Il problema comune a tutte le produzioni WWE firmate Yuke’s è sempre stato quello, perlomeno negli ultimi anni, di far corrispondere a una immensa quantità di opzioni e modalità di gioco, una qualità nel sistema di controllo e nel gameplay perlomeno parimenti. Invece, anche quest’anno ci troviamo a elogiare l’ennesimo videogioco dedicato al wrestling, WWE ’13, soltanto dal punto di vista del contorno, di ciò che contribuisce a rendere migliore l’esperienza di gioco ma che non basta a salvare un po’ tutto il resto: la struttura ludica. Intendiamoci, nulla di particolarmente grave: tuttavia gli anni passano e trovarsi ogni autunno a dire e ripetere sempre le stesse cose vuol dire che qualcosa effettivamente non va.
WWE ’13 – Recensione
Recensione di Giovanni Ferlazzo:
Il primo impatto con WWE ’13 è indubbiamente positivo, perché l’intuitiva interfaccia utente “spara” subito
nello schermo le tantissime modalità di gioco in singolo e in multiplayer alle quali il giocatore può scegliere di partecipare. Parlare di tutte in maniera approfondita sarebbe inutile nonché una perdita di tempo esagerata, dunque ci limitiamo a concentrarci su quelle più profonde e interessanti, come la Attitude Era che permette di rivivere in prima persona incontri che hanno fatto la storia di questo sport, dove in ogni scontro saremo chiamati a rispettare fedelmente quanto accadde realmente (come colpire l’avversario con una saga, sbatterlo sul tavolo dei commentatori, farsi comminare una squalifica e così via). Una modalità che indubbiamente funziona ma che deve scontrarsi con i limiti della struttura di gioco che esamineremo a breve.
WWE Universe, ereditata dalla scorsa edizione, è l’altra modalità di gioco principale del comparto single player in cui avremo la possibilità di gestire tutti gli eventi e le feature della WWE: ogni singolo dettaglio potrà essere gestito come meglio si crede, permettendo così di dare vita letteralmente al proprio wrestling da intrattenimento. Il resto è garantito dalla possibilità di creare il proprio lottatore, match normali o più articolati, tornei di ogni tipo, un roster vasto e vario e molto altro ancora.
Ma se da questo punto di vista son soltanto gioie, i dolori arrivano purtroppo dalla caratteristica principale e più importante: il gameplay. Yuke’s, forse accomodandosi sul successo di WWE ’12 ha deciso di lasciar perdere qualsiasi impronta troppo realistica concentrandosi esclusivamente nell’offrire un sistema di gioco che fosse immediato e accessibile. Questo obiettivo è pienamente raggiunto, dato che ad ogni specifica mossa principale è assegnato un determinato pulsante e non si perde tempo ad apprendere subito i segreti di WWE ’13. Ci sono però alcune scelte (e limiti tecnici) che contribuiscono a rendere l’esperienza di gioco complessiva un po’ goffa, legnosa e alla lunga, e per i giocatori poco pazienti anche alla prima partita, stancante.
Yuke’s non è riuscita infatti a equilibrare come si deve gli incontri, dando alle contromosse un peso eccessivo nella bilancia dei combattimenti. Chi riesce infatti a premere il pulsante dedicato al momento giusto viene trascinato in una catena di mosse e contromosse che letteralmente non permette all’avversario di respirare, e se da un punto di vista del feeling televisivo è qualcosa che rispecchia in pieno la WWE (quante volte abbiamo visto avversari subire per troppi minuti?), per quel che riguarda il gameplay è un grosso limite, specialmente in quei casi in cui a prenderle è il giocatore, che si ritrova spesso incapace di uscirne troppo presto. Pena, una forte frustrazione.
La tempistica richiesta per effettuare le mosse più complicate si scontra poi con un motore fisico ancora imperfetto: sebbene la gestione delle collisioni sia migliorata parecchio che in passato, si avverte nuovamente quella staticità e artificialità che non dà la possibilità di rendere gli incontri veloci e mozzafiato come in TV. Ogni mossa sembra slegata dall’altra, e si ha l’impressione che il lottatore “aspetti” l’avversario nel concludere la sua. Un po’ come se combattessero “a turni”, ovviamente esagerando un po’ nell’evidenziare la cosa, ma il segreto è proprio quello di non perdere mai il ritmo, altrimenti si rischia di non entrare più nel vivo dell’incontro.
A questo bisogna aggiungere un tecnicismo ridotto al minimo e di conseguenza una profondità di gioco molto superficiale, cosa che “allontana” dal gioco chi è in cerca di qualcosa di più. Neanche l’aspetto tecnico riesce a salvare da una mezza bocciatura la produzione, seppur di valore, soprattutto per quanto concerne le animazioni, irrealistiche per i volti e troppo distaccate tra loro per il resto del corpo per un risultato più vicino a emulare dei robot che dei robusti e atletici lottatori.
Considerato quanto detto, WWE ’13 è un videogioco da consigliare esclusivamente ai veri fan del wrestling disposti a passare sopra una struttura di gioco non propriamente eccezionale, ancorata a vecchi limiti del passato e che non riesce a dare soddisfazioni sul lungo andare. Dall’altra parte è impossibile non notare l’incredibile quantità di cose da fare, sia in singolo che online. Il problema è: può tanta quantità mischiarsi bene a non altrettanta qualità? La risposta è no.