In una giornata tranquilla mi hanno fatto notare un articolo interessante dei cercatori di Atlantide: è stato un ottimo spunto per ragionare su diverse questioni spinose del gioco di ruolo.
Potrei concludere l’articolo con un “Non fate gli stronzi“, poco ortodosso ma efficace, ma in realtà vi proporrò un breviario di comportamento base. Diventare giocatori di ruolo migliori si può, basta volerlo.
Facciamo il punto, senza fare allarmismo. Da casi (seppur MOLTO GRAVI) isolati a casi di allarme nazionale il passo è breve, non siamo in un punto di non ritorno.
Chi mi conosce sa quanto non possa fregarmene di meno del sesso di appartenenza, del genere, dell’orientamento sessuale o dell’etnia. Bado al gioco. Senza ipocrisia ammetto che per pura preferenza interpretativa preferisco un party variegato, magari per avere delle romance story che non fanno mai male. Ciò non toglie che non tutti si chiamano Daniele, non tutti riescono a scindere la portata e l’immedesimazione del personaggio slegandolo dall’identità di genere. Su questo punto c’è da fare realmente chiarezza.
Ora, è giusto che si dia voce a chi ha subito delle porcherie, ed è anche giusto dar voce a chi non vuole che venga usata la parola STUPRO nel gioco di ruolo; bisognerebbe, anzi, dar loro un megafono. Ma rimaniamo con i piedi per terra: il GdR è ancora una nicchia e non è successo nulla di irreparabile, abbiamo solo fallito nel breve termine la spiegazione del bel gioco.
Il problema non sta in “tizio ha toccato il sedere della giocatrice nel gioco” o in “tizio si è comportato nel peggiori dei modi”, ma in “qualcuno ha spiegato qual è il bel gioco e l’intento del gioco stesso?“. Abbiamo realmente fatto una sessione zero di briefing e conoscitiva tra i partecipanti? Se la risposta è no abbiamo fallito come divulgatori. Prima ancora di qualsiasi atto deplorevole, visto che (senza giustificazioni) è un atto di ignoranza pura.
Le strade sono due: o continuiamo a rimanere nella comfort zone del “questi misogini/omofobi/xenofobi/inserisciCategoriaIndesiderata che entrano nel GdR non li vogliamo” e proseguiamo con gli attacchi senza proporre una soluzione assertiva, OPPURE facciamo divulgazione, con empatia e pensando a spiegare come funziona il mondo ai nuovi (e vecchi) giocatori, non costringendoli alla nostra visione.
In sostanza non dobbiamo plasmare la mentalità dei giocatori a nostro piacimento, ma erudirli sui comportamenti sani che rendono il nostro passatempo preferito “una robetta magica e memorabile“.
Ahia!
No ok, non inteso come dolore fisico ma come argomento spinoso.
Quando si parla di violenza nel gioco di ruolo si possono intendere decine e decine di sfumature: dalla violenza verbale a quella fisica, emotiva e carnale. I vostri avatar potrebbero subire tutte queste angherie e magari potrebbe non piacervi affatto. Parlatene con i giocatori. Una frase che fa da vademecum a tutto l’articolo ma che si sposa bene con il concetto di inclusività.
Potreste essere disturbati da una scena macabra o un vostro compagno potrebbe essere molto sensibile alla violenza gratuita: non sappiamo i trascorsi di chi abbiamo davanti, a volte anche quando si tratta di persone che conosciamo da decenni. Per questo bisogna parlarne, fate un briefing e segnate gli argomenti taboo da non trattare alla cronaca; se odiate le dita negli occhi perché siete rimasti scottati da Game of Thrones, è lecito informare i giocatori e il narratore, e magari eviteranno che vi sentiate male. State GIOCANDO, non facendo una gara a “chi ce l’ha più grosso”; non si vince nulla, figuriamoci giocare per stare male.
Il discorso si complica con alcuni giochi, come Omen, Kult o Warhammer 40k Dark Heresy, tanto per citarne alcuni: in questi giochi la violenza gratuita o psicologica è all’ordine della scena, se proprio non ve la sentite non negate il gioco agli altri. In alcuni giochi la violenza è colonna portante del gioco, e come i giocatori dovranno rispettarvi per una scelta, così voi dovrete rispettare loro nella libertà di giocare al “c***o che gli pare”.
In quel caso sentitevi liberi di proporre un gioco alternativo a settimane alterne per poter comunque partecipare con quel gruppo di gioco, ma se un gioco è totalmente dipendente dal fattore violenza non sentitevi in obbligo di giocare e non obbligate i compagni a… smettere di giocare a quel gioco. Anche questa è inclusività.
Con tatto, facile?
Ci sono situazioni che non sono per forza di cose violente, sessuali o politiche, ma toccano comunque corde che non vorreste veder vibrare.
Ad esempio se siete spaventati dai serpenti per un trauma, ditelo! Un gioco può esistere anche senza serpenti!
Come per gli altri paragrafi vige il buonsenso. Parlatene senza paura, nessuno vi giudicherà.
Io ad esempio nel mio gruppo di gioco online ho vietato l’utilizzo di vespe e calabroni. Mi fanno paura in real life e mi danno fastidio anche nel gioco; siamo tutti diversi, basta saperlo comunicare.
Non trattatela. Consiglio personale spassionato.
La politica è inclusione in tutto il mondo, tranne che in Italia e in poche altre nazioni poco democratiche; nel nostro paese la politica è tifoseria pura, e il gioco di ruolo dovrebbe starne alla larga. Se avete un gruppo di giochi che comprende amici della vostra comitiva, fatevi anche il favore di non parlarne né il giorno prima né quello dopo: è un consiglio amichevole.
La politica porta a disincentivare i legami tra persone che la pensano diversamente: io con il mio gruppo di gioco non ne parlo mai, perché negli anni ho capito che ogni volta che aprivo una discussione di qualsiasi tipo prima di giocare, la sessione stessa finiva in malumore e passivo-aggressività riflessa.
Fatevi il favore di evitare l’argomento, farà bene al vostro fegato.
Poi pensiamo al fattore più importante: il gioco -se fatto bene- crea legami, indirettamente ci si influenzerà a vicenda e creando un gruppo coeso, beh… potrebbe accadere la magia. Come per incanto se si migliora il proprio approccio sull’aprirsi e capire le argomentazioni altrui, ci potrebbe influenzare anche sulle discussioni politiche, aprendo la strada al dialogo. Ma dannazione non parlate mai di politica nel gioco o prima: ho visto troppi gruppi sfasciarsi per questo motivo. Fidatevi della mia esperienza, anche se non è tra le più lunghe: gioco di ruolo da 17 anni e ne ho visti di gruppi a pezzi per questo motivo!
Tra tutte le questioni questa è la più delicata: come tutte le altre questioni spinose il sesso, lo stupro e la violenza sessuale sono argomenti DELICATISSIMI. Non siete alpha se pensate che questi argomenti siano “roba da duri”, perché non c’è nulla di macho nello stupro.
Prima di trattare questi argomenti fate una sessione conoscitiva, la sessione zero, e fatelo davanti a una buona birra o mangiando una pizza così da non farla sembrare un interrogatorio. Mettete le carte in tavola e parlate di questo argomento con tranquillità, soprattutto se siete donne. Non sentitevi a disagio, se notate che non c’è maturità saprete sin da subito che non è il gruppo che fa per voi e potrete da subito evitare dolori e problemi futuri. L’importante è il dialogo e il consenso.
Per quanto riguarda i giocatori navigati, niente vi vieta di giocare “scene di stupro“, ma siate maturi e non spiattellatelo ai quattro venti; la mia cronaca da giocatore con gli amici di sempre è cruda, la più cruenta che io abbia mai giocato, ma al nostro tavolo c’è maturità. Sappiamo le corde che possiamo toccare e le corde che in ogni caso non dobbiamo neanche sfiorare, se raccontiamo la nostra narrazione evitiamo i dettagli e ce li teniamo per noi, perché sappiamo che la nostra sensibilità è unica e circoscritta al nostro tavolo di gioco. Se c’è una scena forte, chessò, un infanticidio o un baccanale tra eldar oscuri e altre entità Xeno (e Dark Heresy ahimè come ambientazione si presta a questi orrori) sappiamo benissimo che tale scene vengono giocate con una certa sensibilità e rimangono come racconti di intimo orrore, per adulti e tra adulti. Non sarà di certo un vanto agli aperitivi che contano o un trofeo ruolistico da sbandierare. Le scuole medie sono finite da un pezzo.
E, soprattutto, tutto verte sul consenso. Parlatene tra giocatori non tra personaggi, e non siate indelicati: se c’è un giocatore / giocatrice che non è d’accordo DON’T DO IT. È una questione di rispetto e consenso, e se invece c’è un “ok sincero” alla situazione siate comunque “delicati”. Lo so che è complesso, e nella stragrande maggioranza dei casi lasciate proprio perdere; se vi sentite giocatori maturi ed esperti, e per rendere perfetta una determinata scena pensate che tali pratiche siano lecite per la risoluzione ultima, beh, dategli un senso e non siate dei cretini/e.
Sembrerà un’ovvietà, ma comportamenti xenofobi, razzisti e misogini fanno schifo in qualsiasi contesto, figuriamoci in una convention o ad un raduno.
Il punto base è semplice: gli organizzatori stessi devono comunicare con i narratori e spiegare cosa diavolo non devono fare, altrimenti A CASA.
Gli stessi narratori devono fare un pre-briefing ai tavoli, dove spiegano cos’è il consenso e cosa fare e cosa non fare; tra persone mature un’operazione simile dura AL MASSIMO dieci minuti. Non è aliena come cosa, si chiama buonsenso.
Se poi nel tavolo ci sono comportamenti scorretti non si porta il tutto a caciara, che è una robetta molto italiana, ma si prende la persona che ha sbagliato, la si porta lontano da orecchie indiscrete e le si spiega in modo assertivo cosa non andava. Può capitare di compiere errori, di farsi trascinare dalla foga o semplicemente… di non pensarci. Non c’è da partire in quarta e distruggere moralmente chi sbaglia sulle questioni di genere et similia.
Perché questo? Perché se una persona viene richiamata davanti a tutti sarà per forza di cose umiliata e potrebbe accadere un processo mentale molto basilare, la radicalizzazione. Se invece con tranquillità e un po’ di comprensione si spiega che un dato comportamento è sbagliato, e si spiega che si sta li per giocare e non per fare una gara o per sprizzare machismo da ogni poro, di conseguenza il giocatore richiamato avrà un approccio totalmente differente con il tavolo.
In primis non si sentirà escluso per una cavolata detta / fatta, in secundis magari aprirà un po’ la propria echo chamber e inizierà ad ascoltare i bisogni altrui, diventando quindi un giocatore migliore.
Il problema non è il giocatore che fa una cazzata: il problema è la radicalizzazione delle idee, soprattutto quando a un giocatore inesperto viene urlata contro una sequela di insulti. Take it easy, ma con fermezza.
Ora, per quanto mi riguarda, qui si arriva alla fantascienza. Limitare i comportamenti al tavolo tra amici e amiche è dura, durissima.
Per prima cosa non possiamo fare da giudici imparziali dentro le case altrui e non abbiamo il dono dell’ubiquità, di certo però da divulgatori possiamo parlare ai master di tutto il paese e, senza sembrare degli stronzi radical chic, spiegare cosa c’è che non va e cosa è meglio non toccare nelle sessioni di gioco.
Ai giocatori, e non ne faccio una questione di genere visto che gli stessi uomini possono essere discriminati / trattati a pesci in faccia: se il vostro tavolo fa schifo, andatevene. Salutate e spiegate il motivo del vostro allontanamento con tutta la tranquillità del mondo. Cercate un gruppo sui vari Discord in Italia, sulle chat Telegram, sul nostro tool Find.A.Player , sui forum e sui gruppi Facebook.
Se un tavolo gioca in modo discriminatorio e non c’è stato verso di farli desistere con le buone, prendete ed andatevene. Il mondo è pieno di gente di merda, ma non significa che tutti i giocatori siano degli stronzi. La discriminazione di genere, per etnia, orientamento sessuale o sesso avviene dalla prima notte dei tempi. In un futuro sarà un lontano ricordo, ma per ora c’è e non siete obbligati/e a sottostare a questa robaccia. Cercate un altro gruppo di gioco, farà bene a voi in primis.
Per quanto riguarda i giocatori nuovi e navigati, non voglio parlare di manuali e regole d’oro, del “cosa fare e cosa non fare” scritto sui manuali; l’unica vera regola per quanto riguarda L’INTERPRETAZIONE è l’empatia.
Prima di fare una sessione di gioco fatevi un bell’aperitivo e, a cuore aperto, esponete le tematiche che volete affrontare; siate maturi perché il gioco tra adulti (con un cuore da bambini) è la magia più grande che un GdR può dare.
QUINDI RIASSUMENDO: tatto, maturità, briefing, consenso e assertività.
Non c’è tanto altro da aggiungere, semplicemente non siate delle teste di cazzo.
Chi avete davanti potrebbe soffrire anche se non ve lo dice. E in quel caso non state giocando, state facendo schifo.
This post was published on 27 Novembre 2019 17:51
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