LARP: A Night With… Andrea M. Castellani – Il Congegno di Leonardo
Mettendo nero su bianco queste righe mi sono reso perfettamente conto di quanto possa essere difficile scrivere un’introduzione ad Andrea M. Castellani, tra i fondatori de Il Congegno di Leonardo e ancor prima di Larp Factory Trieste(oltre che membro a vario titolo nella sua vita di tante altre cose). Me ne rendo conto anche semplicemente leggendo questa intervista, piena di aneddoti, date, persone e costanti riferimento alle sue esperienze passate che in molti passaggi si incasellano profondamente nella storia del LARP italiano.
Come avremo modo di scoprire a breve, Andrea risulta essere un attivo e prolifico protagonista del nostro hobby sin dal primo duemila che in passato si è anche fatto, tra le altre cose, promotore in Italia di particolari e innovative forme di LARP apprese nei suoi viaggi – presso il Larp Factory di Oslo, anziché al Knutepunkt – come il Nordic, il Jeepform o l’Edu-Larp.
Ma soffermiamoci un attimo su questo Edu-Larp, cui forse alcuni di voi ancora avranno mai sentito parlare.
Per spiegarvi velocemente cos’è prendo volentieri in prestito quanto recita il panel informativo dell’associazione: “Che cos’è il larp educativo, o Edu-Larp? È studio? È un gioco? Ma come si gioca? Il Congegno di Leonardo nasce per far scoprire a scuole, musei e semplici appassionati il teatro interattivo, le serate in giallo e i giochi di ruolo dal vivo: che cosa sono, perché sono divertenti e perché sono utili come esperienza educativa e didattica“.
Un nobile intento, quello di coniugare didattica e gioco; un modello ricorrente nel mondo dell’insegnamento. Ed io, da “Uomo della Partenza” che ha spesso fatto ricorso allo strumento del gioco per insegnare principi e valori a chi è più giovani di me, non posso ch’esser felice dell’esistenza di una simile forma di (e approccio al) Gioco di Ruolo.
Ma non perdiamo altro tempo: l’intervista è succosa quanto lunga e sempre tiranno resta il tempo. E allora meglio chiuder subito questa introduzione e passar torso all’intervista: perché è per questo che siete qui, no?
LA PERSONA
Parliamo un po’ di te, presentati: chi sei? Andrea M. Castellani, classe ’75: il matrimonio ha messo fine alle mie peregrinazioni e ora abito a Prosecco, paesino a una decina di chilometri da Trieste. Faccio LARP dal dicembre 2001, quando sono riuscito a partecipare a un murder party “all’inglese” (live da camera di genere investigativo) del compianto Remo Chiosso, il padre del genere in Italia. Qui sono stato reclutato da Marzia Possenti, che all’epoca aveva fondato da poco il Flying Circus con Lorenzo Trenti, e all’inizio del 2002 ho organizzato i miei primi live all’associazione ludica milanese Torre del Naviglio, di cui ero presidente. Alla Torre del Naviglio abbiamo inventato il formato del “club del larp da camera” che si riunisce una volta al mese con sempre nuovi scenari, andando avanti fino a fine 2008. Ho girato tutta l’Italia settentrionale e centrale con il Flying Circus, vero e proprio carrozzone volante che negli anni Duemila portava i giochi di ruolo senza dadi, i giochi di narrazione, le versioni “in piedi” di “On Stage!”, i live da camera e i murder party in tutte le convention ludiche che riuscivamo a scovare. Nel 2007 ho esportato a Trieste il modello “un live al mese, tutti i mesi” della Torre del Naviglio, fondando quella che poi è diventata la Larp Factory Trieste: il nome e il logo ci sono stati concessi dalla Larp Factory originale di Oslo, fondata nel 2009 tra gli altri da Eirik Fatland, che ho conosciuto con Mike Pohjola, Tobias Wrigstad e tanti altri quando nel 2006 ho scoperto il mondo del Nordic Larp e del Jeepform. Proprio in quell’anno ho cominciato a tradurre e a importare in Italia diversi live da camera nordici nonché a partecipare allo Knutepunkt, il meeting annuale dei larper di stile nordico. Nel 2013 ho deciso di abbinare la mia esperienza nel campo del LARP ai miei studi (sono laureato in Scienze naturali e ho un master universitario biennale in Comunicazione della scienza preso alla Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste) e di affiancare al mio consueto lavoro di insegnante ed editor quello di organizzatore di Edu-Larp: così con Matteo Bisanti ho fondato Il Congegno di Leonardo, la prima realtà professionale italiana a occuparsi esclusivamente di LARP per le scuole e, più in generale, per la didattica, l’educazione e la formazione a tutti i livelli. Attualmente sono assorbito soprattutto dal lavoro con Il Congegno di Leonardo, ora diretto oltre che da me e da Matteo anche da Isabella Negri e Hidalgo Leonardo Buscato, anche se gli affianco il solito evento mensile con la Larp Factory Trieste, dove mi firmo con lo pseudonimo Andrej C. Mislej.
Qual è il tuo più bel ricordo legato al LARP? Ce ne sono talmente tanti! Ricorderò sempre le emozioni avute durante quel perenne pugno allo stomaco lungo tre ore che è il live da camera “Il corvo e altre poesie”, di Susi Ansaloni; o l’euforia alla fine della prima edizione di Edularp.it, il meeting nazionale abbiamo fondato l’anno scorso con Il Congegno di Leonardo. Non credo dimenticherò mai quello che ho provato alla fine di alcune repliche di “La ferrovia scarlatta”, forse lo scenario LARP più forte che abbia mai scritto, ambientato tra i profughi delle guerre jugoslave: come quella volta a Helsinki che dopo il live sono dovuto tornare nella mia stanza perché avevo bisogno di piangere. O ancora i ricordi legati a due dei PNG che ho giocato alla mini-campagna di Terre Spezzate “Il Crepuscolo degli Dei”, in cui ho collaborato alla scrittura dei personaggi, che metto alla pari dei miei ricordi più belli di personaggi “veri e propri”… per quanto possa avere senso questa distinzione.
Qual è l’evento di cui vai più fiero? E quale quello di cui vai meno fiero? Se oggi rileggo personaggi e “appunti di scena” sulla conduzione, gli workshop ecc. di “La ferrovia scarlatta”, del 2007, li trovo irrimediabilmente datati eppure non posso fare a meno di esserne fiero: d’altronde credo che sia stato il primo live a introdurre in Italia, anche se solo nel ristretto giro dei live sperimentali, elementi tratti dal Nordic Larp oggi diffusi anche nei live di grandi proporzioni, come per esempio le scene preliminari, o come li chiamavo io i “ricordi”, poi popolarizzate da Terre Spezzate nel 2013 con “La Fortezza dei Vinti”. Quanto all’evento di cui vado meno fiero, è fin troppo ovvio dire quelli che non ho mai finito di scrivere. In realtà prima di lavorare nell’edu-larp non ho mai avuto questo problema ma a partire da quel momento mi è capitato che un lavoro commissionato venisse cestinato, e questa credo sia una delle differenze più evidenti tra il LARP “amatoriale” e quello “professionale”.
Quale è la peggiore crisi che hai dovuto affrontare? Come l’hai risolta e superata? La mia crisi peggiore, e forse l’unica vera, è quella dell’Italica Scuola di Magia di Rocca Riola, vecchio progetto mio e di Michele Pupo: live di massa ad ambientazione Harry Potter cui abbiamo avuto il coraggio o l’incoscienza di dare vita solo dopo il successo di “College of Wizardry”. In realtà abbiamo sbagliato tutto: il coraggio di provarci avremmo dovuto tirarlo fuori prima che lo facesse qualcun altro, non dopo! Dopo il primo piccolo evento di prova giocato con un discreto successo nell’aprile 2015 alla Torre Ghirlandina di Modena (patrimonio UNESCO), siamo entrati in crisi a causa delle difficoltà per ottenere la location scelta per gli eventi successivi e abbiamo deciso di limitarci a eventi di un solo giorno. Poi sono venuti fuori altri progetti italiani di eventi potteriani ma abbiamo proseguito con un paio di altri piccoli eventi, anche senza Michele, nel 2016… e poi abbiamo gettato la spugna: in un anno ci sono franate addosso una serie di incidenti e sfighe difficili da credere. Io non credo nella sfortuna, però adesso a luglio avremmo dovuto replicare a Trieste uno degli eventi di Rocca Riola, inserito nel programma della Larp Factory: abbiamo fatto il record di iscritti per un nostro live (almeno per gli ultimi dieci anni) e… sono finito in ospedale pochi giorni prima dell’evento che quindi abbiamo dovuto rimandare a settembre. Io non credo nella sfortuna, però dopo settembre non penso di riesumare la nostra scuola di magia italiana tanto presto.
Che contributo credi di aver dato al LARP italiano in questi anni? Alcuni pensano che grazie ai 93 articoli che ho pubblicato settimanalmente dal 2012 al 2014 (quando curavo la rubrica online “Mondo Larp”) e alle prime edizioni del Larp Symposium, il meeting italiano sul LARP fondato nel 2010 da me e Michele Pupo (giunto a sei edizioni e poi morto ma di cui rimango molto soddisfatto, poiché ritengo la sua funzione ormai esaurita), io abbia dato un contributo determinante alla scoperta e alla contaminazione tra la scena nordica, la scena italiana dei LARP “classici” e quella dei live da camera. In realtà non sono sicuro che il mio contributo sia stato così determinante: la carta stampata (come il web) viene sempre sovrastimata poiché lascia una traccia fin troppo visibile. Vedere le novità di persona, conoscere persone nuove, imparare a stimarle, parlare con loro di LARP , funziona molto meglio di libri e articoli. Insomma, credo di avere dato una piccola accelerata, o al massimo la prima spinta, a un fenomeno che prima o poi sarebbe avvenuto comunque.
IL PALCOSCENICO
Come è cambiato il LARP da quando hai iniziato? Per quanto mi riguarda, è cambiato tutto! La vera e propria rivoluzione è avvenuta nell’ultimo decennio e ha cambiato tutto il mondo del LARP intorno a me: da un anno o due, finalmente anche in Italia c’è interesse per l’Edu-Larp e anche questo potrebbe cambiare molte cose per molte persone che amano il LARP. Stiamo entrando in un nuovo secolo che si pone come radicalmente “altro” rispetto a quello a cui eravamo abituati, dal punto di vista politico, sociale, economico, ambientale… Il mondo cambia e il LARP insieme a lui.
Secondo te che direzione sta prendendo il LARP italiano? È difficile dirlo. Spero che sarà in grado di gestire questa nuova epoca in cui stiamo entrando in modo da sopravvivere e anzi prosperare. A un livello di speculazione più vicino al mio vissuto personale spero che, come per me gli anni Duemila sono stati il decennio del Flying Circus (e di tutto quello che gli girava attorno) e gli anni Dieci sono stati quelli della scoperta e della contaminazione reciproca, gli anni Venti siano gli anni dell’Edu-Larp e in generale della professionalizzazione. Anche se questo da un certo punto di vista mi preoccupa: fare Edu-Larp non è semplice come può sembrare, richiede molte competenze diverse che è difficile riunire nello stesso team e impossibile assommare nella stessa persona (io non sarei in grado di fare nulla se non ci fossero anche Hidalgo, Isabella e Matteo a colmare le mie mancanze). Già in passato, in Danimarca, a un’ondata di popolarità dell’Edu-Larpp è seguita una tremenda fase di risacca dovuta a troppi edu-larper improvvisati che hanno rischiato di distruggere tutto. Spero che questo non debba avvenire anche in Italia.
Qual è la ricetta per preparare un buon LARP? Una ricetta unica non esiste, perché le infinite tipologie di LARP sono troppo diverse tra loro. Al massimo si può parlare di pochi singoli princìpi che possono andare bene per tutti. Uno di questi è: avere ben chiaro quello che si ha intenzione di fare, prima di farlo.
Cosa non va mai fatto per – e durante – un LARP? Potrei rispondere che non bisogna limitare l’interattività dell’evento, ostacolare l’immedesimazione nei personaggi, tarpare le ali al role-playing… ma risulterebbe quasi tautologico (“le cose da non fare nel LARP sono rendere l’evento meno LARP”). E poi cosa ci impedisce di fare eventi a metà tra LARP e teatro, o tra LARP ed escursionismo, o tra LARP e softair, in cui per scelta di design vengono violate queste norme? Nulla, basta essere chiari nella comunicazione.
Cosa rende un evento scadente? Cosa lo rende invece prestigioso? Nessun evento è scadente, almeno finché non è finito e si sentono i partecipanti commentare che è scadente. E di solito, se fanno questi commenti, è perché le loro aspettative non sono state soddisfatte. Per questo la corretta gestione delle aspettative dei giocatori richiede un miracolo di comunicazione cui va data grandissima importanza in tutte le fasi del live. Questo della centralità assoluta delle aspettative nel LARP è uno dei grandi insegnamenti della scena nordica, di cui però, “stranamente”, sento parlare pochissimo in Italia.
Cosa caratterizza la tua realtà rispetto alle altre? Il Congegno di Leonardo mette in gioco seriamente le nostre competenze professionali per creare un prodotto dal design ben pensato e coerente, al tempo stesso divertente e valido dal punto di vista didattico. Credo anche siamo gli unici in Italia che stanno costruendo una realtà diffusa capillarmente sul territorio, attraverso responsabili locali che hanno il compito di proporre i nostri servizi nella loro zona e la responsabilità di organizzare poi con uno di noi quattro gli incarichi così ottenuti. Inoltre, stiamo costituendo quattro gruppi di lavoro per la scrittura degli scenari, uno per ciascun gruppo di materie, collaborando con diversi professionisti competenti sia nel LARP sia nella materia in questione. Per quanto riguarda la Larp Factory Trieste, invece, il nostro motto è “Breve durata, alta qualità, semplicità di partecipazione. Un live al mese, tutti i mesi” dove “alta qualità” significa anche portare i live da camera… fuori dalla camera! Spesso infatti adattiamo scenari pensati per essere giocati senza costumi in condizioni un po’ improvvisate (una convention ludica, una sala di lettura, casa di qualcuno), in modo da giocarli in location adatte, con scenografie e costumi che si avvicinino al livello di allestimento e preparazione di live che da camera non sono.
IL CONTESTO
Negli ultimi anni il LARP italiano è molto cambiato e continua a cambiare, costantemente. Quali sono secondo te i punti chiave di questa realtà italiana? Fin da quando ho cominciato a frequentare lo Knutepunkt e gli altri meeting di larper in Scandinavia, Francia, Germania ed Europa centro-orientale, una cosa che mi ha colpito è che molti ritengono di conoscere perfettamente le scene LARP dei loro paesi e si premurano di illustrarle agli stranieri nel corso di conferenze dedicate. In realtà questa gente semplicemente si illude. Quindi mi dispiace, ma non so quali siano i punti chiave che potrebbero contraddistinguere il LARP italiano. Potrei dire la storica litigiosità, sia intra- sia interassociativa… ma in realtà non posso farlo, perché nonostante tutto il tempo che ho passato per il LARP in altri paesi non conosco abbastanza le loro scene da poter dire che da loro non sia lo stesso.
Ti rifai ad un movimento nazionale, internazionale, o segui una via da te tracciata? Quando ho cominciato a organizzare LARP nel 2002 c’erano pochi scenari italiani per LARP da camera a disposizione: Flying Circus, alcuni scenari acquistabili o liberamente scaricabili di Chiosso e Lotronto, e pochissimo altro. Quindi mi sono messo a studiare, tradurre, adattare e mettere in scena scenari francesi e belgi. Poi nel 2006 sono incappato in alcuni scenari danesi e mi si è aperto il mondo del Nordic Larp, che inizialmente ho vissuto soprattutto per quanto riguarda le scene di LARP da camera di Finlandia e Danimarca. Da lì ho scoperto il Jeepform, l’ibrido di larp e gioco di ruolo tabletop che all’epoca dalla Svezia stava invadendo la scena danese che ruotava attorno alla storica convention di giochi di ruolo e LARP da camera Fastaval, e infine i grandi live norvegesi e svedesi che oggi la maggior parte dei larper italiani associa all’idea di Nordic Larp. Naturalmente questo non mi ha reso più scandinavo di quanto già fossi francese! Ho sempre cercato di non lasciarmi incastrare in un unico modo di concepire il LARP.
Riesci ad individuare altre tre realtà italiane con cui senti affinità per ideologie, temi, politiche e strategie adottate? Per quanto riguarda l’Edu-Larp, non mi sento in grado di individuare similitudini e differenze tra qualcuno e Il Congegno di Leonardo. Se invece parliamo della Larp Factory Trieste è innegabile che gli autori di LARP da camera del Flying Circus – defunto però da una decina di anni – abbiano plasmato larga parte del nostro modo di organizzare. Ammiro anche il lavoro che stanno facendo realtà come Terre Spezzate, con il loro tentativo di trasporre le complesse dinamiche del LARP da camera in live kolossal da centinaia di partecipanti, e stimo l’impegno di Laiv.it e dell’Italian Chamber Orchestra nel riportare in auge, con risultati sorprendentemente incoraggianti, il LARP da camera in tutta Italia.
Le piccole realtà, spina dorsale per decenni del LARP, stanno scomparendo: qual è la tua opinione in merito? In realtà non mi pare. Mi sembra anzi che stiano presentandosi sul panorama nazionale diverse piccole realtà finora confinate al loro ambito locale. Per esempio da noi a Trieste siamo tre piccole associazioni a convivere in una provincia piccola e periferica: noi, i Ruoleggi dei Caraibi e il neonato Mosaico di Roskall che propone fantasy “classico”. Forse l’impressione che spariscano le piccole realtà dipende dal fatto che molte stiano diventando di medie dimensioni?
Riesci ad individuare dei momenti storici precisi che permettano di dire “è successo qualcosa e da allora nulla è stato più come prima”? Credo che il singolo avvenimento più importante di cui sono stato testimone sia stato quando è stata giocata per la prima volta “La Fortezza dei Vinti”. In un modo o nell’altro, tutti gli organizzatori di LARP in Italia hanno dovuto confrontarsi con quello che stava succedendo in Terre Spezzate e sforzarsi di dire la loro. Certo, magari per noi del giro da camera o per le realtà abruzzesi come Chaos League o Cronosferasi trattava di novità “di scala” (molti più giocatori, molti più eventi all’anno…) invece che di sostanza, ma caspita, anche la scala è importante, eccome!
Si parla tanto di “Nordic LARP”: qual è la tua opinione in merito? Come ho già raccontato, sono stato uno dei primi in Italia a provare a importare in Italia alcune idee nordiche, a tradurre in italiano i loro scenari da camera e a metterli in scena dalle nostre parti (ma non il primo in assoluto, quelli sono stati alcuni anni prima i fratelli La Greca, soprattutto Davide… anche se credo di poter dire senza timore di sbagliare che io ci ho lavorato molto di più). Quale può essere la mia opinione in merito? Io lo chiamo il “miracolo nordico”, che fa il paio con il cosiddetto “miracolo greco” in filosofia: uno straordinario fiorire di idee innovative, spesso diverse e addirittura in fortissima opposizione tra loro, che piano piano ha contagiato sempre di più il resto del mondo del LARP. Ho l’impressione però che negli ultimi anni questo fenomeno, per vari motivi, sia entrato in crisi, e che lo stendardo dell’innovazione si sia spostato in altri paesi. Anche per questo mi fa un po’ impressione che oggi in Italia alcuni appongano il “marchio” Nordic Larp sui loro eventi, perché sarebbe un po’ come apporci il marchio “filosofia greca”: ma che vuol dire? Il “Nordic Larp” che ogni tanto appare nei discorsi di certi organizzatori italiani come la semplice appropriazione indebita di un marchio (tuttora incompreso) sta perdendo sempre più significato.
Il LARP si sta evolvendo verso forme sperimentali: talune intimiste, altre cinematografiche, alcune di denuncia sociale? Qual è la tua opinione in merito? Esistono argomenti tabù? In verità ritengo abbia cominciato a evolversi in questo senso poco dopo che ho cominciato a giocare… Ricordo un LARP da camera a episodi di Luca Fabbricotti, “Sad Reflection”, che usava come tecnica di gioco l’ipnosi (ammesso che esista, altrimenti l’illusione dell’ipnosi) e parlava di un padre che stupra e uccide il figlioletto, di stragi nazifasciste e di altri argomenti che oggi immagino susciterebbero un dibattito senza fine. Era il 2004, ma si era nel giro Flying Circus, e le nostre discussioni interne non raggiungevano il mondo più vasto del LARP italiano. Certo queste tematiche pesanti, insieme con l’intimismo, la denuncia sociale, l’infrangere i tabù (che ovviamente nel LARP non dovrebbero esistere, come in nessuna forma espressiva), sono arrivate nei live “grossi” solo di recente, ed è lodevole che ci siano arrivate: onestamente devo ammettere che fino a pochi anni fa non avevo nessuna fiducia che questo sarebbe mai avvenuto! Perciò onore al merito di chi l’ha fatto e lo sta facendo. Io continuerò a farlo nel mio piccolo, come ormai faccio da una quindicina d’anni.
I PROTAGONISTI
Chi è il vero protagonista di un evento: la storia, il personaggio o il giocatore? Ti ascoltiamo… Il protagonista dell’evento è per forza il giocatore perché è l’unico che esiste veramente. La storia comincia a esistere solo dopo l’evento, nella ricostruzione di ciò che è avvenuto che si forma nella testa del giocatore: un po’ come, quando ci succede qualcosa di buffo o interessante, l’avvenimento mentre avviene non è ancora una storia ma lo diventa nel momento in cui riordiniamo le idee e lo raccontiamo come aneddoto agli amici o come episodio in un diario. Il personaggio è anch’esso un costrutto nella mente del giocatore, ma d’altronde questo lo si può dire dei personaggi anche degli altri media, dalla letteratura al cinema: però nel LARP il rapporto tra partecipante e personaggio è molto più stretto che in qualunque altra forma espressiva, e di questo va tenuto conto nel design di un live, forse più che di qualunque altra cosa.
Come dovrebbe essere per te l’evento perfetto? Quello in cui tutto ciò che gli organizzatori avevano progettato ha funzionato, tranne le cose che non hanno funzionato ma che grazie ai giocatori sono riuscite in maniera ancora migliore. È un miracolo che talvolta avviene. Purtroppo altrettanto spesso avviene anche il contrario…
Cosa rende uno staff, un buono staff? Avere ben chiaro ciò che si sta facendo e sapersi dividere le incombenze riconoscendo le proprie specifiche competenze e incompetenze, e quelle altrui.
Cosa rende una comunità, una buona comunità? Purtroppo a volte si creano screzi personali o addirittura “bande” schierate una contro l’altra. Questa è la cosa più distruttiva in assoluto. Si può risolvere se c’è disponibilità all’ascolto, altrimenti è meglio dare un taglio netto. In certi casi, purtroppo, l’accetta è necessaria.
Cosa rende un evento, un buon evento? Come ho già detto: la chiarezza, la coerenza, la buona gestione delle aspettative.
Il gioco di ruolo è aperto a tutti ma non è per tutti: concordi? Perché? Non proprio. Tutti possono trovare un live adatto a loro: certo ci sono persone con limitazioni fisiche o di altro tipo, ma esistono anche così tante tipologie di LARP che è ben difficile immaginare una persona impossibilitata a partecipare a qualunque live! Certo, poi bisogna vedere se quel live le piacerà, e se le piacerà proprio il LARP in generale. Sicuramente però noi organizzatori di questo fortunato angolo di mondo in cui le condizioni socioeconomiche, almeno per adesso, permettono l’esistenza del LARP dobbiamo sforzarci di essere il più possibile inclusivi nei nostri eventi, e se da un lato è vero che esistono problemi difficili da superare, è anche vero che molti problemi di inclusività si possono superare semplicemente con un po’ di attenzione e di buona volontà.
Con quest’ultima considerazione ringrazio Andrea e ringrazio voi amici lettori che siete arrivati sino a qui. Se vi è piaciuta quest’intervista e volete leggerne altre cliccate su LARP: A Night With…
Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.