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Interviste

Out Of The Box – Intervista a Gianandrea di Orion – Web Dubbing

Gianandrea Muià, più comunemente chiamato Gian è un giovane doppiatore. Conosciuto sopratutto per il canale YouTube Orion – Web Dubbing, ha anche doppiato personaggi del mondo videoludico in moltissimi titoli. Tra i più recenti Marvel’s Spiderman e Detroit Become Human per PlayStation 4. Gianandrea è appassionato di videogiochi sin da bambino, molto spesso ne parla nel suo canale secondario. L’altra sera ci abbiamo fatto quattro chiacchiere.

Quattro chiacchiere con Gianandrea

Un grande appassionato di videogiochi, ne parli spesso sul tuo canale personale. Ma come è iniziata la tua carriera videoludica? Quale è stata la tua prima console?
Gian:
I miei primi ricordi sono arricchiti da una Amiga dei miei genitori, ma avevo 2-3 anni quindi sono ricordi molto annebbiati. La mia prima vera console fu il Sega Megadrive. Ho passato tante ore tra Sonic & Knucles, Donald Duck in Maui Mallard, Mickey Mania, Jurassic Park. Le bestemmie che non ho tirato in tenera età su Ecco The Dolphin, Aladdin e Il Re Leone...

Il Megadrive è una console storica. Purtroppo SEGA, dopo il fallimento di Dreamcast. ha abbandonato il mercato delle console e si è dedicata solamente ai giochi. A proposito di flop, ti è mai capitato di prendere una console il giorno dell’uscita o poco dopo e, in seguito, pentirtene?
Gian: Mmh, tendenzialmente no. Forse solo la Wii. Per me Nintendo era l’unica verità in fatti di console portatili, e pensavo che anche come console fissa potesse rispondere alle mie esigenze, quindi dopo PS2 puntai su di lei. Ma purtroppo, nonostante l’ampio parco titoli anche del Game Cube, non trovai molti giochi di cui mi innamorai. Si, Metal Gear Solid The Twin Snakes, alcuni capitoli di Fire Emblem, qualcuno di The Legend Of Zelda, ma nessuno che mi sia rimasto particolarmente nel cuore. Però su Resident Evil Darkside Chronicles e (soprattutto) The House Of The Dead: Overkill mi sono consumato dita e occhi.

La Wii è stata una console a cui riconosco il grande merito di essere stata in grado di far diventare il videogioco un fenomeno di massa grazie a prodotti come Wii Sports e simili, titoli adatti ad ogni target di età. Tutto questo mantenendo comunque una buona quantità di titoli per i giocatori hardcore. Ammetto però che è vero: non tutti la reputano una buona console, anche perché il mood della massificazione dei videogame implica anche un pesante cambiamento del medium, rendendo spesso i giochi più semplici e in alcuni casi meno profondi. La cosa si fa evidente nella 7a e nell’8a generazione. Tu che, come hai detto, sei cresciuto con i videogiochi, in che modo ti sei rapportato con questa cosa?
Gian: Beh, dipende sempre dai titoli che ognuno va a giocare. Sulla PS4 ho trovato titoli sia profondi che complessi. Ovvio che magari l’industria videoludica nei suoi maggiori esponenti (sia come IP che come aziende) abbiano puntato più sul pubblico di massa in molte scelte. Ma ovviamente non vado a giocarmi un Assassin’s Creed sperando di trovare la complessità di un Ninja Gaiden, così come non prendo in mano Call Of Duty aspettandomi la longevità e la profondità narrativa di Dragon Age. E non lo dico per sminuire nessuno dei titoli precedentemente citati. Semplicemente, come qualsiasi altra cosa nella vita, abbiamo tanta offerta e libertà di scelta. Quello che possiamo fare nel nostro piccolo è supportare i titoli che amiamo, comunicare la nostra passione per un determinato genere o saga sia pubblicamente che economicamente. I picchiaduro hanno giovato molto dalla loro scena competitiva, vedi Tekken o Super Smash Bros., ed era un genere che si dava per spacciato fino a una decina di anni fa. Non dico che abbia di nuovo la popolarità di quando uscirono Soul Calibur, Tekken 3 e Virtua Fighter, però… Per esempio: io amo la saga di Persona della Atlus. Nel mio piccolo ho cercato di consigliarla, parlarne il più possibile ad amici e follower, ho cercato di dare come potevo risalto a quello che a mio avviso è il miglior JRPG dell’ultima decade. I generi, le trame, i personaggi, vanno e vengono. Pensavamo di essere subissati dagli FPS, ma abbiamo visto un ritorno degli adventure, ora degli action-rpg, un po’ dei platform. Chissà cosa tornerà domani.

Sapevo che saresti arrivato a parlare della saga di Persona, tra le tue preferite. Quali capitoli hai giocato? E trattandosi di uno spin-off hai giocato anche la saga principale, Shin Megami Tensei?
Gian: Ho giocato tutta la saga di Persona, compreso Persona Q, Persona Arena e Persona Dancing All Night. Ho scoperto la saga con l’anime di Persona 4, e intrigato da quello che vidi (e soprattutto da quello che sentii) recuperai il primo che trovai: Persona 3 Portable. Me ne innamorai. Della saga Shin Megami Tensei invece non ho ancora provato nessun titolo, tranne il recente installment per cellulari, ma conto nel corso dei prossimi mesi di approcciarmi alla saga. Anche perché la Atlus fa giochi che generalmente mi piacciono, e so quanto i fan di SMT siano orgogliosi della serie.

Purtroppo Persona, a causa della mancata localizzazione è una serie che non si è diffusa molto nel nostro paese. Solo il 5 ha riscosso abbastanza successo e da appassionato non posso che esserne felice. Ma a proposito di localizzazione, preferisci giocare un gioco in lingua originale oppure in italiano? Al di là del fatto che hai prestato la voce anche ad alcuni personaggi in videogiochi come Detroit: Become Human oppire Marvel’s Spiderman.
Gian: Si, non è l’unico motivo della lenta diffusione della saga la mancata localizzazione. E’ di un genere che nel corso degli ultimi 20 anni è andato sempre più scemando come interesse. Oltretutto la saga di Persona e di SMT è abbastanza di nicchia. Il 4 ha avuto una buona diffusione in america anche grazie all’anime. Il 5 è stato vincente grazie alla sua estetica e al perfetto tempismo (il ritardo nella pubblicazione di Final Fantasy 15 ha giocato molto a suo favore). Ma tornando a noi: dipende dal gioco. E dai doppiatori, sia inglesi che italiani. Stesso discorso vale per audio inglese o giapponese Ad esempio, la saga di Uncharted la adoro in italiano, ma Uncharted Lost Legacy l’ho giocato in lingua originale, poiché la protagonista (Chloe Frazer) è doppiata in originale da Claudia Black, voce anche di Morrigan in Dragon Age Origins. La adoro così tanto che non potevo perdermi la sua performance. Stesso discorso vale per Until Dawn, dove è presente Rami Malek nei panni di Josh. Conoscendo molto bene lui e la sua voce per via di Mr. Robot ho preferito giocarlo in inglese. In generale però se posso gioco in italiano.

Attualmente invece a cosa stai giocando e quali titoli aspetti? Il 2019 è un anno carico di grandi titoli per tutte le piattaforme con esclusive prima dell’arrivo della Next Gen.
Gian:
Al momento sto giocando molto a Resident Evil 2, Tekken 7 e, un po’ preso bene dall’inizio della Overwatch League, anche a Overwatch. I titoli che aspetto sono Anthem (ormai manca poco), Death Stranding (anche se sappiamo che non uscirà prima del 2020) vedere cosa la Atlus annuncerà a marzo, The Last of us 2, e personalmente mi intriga molto Control. E poi vabbè, si aspetta con pazienza Dragon Age 4.

Anthem dalle premesse sembra un bel titolo, spero si riveli valido e non un buco nell’acqua come dicono molti. Death Standing affascina anche me, dopo un Metal Gear Solid V non proprio riuscito spero che Hideo non deluda. L’unica, piccola, perplessità risiede nel fatto che come game designer sia rimasto sempre legato alla serie MGS e gli unici suoi altri titoli (tolti i vecchi Policenauts e Snatcher mai usciti dal Giappone) siano Zone of  The Enders 1 e 2 che, seppur validi, non hanno riscosso un grande successo. Da fan della Serie di MGS cosa ne pensi?
Gian:
Personalmente trovo Metal Gear Solid V riuscito considerando le tante difficoltà a cui è dovuto andare incontro e agli ostacoli che Konami stessa ha messo sul cammino di Hideo e della Kojima Productions. Ma non voglio dilungarmi troppo su questo. Tornando all’argomento principale trovo che preoccuparsi che Kojima non riesca a staccarsi da MGS sia un timore cieco o quantomento smemorato. Zone Of The Enders, per quanto non di particolare successo anche per via del suo genere (Armored Core che è la saga mecha videouludica più famosa non è che sia un trionfo di successo nel mondo) è un titolo unico e di grande qualità, in particolare il secondo. E’ stato director del primo Boktai e produttore del resto della serie fino a Lunar Knights, un’altra serie si di nicchia ma molto amata. E non dimentichiamoci quel successo mediatico che è stato P.T., il teaser di quello che sarebbe stato sulla carta un incredibile Silent Hills che a tutto somiglia meno che a un Metal Gear se non per una leggera impronta stilistica.

Hideo Kojima in decenni di carriera mi viene da dire che non ha mai deluso le aspettative, ci ha sempre regalato giochi di grande qualità. Magari non di immane successo, ma che volenti o nolenti ci sono rimasti nel cuore. Le sue influenze, ispirazioni e aspirazioni variano e si evolvono col passare del tempo grazie a tutte le produzioni videoludiche e soprattutto cinematografiche nipponiche e occidentali che assorbe. Con questo non dico che Death Stranding sarà un capolavoro annunciato, né che siccome è un gioco di Kojima sarà bello a prescindere. Semplicemente, da un game director del suo spessore con un passato così rinomato, direi che gli possiamo concedere senza troppo pensarci un minimo di fiducia. Per chi ha paura dopo avere visto i trailer: Kojima è un qualcuno che se potesse non mostrerebbe quasi niente del proprio titolo finché non decide che è giunto il momento. Ricordo con un sorriso i vari trailer di metal gear 4 e lo slogan “No place to hide” dove si vedeva tanto meno che il gioco. Adesso è in un braccio di ferro con una Sony che gli ha dato fondi e fiducia e giustamente richiede materiale da mostrare, e il suo voler tenere la bomba a sorpresa fino al momento propizio. Se posso permettermi un consiglio: fate come me. Se so che è un gioco rientra nei miei interessi, o è il seguito di una serie che amo o è l’ultima creazione di uno studio i cui titoli mi piacciono, cerco di informarmi il meno possibile. Non mi faccio influenzare da trailer, speculazioni, rumor o opinioni. Credo che sia ciò che mi ha permesso di godermi così tanto MGSV, e ciò che mi farà godere appieno Death Stranding.

Quella di MGS V fu un esperienza per cui rimasi deluso più che per il gameplay, divertente, ma per la trama che, seppur molto valida, è stata compromessa dal cut content. Inoltre tutto quello che c’era me l’ero spoilerato dai trailer. A tal proposito seguirei il tuo consiglio, per il quale ti ringrazio, ma lavorando per un sito di news videoludiche, purtroppo, mi capita di spoilerarmi i trailer. Per quanto riguarda Kojima mi trovo in linea generale d’accordo con quello che dici. Ammetto che non sapevo ci fosse lui dietro a Boktai, mi informerò meglio sulla saga. Ad ogni modo per me Death Stranding sarà la prova del 9 di questo game designer.

Come ultima cosa ti chiedo un saluto ai nostri follower di Player.it e ti ringrazio per la disponibiltà e per il tempo che ci hai concesso.
Gian: E’ stato un piacere. Un saluto a tutti quanti i follower di Player.it!

A proposito di doppiatori, Giopizzi è un amante dei giochi della Paradox. Qui potete leggere l’intervista che gli abbiamo fatto.

This post was published on 20 Febbraio 2019 15:00

Amerigo "ilCirox" Cirelli

Sono nato nel 1995, gioco ai videogiochi da quando ne ho memoria. Più che una passione, per me il videogioco è un medium capace non solo di intrattenere ma, vista la sua natura interattiva, di creare vere e proprie esperienze. Per questo motivo, dopo un'adolescenza passata a videogiocare ho deciso di iniziare a scriverne. Attualmente sono impegnato negli studi giuridici-economici, scrivo su Player.it dal 2018 e gestisco la famosa pagina di meme "ilCirox" su Facebook ed altri social network dal 2015.

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