La prima cosa che voglio dirvi di questa intervista di conclusioni, con Chiara Tirabasso è che a lungo mi sono interrogato su come impostarla. Una mia lunga dissertazione su tutti i temi trattati, infatti, sarebbe risultata oltre che (forse) incompleta anche inutilmente pesante poiché, guardando ormai da “fuori” il mondo del LARP – non organizzo più eventi dal 2015: mio ultimo lavoro “Gli Oscuri Segreti di Coven” – avrei potuto sottovalutare l’importanza di qualcosa emerso magari negli ultimi anni, soffermandomi invece su altre cose meno interessanti. Mi sono quindi detto che avevo necessariamente bisogno di qualcuno che mi affiancasse.
Ho quindi iniziato a cercare e cosi è emersa la mia scelta, figlia di queste considerazioni: necessitavo di una persona di lungo corso (possibilmente attiva con ruoli di dirigenza già dal XX secolo), ancora attivamente impegnata nella scrittura e gestione di eventi, che avesse lavorato per differenti realtà, conscia del palcoscenico nazionale e internazionale, ovviamente nota e conosciuta e, sopratutto, con cui avessi pochi, pochissimi contatti cosi da non sentirmi coinvolto nei processi editoriali di realizzazione di LARP: A Night With…
Durante la mia ricerca è poi capitato che rileggessi la prefazione dell’Annuario del Larp Italiano del 2018 a firma di Chiara Tirabasso in cerca di elementi e che mi soffermassi a riflettere per lungo tempo su una specifica frase da lei scritta: “[…] l’ambiente larp ha iniziato ad aprirsi, dialogare e collaborare“. Dialogare, eccola l’illuminazione che serviva!
Un’intervista dopotutto è qualcosa che si avvicina ad un dialogo, no? E questa rubrica ha proprio tra i suoi scopi quello di “aprire il LARP”, di farlo conoscere. In ultimo, Chiara gode già di un riconoscimento come quello di essere “una tra le persone adeguate” a curare l’introduzione di uno strumento come il Larpbook, l’Annuario del Larp Italiano già altamente profilato per il mondo del Gioco di Ruolo dal Vivo. La diretta conclusione – nella mia mente – è stata che dovesse essere lei ad affiancarmi in questo processo di chiusura e cosi aiutarmi a tirar le somme su alcuni punti emersi nel corso delle mie interviste. Chiara non mi ha deluso, le sue risposte mi hanno convinto di aver fatto la scelta giusta.
Ma voi non siete qui per leggere le mie opinioni, siete qui per lei e allora non perdiamo altro tempo; passiamo subito a dar voce alla mia ospite. Questo però non prima di un invito a sfogliare l’infografica realizzata per voi che riassume i momenti chiave del LARP Italiano degli ultimi trent’anni, come individuati dai miei ospiti.
Nota all’infografica – Alcune frasi sono state adattate per renderne più chiaro il messaggio; le risposte complete sono nelle rispettive interviste. Questa non è una cronostoria del LARP Italiano quanto la collocazione temporale dei punti chiave individuati dai miei ospiti a domanda specifica
LA PERSONA
- Parliamo un po’ di te, presentati: chi sei?
Mi chiamo Chiara Tirabasso e sono appassionata di gioco di ruolo da quando a 12 anni ho iniziato a scrivere e masterizzare avventure di GDR per i miei amici. Da allora non ho mai smesso di immaginare scenari, storie, personaggi. Nel giugno 1999 ho scoperto il LARP grazie all’allora nascente progetto GRVItalia, ad agosto dello stesso anno organizzavo con loro il mio primo LARP nel paesino marchigiano dove sono cresciuta.
Sono stata consigliere di GRVItalia, ho scritto per e poi coordinato il team di sceneggiatura fino al 2004 e nel frattempo ho lavorato a livello professionale con Argonath, collaborando alla scrittura di eventi LARP per teambuilding aziendale. Nel 2006 ho fondato insieme ad altri Terre Spezzate e da gennaio di quest’anno ho lasciato il mio lavoro per cercare di fare del LARP la mia professione, oltre che la mia passione. Presumendo che i LARP che ho scritto e organizzato siano più noti della mia persona, ne cito alcuni: La Fortezza dei Vinti, Black Friday, Dracarys, Icarus.
- Qual è il tuo più bel ricordo legato al LARP?
Ho scritto, organizzato e diretto tantissimi LARP, altrettanti ne ho giocati, e tutti mi hanno lasciato emozioni, esperienze e ricordi straordinari. Credo però che il ricordo più potente in assoluto sia legato a Legends of Arabia, un progetto di LARP sviluppato da Djobak Larp Studios per un parco acquatico di Abu Dhabi, produzione a cui ho avuto la fortuna di lavorare. Ho fatto parte di un team internazionale di larp designer che per un mese hanno messo in scena un LARP semplice per un pubblico di non larper: adulti, ragazzi e famiglie con bambini, provenienti da tutto il Medioriente e dal mondo. Il finale del LARP prevedeva che le varie tribù eleggessero la loro nuova guida tramite una votazione, e una sera noto che una donna che aveva giocato in una tribù diversa da quella guidata da me decide di votare per me come nuova leader nonostante il suo gruppo avesse scelto un altro candidato. Parlandole dopo la fine del gioco ho scoperto che si trattava di una signora proveniente dall’Arabia Saudita, e mi ha confessato, commossa, che era la prima volta in vita sua che votava, e che l’idea di votare per una donna era stata per lei incredibile e rivoluzionaria. E’ una cosa che mi ha toccato moltissimo.
- C’è un evento a cui non hai mai potuto partecipare ma che vorresti tanto fare?
Magari fosse solo uno. Rimpiango di non aver mai avuto tempo e soldi sufficienti per partecipare a Pan o Baphomet, due LARP con meccaniche simili tra loro ideati da Bjarke Pedersen, ho letto i documenti di design ma sono curiosissima di provarli. Più di recente rimpiango Odysseus, un blockbuster di genere sci-fi organizzato in Finlandia quest’estate: un allestimento incredibile ed un genere purtroppo raro. Da quel che ho letto sembra proprio che il team organizzativo abbia fatto un lavoro straordinario e che abbia fatto tesoro di alcune caratteristiche di The Monitor Celestra e Icarus, aggiungendo al genere qualcosa in più. Rimanendo in Italia, avrei tanto voluto partecipare a Stranger Town, ma spero di rimediare in futuro.
- Che contributo credi di aver dato al LARP Italiano in questi anni?
Banalmente, credo di aver fatto giocare, divertire ed emozionare un sacco di persone che non avevano mai provato il LARP. La quantità non è necessariamente un valore, ma sono fiera di essere un’evangelista del LARP in Italia. Sono convinta che tutti dovrebbero giocare di più, a tutte le età, non si è mai troppo vecchi per meravigliarsi e assecondare il proprio fanciullo interiore.
Parlando della qualità, ho fatto la mia parte giocando eventi diversi, italiani ed esteri, e studiando quali idee e pratiche funzionano in contesti diversi, per poi rielaborare e diffondere quelle buone idee e pratiche. In Terre Spezzate collaboriamo spesso con altre associazioni o singoli autori, anche alla prima esperienza; negli ultimi sei anni ho coordinato tanti team di sceneggiatura e “tramandato” ad altri quel che ho imparato grazie allo studio e all’esperienza. Quest’ultimo è forse il contributo di cui sono maggiormente orgogliosa.
LE CITAZIONI
- Come è cambiato il LARP da quando hai iniziato?
Chi mi ha preceduta in questa bella serie di interviste sul LARP ha riassunto piuttosto bene i cambiamenti, tutti positivi, che hanno migliorato il LARP in Italia da quando ho iniziato. “Rispetto ad allora, oggi ci sono tanti LARP che sono progettati meglio, più interessanti o emozionanti, su un livello superiore per scenografie e location” prendo in prestito la risposta di Francesco Pregliasco per andare un po’ più in profondità. Quando ho iniziato a giocare e organizzare LARP non ci si faceva troppe domande su cosa e come si stesse organizzando, c’era poca o nessuna coscienza del concetto di design, si era disposti a pochissima autocritica e l’approccio era molto dogmatico e tradizionalista: “si fa così perché si è sempre fatto così”, senza interrogarsi troppo sul ‘perché’ un dato larp venisse organizzato in quel modo. Oggi si ha maggiore consapevolezza del fatto che ciascuna voce di regolamento o elemento di design definisce un LARP in modo specifico, crea una struttura invisibile ma vincolante che sta alla base dell’esperienza collettiva e la caratterizza in modo massiccio. Per progettare esperienze diverse si usano espedienti, tecniche, meccaniche diverse, e ci si interroga sul come funzionino e soprattutto perché.
- Tra le risposte date nelle varie interviste qual è quella che più ti ha colpito? Perché?
Premessa: ho il piacere di conoscere, in gran parte di persona, le persone coinvolte nelle precedenti interviste e di aver dialogato con loro negli scorsi anni su tanti degli argomenti trattati nelle interviste. Le ho lette con grande interesse, ma non mi hanno riservato particolari sorprese. Voglio dunque citare due risposte con cui mi trovo molto in sintonia, pensieri esposti magistralmente che avrei potuto tranquillamente aver espresso io. Umberto Francia che racconta “Qual è la ricetta per preparare un buon LARP” e Marco Ferrari che sintetizza “Cosa rende un evento, un buon evento”. Condivido in pieno entrambi.
- Sembrano esistere dei “momenti chiave” della storia del LARP italiano: concordi con quelli indicati nelle altre interviste? Ne vedi altri?
Ho letto con interesse le altre interviste e concordo con i miei “colleghi”, alcuni momenti topici descritti sono più focalizzati sulle singole realtà di cui si ha esperienza, ma il “LARP in Italia” è un affresco dipinto da tante mani e tutte le piccole e grandi rivoluzioni hanno contribuito alla storia del LARP, rendendo l’affresco sempre più ampio, ricco e variopinto. Mi ha certamente inorgoglito che in tanti abbiano nominato la Rivoluzione di Terre Spezzate e La Fortezza dei Vinti come uno dei momenti di svolta del LARP in Italia.
Senza essere autoreferenziale, credo che la risposta che condivido di più sia quella data da Umberto Francia, i Social Network hanno fatto la vera rivoluzione, dando la possibilità a realtà diverse, italiane ed estere, di accorgersi della reciproca esistenza, di confrontarsi e, di recente, di cominciare a dialogare. L’arte è contaminazione, sperimentazione e condivisione, senza confronto il LARP italiano è rimasto per anni chiuso in tante piccole realtà che non si parlavano: un ambiente stagnante in cui le idee non si rinnovavano e la comunità di larper si frammentava in tifoserie spesso litigiose o scioccamente campaniliste. Il vento è cambiato e ne sono immensamente felice.
A voler aggiungere qualcosa, direi la nascita di aziende di costumi e accessori per il LARP a costi accessibili per la vendita online, che hanno contribuito massicciamente al miglioramento estetico dei LARP. Potrebbe sembrare una sciocchezza da esteti vanesi, ma l’abito fa eccome il monaco, e per anni è stato difficile essere presi sul serio mostrando foto di costumi, oggetti di scena e location simbolici o molto raffazzonati, salvo virtuose eccezioni. Non parlo solo delle reazioni di giornalisti ed istituzioni, ma anche dei nuovi potenziali larper. Oggi i video girati ai larp più belli vengono scambiati per film o rievocazioni storiche: una bella differenza!
LE EVOLUZIONI
- Che direzione sta prendendo il LARP italiano?
Purtroppo rispondere a questa domanda è davvero difficile, la scena italiana mi interessa e cerco di seguire proposte, pratiche e nuove idee messe in cantiere, ma la realtà è che non sappiamo ancora nemmeno quanti larper siamo e che al di fuori della propria cerchia di amici o della propria bolla social regna il buio dell’ignoranza. Temo che nessuno abbia la conoscenza necessaria a dare una risposta informata, parlando invece di sensazioni credo che il LARP in Italia stia diventando più maturo, sia nelle proposte che (purtroppo) in relazione all’età media dei giocatori. Ho invece una chiara percezione del fatto che si stanno affermando con il grande pubblico (fuori dalla nicchia dei larper) altre forme di intrattenimento che, coscientemente o meno, attingono alla sfera dei LARP. Penso alle escape-room, alle cene con delitto e alle “experience” (zombie, hunger games) che in Italia lavorano moltissimo, ma anche a format stranieri che da noi non hanno ancora attecchito, ad esempio Secret Cinema o il progetto Disney dello Star Wars Hotel. L’intrattenimento esperienziale, lo storytelling partecipato, l’idea di immergersi in un setting diverso e di sfidare se stessi o di “vivere come se fossi” sono tutte caratteristiche mutuate dal LARP, sebbene proposte in forma più breve e più semplice. E’ incoraggiante pensare che l’arte partecipata o il mero escapismo ludico siano di tendenza, ma è anche una sfida. La direzione che il LARP dovrebbe prendere è quella di uscire fieramente dalla propria nicchia di appassionati.
- Il prossimo step è davvero il Professionismo?
Nel ciclo di interviste di Player.it il professionismo ricorre nelle risposte di molti. Ho lasciato il mio lavoro per fondare una società che fa LARP, quindi per me questo è certamente vero, e spero che il tempo ci dia ragione o mi ritroverò ad un angolo della strada con un cartello “I’ll write larp for food“. La verità, fuor di celia, è che organizzare LARP di qualità è impegnativo e lo è sempre stato, infatti diverse realtà medio-grandi nel corso degli anni sono ricorse a rimborsi e compensazioni consentite dall’associazionismo per fare fronte al lavoro immane dei volontari. Crescendo il numero di partecipanti e l’offerta di eventi, aumenta anche l’impegno necessario, fino a che l’approccio hobbistico e volontario non ce la fa più a sostenere il carico di lavoro. La risposta è quindi sì, a patto che si vinca la sfida di cui sopra.
- “Gamismo” e “Ruolismo”: ha senso racchiudere tutto in questi due approcci o ne esistono altri?
Sì e no. In parte è una dicotomia reale, perché lo stato dell’arte del LARP in Italia ci permette di ascrivere i vari LARP in una di queste due categorie, ma si tratta a mio avviso di una contingenza, non di una divisione necessariamente vera, tutt’altro. Provo a spiegarmi: le varie caratteristiche di un LARP non sono rappresentate da un interruttore acceso/spento, ma da uno spettro, come un mixer che modula e calibra quanto ogni singolo elemento è presente nel design. Esistono LARP con diverse combinazioni, diversi mix in cui gamismo e ruolismo convivono in misura variabile, perché non sono affatto categorie antitetiche.
Inoltre, la dicotomia non funziona davvero perché laddove il gamismo è facilmente definibile: lo scopo del LARP è superare una sfida, contro l’ambientazione (PvE, Player versus Environment) o contro altri personaggi (PvP, Player versus Player); il termine ruolismo è più fumoso e potenzialmente include: immersionismo (lo scopo del larp è vivere l’esperienza), narrativismo o drammatismo (lo scopo è vivere la storia o le storie), che nella pratica sono approcci di gioco e di design molto diversi.
La realtà è sempre più complessa delle categorie che usiamo per descriverla, generalizzando e semplificandola. Il design di un LARP è una combinazione di tanti elementi, stili e approcci: se dovessi inquadrare i miei LARP in una delle due categorie proposte fallirei, perché entrambe fanno parte di un insieme di strumenti a cui attingere per costruire una specifica esperienza da proporre ai giocatori.
Per approfondire su questi temi consiglio la lettura del Threefold Model di Kuhner e del Mixing Desk of larp ideato da Andresen e Nielsen per la Larp Summer Writing School, datati a loro volta, ma comunque utili per inquadrare le categorie che ho citato e il loro superamento.
- Nordic LARP e suoi derivati, sembra esserci molta confusione in merito: facciamo chiarezza?
Fare chiarezza sul Nordic Larp è davvero difficile, il Nordic Larp non ha una vera definizione condivisa, neppure tra i Nordic Larpers, non stupisce dunque che ci sia confusione in merito.
Parafrasando Jaakko Stenros: Nordic Larp è un termine usato per racchiudere le tradizioni larp condivise in una specifica area geografica, semplificando: Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca. Il minimo comune denominatore di queste “tradizioni” è il focus sulla creazione collettiva e collaborativa, regolamenti leggeri e un’ampia varietà di stili e ambientazioni, che spesso includono temi forti o controversi. Il Nordic Larp non è una filosofia coerente o condivisa, quanto piuttosto un movimento e, per certi versi, una comunità di giocatori e designer che condividono lo stesso approccio culturale al LARP.
Ci sono in Italia gruppi, associazioni e LARP designer, me compresa, che si sono interessati al Nordic Larp e hanno sperimentato tecniche ed approcci tipici di quella tradizione, usando il termine per descrivere una filosofia di gioco diversa da quella tradizionalmente italiana, a sua volta derivata in gran parte dal solco tracciato dal Gathering alla fine degli anni ‘90 e nei primi 2000, e poi dai massivi tedeschi modello Drachenfest. L’errore (mio, in primis) è stato scambiare tecniche, meccaniche ed elementi di design sviluppate nel contesto del Nordic Larp, con il Nordic Larp in sé. Ad oggi, più che di larp derivati, credo sia più corretto parlare di ispirazioni e contaminazioni.
LE CONSIDERAZIONI
- Il LARP si sta evolvendo verso forme sperimentali, alcuni nelle interviste ne hanno parlato: qual è la tua opinione in merito, manca qualcosa all’appello?
Il LARP sta sicuramente esplorando cose nuove: scenari, temi, tecniche, idee. Sperimentazione è la parola giusta per fotografare il LARP, ma perché trovo che il LARP sia, di per sé, una forma di espressione artistica sperimentale, in quanto giovane rispetto a letteratura, teatro o cinematografia e, speriamo, emergente.
- E’ possibile individuare in italia delle macro-correnti di approccio, realizzazione e organizzazione di LARP?
Basandomi sulla mia esperienza personale e conoscenza diretta di alcuni organizzatori sarei portata a dire di no. Ci sono approcci simili e pratiche condivise, ma non me la sentirei di parlare di macro-correnti. Esistono associazioni che sono nate da scissioni interne o sono state fondate da organizzatori che si erano formati in altri gruppi, è quindi normale ed atteso che presentino qualche similitudine, ma poi ciascuno segue la propria strada.
- Esistono o devono esistere degli argomenti Tabù nel LARP?
No, non credo dovrebbero esistere. Naturalmente “est modus in rebus” e ogni tematica va affrontata con rispetto e responsabilità, ma non possono né devono esistere tabù, il LARP ha la stessa dignità di qualsiasi altro media o forma di espressione artistica e nessuno si sognerebbe di considerare un film, un libro o un’opera teatrale inaccettabile perché tratta di tematiche sensibili o delicate, di storia o di politica. Il problema relativo ai LARP è che troppo spesso vengono giudicati a priori, prima che vengano giocati; ben vengano le critiche motivate dopo aver partecipato, ma che siano critiche sul come è stato trattato un determinato argomento o fatto storico, non sull’opportunità o meno che il tema venga esplorato.
- Il ruolo delle donne: è cambiato o è solo più evidente?
Entrambe le cose credo siano vere. Parlo in base alla mia esperienza personale, ovviamente, e oggi ci sono più donne che partecipano ai LARP rispetto a 20 anni fa, e anche più donne che scrivono, organizzano, guidano progetti o associazioni. I numeri sono cresciuti in generale, ma ho letto di realtà in cui le percentuali di partecipazione femminile passano il 50%, e anche ad alcuni dei miei LARP è successo, ma questo una decina di anni fa sembrava fantascienza. Nel collettivo di autori che scrivono LARP prodotti da Terre Spezzate siamo in tante, spesso in ruoli apicali in termini di decisioni e coordinamento, e di certo non siamo i soli. La mia opinione è che il diffondersi di generi diversi dal fantasy classico e di eventi one-shot abbia incoraggiato più donne a provare un LARP.
- Molto si è detto su inclusività e accessibilità al gioco: ritieni il LARP “accessibile a tutti, ma non per tutti”?
In realtà trovo che sia più vero il contrario, il LARP è per tutti, ma al momento non è accessibile a tutti. La sua mancata accessibilità è causata da diverse ragioni: l’ignoranza credo sia la prima, nonostante gli encomiabili sforzi di tutta la comunità italiana la stragrande maggioranza delle persone non ha idea che il LARP esista, o cosa sia. In seconda battuta vengono i costi, partecipare ad un LARP spesso è costoso, in termini di tempo e denaro, chi ha disponibilità dell’uno spesso manca dell’altro, e viceversa.
Il LARP è per tutti, ne sono convinta, ma credo anche che non tutti i LARP siano per tutti. Ciascuno dovrebbe sempre valutare l’evento a cui partecipa e stabilire se faccia al caso suo, le inclinazioni, i gusti ed i limiti personali dovrebbero sempre giocare un ruolo importante nel decidere se iscriversi ad un evento o meno. Una parola che finora è rimasta ai margini della conversazione su inclusività e accessibilità è “responsabilità”. Dovremmo usarla più spesso. Io sono convinta che, in particolare, chi scrive e organizza debba essere responsabile nel comunicare con chiarezza in cosa consista il LARP che propone, di contro chi partecipa deve essere responsabile della propria esperienza di gioco, responsabile nello sceglierla e responsabile nell’assicurarsi di vivere il LARP in maniera positiva, costruttiva e soddisfacente.
Con quest’ultima considerazione ringrazio Chiara e ringrazio voi amici lettori che siete arrivati sino a qui.
Se vi è piaciuta quest’intervista conclusiva e volete leggere tutte le altre cliccate su LARP: A Night With…