Ninja Theory è uno sviluppatore di grandissimo talento, dimostrato in due titoli tanto affascinanti quanto poco riconosciuti dal grande pubblico che fatica ancora ad affezionarsi alla loro ricercatezza stilistica. Con in mano uno dei franchise più importanti di Capcom, sembra arrivato il momento della riscossa. Il colosso giapponese ha infatti assegnato ai creatori di Heavenly Sword e Enslaved: Odyssey to the West il reboot di Devil May Cry, finalmente pronto per uscire nei negozi e dimostrare che il nuovo Dante vale il nome che porta.
Nuovo Dante, nuova storia
Devil May Cry rappresenta un nuovo inizio per la serie, ed in quanto tale, riprende alcuni personaggi e stilemi, rimescolando però gli ingredienti per creare una ricetta completamente nuova. Dante è un giovane irriverente e sboccato, di quelli che non presenteresti ai tuoi genitori. Non ha memoria del suo passato, ma ritrovarsi attaccato da demoni in un mondo parallelo chiamato limbo ogni due per tre non è una cosa tanto normale e presto le domande esigeranno delle risposte. Entrerà così nella sua vita Kat, una ragazza sensitiva facente parte di una organizzazione etichettata dal governo come terroristica. Lei sostiene che il suo capo, un certo Vergil, ha delle importanti verità per Dante, che accetterà di incontrarlo.
Il gioco sviluppa così il proprio plot, narrando dell’eterna lotta tra angeli e demoni, questi ultimi guidati da terribile Mundus. Interessante la costruzione del mondo, che propone una visione estremizzata della nostra società, annebbiata da notiziari pilotati, inebriata dall’illusione della ricchezza, mentre sotto questa superficie di apparente benessere si cela un governo marcio, fatto di demoni orrendi che si muovono in una realtà parallela, una distorsione del mondo reale. Giocando a Devil May Cry si percepisce quanto impegno abbia profuso Ninja Theory nel caratterizzare ambientazioni e personaggi. Il gioco ha stile da vendere, e ve lo rinfaccerà con la stessa arroganza del protagonista ogni volta che vi ritroverete nel limbo, deformando la realtà con muri che si sgretolano, palazzi che si contorcono in forme bizzarre e oggetti comuni che si tramutano in aberrazioni demoniache. Il gusto per l’orrido ed il grottesco trasuda da ogni pixel, in particolar modo nei boss, stravaganti e raccapriccianti più che mai. Insomma, si può discutere quanto si vuole sul nuovo giovane Dante, ma al di là dei gusti personali, è difficile negare il grande talento degli artisti del team di sviluppo inglese.
Action allo stato puro
Se da un punto di vista narrativo il titolo Capcom riparte da zero, il gameplay appare ad una prima occhiata decisamente familiare. Il sistema di combattimento, centro nevralgico dell’esperienza di gioco, è veloce, versatile e profondo, basandosi su combo piuttosto semplici da eseguire. La varietà estrema deriva non tanto dalle mosse eseguibili, quanto dalle armi che Dante acquisirà proseguendo nell’avventura. Partendo dalla semplice spada Rebellion e la coppia di pistole Ebony ed Ivory, l’equipaggiamento si arricchirà di strumenti angelici e demoniaci, i primi attivabili tenendo premuto il trigger di sinistra ed i secondi con quello di destra. Questo semplice stratagemma permette di concatenare combo anche lunghissime, alternando le diverse armi, inframmezzando i due uncini, uno che proietta Dante verso la vittima ed il secondo che la attira invece verso di lui. Le armi demoniache sono più lente, dal forte impatto, da sfruttare con i nemici più coriacei, mentre viceversa quelle angeliche garantiscono combo rapidissime, utili per gestire orde di mostri più numerose. Ninja Theory è stata abile nell’ideare i diversi abomini che vi ritroverete ad affrontare, pensati per spingere il giocatore ad apprendere ed impiegare quanto più possibile le diverse armi e mosse. Ogni scontro viene poimonitorato come nei precedenti capitoli, con un punteggio calcolato in base alla varietà, stile ed efficacia delle mosse concatenate. Dante, inoltre, evolverà le proprie abilità grazie a punti skill, che gli verranno assegnati dopo aver eliminato un numero sufficiente di mostri. Si potranno così apprendere nuove mosse, con liste dedicate ad ogni arma.
Devil May Cry propone una struttura del tutto simile ai titoli della serie, ovvero livelli piuttosto lineari, con sezioni che all’apparire dei nemici si chiudono in arene, bloccate fino a che non si sarà eliminata la minaccia. In questo reboot si fa notare una certa propensione al platforming, con lunghe sequenze di salti, planate e corse a perdi fiato, mentre i livelli si evolvono e le piattaforme si spostano. Il risultato è davvero intrigante ed adrenalinico, soprattutto grazie alla regia curata, che gestisce i mutevoli livelli con grande abilità. Non si erano ancora visti in un videogioco dei fondali così muta forma, in grado di modificarsi in tempo reale con grande efficacia scenica.
Da notare poi le ottime boss fight, capaci di sottolineare ancora una volta le grandi abilità artistiche del team di sviluppo. Peccato ce ne siano così poche. C’è poco da opinare sotto il profilo del gameplay, a parte la telecamera non sempre in grado di puntare al centro dell’azione, e un livello di difficoltà non troppo alto. Consigliamo caldamente di affrontare il gioco anche al primo playthrough già a difficile, tanto quando terminato, si sbloccheranno una alla volta ben quattro livelli di sfida aggiuntivi e sempre più impegnativi, fino al proibitivo Inferno che vede i mostri dotati della normale quantità di energia, mentre Dante soccomberà con un solo colpo subito.
Unreal Engine sempre più versatile
Ninja Theory per il reboot di Devil May Cry ha scelto di appoggiarsi all’Unreal Engine 3, reso irriconoscibile in questa incarnazione. Gli artisti sono infatti riusciti a riprodurre a schermo la propria fantasiosa visione sfruttando tutte le doti di morphing di cui il motore grafico è dotato. I livelli si modificano in continuazione, a partire da alcune texture animate fino ad arrivare ad interi blocchi poligonali. Lo spettacolo è assicurato, grazie ad un’ottima pulizia e fluidità quasi sempre perfetta, ancorata ai trenta frame per secondo (purtroppo per i 60 FPS dovremo attendere la versione PC, in uscita il 25 gennaio). Eccezionali le animazioni del protagonista, che si muove fluidamente negli scontri, concatenando ogni mossa in modo armonioso. Molto buono anche il design dei nemici, vari e numerosissimi.
L’ottima qualità tecnica è affiancata ad un accompagnamento sonoro adeguato ed un doppiaggio in italiano per una volta curato, solo di poco inferiore a quello originale per la scelta di alcune voci non molto azzeccate ed una scarsa sincronia. E a proposito di animazioni facciali, spiace constatare come, mentre la regia delle sequenze animate è semplicemente eccezionale, per questo titolo Ninja Theory non si sia avvalsa della tecnologia proprietaria vista all’opera nei due precedenti lavori. Il risultato è comunque molto buono, ma purtroppo meno di impatto rispetto alle interpretazioni viste sia in Heavenly Sword che in Enslaved. Un ultimo accenno alla longevità, decisamente soddisfacente, visto che solo per terminare la campagna principale a livello normale, ci abbiamo impiegato otto ore e mezza, che si dilatano facilmente utilizzando livelli di sfida superiore, compresi quelli da sbloccare. Extra, missioni segrete e altri collezionabili da scovare nei vari livelli, uniti al profondo sistema di combattimento, spingono a riprendere in mano il titolo anche dopo aver raggiunto i titoli di coda.
Commento finale
Ninja Theory ce l’ha fatta. Il nuovo Devil May Cry è un ottimo action, divertente, dal sistema di combattimento sfaccettato, velocissimo, facile da apprendere, complesso da esplorare e sfruttare a fondo. Artisticamente, poi, siamo di fronte ad un titolo eccezionale, gustosamente folle ed irriverente. Certo, il Dante ragazzino è un immaturo, lontano dal carisma di quello originale, ma nell’economia di questo reboot funziona e avrà tutto il tempo di crescere, visto che con molta probabilità il titolo Capcom sarà solo il prima di una nuova serie. Il 2013 si avvia con un primo grande gioco, assolutamente da non perdere, che siate fan della serie o solo del genere.