I fan attendevano con speranza Resident Evil 6, che dopo l’ottimo Revelations uscito su 3DS avrebbe dovuto rappresentare il ritorno della serie ai fasti di una volta. Invece, ve lo diciamo subito, da saga capace di inventare e tracciare il sentiero per la concorrenza, l’horror di Capcom ha definitivamente perso la bussola, inutilmente alla ricerca della formula perfetta per accontentare tutti i fan. Abbiamo come risultato un action pasticciato, che sorprende per carica cinematografica e quantità di contenuti, ma che di contro zoppica nell’esecuzione anche delle meccaniche più basilari del genere action. Perché prima di continuare, vi avvisiamo, di survival horror in Resident Evil 6 non vi è praticamente più traccia.
Tre punti di vista…
Facciamo un passo indietro per analizzare più nel dettaglio il blockbuster Capcom. Partendo dalla trama, troviamo molto azzeccata la scelta di dividere in tre campagne, più una che si sbloccherà una volta terminato il gioco, la storia. Ciò ha permesso agli sviluppatori di includere nel titolo diversi protagonisti già noti della serie, più qualche volto nuovo, proponendo punti di vista differenti dello stesso plot. Abbiamo così tre coppie, Leon accompagnato da Helena, intenti a svelare un complotto per il dominio del mondo che coinvolge le sfere più alte del governo americano. Vi è poi Chris, spalleggiato dal soldato Piers, che dopo l’incidente di Edonia, una missione militare di anti-terrorismo finita malissimo, inseguono fino in Cina Ada Wong, ritenuta responsabile. I protagonisti della terza campagna sono invece Jake, mercenario misteriosamente immune al Virus C, che viene contrattato da Sherry Birkin, ora un agente governativo, convinta di poter utilizzare il suo sangue per sintetizzare un vaccino e salvare il mondo dalla nuova minaccia bio-terroristica.
Le ottime cut-scene che vantano la solita regia spettacolare, la buona orchestrazione dei momenti di raccordo fra i tre differenti filoni ed il carisma dei protagonisti, contribuiscono a rendere l’intreccio narrativo abbastanza godibile. I fan, poi, apprezzeranno alcuni ammiccamenti, mentre di contro si sente la mancanza di un cattivo degno di questo nome.
Tre gameplay?
Le tre campagne non solo seguono un proprio percorso narrativo, ma propongono, almeno teoricamente, altrettanti approcci al gameplay tipico della serie. I capitoli con protagonista Leon vantano atmosfere e situazioni di gioco che rimandano ai vecchi Resident Evil. Il ritmo è più blando ed i nemici saranno principalmente i classici zombie. Anche le atmosfere ammiccano agli stilemi dell’horror classico, con tanto di sezione ambientata in un cimitero. Qualcosa deve però essere andato storto in fase di progettazione, perché di momenti di paura non vi è traccia, e i pochi colpi di scena che dovrebbero farci saltare sulla sedia sono a dir poco prevedibili. Di contro non mancano scene del peggior Michael Bay, con esplosioni casuali, camion che si schiantano a due passi dai nostri protagonisti praticamente ogni cinque minuti, fino ad arrivare ad un disastro aereo. Le sezioni più composte non brillano poi particolarmente per design, proponendo giusto un paio di enigmi di una semplicità disarmante.
Purtroppo non va molto meglio neanche giocando con Chris, la cui campagna vorrebbe avvicinare la serie agli action in terza persona più classici. Il ritmo è decisamente più sostenuto, grazie anche a nemici che a differenza dei lentissimi zombie, sono armati e si comportano come i più tipici terroristi degli sparatutto militari. I J’avo, questo il loro nome, sono però dei mutanti e quando colpiti possono rigenerarsi e trasformarsi in creature mostruose di vario tipo, uno dei pochi spunti veramente interessanti proposti da Resident Evil 6. Colpendo ad esempio un braccio di un cattivo, questo potrebbe staccarsi per lasciare spazio ad un’orrenda mutazione che lo doterà di uno scudo. Altre volte potrebbe invece capitare che in fin di vita, si tramuti in un bozzolo, dal quale uscirà una creatura volante o una sorta di lucertola veloce e letale o ancora un mostro corazzato. Purtroppo però, Capcom ha scelto di non tradire il gameplay legnoso tipico della serie, dando vita ad un mix strano e poco funzionale. I protagonisti si muovono e soprattutto si girano, lentamente, e nonostante sia possibile finalmente camminare e sparare allo stesso tempo, la risposta agli input è tutt’altro che rapida ed efficiente. E’ stato introdotto poi un sistema di coperture, che però viene attivato prendendo la mira vicini ad un muro, un sistema tutt’altro che pratico. Una volta attaccati al riparo, poi, sporgersi per puntare i nemici è un’impresa più che un piacere, vista la scarsa propensione dei personaggi a seguire quanto ordinato con l’analogico destro. Gli sviluppatori propongono anche qualche spunto intrigante, come la scivolata in corsa e la possibilità di rimanere sdraiati a terra e sparare da questa posizione, soluzione che però risulta poco utile e mai nel gioco vi saranno sezioni che vi stimoleranno a sfruttarla.
Crisi di identità
Le cattive scelte compiute in fase di sviluppo non finiscono qui purtroppo. Una pratica che dovrebbe essere semplice ed immediata come quella di utilizzare un medikit, in Resident Evil 6 diviene un processo lungo e tedioso. Come da tradizione, per curarsi bisognerà utilizzare le classiche piantine verdi, le quali una volta aggiunte al nostro inventario, andranno selezionate, sommate tra loro o combinate con quelle rosse per potenziarle, e poi posizionate negli slot di scelta rapida. Una volta qui, in caso di necessità, si potrà assumere le pastiglie appena confezionate, premendo il tasto apposito. La telecamera a volte rende ancora più confusa la scena, rendendo complicato puntare il nemico, soprattutto nel corpo a corpo. Citiamo poi la scarsità di munizioni, che se può essere un buon espediente per elevare la tensione in un survival horror, in un titolo che alla fine più che proporre ondate di nemici e boss enormi da riempire di piombo non fa, non è una buona idea. Finire una boss fight con in mano un coltellino non è certo un’esperienza divertente!
Questi elementi mettono in luce la mancanza di una direzione precisa dell’intero progetto, che abbandonate le velleità survival, con un po’ più di attenzione avrebbe potuto comunque proporsi come interessante variante del genere action. Uno sparatutto dal ritmo più contenuto, riflessivo, da giocare valutando con attenzione le tattiche, consci che il proprio alter ego non si può muovere con molta agilità. Ogni colpo sparato deve andare a segno, perché le munizioni sono poche. Invece Capcom non è stata abbastanza coraggioso e si è fermata a metà strada, ritrovandosi in mano un risultato che a livello di gameplay semplicemente funziona piuttosto male.
Non è tutto negativo
Resident Evil 6 ha comunque diversi pregi. Ad esempio la campagna di Jake e Sherry si è rivelata a nostro paraere la più interessante, grazie alla buona caratterizzazione dei due protagonisti e a situazioni di gioco più varie, con la simpatica aggiunta di una mostruosa creatura che ci inseguirà dall’inizio fino ai titoli di coda, rimandando la mente al terribile Nemesis. In generale, poi, se giocato in compagnia il titolo guadagna decisamente punti, grazie ad una cooperativa decisamente curata, funzionante sia online che tramite schermo diviso. Diverse saranno le sezioni in cui è richiesto un buon lavoro di squadra, soprattutto a livello di difficoltà più alto, con tanto di momenti dai percorsi separati. Resident Evil 6 può poi contare su di una longevità sorprendente, visto che anche solo per completare tutte le campagne ci vorranno tranquillamente una ventina di ore abbondanti, che aumenteranno con i livelli di difficoltà più alti. Inoltre la scoperta di segreti e contenuti extra, oltre alle modalità Mercenario e Caccia all’uomo, elevano ulteriormente l’offerta. Quest’ultima merita una menzione speciale, visto che permette al giocatore di invadere la partita di un altro utente vestendo i panni di uno zombie o di qualunque altra creatura.
Ci ha soddisfatto anche il comparto tecnico, purtroppo non esente da cali anche vertiginosi, ma nel complesso molto buono. I personaggi sono ben fatti ed animati, e gli scenari possono contare su alcuni momenti davvero ben riusciti. Ci ha poi soddisfatto appieno il vasto repertorio di mostruosità di cui è popolato il gioco, raccapriccianti e disgustose al punto giusto, mentre alcuni boss sono davvero enormi risultando in combattimenti abbastanza spettacolari. Al disotto delle aspettative l’accompagnamento sonoro, che non lascia in testa neanche una melodia, mentre le voci originali dei protagonisti sono sempre eccellenti.
Commento finale
Resident Evil 6 non è un brutto gioco. E’ un prodotto che punta molto in alto, cercando di differenziare l’offerta per soddisfare tutti, risultando in un titolo che alla fine non sa bene cosa voglia essere. L’horror è ormai scomparso, ma Capcom non è riuscita comunque ad osare a sufficienza per proporre un action valido e personale, rimanendo ancorata ad un gameplay legnoso che poco si sposa con le frequenti e concitate sparatorie. Questa incertezza fa ancora più male se raffrontata agli aspetti positivi del titolo, come l’ottima regia delle scene di intermezzo, i protagonisti carismatici, alcune idee interessanti e la quantità davvero notevole di contenuti. Senza dimenticare la curata modalità cooperativa a due. Ci resta così un prodotto solo buono, difficile da consigliare ai fan della saga vista la direzione action, ma allo stesso tempo rischioso per i fruitori degli sparatutto, per via del gameplay poco canonico. E la certezza che Capcom deve riflettere attentamente sul futuro e magari dare in mano il progetto ad una personalità forte, capace di dare una direzione precisa e convinta ad una serie così importante.