Oggi parliamo di uno dei due organi che compongono le ossa e le carni del Sabbat, parlo del Clan Tzmisce ed utilizzare questi termini è oltremodo appropriato.
In Vampiri: la Masquerade, infatti, questo Clan ha il peculiare potere di plasmare le ossa, le carni, gli organi e in realtà qualunque parte organica di un essere vivente, potendo cosi creare, a propria discrezioni, perfetti esemplari del regno animale oppure mostri orrendi partoriti dall’incubo della loro mente.
Domenica 22 novembre, 1942.
I cardini del racconto sono l’Orrore e l’Eugenetica: lungo il racconto facciamo, infatti, la conoscenza del nostro protagonista, l’Obergefreiter Dietrich Walling, e ci bastano pochi secondi per apprendere quanto sia imbevuto di ideali nazional-socialisti, tanto da considerare il suo diretto superiore un polacco di sangue ebreo.
Un racconto è crudo, freddo, costantemente dominato dall’odio semita e dal gelido inverno.
Già il Generale Inverno, l’unico nemico che il III Reich non ha saputo sconfiggere. Intere divisioni mandate al macello a morire in quel enorme freezer che era la Russia Sovietica… il grande male rosso che il Clan Tzimisce ha cercato di combattere per anni, attraverso tutti i mezzi possibili, anche quello rappresentato dalle SS Naziste.
figli di puttana gerarchi nazisti, si sposi alla perfezione con un Clan che ha fatto del raggiungimento della perfezione e la trascendenza dell’esistenza la propria missione, il proprio scopo.
Lo so cosa state pensando, ora Andrea ci metterà il colpo di scena per cui non è cosi, che in realtà voglio portare al discussione su tutt’altro con un bel Plot Twist… e invece no, lo Tzimisce co-protagonista di questo racconto è esattamente tutto questo: un Brigadenfuhrer e Generalmajor delle SS che, mentre il racconto lo descrive, si accarezza il suo bel cappello da alto ufficiale con su piantata una bella spilla con teschio sopra due tibie incrociate: Totenkompf, quelli che ammazzavano Ebrei, omosessuali, nemici dello stato e poveri diavoli finiti li per caso o per vendetta, in quella cosa chiamata campi di concentramento
No, questo articolo non diventerà una riflessione sull’Olocausto, ma era per me doveroso ricordare ciò che è successo: i nazisti hanno massacrato oltre 15milioni di individui in una catena di montaggio chiamata “Soluzione Finale”.
Finito questo mio doveroso impegno verso la Storia e la Memoria posso tornare al racconto.
Siamo nel bel mezzo di un paesaggio innevato. Il bianco la fa da padrone. Carri abbandonati a destra e sinistra sono al cornice perfetta del dramma che si sta svolgendo: la 22a Divisione, ormai in rotta, vive il suo ultimo momento tra carcasse di Tiger impossibilitate a muoversi per la mancanza di carburante.
Immaginatevi la scena, tanti piccoli scarafaggi neri che si muovono indaffaratissimi a sopravvivere mentre tutto intorno il bianco gelido della neve congela tutto. Con molta probabilità il “Demone” che ora infesta questo luogo deve proprio aver pensato di essere un Dio in mezzo a tutto quell’affaccendarsi… ed in effetti è proprio cosi.
Il primo a sollevare perplessità su quanto stia succedendo è il kanonier Holden: terrorizzato, riferisce di aver perlustrato un carro e di aver quasi strappato la faccia ad un suo commilitone quando lo ha staccato dal carro congelato: “dopotutto non poteva essere già cosi, vero?” Povero ingenuo, gli Tzimisce adorano fare queste cose e sapete cosa altro adorano fare? Sculture di carne, possibilmente funzionanti e utili ad uno scopo. E’ raro, infatti, trovare artisti fra i membri di questo Clan. Dopotutto l’arte è fine a se stessa e loro sono molto più pragmatici. No, le cose se fatte devono avere uno scopo e, come vedremo a breve, la sua “demoniaca” capacità sarà dedicata ad uno scopo preciso, di gran lunga superiore alla mera cosa che gli umani chiamano “arte“.
L’Obergefreiter liquida la cosa con facilità: “immagina come se sia un coniglio, hai mai scuoiato dei conigli no?” dice ad un terrorizzato kanonier Holden che preso coraggio da queste parole, prosegue la sua ricerca di materiale utile.
La scena cambia nuovamente, siamo all’interno del carro mentre L’Obergefreiter si riposa e attende. Qualcuno si avvicina al Tiger, vuole entrarci. Non è un suo commilitone, non ha seguito la normale procedura. Meglio andarsene subito e la visione di quelle seghettate e lattee dita che sbucano dal pozzo di ingresso, fanno capire subito che non è proprio il caso rimanere: meglio filarsela ed approfittare della tormenta di neve, piuttosto che combattere qualcosa di sconosciuto.
L’animale in gabbia riesce a fuggire e a beffare il predatore. Ben giocato umano, ben giocato… ma tutte le accortezze da te adottate durante la fuga non funzioneranno.
Peccato.
L’Obergefreiter, giunto al cospetto del più imponente carro della sua divisione, si ritrova davanti uno scenario grottesco. I suoi camerati sono stati saldati sul bianco carro che si presenta dinnanzi a lui, e cercare di entrare risulterà molto, molto difficile. Quei brandelli di carne sono difficili da strappare via, ma un po di olio di gomito, tanta paura dell’ignoto e un po di fortuna, lo aiuteranno a trovare rifugio nel ventre di quell’enorme mostro d’acciaio che infesta quella candida foresta… ma ciò che troverà all’interno sarà ben peggiore di quanto visto fuori.
Dentro, posati qui e li ad attenderlo, vi sono i suoi commilitoni che ne arredano l’interno… completamente rivoltati: dentro la pelle, fuori organi, carne e viscere, e queste si congiungono come fossero “festoni di natale“.
Già, la sopravvivenza, ma chi lo ha realizzato? Che domande, la più fulgida e sfavillante mente che infesta quel luogo: lo Tzimisce che ora gli si palesa in pompa magna di fronte chiedendogli, per’altro, perché non gli faccia il saluto militare.
Il vero mostro è quello che si veste da agnello e ne impersona i panni.
Cosa ci può essere di più mostruoso di un alto ufficiale delle SS imbevuto di Nazionalsocialismo? Semplice, uno Tzimisce che porta avanti la sua eterna Jihad, Brigadenfuhrer e Generalmajor delle SS imbevuto di Nazionalsocialismo e conoscenze Koldun.
E’ si, scopriamo cosi fra le righe che il nostro simpatico amico Brigadenfuhrer, non solo è un fottuto ariano nella mente e nell’anima, forte dei suoi perfetti lineamenti, dei suoi biondi capelli, della sua impeccabile uniforme e dei suoi occhi vitrei, no; padroneggia anche un arte cosi antica e potente da plasmare gli agenti atmosferici.
Ditemi ora: non è forse questo la cosa che più si avvicina ad un Dio in terra, perduto nei suoi assoluti e con la capacità di plasmare l’esistenza di qualunque cosa, forte sinanco delle furia degli elementi?
Ora vi è chiaro perché associo l’Estasi a questo Clan? Perché cosi è: sono la cosa che più tende al voler essere una divinità.
La scena finale si chiude sull’osservazione di come il Brigadenfuhrer sia rimasto particolarmente colpito da quell’umano graduato da Obergefreiter, e di come ora abbia cambiato la sua posizione grazie alla sua fredda e cinica analisi del mondo che lo circonda, da “Ultima Cena” a “Fido Servitore“…
No, sarà il piccolo soldatino a guidare il suo Brigadenfuhrer verso casa, in Transilvania, dove questi potrà meditare ancora e ancora su come portare avanti la sua secolare guerra, la Jihad, quale novello Angelo Vendicatore, contro il più grande demone che l’Est Europa abbia visto: il Demone Rosso del Socialismo.
Solo un Pazzo vive di assoluti.
I Figli del Dragone recitano: “La terza bocca di Azhi Dahaka mi sussurra del sogno di Costantinopoli. Dal salvatore di Caino, ho appreso i segreti della Divinità Interiore. Nel nome di Iesu, io tengo alto l’onore di Lillian e sono testimone della divinità della Immacolata Unione. Nel nome di Simeone, io sarò il Custode di mio Fratello. Ho letto i libri della Biblioteca dei Dimenticati e temo il Guardiano della fede e i suoi Osservatori. Sono il protettore della famiglia Obertus. Custodirò gli idoli degli Akoimetai. Il Codice dell’Eredità è la legge. Fino all’avvento di Armageddon e delle Gehenna, io combatterò per il Paradiso della Terra. Nel contrasto, l’assassinio di Antonius di Gaul sarà redento. Questo è il mio giuramento al Dragone, Primo Infante, il Sacro Spirito, mio nonno nelle tenebre. E per Caino ogni benedizione. Ricevo questa cresima, nel nome del Dragone. Così sia.“
Marx diceva: “Religion als das Opium des Volkes“, la religione è L’Oppio dei Popoli.
Amen!
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This post was published on 2 Luglio 2017 12:13
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