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Giochi di ruolo

Dungeons & Dragons, i congiunti e il futuro del GDR (che potrebbe cambiare per sempre)

Noi giocatori di ruolo non ci siamo fatti trovare impreparati all’emergenza Covid-19. Assistiti da videochat e dall’ormai inossidabile Roll20, abbiamo trasportato le nostre campagne di Dungeons & Dragons in un luogo sicuro, dove il Coronavirus non può fare nulla: il Web.

Con il pensiero che sarà solo una cosa momentanea, che andrà tutto bene, e che un giorno torneremo a dover litigare gli spazi sul tavolo per manuali, plancia, patatine, schede e matite, l’impatto del dover trasportare le proprie campagne online generalmente non è stato devastante.

L’abbiamo visto nel nostro Paese con le tante iniziative di gioco di ruolo online che sono fioccate negli ultimi mesi, con le offerte degli editori che hanno scontato, o a volte addirittura regalato, alcuni PDF dei loro prodotti in catalogo, con i Kickstarter che vanno avanti a spron battuto, e così via. Certo, ci sono le difficoltà tecnologiche, chi preferisce giocare con gli amici intorno ad un tavolo, e chi per vari motivi non può accedere ai mezzi necessari per continuare a giocare. Ma tutto sommato, non ci siamo arresi.

Perché noi sappiamo creare mondi, viverci e renderli epici, risolvere problemi, svelare complotti e salvare regni: figuriamoci se un virus ci può fermare. Però, quando l’ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio ha introdotto nelle vite di molti italiani la parola “congiunti”, sono sicuro che vi siate chiesti una cosa: potremmo già tornare a giocare insieme?

La risposta è, tristemente, no. Sebbene il termine congiunti abbia suscitato ben più di una perplessità e incomprensione, dalla CEI fino ai partiti che opportunamente hanno cavalcato la polemica del giorno, la task force del Governo dedicata all’emergenza sanitaria ha chiarito cosa Giuseppe Conte intendesse durante l’ultimo intervento pubblico. I congiunti sono, in breve, i parenti e gli affetti più stretti. Riguardo alle amicizie ci rifacciamo all’analisi del Messaggero, che riporta:

Si possono vedere gli amici? Nì, anche se il premier Conte lo ha escluso. Comunque, l’articolo 1 comma d vieta l’«assembramento di persone in luoghi pubblici e privati». Ma se due o tre amici si danno appuntamento per passeggiare in strada o incontrarsi in libreria – entrambe possibilità consentite – non fanno un assembramento e non violano alcun divieto. Dunque si possono vedere. Nel rispondere su chi sono i congiunti, inoltre, il governo ha sostenuto che tra loro vanno considerati anche gli «affetti stabili». Difficile sostenere che le amicizie non rientrino in questa categoria.

Di fatto no, noi giocatori di ruolo non siamo congiunti. Sì, due o tre persone possono incontrarsi in una libreria, ma sempre ad un metro di distanza e con tutte le misure protettive del caso. Difficile immaginare uno scenario plausibile per godere di una sessione di gioco pacifica e rilassata.

Quando potremo tornare a giocare di ruolo intorno ad un tavolo? E soprattutto, sarà come prima?

Emergenze sanitarie e mondi immaginari

Noi tutti sappiamo quanto sia potente il gioco di ruolo a livello emotivo. Talmente tanto, e così inconsciamente, che spesso è difficile addirittura da spiegare ai babbani. “È tipo il teatro”, “Una serie TV che crei tu”, “Una storia che si vive tutti insieme”, e tante altre spiegazioni che spesso, nella nostra vita, abbiamo dato a persone che, con tutte le sopracciglia alzate possibili, hanno provato a capire perché amiamo così tanto sederci intorno ad un tavolo e raccontarci storie tirando dadi per dipanarle.

Proprio per questo noi, tra le tante categorie di persone che dedicano tempo e passione ad un hobby, abbiamo incassato meglio il colpo.

L’attesa della sessione settimanale, la preparazione del personaggio, e ovviamente il partecipare attivamente la sessione impegnando il proprio cervello nella risoluzione della stessa, rendono la sopportazione del momento in cui viviamo molto più agevole. Non succede con i film, e raramente lo fa con i videogiochi. Certo, si passa il tempo allo stesso modo in questi casi, ma l’approccio attivo non c’è, o almeno è di un tipo molto diverso.

Per questo è importante continuare a giocare di ruolo, per chi lo faceva prima, perché altrimenti siamo perduti. E ad accorgersene sono direttamente le case produttrici, oltre che gli editori nostrani, che stanno supportando il gioco online in ogni modo possibile tra eventi digitali e prodotti in regalo da integrare su Roll20 o, semplicemente, nelle proprie partite.

Avventure congiunte

Quando toccherà anche a noi poter riprendere le nostre avventure con i gruppi di sempre, ai nostri tavoli? Difficile dirlo con esattezza, ma possiamo provare a fare qualche ipotesi. Consideriamo qualche elemento noto.

Ad oggi, senza quindi catastrofici peggioramenti della diffusione del virus, dal 18 maggio tutti i negozi ed i centri commerciali torneranno a lavorare. I posti dove, per definizione, circola giornalmente il maggior numero di persone in una città o nucleo abitato di qualche tipo. Potremmo quindi dire che, da quella data, si potrà tornare a fare una vita privata e sociale più o meno presente e attiva.

Ma saremo pronti a farlo davvero? Si dovranno senz’altro mantenere ancora per molto tempo le misure di distanziamento sociale, perché i tempi per la creazione di un vaccino paiono oscillare tra i 18 ed i 24 mesi, a cui va sommato il periodo di produzione e somministrazione ai cittadini di tutto il mondo. Abbiamo quindi almeno altri 14 mesi di convivenza con il Covid-19, con distanziamento sociale e, probabilmente, eventi sociali che cambieranno per sempre.

Il gioco di ruolo post-pandemia

Senza scomodare i giganti come PLAY Modena e Lucca Comics, di cui al momento il destino è a dir poco incerto, cosa succederà banalmente a tutte le convention più o meno grandi o piccole legate al gioco di ruolo? Le associazioni quando potranno riprendere a creare serate per gli associati, fare gioco organizzato, e in generale proporre attività di qualche tipo? E siamo sicuri che dal 18 maggio sarà consentito ritrovarsi in quattro, cinque, sei o più persone in un’abitazione senza esser costretti a rispettare l’ormai celebre metro di distanza?

E vorremmo farlo? Si parla di un possibile disturbo da stress post traumatico collettivo che potrebbe dilagare nelle fasi finali, e successive, alla pandemia, addirittura paragonabile a chi vive la guerra, secondo alcuni esperti. Dopo tutti questi mesi in cui ci è stato detto, sostanzialmente, di allontanarci dagli altri se non per le necessità più urgenti ed importanti, sarà così semplice tornare a vedersi con serenità intorno ad un tavolo?

Considerato che probabilmente nessuno in Italia ha modo di avere la famosa cantina gigantesca di Joe Manganiello dove gioca con i suoi amici vip di Hollywood, c’è il serio rischio che, nel periodo in cui il vaccino viene sperimentato e creato, il gioco di ruolo venga per sempre relegato a quell’ecosistema online che abbiamo descritto in apertura. Come detto, tra i 18 ed i 24 mesi in cui il nostro hobby sarà inevitabilmente diverso. E ci riferiamo solamente alla sfera personale, il punto di vista del giocatore, senza addentrarci in quello che il gioco di ruolo rappresenta come mercato economico, il cui futuro è ancora più difficile da prevedere.

Molti sicuramente saranno mossi dalla spinta esattamente contraria. Proprio perché costretti alla reclusione per tanto tempo, non vedranno l’ora di rimettersi al tavolo e giocare. Alcuni potrebbero non farlo però, perché la paura di nuovi contagi, l’idea di svegliarsi la mattina con le notizie di un rialzo del famigerato picco, potrebbero prendere il sopravvento. A quel punto, quindi, il gioco di ruolo sarà per sempre influenzato dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo.

This post was published on 30 Aprile 2020 16:26

Valentino Cinefra

Valentino Cinefra scrive di videogiochi per varie testate italiane, tra cui SpazioGames, BadTaste e VideoGamer Italia. Su queste pagine si occupa di giochi di ruolo, tra report delle fiere più importanti, analisi dei prodotti del momento, ed approfondimenti più o meno eclettici che mischiano vari argomenti di cultura pop nella speranza di tirare fuori qualcosa di sensato. E pensare che, quando da piccolo gli venne chiesto di provare Dungeons & Dragons, lui rifiutò vigorosamente perché inorridito dall'idea di passare pomeriggi interi a tirare dadi e "raccontare buffonate". Non solo il gioco di ruolo è diventata sua croce e delizia, ma farebbe di turno per tornare in quell'epoca fatta di pomeriggi incredibili, tra avventure senza senso, zero rispetto per il regolamento, e tanta improvvisazione e delirio.

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