La prima forma di associazionismo ludico dedicato al gioco di ruolo dal vivo di cui abbia mai sentito parlare credo sia Etemenanki. Potrà certo sembrar strano a qualcuno che quando iniziai ad avvicinarmi a questo mondo, nei primi anni duemila, non abbia sentito prima parlare di altre realtà considerate – a torto o a ragione – come più “acclamate” o “affermate”: eppure è cosi! In realtà lo ritengo anche piuttosto normale: dopotutto questa è una tra le più “antiche” associazioni di genere d’Italia, forte dei suoi vent’anni di attività. Un traguardo non da poco e che non tutti possono vantare. Sono quindi piuttosto felice di avere quale ospite in questa mia serie di interviste dedicate al mondo del LARP il suo fondatore: Antonino Galimi.
Subito però a qualcuno sarà sorta una domanda: perché un nome cosi strano per una associazione italiana? Perché il nome dell’enorme ziqqurath che sovrastava in antichità la città di Babilonia? Semplice, perché questa, la Torre di Babele, incarna alla perfezione quell’idea di diversità e cosmopolità che da sempre anima il format principale di Etemenanki; è peraltro curioso notare come – a discapito della tradizione biblica – la “Torre di Babele del LARP Italiano” sia sopravvissuta alle Guerre Associative degli anni duemila, periodo in cui a farla da padrone nelle scissioni associative erano spesso incomprensione e divergenza d’opinione. Babele, appunto.
Ci si sarebbe infatti aspettato che una realtà come questa, dove è possibile portare personaggi provenienti dalle più disparate e differenti ambientazioni, fosse facile vittima delle “forze centrifughe di smembramento” figlie della ricerca di una propria identità tipiche dell’epoca. Eppure cosi non fu, tutt’altro.
Etemenanki vive ancora e – come avrete modo di scoprire più avanti dalle parole di Antonino – si fregia di aver contribuito all’illutrare in qualche modo il modus operandi italiano nel palcoscenico tedesco, attuale casa di due tra i maggiori eventi europei per numero di partecipanti: ConQuest of Mythodea e DrachenFest.
Credo però di aver corso troppo, lascio dunque la parola al mio sopite Antonino che sicuramente meglio di me saprà dirvi quale è stato il suo contributo al LARP italiano. Conosciamolo!
LA PERSONA
- Parliamo un po’ di te, presentati: chi sei?
Ciao, sono Antonino Galimi, classe 1974 e giocatore di ruolo dal 1987 da tavolo e dal 1997 dal vivo!
Ho una fumetteria a Parma dal 2000 e mando avanti la mia associazione LARP: Etemenanki il Concilio dei Cronotecari, fondata da me medesimo nel 1999 dove giochiamo da venti anni ininterrotti con un’ambientazione originale scritta sempre da me. - Qual è il tuo più bel ricordo legato al LARP?
Un ricordo personale bellissimo fu nel 2006 quando vinsi il contest dei campioni alla DrachenFest in Germania (5000 partecipanti) e quando l’anno dopo i ragazzi tedeschi del Campo dei Silver mi elessero Comandante di campo, il primo non tedesco mai eletto alla guida di una fazione che mi portò poi a guidare 2500 giocatori in un’epica campale e vincerla. Emozione pura!
- Qual è l’evento di cui vai più fiero? E quale quello di cui vai meno fiero?
Nel 2009 organizzammo un live Etemenanki da 9 giorni! Fu un evento incredibile, veramente molto immersivo con 24 ore di gioco continuo tutti i giorni. Alla fine eravamo stremati ma molto felici. Anche l’ultima 4 giorni che abbiamo svolto ad aprile è stata incredibile, basata sulla storia di Re Artù con un tocco creepy alla Etemenanki, molto emozionante.
Non ho eventi di cui vado particolarmente meno fiero, direi che in 20 anni di attività Etemenanki, abbiamo sempre avuto un buon livello sia di partecipazione che di qualità di gioco e, onestamente non ho nessun evento che possa recriminare.
- Quale è la peggiore crisi che hai dovuto affrontare? Come l’hai risolta e superata?
Capitano a volte incomprensioni negli staff e che vi siano delle scissioni, il brutto è quando ci vanno in mezzo le amicizie. Ma l’importante è rimanere sempre coerenti e onesti e i giocatori se ne accorgono ed apprezzano. Per questo manteniamo un bel livello di LARP da 120 ai 150 partecipanti e gli associati, testimoni delle nostre scelte, hanno dimostrato di supportarci.
- Che contributo credi di aver dato al LARP Italiano in questi anni?
Un buon contributo nell’innalzare il livello costumistico e di immersione di gioco. Molti gruppi sono nati dopo averci conosciuto e giocato ai nostri eventi. Molti regolamenti sono ispirati, con piacere, al nostro, e questo ci fa un enorme piacere. Credo che dal 1999 Etemenanki possa aver dato qualcosa, sia come ispirazione che come gioco. Personalmente col gruppo dei Templari, con cui andiamo ogni anno in DrachenFest, abbiamo cambiato, con immensa fatica confesso, la cattiva idea che il mondo tedesco del LARP aveva sul modo di giocare degli italiani, facendoci apprezzare per l’onestà e il modo di porci e giocare.
IL PALCOSCENICO
- Come è cambiato il LARP da quando hai iniziato?
Immensamente! Eravamo quattro gatti vestiti alla bene e meglio e con armi di materassino imbarazzanti. Regolamenti super power, ma tanta voglia di giocare insieme per divertirci. Personalmente, ora tutto è migliorato, i costumi sono più belli, la recitazione è qualitativamente più alta, regolamenti ben fatti, e nella maggior parte dei gruppi, la voglia di stare insieme e divertirsi c’è sempre!
- Secondo te che direzione sta prendendo il LARP italiano?
In passato vi erano poche associazioni e tanti giocatori in esse. Ora ci sono miriadi di associazioni con pochi giocatori. Non credo che sia sbagliato, l’importante è che si segua una via di qualità crescente. Il gioco sta divenendo più personale in antitesi col gioco corale, riducendo molti giocatori ad attendere il loro turno di gioco, invece che intervenire attivamente nella storia, è questo invece credo sia un netto passo indietro in quello che deve essere il LARP, un’esperienza corale dove si può creare la propria storia insieme agli altri.
- Qual è la ricetta per preparare un buon LARP?
Prima di tutto affiatamento e fiducia all’interno dello staff, poi una buona regia di gestione delle risorse e delle trame. Un’ambientazione accattivante e articolata con un regolamento semplice e diretto e per ultimo, ma assolutamente non ultimo, giocatori che recitano e pronti a giocare fino in fondo il proprio personaggio in ogni situazione.
- Cosa non va mai fatto per – e durante –un LARP?
Come organizzatore, mai fissarsi sulla direzione della storia. I giocatori devono essere in grado di cambiare la storia anche se va contro le tue aspettative.
- Cosa rende un evento scadente? Cosa lo rende invece prestigioso?
Un evento scadente è frutto di imprecisione e disorganizzazione, uno staff che non ha il desiderio di far giocare i propri giocatori, quanto di interpretare personaggi potenti ed invincibili. Il LARP per essere prestigioso pretende preparazione e costruzione della storia, bei costumi, doti recitative dei personaggi non giocanti, effetti speciali, inclusività per i giocatori e sacrificio da parte dello staff che deve cercare di essere al servizio del gioco.
- Cosa caratterizza la tua realtà rispetto alle altre?
Ogni realtà ha i suoi pregi ed i suoi difetti, non posso permettermi di giudicare le altre identità non conoscendole profondamente. Per Etemenanki posso dire che abbiamo una cronaca ventennale di un’ambientazione nata da tavolo nel 1987 e portata in LARP nel 1999, quindi con una profondità storica e di trame amplissima. I giocatori hanno piena libertà di azione, ed è capitato più volte che l’ambientazione cambiasse in base alle loro giocate. Costumisticamente e scenograficamente cerchiamo di dare il massimo come testimoniano i video e le foto dei nostri eventi. Vi è una vasta scelta di razze giocanti con abilità specifiche in base al trucco necessario per rappresentarle e numerosissime carriere in modo che ogni personaggio possa essere più o meno unico. Inoltre abbiamo un regolamento agile e veloce, frutto di vent’anni di testing sul campo.
IL CONTESTO
- Negli ultimi anni il LARP italiano è molto cambiato e continua a cambiare, costantemente. Quali sono secondo te i punti chiave di questa realtà Italiana?
Quello che posso vedere è un’evidente innalzamento della qualità costumistica e molti eventi one-shot senza una continuità di trama tra loro, anche se personalmente preferisco la storia che cresce nel corso dei vari eventi e la strutturazione dei personaggi sul campo e non data da background imposti dallo staff organizzativo.
- Ti rifai ad un movimento nazionale, internazionale, o segui una via da te tracciata?
Seguo dal 1999 una via da me tracciata, ispirata allo stile di gioco tedesco.
- Riesci ad individuare altre tre realtà italiane con cui senti affinità per ideologie, temi, politiche e strategie adottate?
Purtroppo a causa dell’immane lavoro per organizzare e gestire Etemenanki, non ho molti rapporti con altre identità, dato che il poco tempo effettivo deve essere diviso tra lavoro, famiglia e associazione. Rispetto ogni altra ideologia associativa poiché se funziona nel proprio territorio significa che sta compiendo scelte giuste per i propri giocatori. Infatti non è detto che in tutte le associazioni possano funzionare le stesse idee, dai per la tipologia di gioco scelta, quanto per il pubblico a cui sono dedicate tali scelte.
- Le piccole realtà, spina dorsale per decenni del LARP, stanno scomparendo: qual è la tua opinione in merito?
Non credo stiano veramente scomparendo, anzi ne vedo molte piccole muoversi, anche LARP da 10 – 15 persone. Vedo piuttosto scomparire grosse realtà storiche che vanno via via spegnendosi. Il problema è il ricambio generazionale degli staff e la volontà di sacrificio ed impegno di questi.
- Riesci ad individuare dei momenti storici precisi che permettano di dire “è successo qualcosa e da allora nulla è stato più come prima”?
Naturalmente dallo sdoganamento del fantasy a livello mondiale con l’uscita del ‘Signore degli Anelli‘, li ricordo veramente una crescita incredibile del numero di appassionati e di conseguenza di giocatori. All’improvviso da una nicchia eravamo divenuti una moda!
- Si parla tanto di “Nordic LARP”: qual è la tua opinione in merito?
Abbiamo fatto qualche evento in stile, staccato dalla cronaca e con pochi giocatori scelti. Non credo che in Italia possa essere strutturato, per ora ma non si sa mai in futuro, per grandi eventi.
- Il LARP si sta evolvendo verso forme sperimentali: talune intimiste, altre cinematografiche, alcune di denuncia sociale. Qual è la tua opinione in merito? Esistono argomenti Tabù?
Credo si debbano evitare LARP troppo vicini alla sensibilità attuale. Non tutti possono comprendere ad ora, quello che si fa in un LARP, come ci si approccia e quale insegnamento si voglia dare, se un’insegnamento reale si possa dare. Credo che il LARP debba, per ora, essere un modo per stare insieme con gli amici, emozionarsi e crescere insieme, ma che ci vorrà ancora tempo prima che possa divenire una forma reale di denuncia sociale.
I PROTAGONISTI
- Chi è il vero protagonista di un evento: la storia, il personaggio o il giocatore? Ti ascoltiamo…
Il vero protagonista per me è il gruppo di giocatori, insieme. La storia un tramite, i personaggi la scusa per interagire.
- Come dovrebbe essere per te l’evento perfetto?
Come già detto: preparato, con uno staff affiatato e giocatori pronti a mettersi in gioco.
- Cosa rende uno staff, un buono Staff?
Fiducia, affiatamento, capacità recitative, voglia di divertirsi e far divertire, la condivisione equa di ogni compito in modo che tutti partecipino attivamente alla creazione dell’evento e un buon leader
- Cosa rende una comunità, una buona comunità?
Inclusività, umiltà nei giocatori più esperti, voglia di divertirsi e condividere con gli altri la propria passione.
- Cosa rende un evento, un buon evento?
Essere presenti sempre per far giocare ogni giocatore, renderlo parte della storia. Condividere con ogni partecipante le emozioni che si vivono insieme.
- Il gioco di ruolo è aperto a tutti ma non è per tutti: concordi? Perché?
Purtroppo in questi 20 anni di attività mi trovo concorde nel dire che alcuni non dovrebbero giocare. Chiunque non riesca a dividere il gioco dalla vita reale, chi partecipa per scappare dai problemi della vita o cercare una rivalsa in gioco. Bisogna “usare” il LARP come una valvola di sfogo per stare bene con gli amici, combattere e divertirsi. Altrimenti sarà solo un problema quello che il LARP genererà nelle persone che non comprendo il fatto che sia un divertimento tra amici.
Con quest’ultima considerazione ringrazio Antonino e ringrazio voi amici lettori che siete arrivati sino a qui. Se vi è piaciuta quest’intervista e volete leggerne altre cliccate su LARP: A Night With…