Quando lessi per la prima volta il Libro del Clan: Gangrel già conoscevo la storiella per cui questo Clan “abbandonò” la Camarilla. Ciò che non sapevo era però il caos in cui venne gettato dopo la presa di posizione di Xavier nel Conclave di Venezia del 1999, quello in cui prese la decisione di rassegnare le sue dimissioni dal ruolo di Conciliatore del Clan.
Che cosa era successo? Eh eh eh, se ripenso ancora alle motivazioni che trovai sul manuale rispetto a questo evento, definire Sorpresa la mia sensazione sarebbe diminutivo.
Davvero esilaranti, sopratutto quella storia delle “tendine da cambiare”, ma purtroppo non andò cosi. Non fu affatto cosi, non fu divertente, e in quel momento migliaia di Gangrel fedeli alla setta si ritrovarono in un limbo che li avrebbe costretti all’esilio o alla sottomissione.
Ecco, la narrazione introduttiva del Clanbook ruota proprio intorno a questo, a due personaggi hanno preso decisioni diverse. L’una è Everett, il classico Gangrel che vive ai confini della società e preferisce di gran lunga l’isolamento di una foresta piuttosto che il caotico mondo della città. L’altro è Sheperd, lo Sceriffo della città che ora è costretto a comportarsi come un cane al guinzaglio.
L’eterna lotta tra la città e la campagna in questo racconto assume i caratteri melodrammatici di uno scontro inevitabile tra due culture diverse. La libertà si scontra con l’oppressione, mescolando insieme la sicurezza garantita dalla città e il pericolo rappresentato dai boschi. Ma andiamo per gradi.
Everett è una guardia forestale e la sua vita scorrerebbe tranquilla se ogni tanto non sentisse il bisogno di recarsi in città per fare rifornimenti ed incontrare qualche Fratello. Certo, la vita nel bosco è difficile, i “Lupi Mannari” (e non Lupini, come lui ci tiene a sottolineare) sono sempre in agguato, ma a quanto pare sembra che lo lascino stare se questi si limita a nutrirsi di pochi di buono (mi raccomando, senza ucciderli) che occasionalmente capitano nel “suo” bosco.
Sheperd, invece, è un fedele suddito di Sua Maestà, cosi fedele che nel momento in cui il Principe decise che i Gangrel erano diventati poco affidabili a seguito della defezione di Xavier lo obbligò a contrarre un Legame di Sangue con lui.
Capite perché rimasi sorpreso da questo racconto? in poco più di 5 pagine l’introduzione “I Postumi dell’indipendenza” riusciva a fornire uno spaccato efficace ed attendibile di quello che stava succedendo in ogni città della Camarilla a meno di 6 mesi dalla defezione di Xavier: Fratello uccideva Fratello, in una escalation di violenza che non poteva che sfociare in un allontanamento totale dalla società di alcuni e ad una completa sottomissione ad essa di altri.
Questa contrapposizione viene anche resa più potente da un veloce Flashback in cui Everett (o forse Sheperd, non mi è ancora del tutto chiaro) ricorda quando questi venne abbracciato… quando il mondo era più semplice.
Anni diversi, in cui “non si chiedeva il permesso al Principe” per avere una progenie e in cui ognuno era libero di fare un po quel che voleva. Si, forse in barba alle Tradizioni, vero, ma senza arrecare danno a nessuno e sopratutto rispettando la propria natura di predatore e di Cainita. Dopotutto i Gangrel lo hanno sempre fatto: individuano un potenziale nuovo membro, lo studiano quale un predatore e poi ZACK! lo abbattono, se ne nutrono e lo abbracciano per poi lasciarlo a se stesso e studiarlo da lontano. Ed è proprio quello che vediamo nei ricordi presentati: un giovane Sheperd che fa da palo ad una misteriosa Gangrel femmina, Jade, che attende a quatto zampe, artigli sguainati quale un predatore, il risveglio sel suo nuovo pupillo, una nuova creatura nata nelle tenebre.
Finito il Flashback e dopo un veloce scambio di battute in cui non mancano accuse reciproche tra Everett e Shephard i due si scontrano. Un combattimento brutale e violento, fatto di Proteide, Robustezza e tattica. Alla fine sarà l’astuzia a vincere.
Sheperd è superiore fisicamente ad Everet, dopotutto è uno Sceriffo, ma questi è più furbo e recuperato un manico di scopa, lo rende inoffensivo conficcandogli il pezzo di legno nel cuore ma non prima di essersi assicurato di porlo al riparo da occhi indiscreti e tutelare, per quanto possibile, la Masquerade. Dopotutto, Everett non è un Sabbat, è solo un Autarchico, uno che vuole solo essere lasciato in pace.
Già la Masquerade. Questa Tradizione, pilastro della Camarilla, occupa buona parte dell’inizio del Racconto. Everett, da bravo predatore quale è ci racconta come sia importante mimetizzarsi tra gli umani e assumere un odore che non distragga il proprio bersaglio.
E’ questo il motivo per cui tra le varie cianfrusaglie comprate presso il market vi è dell’acqua di colonia. Gli umani riconoscono a livello inconscio l’odore di un predatore, è quindi bene usarlo per spacciarsi quale uno di loro. Quindi non dei vezzi da indossare ed usare per sentirsi più umani ma una vera e propria strategia di caccia, atta a massimizzare le possibilità di successo nel tentativo di abbassare la soglia di allerta di una potenziale vittima.
Ecco qui l’altra Sorpresa di questo racconto: 10 righe per riassumere perfettamente il concetto che alla base del Clan Gangrel, il predatore supremo, la vetta della catena alimentare. Un cacciatore cosi astuto e brutale da spacciarsi per membro della specie della sua vittima e di avere facilmente ragione di essa perché forte della sua naturale superiorità fisica, dei suoi sensi naturalmente sovra sviluppati e in grado di vedere nel buio, fino alla capace di fondersi nella terra divenendo egli stesso trappola mortale.
Un altro pregio di questo Clanbook è che finalmente viene buttato alle ortiche questa “credenza popolare” per cui i Gangrel abbiano un tacito accordo con i Licantropi.
Fatevene una ragione, non vi è alcun accordo, ve lo siete inventati.
I Lupini attaccano e distruggono i membri del Clan Gangrel al pari di un qualunque altro membro di un qualunque altro Clan. Ce lo fa capire esplicitamente Everett nel suo racconto, quello in cui nonostante sottolinei che se si comporta “a modino” nel suo territorio “sembra” che i “Lupi Mannari” lo lascino in pace ci spiega anche che ne ha ficcato sotto qualcuno con il suo “Chevy Sportsvan del ’69” mentre fuggiva da loro, lanciato ad oltre 90 km orari. Amiconi proprio.
Non vi basta? Peccato, perché più avanti troveremo un bel decalogo realizzato da tal “Mattiniero Knox” dal titolo “Lupini: Ovvero, come evitare che i licantropi vi uccidano” che ci spiegherà per filo e per segno che il problema non è “culturale” ma “religioso“ e come tale non può essere ne risolto, ne affrontato.
Noi per loro siamo il male, un pus che infetta la terra, Gaia. Loro sono la cura.
Ne A ne B. Stop. Fine. Chiuso.
Non c’è altro da aggiungere e semmai dovesse capitarvi di beccare il tipico “dotto” che sostiene la teoria per cui “ma no, Gangrel e Lupini sono cugini/amici/fratelli/amanti” spiegategli chiaro e tondo che è una cazzata leggenda metropolitana.
I Licantropi sbavano.
I vampiri succhiano.
Vedete? c’è differenza.
P.S. se da questo articolo vi aspettavate parlassi delle innumerevoli linee di sangue che derivano dal Clan Gangrel, mi dispiace avervi deluso. Io non fornisco un sunto di quello che c’è nel manuale. Io mi occupo di analizzare quanto il prodotto mi offre, di contestualizzarlo, di commentarlo e di offrirvi dell’intrattenimento letterario derivato da esso… e poi diciamocelo, sarebbero state cosi tante che questo articolo non sarebbe stato altro che un lunghissimo elenco di bestie più o meno curiose.
Davvero è quello che volevate? Secondo me no, vi siete divertiti di più cosi: con un interessante spunto di riflessione per quello che è il Clan più “spezzato” del mondo di tenebra.
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Se l’articolo ti è piaciuto ti suggerisco la lettura di queste interessanti guide tematiche:
- Vampire: The Masquerade – #1 Introduzione
- Vampire: The Masquerade – #2 Meccaniche di Gioco
- Vampire: The Masquerade – #3 Ambientazione
- Vampire: The Masquerade – #4 Spunti di Gioco
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