di trasmettere gli effetti psicologici e psichici delle persone affette da patologie, all’interno di un manicomio. Si è deciso di offrire la possibilità di far provare una porzione del gioco per permettere a tutti di essere sensibilizzati sul problema delle malattie mentali.

Il manicomio di Volterra, città toscana in provincia di Pisa, fu fondato nel 1887 per poi essere chiuso nel 1978. Oggi si trova in stato di abbandono.

The Town of Light è attualmente disponibile su PlayStation 4, Xbox One e PC sia in versione digitale che retail al prezzo di 19,99 euro. Nell’ambito di una campagna indetta da Wired Productions, una percentuale delle vendite di The Town of Light sarà devoluta in beneficenza. The Town of Light è un esempio di come i videogiochi possano essere usati anche per iniziative dal grande impatto sociale.

fonte: Dualshockers

This post was published on 29 Luglio 2017 15:38

Michele Longobardi

Laureato in Lettere moderne, scopro la passione per il giornalismo quasi per caso. I videogiochi sono il mio più grande amore e così decido di coniugare le due cose. Il giornalismo videoludico diventa la mia forma finale. Per me i videogiochi sono una forma d'arte e guai a dirmi il contrario. Appassionato di tutto ciò da cui sgorga sangue: cinema horror (registi preferiti Argento e Romero), letteratura gialla e dell'orrore (autori preferiti Christie, Poe e Lovecraft) e ovviamente i videogiochi del genere (Silent Hill e Resident Evil sopra ogni cosa). Il mio videogioco preferito di sempre è Fahrenheit che ho finito un numero non precisato di volte, da lì scaturisce la mia ammirazione per tutti i lavori di David Cage. La mia "carriera" videoludica è segnata da un marchio da cui non sono mai riuscito a staccarmi: PlayStation! In circa 20 anni di gaming, ho completato più di 800 titoli.

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