Naughty Bear era un titolo dalle grandissime potenzialità, purtroppo mal sfruttate dallo sviluppatore Artifical Mind and Moviment, incapace di dare profondità a una struttura di gioco che consisteva nell’uccidere nel modo più laborioso e terrificante possibile altri orsacchiotti di peluche, rei di aver commesso numerosi torti nei confronti del povero ma crudele protagonista. L’annuncio del sequel, sottotitolato Panic in Paradise, è giunto quindi tra l’indifferenza generale ma supportato dal fatto che questa volta il gioco sarebbe stato rilasciato soltanto su PlayStation Network e Xbox LIVE Arcade a un prezzo molto interessante: cosa che 505 Games sperava avrebbe perlomeno attirato l’attenzione di molti. Ora, in quest’ultimo intento è sicuramente riuscita, ma dire che il gioco sia sensibilmente migliore del predecessore è un po’ difficile.
L’incipit è praticamente lo stesso del primo Naughty Bear solo con ambientazione differente: una allegra combriccola di orsacchiotti si organizza per una grande festa in un’isola paradisiaca. Grave errore ancora una volta è stato quello di non coinvolgere e invitare Naughty Bear, che decide di prendersi la sua lenta e violenta vendetta: da questo presupposto, inizia Panic in Paradise. Un po’ frastornati dai problemi di frame-rate riscontrati almeno nella versione Xbox 360, il nostro primo impatto con il nuovo Naughty Bear è positivo. Al giocatore viene messa a disposizione una piccola mappa in cui muoversi liberamente per uccidere nei modi e nelle maniere che preferisce tutti gli orsacchiotti che la popolano e ovviamente la vittima principale: nel caso quest’ultima venga eliminata seguendo indicazioni ben precise, come darlo in pasto a una gigantesca pianta carnivora, si otterranno maggiori punti esperienza i quali saranno utili per sbloccare nuove abilità e armi da utilizzare nel corso del gioco.
I problemi però arrivano presto. Perché, per quanto abbiamo apprezzato gli sforzi da parte degli sviluppatori di rendere più varia l’esperienza di gioco, la questione ancora una volta è come queste potenzialità vengono sfruttate. Naughty Bear: Panic in Paradise è un titolo potenzialmente longevo grazie ai tanti livelli disponibili e obiettivi da eliminare, alla varia disponibilità di armi e anche ai diversi incarichi assegnati all’interno di una missione che si rivelano importanti per cercare di migliorare l’economia di gioco. Solo che, già al terzo o quarto livello rischia di sopraggiungere la noia: alla fine si fanno sostanzialmente sempre le stesse cose. Nascondersi tra i cespugli, uscire allo scoperto, uccidere. Prendere il malcapitato di turno e farlo fuori con uno degli oggetti presenti nel mondo di gioco. E poi ancora, con il tutto che si ripete quasi in un loop infinito che, capite, viene presto a noia.
Colpa anche di una scarsa caratterizzazione degli ambienti e di una intelligenza artificiale degli avversari a dir poco ridicola, visto che si faranno fregare anche troppo facilmente. Il tutto non viene coadiuvato certo da un comparto tecnico accattivante: dimenticate le immagini pulite distribuite dal publisher che avevano fatto presagire qualcosa di buono, visto che per quanto dietro ci sia sostanza indubbiamente interessante, è tutto coperto da una quantità immane di aliasing e soprattutto dai già accennati problemi di frame-rate, instabile specialmente nelle situazioni più complicate.
Il prezzo di soli 1.200 Microsoft Points gioca a suo favore: dopotutto nonostante i difetti elencati, rimane un titolo spensierato e divertente con cui passare qualche oretta nel tempo libero e per sfogarsi un po’ dalle noie quotidiane. Pretendere troppo però sarebbe un grave errore, perché Naughty Bear non è sinceramente in grado di offrire di più.
Commento
Naughty Bear Panic in Paradise è solo “un po’” meglio rispetto al predecessore. Le novità introdotte rendono più varia e fresca la struttura di gioco, ma non è un titolo adatto per chi è in cerca di esperienze profonde e durature. Chi vuole invece prendere il pad in mano, spegnere il cervello e rilassarsi in una delle prossime noiose serate invernali, avrà trovato il gioco che fa per lui. A un prezzo peraltro molto conveniente.