LARP: A Night With… Francesco Pregliasco – Terre Spezzate
Al momento in cui mi accingo a scrivere questa breve introduzione al mio ospite di oggi – il CEO di Terre Spezzate, Francesco Pregliasco– sono ancora fresco fresco di un loro evento. Ovviamente non mi esprimerò affatto su quest’ultimo poiché non è né luogo né il tema di questa rubrica. Questa serie di interviste nasce infatti con tutt’altro proposito divulgativo: far conoscere lo “stato dell’arte” del LARP in italia e contribuire al clima di “rete del gioco di ruolo” che si sta venendo a creare in questi ultimi anni; dunque, mie considerazioni in questo ambito sarebbero assolutamente fuori luogo, oltre che non volute, quindi non chiedetele!
Piuttosto, prima di iniziare con l’intervista ritengo invece utile fornirvi due spunti di riflessione su cui focalizzare la vostra attenzione nel corso della lettura: il primo è di soffermarvi sulla genesi e l’evoluzione di Terre Spezzate, poiché non è da tutti mettere in discussione quanto fatto nel corso degli anni e reinventarsi quasi da capo la propria filosofia; il secondo è di scorgere – o confutare – la presenza di un sottile filo rosso che credo di aver colto durante la mia seconda lettura dell’intervista e che fa del suo nodo principale la figura e il ruolo delle donne nel LARP italiano.
Vaneggio? Vedo fili che non esistono? E’ tutto frutto della mia immaginazione? Irrilevante, sinceramente, perché seppur questo risultasse assente la sua validità resterebbe comunque invariata.
Ma perché dico questo? Semplice, perché spesso si è portati – ed mi auguro involontariamente – a vedere la figura dell’organizzatore, dello scrittore, dello staff di rilievo come di puro appannaggio maschile, anche se cosi non è affatto. Il LARP italiano è pieno di donne capaci che sanno tessere sapientemente le fila del nostro divertimento e la prima che mi sovviene è Chiara Tirabasso, LARP designer di Terre Spezzate: donna in gamba e vulcano di idee che nulla ha da invidiare a nessuno in quanto a “portare a casa un evento”.
Personalmente mi avrebbe fatto anche enorme piacere intervistarla e sottoporvi il suo pensiero, ma nel farlo avrei generato della ridondanza con l’editoriale dell’Annuario del LARP italiano di quest’anno che porta la sua firma e – diciamocelo – non era proprio il caso di “cavalcare l’onda” del lavoro di qualcun’altro.
Però vi invito a leggerlo, poiché complementare ai propositi di LARP: A Night With… e, sopratutto, perché traccia una buona summa sullo stato del LARP in Italia: lo trovate nelle prime pagine del Larpbook 2018.
Ma ora basta, sto rischiando di diventare pesante su questo tema e non ne ho voglia: avremo modo di approfondire il punto di vista femminile del LARP italiano con alcuni appuntamenti dedicati. Torniamo quindi al mio ospite che forse – e non me ne voglia – ho fin troppo trascurato in questa introduzione. Cominciamo!
LA PERSONA
Parliamo un po’ di te, presentati: chi sei? Sono nato nel 1982 a Torino, dove tuttora vivo. Ho iniziato a giocare LARP nel 2000, con GRVItaliae Seconda Fondazione, e a organizzare poco dopo. Sono stato vicepresidente di GRVItalia fino al 2004, nel 2006 ho fondato Terre Spezzate insieme ad alcuni amici. Fino al 2013 abbiamo portato avanti una classica campagna fantasy con cadenza mensile, poi ci siamo dati all’organizzazione di eventi singoli e autoconclusivi. Da quest’anno abbiamo deciso di creare una società e provare a fare della creazione di LARP il nostro lavoro.
Qual è il tuo più bel ricordo legato al LARP? Ricordo una soddisfazione incredibile quando ho constatato l’entusiasmo e la visibile commozione di tutti i giocatori alla fine della prima edizione de “La fortezza dei vinti”, nel 2013. Era stato per noi un LARP molto sperimentale, in cui avevamo cambiato praticamente tutto rispetto alle nostre abitudini, non senza incontrare resistenze da parte di diversi giocatori affezionati. Sentire alla fine dell’evento decine di persone che lo definivano il nostro evento meglio riuscito è stato davvero appagante. Molto più recentemente, stavo facendo il PNG in un LARP per una classe di seconda media che abbiamo organizzato. Dopo essermi fatto massacrare di colpi di spada, cado al suolo sconfitto, e una ragazzina mi dice sottovoce “Certo che voi fate proprio un bel lavoro”. Mi ha commosso.
Qual è l’evento di cui vai più fiero? E quale quello di cui vai meno fiero? Tra i LARP che ho organizzato, vado particolarmente fiero di Black Friday (2014), per diversi motivi: l’ambientazione contemporanea e il genere thriller, due elementi piuttosto rari; è stato un “kolossal” senza precedenti per la scena italiana, con computer, automobili, pistole a salve e tanti altri prop utilizzabili dai giocatori; è stato creato in collaborazione tra Terre Spezzate e altre realtà, come Chaos League. Infine, quando nel 2016 lo abbiamo riproposto in inglese, è stato il primo LARP completamente internazionale giocato in Italia. Ricordo molti eventi di cui non ho motivo di andare fiero, perché negli anni, per riempire il calendario, si fanno un sacco di porcherie… eventi senza pretese e senza veri pregi. Ma è stato comunque divertente, quasi sempre.
Quale è la peggiore crisi che hai dovuto affrontare? Come l’hai risolta e superata? Nel 2004 ci furono litigi molto duri all’interno dell’organizzativo e della comunità di giocatori di GRVItalia, il che portò a un ambiente davvero sgradevole con stracci che volavano da tutte le parti. L’ho superata… andandomene insieme ad altri e mettendo su una nuova associazione per conto nostro.
Che contributo credi di aver dato al LARP Italiano in questi anni? Credo di aver fatto la mia parte coinvolgendo moltissime persone che prima non giocavano, incoraggiandone non poche a organizzare o a collaborare, e aiutando tante persone che volevano organizzare a realizzare i loro progetti. Sono contento di aver contribuito a molti LARP di Terre Spezzate che hanno cercato di “alzare l’asticella”, almeno in Italia, per scenografie o per temi.
IL PALCOSCENICO
Come è cambiato il LARP da quando hai iniziato? Direi che è migliorato molto, sotto tutti i punti di vista. Fuor di nostalgia, l’unico vero pregio dei LARP che si facevano quando eravamo giovani è che… eravamo giovani. Rispetto ad allora, oggi ci sono tanti LARP che sono progettati meglio, più interessanti o emozionanti, su un livello superiore per scenografie e location. Ci sono inoltre molte più donne a giocare e organizzare e in alcuni gruppi i due sessi sono circa al 50% ciascuno, o quasi.
Secondo te che direzione sta prendendo il LARP italiano? Generalizzare è sempre impreciso, mi pare siano piuttosto diffuse le tendenze a diversificare i generi e formati, a rendere le “regole” più eleganti e giocabili, a giocare e conoscere più facilmente associazioni diverse anziché rimanere vincolati a una, a professionalizzare un po’ gli organizzatori. Una tendenza negativa che ho percepito è l’aumento dell’età media, cioè una difficoltà a rinnovare l’ambiente con giocatrici e giocatori più giovani.
Qual è la ricetta per preparare un buon LARP? Avere fin dall’inizio un’idea chiara su che tipo di esperienza vuole dare l’evento, e avere almeno due tra talento, esperienza e molto tempo da dedicarci. Non avere paura né di osare cose nuove, né di plagiare cose vecchie. Infine, non avere paura di mettere la buona riuscita del LARP davanti alla soddisfazione dei singoli organizzatori. Certo anche quella ha il suo peso, ma troppo spesso ho visto organizzatori che creano LARP solo per divertire se stessi anziché per soddisfare i giocatori.
Cosa non va mai fatto per – e durante –un LARP? Non andare in rosso! Capita troppo spesso che organizzatori di LARP finiscano per dover pagare di tasca propria per il divertimento dei giocatori. O per incompetenza nel pianificare il bilancio preventivo, o per pauperismo e conseguente timore a proporre un prezzo “troppo alto”, o magari deliberatamente, per non saper rinunciare a inserire nel LARP una certa cosa cui tengono molto, anche se non se lo possono permettere. Questo è sbagliato, è facilmente evitabile e va evitato.
Cosa caratterizza la tua realtà rispetto alle altre? Dal punto di vista “fuori gioco”, essere una comunità molto ampia e sparsa in tante regioni italiane, che organizza LARP molto vari per temi, regole, stile, durata, costi e lo fa regolarmente (almeno un evento al mese, spesso di più). Guardando invece allo stile di gioco, facciamo eventi davvero molto vari, ma due caratteristiche che li accomunano tutti sono: avere un regolamento moderno (cioè essenziale e non mutuato dal gdr da tavolo degli anni ‘90), e l’attenzione per l’aspetto estetico e scenografico: ci teniamo molto a location, costumi e prop.
IL CONTESTO
Negli ultimi anni il LARP italiano è molto cambiato e continua a cambiare, costantemente. Quali sono secondo te i punti chiave di questa realtà Italiana? Chi dice di saper individuare con certezza i tratti distintivi del LARP in Italia rispetto a quello in altri paesi, di solito mente o si illude. Per avere un punto di vista minimamente informato sull’argomento bisognerebbe aver giocato decine e decine di LARP diversi in paesi diversi, nessuno ha questa esperienza. Non si riesce neanche a capire quanti giocatori ci siano in Italia e quanti in altri paesi… Un aspetto particolare è il fatto che in Italia non ci sia ancora una federazione di qualche genere dedicata al LARP ; è sorprendente rispetto alla quantità e varietà di associazioni e di eventi che esistono in giro per la penisola. Per questo motivo sono stato l’anno scorso tra i fondatori di Larp Italia, un progetto di incontro, coordinamento e reciproco aiuto tra realtà LARP italiane; spero che diventi sempre più un punto di riferimento nazionale.
Ti rifai ad un movimento nazionale, internazionale, o segui una via da te tracciata? In effetti perdo un sacco di tempo a leggere manifesti, articoli e riflessioni sul larp, e talvolta anche a scriverne. Non sento tuttavia di fare parte di un “movimento” specifico, anche se ci sono filosofie di gioco e di design che mi hanno ispirato o in cui mi riconosco. Cito ad esempio il “Content larp manifesto” polacco e il principio di design noto con l’acronimo tedesco DKWDDK(“Puoi fare quello che puoi rappresentare”).
Riesci ad individuare altre tre realtà italiane con cui senti affinità per ideologie, temi, politiche e strategie adottate? Arrivare a tre, e tutte italiane, non è così facile. Ho grande stima per Chaos League, sia per gli eventi che propongono, sempre curati e intensi; sia perché penso siano maestri della comunicazione e, per usare un orribile inglesismo, della “prosumership”. Mi riferisco all’impostare dinamiche e strutture che lasciano spazio ai contributi dei giocatori, col duplice effetto di ridurre il lavoro preparatorio degli organizzatori e di far sentire i partecipanti co-creatori dell’evento. Poi, pur non avendo per ora giocato con loro, mi ha fatto un’ottima impressione il gruppo Eryados, cioè gli autori di Arcaniversitas (Harry Potter) e di Stranger Town, di cui ho apprezzato la volontà di partire fin da subito in grande stile cercando di aumentare la qualità. Ma ci sono molti altri gruppi che, ciascuno a modo proprio, fanno cose pregevoli.
Le piccole realtà, spina dorsale per decenni del LARP, stanno scomparendo: qual è la tua opinione in merito? Non mi risulta. Cinque anni fa eravamo riusciti a contare un centinaio di associazioni LARP attive e dotate di un qualche spazio sul web; oggi siamo arrivati circa a 120. Se ci sono meno realtà piccole significa quindi che le realtà che c’erano sono cresciute, il che mi sembra positivo. Devo dire che non mi risulta neanche che le associazioni più piccole siano state per decenni la spina dorsale del LARP. Mi pare piuttosto che a lasciare un segno siano state soprattutto realtà che erano medio-grandi, o che lo sono diventate.
Riesci ad individuare dei momenti storici precisi che permettano di dire “è successo qualcosa e da allora nulla è stato più come prima”? L’ambiente è molto differenziato quindi fatico a rispondere in generale. Per me personalmente un punto di svolta è stato partecipare nel 2013 a Monitor Celestra, LARP svedese in ambientazione Battlestar Galactica, giocato tutto all’interno di una vera nave da guerra convertita a museo nel porto di Goteborg. Quell’esperienza mi ha aperto gli occhi su cosa fosse possibile fare con il LARP e su quanto fossero primitivi e rozzi i LARP che fino a quel momento avevo giocato o organizzato. E ci ha spinto a rivoluzionare completamente Terre Spezzate.
Si parla tanto di “Nordic LARP”: qual è la tua opinione in merito? Chi parla di Nordic Larp è in ritardo di quasi 10 anni ormai: il giro dello Knudepunkt(il convegno annuale pan-scandinavo che ha inventato e diffuso la filosofia e soprattutto il “marchio” del Nordic Larp) era sulla cresta dell’onda negli anni 2000. Da allora, i protagonisti di quell’ambiente sono inevitabilmente invecchiati e hanno perso non poco dello spirito innovativo che avevano. Ma soprattutto, e fortunatamente, il LARP si è sviluppato in tanti altri paesi e in tanti altri ambienti, anche facendo tesoro delle esperienze del Nordic Larp. In questo momento, a mio parere, il paese dove si fanno i LARP internazionali più interessanti è la Repubblica Ceca, ma non per questo mi metterei a parlare di “Mitteleuropean Larp” o di “Slavic Larp”. Non credo che la geografia o la cittadinanza siano criteri efficaci per comprendere o valutare un larp. Oggi Nordic Larp è più che altro uno strumento di marketing, è come dire “senza olio di palma”: un concetto vago e di per sé inutile ma che viene usato da chi vorrebbe porsi come avanguardia artistica di qualche genere, ma non ha davvero l’esperienza o la conoscenza per sapere che è una questione dell’altro decennio.
Il LARP si sta evolvendo verso forme sperimentali: talune intimiste, altre cinematografiche, alcune di denuncia sociale. Qual è la tua opinione in merito? Esistono argomenti Tabù? No, non esistono argomenti tabù. La grande maggioranza dei LARP sono, e continueranno a essere, eventi pensati “per divertire”, ed è una buona cosa: il divertimento è importante e il gioco è una cosa seria. Però mi fa molto piacere che, ormai da diversi anni, si siano diffusi anche LARP di altro genere. A me il fantasy piace molto ma non per questo guardo solo film fantasy, e solo un minus habens sosterrebbe che “non si può fare un film” che parla di guerra, o di malattia mentale, o di politica, o di sentimenti. Per il LARP vale esattamente lo stesso discorso. Mi stupisce e mi delude sempre constatare invece che ci sono così tante persone per le quali la paura di osare o il timore di offendere sono più forti della pulsione creativa. Insomma, siamo artisti, dovremmo comportarci come tali.
I PROTAGONISTI
Chi è il vero protagonista di un evento: la storia, il personaggio o il giocatore? Ti ascoltiamo… Il giocatore, senza dubbio. La storia e il personaggio sono strumenti utili e spesso anche belli, ma lo scopo del LARP è coinvolgere il giocatore. Qui l’analogia col cinema si rompe: dire che in un film “il vero protagonista è lo spettatore” sarebbe solo una frase da spot pubblicitario un po’ sfigato, ma nel LARP invece è proprio così.
Come dovrebbe essere per te l’evento perfetto? Per il mio gusto personale, apprezzo particolarmente: le location spettacolari o fuori dal comune; fare nel gioco cose “avventurose” e non prive di coinvolgimento fisico (esplorare, correre, combattere); i temi di rilevanza sociale, politica o storica; i costumi abbastanza curati ma soprattutto in tema con l’evento; interagire con partecipanti che giocano per la soddisfazione di costruire belle scene e di dare spazio al gioco altrui. Quindi un LARP che riunisce molti di questi elementi è, per me, il “LARP ideale”.
Cosa rende una comunità, una buona comunità? Uhm, il fatto che chi la compone trovi simpatiche le altre persone della comunità? Il fatto che la comunità abbia, o percepisca di avere, dei tratti distintivi desiderabili che contribuiscono a tenerla unita e armoniosa? Non mi sento qualificato a rispondere a questa domanda, né particolarmente interessato all’argomento: sono un organizzatore di eventi e non un sociologo.
Il gioco di ruolo è aperto a tutti ma non è per tutti: concordi? Perché? Purtroppo concordo, nel senso che il gioco di ruolo dal vivo è un’attività strettamente fisica, che si fa con il corpo, e questo rende più difficile partecipare a chi è cieco, in sedia a rotelle o comunque soffre di handicap fisici anche meno gravi. Inoltre il LARP richiede comunque del tempo libero e/o del denaro, altro elemento limitante. Non concordo invece con chi dice che il LARP “non è per tutti” in senso caratteriale; credo che tutti gli esseri umani dotati di capacità intellettive dal mediocre in su possano giocare un LARP e divertirsi. Certo non è detto che a tutti piaccia farne un hobby ricorrente, ma questo vale per qualsiasi passatempo.
Con quest’ultima considerazione ringrazio Francesco e ringrazio voi amici lettori che siete arrivati sino a qui. Se vi è piaciuta quest’intervista e volete leggerne altre cliccate su LARP: A Night With…
Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.