Sarei stato il ragazzino più felice della terra se avessi conosciuto Kids & Dragons quando frequentavo le scuole medie.
Quand’è che siete venuti in contatto col mondo dei giochi di ruolo per la prima volta nella vita? Io andavo in terza media, e un amico di mio padre venuto da noi per le vacanze di Natale, vedendo il regalo che ricevetti – un boardgame di Dungeons & Dragons, e ripensandoci a posteriori probabilmente l’aveva consigliato lui stesso ai miei genitori – mi parlò del gioco di ruolo e delle infinite potenzialità che aveva, del potersi calare in un eroe fantasy e vivere un’avventura a tutto tondo. Sembrava quello che avevo sempre desiderato.
Il mese successivo, gennaio 2007, venni catturato in edicola dalla rivista Giochi per il mio Computer: in copertina riportava “Giochi di ruolo a confronto“. Allora esistevano anche dei videogiochi così! Lo comprai e divorai la rivista (a cui divenni abbonato, ma questa è un’altra storia…), scoprendo così che Neverwinter Nights 2 utilizzava le regole di D&D 3.5, le stesse dei manuali che avevo comprato alla fumetteria del paese, nascondendo accuratamente ai miei genitori di aver speso 90€ per i manuali prima e 60€ per il videogioco poi.
Ad ogni modo, ricordo tanto l’entusiasmo nel leggere i manuali e fantasticare sognando di giocare, quanto la difficoltà a trovare compagni di gioco e, una volta trovati, la frustrazione nel gestirlo. Avevo 14 anni, nessuno mi aveva mai fatto vedere come funzionasse, e D&D 3.5 non è certamente tra i gdr più semplici. Per anni moltiplicai i tentativi infruttuosi di giocare decentemente con i miei amici. Dovetti aspettare addirittura il 2014 per giocare bene un gioco di ruolo e portare a termine una campagna (si trattava di Fate). Per quanto riguarda il primo amore, D&D, la prima campagna l’ho conclusa solamente un mese fa: ci sono voluti ben dieci anni e due nuove edizioni.
Sarei stato il ragazzino più felice della terra se avessi avuto l’opportunità che Michele Torbidoni, Manfredi Mangano, Lele Silvi e altri collaboratori hanno creato per i ragazzi di prima e seconda media di Chiaravalle (AN). Si tratta di Kids & Dragons: tre pomeriggi per far giocare una mini-campagna fantasy con un sistema semplificato ispirato a Pathfinder, a ragazzi e ragazze di prima e seconda media che sono diventati guerrieri, maghi, chierici e druidi.
Tutto questo è avvenuto con il permesso del comune, degli insegnanti, dei genitori, previa conferenza sui valori formativi del gioco di ruolo della dott.ssa Paola Nicolini, psicologa dell’infanzia, nonché di una sessione dimostrativa ai genitori per far capire di cosa si trattasse.
Michele sta raccontando in dettaglio l’esperienza in una serie di articoli (al momento tre). Racconta sia la genesi dell’idea che le difficoltà organizzative, le modifiche alle regole e tutto l’aspetto “promozionale” per far conoscere e rendere appetibile l’iniziativa. Iniziativa che peraltro sarà presto replicabile da chiunque lo voglia, perché lo stanno rendendo a tutti gli effetti un format, e hanno già raccolto adesioni per più di cento altri comuni. Se volete partecipare anche voi (io mi sono iscritto), non dovete fare altro che compilare questo modulo. Verso fine agosto arriveranno tutti i materiali e le indicazioni.
Ma parliamo un po’ del progetto: la scelta è ricaduta su Pathfinder perché volevano un gioco diffuso per permettere ai ragazzi che, eventualmente, sarebbero interessati ad approfondire, di avere già familiarità con un sistema diffuso e di cui è facile trovare giocatori e master. Personalmente avrei scelto qualcos’altro, ma ehi, io non sono riuscito a mettere in piedi questa bellissima iniziativa e se si riesce ad avvicinare le nuove leve ai gdr, ben venga.
Per rendere le cose più semplici ci sono stati vari accorgimenti, tra cui accorpamenti di abilità, abbinamenti forzati classe-razza e “carte” con le varie capacità, incantesimi, talenti in modo da essere facilmente consultabili e utilizzabili. Inoltre, per dare un’idea della progressione del personaggio nell’avventura, sono stati preparati vari “percorsi” per le quattro classi permettendo ai ragazzi di scegliere ciò che preferivano in modo semplice e chiaro. Il guerriero ad esempio può essere un “berserker” oppure un “bastione”.
Ero curiosissimo di sapere come fosse impostata l’avventura e di cosa trattasse, ma Michele non si è sbilanciato più di tanto. Quando riceverò i materiali e la proporrò nelle scuole vi saprò raccontare in dettaglio. Per il momento, accontentiamoci di scoprire direttamente da Michele come è stato recepito l’evento, insomma come hanno vissuto il primo impatto con i giochi di ruolo questi ragazzini e ragazzine.
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C’erano ragazzi che già conoscevano i giochi di ruolo, magari avendo visto i fratelli più grandi giocare o perché ci giocano a loro volta? Se sì, come hanno trovato questa iniziativa? E se ci avete fatto caso, come si sono comportati?
Gli unici che conoscevano già il gioco di ruolo erano due ragazzini che avevano giocato con uno dei master che ha organizzato l’evento. Il resto dei giocatori non aveva mai visto nulla di simile e solo alcuni hanno associato questo nome a videogiochi JRPG come “Final Fantasy”. È stato davvero emozionante vederli scoprire il gioco e sentirsi domandare “Ma davvero posso fare tutto?”
Più o meno quanti hanno poi vi chiesto informazioni per iniziare a giocare di ruolo coi propri amici?
Diciamo un terzo. Il fatto che il ruolo del Dungeon Master potesse essere rivestito anche da un ragazzino non è risultato ovvio. Quando abbiamo spiegato che il bello di un gdr è che ognuno di loro può organizzarsi in autonomia con i propri amici e che è possibile addirittura inventarsi le storie, beh, siamo stati letteralmente sommersi dalle domande.
Il gdr sembra essere un hobby prevalentemente maschile. In Kids & Dragons qual era il rapporto maschi / femmine? Avete notato qualche differenza di rilievo nel modo di approcciarsi al gioco e nel gradimento dell’esperienza?
I ragazzini che hanno partecipato erano in larghissima parte maschi. Abbiamo avuto due ragazze in un party. Sembrava che si fossero davvero divertite, ma… hanno dato buca alle sessioni successive. Uno degli aspetti che vorremmo curare di più, per le prossime edizioni, è proprio quello di risultare più appetibili al pubblico femminile.
Sia mentre giocavano che nei feedback che immagino avrete avuto dopo, quali sono stati gli aspetti che più sono piaciuti e hanno appassionato? Insomma quali sono le “carte vincenti” per far piacere un gioco di ruolo come Pathfinder a ragazzi nati e cresciuti con videogiochi che potenzialmente potrebbero essere visti come in grado di soddisfare quel tipo di immaginario?
Abbiamo parlato molto con i ragazzi, sia fine sessione che a fine evento. Abbiamo chiesto loro cosa li avesse emozionato maggiormente. L’aspetto più gettonato è stata la “collaborazione”, l’idea di cooperare con i tuoi amici per capire e risolvere una serie di situazioni è stato davvero gratificante. Ah, e il “Serpente Planare” è piaciuto a tutti.
Interessante, che cos’è?
Mah, in breve, ad un certo punto, in tutti i tavoli di gioco si aprivano due portali dimensionali. Attraverso questi varchi si intrufolava un lungo serpente con teste ai lati del corpo. Quando una di queste teste riusciva ad afferrare un’arma o anche un intero personaggio, il serpente “scorreva” e trascinava la preda oltre il portale per arrivare… nel tavolo adiacente! In questo modo, per un po’ di tempo, i tavoli si scambiavano equipaggiamento e giocatori. Abbiamo cercato, il più possibile, di sfruttare la compresenza di più partite in modo da farle in qualche modo interagire.
Parliamo degli insoddisfatti, se ce ne sono stati. Quanti erano, e in linea di massima cosa non gli è andato a genio? Secondo voi come mai?
Insoddisfatti? Noo. O meglio, la quasi totalità dei ragazzini è arrivata fino alla fine. Solo qualcuno (un paio oltre alle due ragazze citate prima) ha abbandonato l’evento in anticipo. Perché? Difficile dirlo. Credo che, in minima parte, per qualcuno la sospensione volontaria dell’incredulità sia un procedimento più difficile da attuare che per altri. Per qualcuno è più complesso “immaginarsi in quel mondo”. E se non fai questo “salto” tutto quello che rimane sono matite, dadi e conti. Noiosetto, no?
Genitori e insegnanti hanno voluto assistere? Avete catturato l’attenzione e l’interesse di qualcuno di loro? Se sì, che aspetti del gioco li ha colpiti?
Abbiamo esplicitamente chiesto ai genitori di non essere presenti durante le partite. Alcuni avrebbe anche voluto assistere, ma i più avrebbero voluto GIOCARE! Abbiamo curato molto la relazione con gli adulti, organizzando, durante la settimana antecedente l’inizio delle iscrizioni, un incontro tra gli organizzatori e i genitori, al fine di far conoscere bene cos’è un gioco di ruolo. Abbiamo avuto la fortuna di coinvolgere la prof.ssa Paola Nicolini, cattedra di psicologia dell’infanzia presso l’università di Macerata. La sua presenza ci ha aiutato non solo ad acquisire autorevolezza ma a contestualizzare dal punto di vista accademico i vantaggi (e qualche rischio) connessi a questo tipo di gioco cooperativo. Di sicuro per la prossima edizione stiamo pensando ad una serata in cui giocheranno i genitori.
Avete riscontrato qualche differenza tra i ragazzi e gli adulti nel modo di approcciarsi al raccogliere i tesori, al guarire gli altri membri del gruppo, etc? A livello di generosità, avidità, collaborazione e competizione, insomma.
Sì. I ragazzini, sopratutto durante il primo incontro, hanno dimostrato pochissima esperienza di “lavoro in gruppo”. C’è voluto un po’ affinché capissero quanto fosse controproducente litigare sul loot o evitare di curare gli amici feriti. Sono dovuti passare attraverso l’esperienza di (pre)morte da parte di alcuni dei personaggi prima di capire che il gioco è un gioco di gruppo. Un altro aspetto, controintuitivo, è che per molti ragazzi è difficile “interpretare un ruolo”. Sono bravi ad immaginare “loro stessi” nel mondo di gioco, ma nessuno (o pochissimi) ha saputo interpretare un nano ottuso o un raffinato elfo. Ma, sinceramente, su questo aspetto non ci aspettavamo diversamente.
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Mi auguro che iniziative come queste prendano sempre più piede, così che ogni ragazzo e ragazza che vorrebbe giocare ma fa fatica, oppure vorrebbe giocare ma ancora non lo sa, riesca a venire in contatto con questo mondo avendo la spinta iniziale che serve per superare l’inesperienza. Da parte mia, non vedo l’ora di cimentarmi in questa iniziativa, e raccontarvela. E voi? Darete vita a Kids & Dragons anche nel vostro comune?