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Credendo Vides: Istruzioni per l’uso alla Puntata 2×11 di Luxastra

Luxastra sta diventando un fenomeno di tendenza e ben apprezzato da tutta la community italiana. Ciò è probabilmente dovuto all’enorme impegno, amore e cura per i dettagli che tutto il team di Inntale mette in ogni singola puntata.

Ma in mezzo a questo ben di Dio (o Dei) è facile perdersi nell’enorme quantità di elementi con cui il Dungeon Master Matt ha inondato il mondo di Luxastra. Proprio per questo nasce questa nuova rubrica, Credendo Vides, che si occuperà di analizzare ogni episodio settimanale dello show andando a riassumere in modo rapido ed efficiente i punti più salienti della puntata, oltre che portare l’attenzione su alcuni dettagli che, magari, sono sfuggiti ai più durante la visione.

Quest’oggi andremo ad analizzare l’Episodio 11, non affatto povero di corpose rivelazioni sulla soverchiante natura di Letho&Company, ma anche pieno zeppo di momenti più delicati e ilari. Cosa state aspettando? Fiondatevi nella lettura!

 

“Per fare un Homunculus, ci vuole…”

 

L’episodio inizia esattamente dalla fine della scorsa puntata, con Arion in procinto di spiegare la natura dell’aspetto da burattino di Letho. Egli è in realtà un Homunculus, un costrutto umanoide senz’anima creato tramite un processo segretissimo e per molti addirittura impossibile.

Arion riesce a spiegare la nascita di Letho controllando le informazioni contenute nel Mondo Onirico tramite un alto tiro a Conoscenze Arcane, e tramite una riproduzione in due dimensioni sulla sabbia il gruppo riesce ad ottenere la verità su Letho.

Egli inoltre riesce anche a rintracciare nella sua memoria qualcuno che potesse effettivamente riconoscere come suo creatore: il nome dell’Alto Arconte e Sommo Alchimista Neraren, ricordo che Letho non riesce a sostenere senza accusare il colpo. Plauso a Tommy per la sua incredibile performance nei panni dell’equivalente di un mostro di Frenkenstein che scopre la propria natura diabolica.

 

Alla faccia della fiducia

 

 

Immediatamente dopo questa rivelazione, Arion parla apertamente per la prima volta del suo scopo: ottenere la chiave conservata da Letho e portarla in un luogo sicuro, impedendo che venga utilizzata da altre fazioni interessate agli Dei Primordiali.

Per fare ciò, l’Elfo delle Rovine sembra celare alcune informazioni al riguardo, mentre sottolinea l’importanza di allontanare la chiave da Letho, il quale rischierebbe a dire dell’Araldo del Corvo la distruzione più totale. Galgith sente puzza d’imbroglio, ma un Fallimento Critico su di un tiro a Percepire Intenzioni non riesce a rivelare altro.

Quest’ultima notizia riguardante la pericolosa correlazione tra Letho e la Chiave potrebbe, infatti, non esser del tutto vera, soprattutto di fronte ai discorsi di Michele e Matt. Potrebbe anche essere che lo stesso Re Corvo abbia celato ulteriori informazioni ad Arion, o che lo stesso elfo creda per propri motivi che la chiave sia pericolosa per gli Homunculus. Che i Cristalli abbiano a che fare con la creazione di questi costrutti?

 

“Tranquilli, Padre Calliano non può vederci dove non c’è campo”

 

“E sono ca… amari”

 

Nel mentre Alastor riesce ad impressionare tutti i presenti con una notevole performance musicale nanica, Rendar finisce il suo discorso riguardo al ciondolo donatogli da Padre Calliano, e Boris non sembra molto felice di sapere che quel particolare prelato conosca l’esatta posizione del Campione del Re Corvo.

Una volta appurato però che l’anello ottenuto in dono dalla divinità sembri schermare in qualche modo la capacità di visione di Padre Calliano, Boris inizia a calmarsi. Nonostante la sua posizione di Arconte, però, il nano non può assicurare la completa immunità ai suoi due compagni, qualora la Chiesa dei Venti dovesse scoprire il loro vero obiettivo nelle Rovine.

Detto ciò, Rendar aggiunge l’ultimissimo particolare ad una missione già complicata di suo: la possibile presenza degli Indaco, o Adoratori dei Cristalli, all’interno del Campo dei Sole Nascente. Gli agenti dell’Indaco sono riconoscibili, secondo Rendar, dall’omonima colorazione che si accende nei loro occhi nelle vicinanze del loro obiettivo. Boris, frustrato all’inverosimile, chiede al giovane mezz’elfo quali siano le sue capacità combattive.

 

“Se n’è andato esattamente com’è venuto: senza capirci una seg-“

 

 

Il gruppo ritorna nel Piano Materiale, risvegliandosi nella circolo druidico. Dopo che riferisce a Galgith il suo apparentemente sincero desiderio di combattere contro gli Elfi delle Macerie, Arion offre a Letho la possibilità di dargli la chiave che l’Homunculus possiede, senza obbligo alcuno.

Letho, un po’ esitante, inizia a raccontare di chi gli ha donato questa chiave: un uomo di nome Dullan, un suo vecchio amico con il quale è stato rinchiuso in una prigione della Chiesa, e che anche Arion sembra aver sentito nominare. Dopo aver dato un buffetto ad un tenerissimo Hann, l’Elfo riceve in mano la chiave di Letho con l’intento di portarla direttamente al Re Corvo.

La sensazione di possedere la chiave di una prigione lascia l’Elfo delle Rovine un po’ deluso, in quanto non sembra trasmettergli alcun tipo di potere o energia. Dopo aver salutato i suoi compagni (e soprattutto aver rivelato a Galgith DI ESSERE UN ELFO DI SANGUE REALE), Arion si allontana dalla radura e scompare attraverso la foresta. Tornerà in futuro ad aiutare il gruppo di Campioni? Le probabilità che ciò avvenga, specie dopo il suo ultimo dialogo con Galgith, sono abbastanza alte da farci pensare di sì.

 

Di Basiliscomachie, animali affamati e procioni ultra terreni

 

Il vero BBEG di Luxastra

 

Il gruppo cerca di risollevarsi di morale dopo esseri messi completamente a nudo davanti a tutti. Dalia e Shiraan sono ancora titubanti, mentre Letho non riesce a percepire più un senso nella sua esistenza da automa della Chiesa, mettendo a dubbio la sua identità e natura. In tutto questo, Hann tira fuori dalla sua tasca un procione dalle statistiche talmente alte che riesce a dar filo da torcere a lui, Letho e Dalia, aggrediti dalla sua possanza. Solo grazie all’aiuto di Mirrodyn il gruppo riesce a sedare la bestia.

Quest’ultimo sembra essersi finalmente convinto delle buone intenzioni dei Campioni del Re Corvo, nonostante essi siano affini ad una sua vecchia rivalità. Mirrodyn dà la benedizione all’intero gruppo, ribadendo il suo desiderio di voler vedere la città di Fatumastra ed il Bosco sano e salvo dalle grinfie di Corialus. Offre inoltre al piccolo Hann la possibilità di unirsi, un giorno, al Circolo dei Reietti, quello dei druidi dimenticati ed ostracizzati dal mondo.

Il gruppo ritorna quindi da Mildred, che si stupisce della bontà mostrata dal suo maestro druido che di solito usa i basilischi per scacciare gli intrusi. Alla parola basilischi l’intero gruppo di avventurieri, incluso lo studioso Lucius, chiedono continue informazioni riguardo alle mitiche creature, mentre Galgith richiama tutti all’ordine per tornare il più velocemente in città. In fondo, hanno un imperatore elfico da fermare.

 

CHEEEEEESE FOR EVERYONEEEEEEEE

 

 

Dopo un riposo breve, Rendar, Alastor e Boris si risvegliano sul far della notte per prepararsi alla loro spedizione notturna nelle rovine di Oglash. Scelgono di rifocillarsi un poco per avere le forze necessarie in caso debbano combattere contro gli agenti dell’Indaco.

Boris tira fuori un po’ di pane e qualche biscotto, ma i suoi due compagni notano in un sacchetto una succulenta forma di cacio completamente intatta. Dal momento che i tiri altissimi sono molto comuni in Luxastra, Andross e Gabrio scelgono di tirare un 21 ed un 28 con 20 naturale per rubare del cacio.

Scoperto il suo più grande segreto e tesoro, Boris decide di concludere il ristoro in bellezza, offrendo altro vino e soprattutto tagliando delle fettine di salame per i suoi compagni.

 

 

 

Vi è piaciuta questa puntata? Condividete le nostre osservazioni e teorie? Scrivetecelo nei commenti e ricordate: Credendo Vides!

 

This post was published on 29 Novembre 2019 1:45

Riccardo Liberati

Classe 1997, cresciuto immerso dai libri, cartoni e videogiochi, ho sempre desiderato e provato fin dalla tenera età a creare storie fantasiose che rendessero un po' più brillante la mia vita monotona. Ho trascorso l'infanzia in solitaria, giocando a quanti più titoli possibili, spaziando dai vecchi J-RPG di Square Enix fino ai più violenti sparatutto su PC, non disdegnando nel frattempo RTS, platform e giochi di corse automobilistiche. Alle superiori riesco finalmente ad aprirmi e a trovare dei compagni con i miei stessi gusti e sogni, e capisco che non amo tanto i videogiochi, quanto la cultura ed i messaggi dietro di essi, gli stessi che ho sempre trovato nei libri, film e qualsiasi altro tipo di medium artistico. Inizio a lottare per questo concetto scrivendo all'impazzata ed accrescendo la mia cultura ancor di più, sia attraverso la scuola che attraverso gli incontri e le persone d'ogni giorno. Questo bel sogno finisce con l'arrivo all'università, periodo peggio di qualsiasi film horror che abbia mai visto e che mi costringe a mollare tutto e rifugiarmi nella mia Fortezza della Solitudine per tre anni, perdendo interesse e linfa vitale per qualsiasi cosa. Nel frattempo ho lavorato in numerosi settori, dall'aiuto vendita al libraio al tutor privato, e nel 2018 inizio a scrivere per Player.it, il mio primo incarico ufficiale come giornalista videoludico e che mi ha formato moltissimo sia nell'ambito dei videogiochi che in quello della scrittura basilare. Oggi ho ripreso a studiare grazie alla scelta repentina ed irrazionale di iscrivermi alla Scuola Holden di Torino, luogo da cui vi scrivo, abbandonando casa per la prima volta ed il luogo natale di ogni mio piccolo successo e grande fallimento. La mia speranza? Quella di poter riuscire a trovare una strada ben delineata, facendo quello che mi piace fare senza dovermi sottomettere a nessuno

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