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Giochi di ruolo

Spade di gomma – Occhio di Falco, uno di noi larpers sfigati

Come alcuni di voi sapranno, la Disney ha da poco rilasciato una serie ambientata nel Marvel Cinematic Universe dedicata ad Occhio di Falco: Hawkeye.
E come già alcuni di voi sapranno, nel secondo episodio l’Avengers Clint Burton si ritrova, suo malgrado, a partecipare ad un evento di gioco di ruolo dal vivo organizzato dal fittizio NYC Larpers nel pieno di Central Park. Nella Grande Mela.

Ora, sono piuttosto certo che altri come me durante la visione di questa scena avranno avuto stampato lungo il viso un sorriso agrodolce. Un po’ causa, la motivazione che spinge Clint a recarsi presso questa giornata di gioco, un po’ quello che è stato immortalato. Siamo europei, siamo italiani; è quasi normale NOI si sia storto la bocca, domandandoci: “che è sta’ monnezza?”.

Beh, che dirvi: capisco il vostro stupore ma… è così.
Buoni, calmi. Lo so che già state borbottando cose come “ma che vuol dire; ma che sta dicendo; ma in che senso”. Rilassatevi.

Quello che è andato in onda, o per meglio dire quello che è stato ricostruito, è grossomodo la verità dei fatti; in stragrande maggioranza degli States il gioco di ruolo dal vivo, o per meglio dire il LARP – Live Action Role-Playing non è oggi troppo dissimile da come noi ci si approcciava all’hobby una ventina di anni fa. Anzi, devo dire che sono rimasto piuttosto colpito dal livello di costumi e attrezzatura, oltre che dalle scenografie e dall’ ”aderenza alla traccia” messa in campo. Spiego.

In una manciata di minuti, Hawkeye riesce a trasmettere un’atmosfera verosimile delle attività di una qualunque generica realtà di Gioco di Ruolo: abbiamo un contesto ben preciso, con orari ben precisi: si inizia la mattina e si finisce a mezzanotte; abbiamo una utenza ben delineata: principalmente poliziotti e vigili del fuoco; una burocrazia ben delineata.

Si fa un’iscrizione sennò non si partecipa alle attività; esiste un regolamento, seppur semplice: due punti vita ma se ti colpiscono a torso o testa muori e tutto è scritto sulla scheda fornita, e il resto sembra spiegato durante il gioco; abbiamo una ritualistica di ambientazione ben precisa. Lo scontro rituale prevede di bere una apposita pozione ed ha un apposito omino che fa l’effetto surround con la bocca del clangore delle spade, e chi vince prende il costume dello sconfitto. Insomma, sembra emergere impegno nel rendere il mondo del LARP (americano).

Poi c’è l’altra faccia medaglia: il cringe.

E’ cringe, ragazzi.
E’ cringe forte vedere quella roba perché…. È preistoria.
Sembra vomitata dagli anni ’90; si ha come l’impressione di rivedersi catapultati indietro nel tempo, quando ci facevamo le spade con l’american tape (buona questa) e le armature erano di avanzi di lattine di coca-cola.

E dirò di più: l’urticaria e il senso d’agrodolce in bocca l’ho avuto perché ho immediatamente fatto un parallelismo con l’attuale situazione italiana che – casi a parte – non è più lontanamente paragonabile. Arrivando poi a sperimentare uno strano stato di vergogna che sono certo anche voi avrete sentito addosso almeno una volta, guardando da fuori qualcuno giocare di ruolo dal vivo. Quel vivo ma silente terrore d’esser accomunati a “loro”: gli sfigati!

Perché sì, è inutile negarlo: opinione comune è che esista un “loro” (gli sfigati) e un “noi” (i fregni). pure se facciamo la stessa cosa e talvolta dandoci anche un tono FORTISSIMO. Nonostante si giochi tutti a “facciamo finta che” e nonostante l’acronimo sempre uguale resti. Ritenendoci individui superiori a chiunque non in linea con l’approccio al momento ritenuto il più cool. Modaioli. Divi. Fregni! Mica sfigati!

Ma va dato a Cesare quel che è di Cesare e non posso negare d’aver notato come lo spirito più genuino del tutto sia stato colto dall’obiettivo della cinepresa. Tutti sono lì, a Central Park, per divertirsi e tutto è proiettato a tutelare il loro divertimento. Tutti sono uguali, sbirri o tizi in costume che hanno sconfitto Thanos.

Tutti si contano i colpi e tutti simulano le botte. Tutti stanno al gioco e tutti immaginano che una pozione, stretta fintamente tra le mani – perché non esiste – sia realmente lì: in barba al WYSIWIG (il “what you see is what you get”, quello che vedi è quel che è). Perché è un gioco. E se non ti sta bene stai alla porta e aspetti che NOI si abbiamo finito. Perché qui non importa che tu sia Occhio di Falco – protagonista della tua serie televisiva che porta il tuo nome, Hawkeye – o che tu abbia picchiato Thanos. No!

Quel che conta è solo il godere dello spirito più puro del gioco. Il Gioco stesso. E fanculo al resto: ai bei vestiti, alle belle scenografie, ai regolamenti sofisticati, alle ardite trovate di design. Niente pose; niente cazzodurismi; niente stocazzismo; niente radiLARP-chic. Solo giocatori e il loro gioco; e tanta voglia di evadere da un mondo brutto e crudele come solo i poliziotti e vigili del fuoco di New York possono conoscere.

Insomma: divertirsi. Summa espressa anche dal mini-antagonista-ninja di Clint che fa esattamente questo alla fine dei giochi: domanda genuinamente ad un sospirante, stanco, scocciato, affranto, imbarazzato e quasi incazzato Occhio di Falco “ma almeno, ti sei divertito?”.
La risposta è altrettanto genuina e semplice, tradendo una conoscenza della materia – il mondo NERD – che Jeremy Renner possiede ma Clint Burton no: “è un’esperienza che tutti dovrebbero fare!”.

Quindi, grazie Clint Burton di averci mostrato come non tutto è come lo immaginiamo; di come “paese che vai, usanza che trovi”; di averci fatto capire che non sempre è il costume figo o la performance da consumato attore a generare divertimento, suspense, emozioni e dramma. Grazie d’averci ricordato che il nostro hobby non è impermeabile e alieno alle brutte dinamiche che aleggiano come avvoltoi – come può essere un furto, gancio narrativo che porta Clint a cercare l’NYC Larpers –  su ogni cosa esista a questo mondo.

E soprattutto, grazie d’averci fatto sentire più fregni di quei quattro sfigati yankee, buzzurri trogloditi neanderthaliani che si menano con delle spade di gomma quando noi già s’accoltellava Cesare.

…perché era questo alla fine il senso di tutto, vero?

Baci amici,
E calate dal pioppo. Che poi quando cadete vi fate male
…e il pioppo è un albero alto. Molto alto!

This post was published on 7 Dicembre 2021 18:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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