La scorsa settimana abbiamo avuto modo di essere al FantaExpo, fiera svoltasi l’8-9-10 settembre a Salerno, che vanta molti eventi ed ospiti a tema videoludico e di giochi da tavolo. Lì abbiamo avuto modo di intervistare Alfonso Di Palma, presidente della nota associazione ludica salernitana “Il Guiscardo”. Vediamo insieme come è andata!
R: Il Guiscardo è un’associazione non a scopo di lucro che ha l’obiettivo di divulgare il gioco come cultura e come passione. L’associazione è nata da gruppi di persone, come i Club di Risiko, circa 15 anni fa. Nel corso degli anni ha trovato un incremento degli iscritti fino ad un picco di 120. Con l’aumento degli iscritti sono entrati in campo anche altri tipi di giochi facendo diventare quindi Il Guiscardo non più un Club ma fondamentalmente un’associazione multi-gioco. Si va infatti da i giochi di ruolo ai giochi da tavolo, dai giochi di società ai party games… Giochiamo anche i GDR Live!.
Sono tutte cose che cercano di promuovere l’aggregazione e la socialità tra gli iscritti.
Noi come associazione cerchiamo di entrare in più fiere possibili per diffondere la nostra cultura del gioco e la nostra voglia di fare gruppo e di divertirsi insieme.
R:L’argomento è abbastanza vasto in quanto il gioco da tavolo in Italia è un mercato di nicchia, fatto di poche case editrici ( es. Giochi Uniti, Asterion). Pochi nomi hanno una grossa fetta di un mercato che, come già detto, è di nicchia. Queste ultime spadroneggiano su questo mercato. Tra di loro, però, non hanno fondato una lobby ma si dividono pezzi del mercato. Lo fanno, però, cercando di ottenere una posizione di prevalenza. Puntano infatti ad offrire il prezzo migliore e/o la qualità migliore. Per questo motivo non si può dire che nel mercato italiano ci sia un monopolio. C’è scelta, ma la scelta è limitata dalla linea editoriale di queste stesse case editrici.
R: Ci sono anche delle case editrici “autogestite” e sono quelle che producono pochi giochi e di autori italiani. Hanno, pertanto, un pubblico ancora più di nicchia. Ad esempio abbiamo la Red Glove o la Da Vinci Giochi che cercano di entrare nel mercato con autoproduzioni. Molti di questi titoli sono molto apprezzabili ma naturalmente non riescono a competere con le fasce di mercato che acquisiscono le altre.
Si trovano infatti ad avere costi di produzione più alti, pubblicità più a corto raggio e non hanno lo stesso livello di distribuzione. Spingono molto nelle fiere dove possono pubblicizzarsi direttamente ed in prima persona.
R: Per gli appassionati del settore, il fatto che ci siano poche case editrici in Italia non è una grossa problematica. Noi ad esempio facciamo spese anche all’estero e giochiamo a titoli in altre lingue. Ciò è possibile perché i giochi molto spesso non sono dipendenti dalla lingua.
La stessa comunità di giocatori tende a tradurre e a pubblicare sulla rete gli adattamenti in italiano delle regole e delle varie componentistiche. Una volta conosciuto il regolamento e gli effetti delle carte, basta memorizzare un po’ di cose e si può giocare tranquillamente. Ovviamente la lingua può essere un ostacolo per i neofiti. È logico che chi si affaccia per la prima volta al mondo dei giochi da tavolo non ha tantissima voglia (ed è comprensibile) di impegnarsi a tradurre.
R: Per me il neofita deve avvicinarsi all’hobby con un gioco di gruppo. Una persona che gioca per la prima volta deve giocare un gioco di società, un party game. In gruppo c’è qualcuno che ti trascina, che ti offre input e stimoli per interessarti ad altri titoli, insomma ti instilla curiosità. Per iniziare mi sento di consigliare dei party games tra cui Nome in Codice, Time’s Up o ad esempio Cash’n Guns, Perudo (che è un gioco di dadi molto semplice).
Un neofita deve essere coinvolto. Non c’è niente di meglio di un party game per coinvolgere.
R: Ci sono alcune fiere di settore che si fanno principalmente a Roma (Autori in gioco) e a Torino (IdeaG Torino) che mettono in contatto gli aspiranti creatori con autori ed editori.
Il mio consiglio principale è quello di giocare a molti titoli per capire le meccaniche dei vari giochi.
Una delle cose più importanti nella creazione di una meccanica è che la ripetitività di un’azione di gioco non sia frustrante per il giocatore stesso. Altro punto importantissimo è il bilanciamento!
Bisogna comprendere le aspettative di un giocatore. Di solito, invece, si tende a premiare i propri bisogni. Sarebbe necessario pensare principalmente alle necessità dei giocatori piuttosto che a sé stessi e ai propri gusti personali.
Inoltre è molto importante giocare tanto ai propri prototipi e non si deve avere paura di effettuare delle modifiche.
Il lavoro nella creazione di un gioco è praticamente interminabile: creare, provare, distruggere; ricreare, riprovare, distruggere e così via. Quando ci si rende conto che è stato raggiunto un livello accettabile per i giocatori, si può cominciare ad aggiustare e non più a distruggere.
R: Tutto dipende dal target. Se il proprio gioco è destinato a giocatori casual, va fatto provare a più giocatori casual possibili. Un gioco destinato a giocatori più esperti va fatto provare a giocatori, appunto, più navigati ma anche ad altri autori! Far provare un gioco ad altri autori vuol dire poter ottenere preziosi suggerimenti. Nel mondo dei giochi da tavolo non bisogna avere paura di essere copiati poiché non si inventa niente.
This post was published on 18 Settembre 2017 15:00
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