Allo scorso Play di Modena abbiamo avuto modo di provare diversi giochi e conoscere le diverse novità del mondo ludico. In maniera particolare il padiglione dei giochi di ruolo che quest’ano ha presentato tantissime proposte originali e interessanti, in formati per la maggior parte molto economici e accessibili.
Uno fra tutti ha sicuramente catturato la nostra attenzione e conquistato già dalle prime spiegazioni, parliamo di The very good dogs of Chernobyl, gioco di ruolo di The 9th Level e portato in Italia da Mana Project, nella quale vestiremo i panni (o meglio la pelliccia) di cani randagi che abitano la zona contaminata di Chernobyl combattendo contro orrori cosmici nella speranza che gli umani tornino da loro.
Nel 1986 la fusione della centrale di Chernobyl causò uno squarcio nel tessuto della realtà facendo riversare orrori e creature da incubo nel nostro mondo. Creature però invisibili agli occhi degli umani che cadendone vittima hanno cominciato a chiamare questo male invisibile radiazioni. L’incidente fece scappare tutti gli umani lasciandoci indietro. L’esercito riempì poi di cemento il reattore e delimitò l’area definendola Zona Contaminata. Il male però permea ancora queste terre e di notte cerca di liberare ciò che gli umani hanno seppellito. Solo noi possiamo evitarlo e proteggere la patria per proteggere gli umani da questo male invisibile, perché noi siamo cani super bravi, anzi Bravoni!
The very good dogs of Chernobyl ci racconta quindi uno degli eventi storici più importanti nella storia contemporanea attraverso gli occhi di chi, ancora oggi, vive nell’area interdetta attorno la centrale aggiungendo però quel tocco horror di lovecraftiano che non guasta mai.
The very good dogs of Chernobyl sfrutta il sistema Polymorph, una serie di asset che permettono ad aspiranti game designer di creare i loro giochi di ruolo attraverso quattro semplici principi:
Il sistema è scaricabile gratuitamente per uso personale qui.
Come detto sopra in The very good dogs of Chernobyl, solo i giocatori tirano i dadi. Questo perchè il gioco tende a favorire una narrazione corale che punti a coinvolgere ed entusiasmare tutti al tavolo piuttosto che la dinamica master contro giocatori. Il master infatti presenterà i vari pericoli e le peripezie ai giocatori ma saranno le reazioni e le prove a decretarne gli esiti. Per favorire subito l’immersione ai giocatori, il manuale presenta svariati ganci narrativi e due scenari per giocare le prime sessioni.
Avendo un taglio cinematografico ogni sessione sarà composta da diverse scene che presenteranno le varie situazioni ai giocatori, in caso di fallimenti critici o sconfitte in combattimento i giocatori usciranno momentaneamente di scena, permettendo così di rientrare nelle scene successive senza essere esclusi o vivere con la paura di perdere il proprio personaggio. L’unico caso “game over” si manifesta con l’arrivo dell’oscurità che crescerà a ogni fallimento dei personaggi fino a decretarne la fine prematura dell’intero gruppo.
The very good dogs of Chernobyl, è un GDR dal concept davvero interessante e per certi versi molto attuale che propone un sistema davvero leggero e perfetto per far giocare anche chi non ha mai provato i giochi di ruolo. L’edizione italiana di Mana Project si presenta come un brossuratino in formato A5 con copertina rigida (a differenza dell’originale con copertina flessibile) ed una veste grafica migliorata da un nuovo layout e illustrazioni di altissimo livello consegnandoci, come successo con The Black Hack di MS Edizioni, un altro piccolo gioiellino di editoria nostrana.
This post was published on 10 Giugno 2024 19:00
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