LARP: A Night With… Alessandro Giovannucci – Chaos League
Per introdurre brevemente Alessandro Giovannucci – oggi mio ospite in questa serie di interviste ad alcune delle personalità che il LARP lo stanno in qualche modo forgiando in Italia – voglio utilizzare le parole di apprezzamento usate da Terry Gilliam quando gli è stato rivelato che La leggenda di Parifal, evento del 2015 di Chaos League, aveva al suo interno echi che si rifacevano a La leggenda del re pescatore da lui diretto: “Hello all the Chaos League’s players. Good luck in taking over the world, yes!” . Poche parole ma che significano molto spese in un fugace incontro in quel di Pescara, mentre si raccontava di un evento che parlava di emarginazione, solitudine e di cosa si provi a vivere senza denaro e contatti in una grande città.
Questa cosa mi ha molto colpito; da quando l’ho scoperta non ho fatto altro che pensare a quanto il LARP sia cambiato nel corso di questi anni. Una volta si andava a giocare di ruolo dal vivo più che altro con l’intento di menarsi con delle spade di gomma (sto ovviamente semplificando, bricconcelli); oggi invece, ci si approccia a questo hobby – o mondo, decidete voi – anche per vivere “direttamente” delle emozioni altrimenti impossibili, andando cosi ad esplorare concetti quali la marginalità e la moralità, mettendo alla prova le proprie convinzioni e confrontandosi con l’alterità. Ovviamente continua a menarcisi ancora con le spade di gomma eh, eppure l’attenzione per temi più sociali sembra a mio avviso aumentata.
Ecco allora che da cultore delle emozioni – e giocatore e organizzatore di eventi di lungo corso, sebbene ormai mi ritenga in pensione dal 2015 – ho ritenuto giusto fornire uno spaccato della situazione italiana del LARP, costruito per bocca dei suoi stessi artefici attraverso questa serie di interviste: LARP: A Night With…
Cosi come ho avuto infatti modo di scoprire in questa ricerca, questa indagine, molte delle cose che pensavo vere erano mie semplici convinzioni. Spero quindi che questo lavoro possa in qualche modo contribuire a far conoscere il LARP e aiuti in quel processo di coesione tra larpers che si sta venendo a generare negli ultimi anni con realtà quali Larpbook, l’annuario del gioco di ruolo dal vivo italiano (c’è dentro bella roba, sfogliatelo, l’edizione 2017 è peraltro introdotta dal nostro Daniele di Egidio ed io compaio nell’edizione 2015, nel mio ultimo evento diretto) e Larp Italia, il coordinamento organizzativo del gioco di ruolo italiano di cui Alessandro fa parte, ma non voglio anticiparvi altro.
Credo infatti di essermi dilungato abbastanza e lascio quindi spazio al mio ospite: dopotutto siete qui per lui, non me, giusto? Giusto. Iniziamo!
LA PERSONA
Allora, parliamo un po’ di te, presentati: chi sei? Ciao! Sono Alessandro, giocatore di ruolo incallito fin dalla più tenera età. Ho iniziato con libri game e gioco di ruolo da tavolo, Uno sguardo nel buio per la precisione, quando avevo 6 anni con mio fratello Andrea a fare da master. Poi crescendo (ma non troppo) ho scoperto anche il LARP (che non si chiamava ancora così). Nel 1992 sono tra i fondatori della Chaos League che si occupa di LARP e narrativa transmediale. Credo che raccontare storie, creare mondi e abitarli in prima persona sia una delle attività principali dell’essere umano. Il gioco di ruolo è strettamente collegato alla nostra esistenza: può essere uno strumento molto potente di analisi e di cambiamento del reale.
Qual è il tuo più bel ricordo legato al LARP? Posso solo rispondere, come tutti i LARPers, che ne ho davvero tanti. Più che un momento specifico mi piace ricordare come il LARP negli anni ‘90 sia stato per molti ragazzi che vivevano in provincia un modo di non rassegnarsi alla noia e al vuoto. Oggi viviamo un momento magico di grande diffusione ed è una cosa fantastica, ma è sempre bene tenere a mente la strada fatta. Non si tratta di nostalgia, ma di quella autocoscienza che ci ricorda da dove veniamo e dove possiamo andare.
Qual è l’evento di cui vai più fiero? E quale quello di cui vai meno fiero? Ahahaha, qua mi volete mettere in difficoltà! Scherzi a parte, è una domanda che sono molto felice di eludere perché mi permette di evidenziare come ogni evento abbia qualcosa di fantastico e qualcosa che non ha funzionato o poteva essere fatto meglio. Troppo spesso ci si dimentica della ricchezza e della complessità del LARP. Si tratta di progetti collettivi, frutto del lavoro di tante teste, tanti cuori e tanta passione per cui niente va solo bene o solo male. Ci si confronta con la complessità e si impara che tutti possono contribuire a qualcosa di più grande della mera somma delle parti. Imparare questa lezione secondo me è un primo passo per migliorare come organizzatori.
Quale è la peggiore crisi che hai dovuto affrontare? Come l’hai risolta e superata? Anche qui sono tanti i casi, purtroppo! Una volta ricordo che dei proprietari senza scrupoli ci tolsero la location il giorno prima dell’evento. Non dimenticherò la riunione seguente in cui metà della Chaos League teneva la testa tra le mani senza parlare, e l’altra metà cercava soluzioni improbabili. Alla fine, dopo una mezza giornata di shock profondo, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo trovato un’altra location adatta (anzi persino migliore), ma in altre date. Ricordo che chiamammo al telefono tutti i giocatori singolarmente. Capirono la situazione e si adoperarono per adattarsi alle nuove date, comunicate con un preavviso di poche ore. Ebbene alla fine TUTTI riuscirono a esserci. Fu un misto di coraggio, fortuna e soprattutto una base di giocatori affezionati e determinati. Senza una comunità forte, nessun organizzatore può farcela.
Che contributo credi di aver dato al LARP Italiano in questi anni? Cercando di proporre LARP che si discostassero dai canoni più classici. Crediamo nella differenza come ricchezza e che il LARP possa affrontare qualsiasi argomento. Ogni organizzatore deve seguire il suo istinto e mettere in gioco le proprie specificità: di certo non è una strada semplice ma ne vale davvero la pena. Abbiamo inventato storie in luoghi e ambientazioni inusuali per la scena italiana, in tempi non sospetti. Crediamo però anche nella collaborazione e in questi anni siamo stati parte di progetti che sono veri e propri esempi di come si possa andare avanti unendo le forze. Ospitiamo LARP da camera di tanti autori nel nostro Italian Larp Festival, organizziamo eventi con altre associazioni. Siamo anche tra gli animatori di Larp Italia, organizzazione che raggruppa più di 60 associazioni da tutte le regioni e che si occupa di sviluppare sinergie e collaborazioni. Quindi per rispondere in poche parole abbiamo cercato di lavorare per mostrare che originalità e collaborazione sono fondamentali.
IL PALCOSCENICO
Come è cambiato il LARP da quando hai iniziato? E’ cambiato in maniera sensibile e da molti i punti di vista. C’è più attenzione, più persone che giocano e organizzano e il livello degli eventi si è alzato. Il primo LARP della Chaos League risale al 1992, per fare un paragone con la situazione attuale basti pensare che praticamente non esisteva internet e nemmeno i social network, oggi così utili per la promozione. Gli eventi non avevano un sito e le informazioni necessarie al gioco venivano date in loco, poco prima dell’inizio. Non sono un nostalgico e, sebbene ricordi con piacere quella stagione, trovo fantastico che chi inizi oggi possa non ripetere gli stessi errori fatti in passato, attingendo a un grande patrimonio di documentazione, studi teorici e condivisione. C’è molto fermento e abbiamo tutti da imparare molto.
Secondo te che direzione sta prendendo il LARP italiano? E’ molto difficile da dire. Posso dire che trovo interessanti diverse realtà, alcune anche recenti. Compaiono nuovi team di organizzatori e si sviluppano stili, ambientazioni e meccaniche ad un buon ritmo. Una direzione secondo me fondamentale è la consapevolezza di essere autori. Gli organizzatori hanno sempre più chiaro il loro ruolo e le loro responsabilità, iniziando a “prendersi sul serio” nel senso più sano. Anche la nascita di Larp Italia e del Larpbook, ad esempio lasciano intravedere una volontà sempre maggiore di cooperare.
Qual è la ricetta per preparare un buon LARP? A mio avviso la chiave è il design. A volte si è portati a pensare che gli elementi fondamentali di un LARP siamo plot, personaggi e location. Di certo si tratta di cose molto importanti, ma è necessario il design che funga da collante. Decidere che margine di azione hanno i giocatori, definire principi di base e dinamiche di gioco, regolare i limiti: tutto questo da solidità alla struttura generale e aiuta a sviluppare il progetto.
Cosa non va mai fatto per – e durante –un LARP? Privare i giocatori della libertà di creare. Il LARP vive della partecipazione del giocatore, cosa alla quale gli organizzatori devono badare sempre. Riprendendo la domanda precedente sono convinto che questa libertà debba essere legata al design specifico dell’evento. Dire che i giocatori possono fare sempre quello che vogliono o prevedere un LARP dove invece siano eccessivamente limitati può essere ugualmente dannoso.
Cosa rende un evento scadente? Cosa lo rende invece prestigioso? La ragioni del successo o meno di un evento sono sempre difficili da valutare. Un LARP vive di tante dimensioni: scrittura, staff sul campo, location, comunicazione prima o dopo dell’evento, logistica e così via. Il mio consiglio è di seguire l’idea chiave dell’evento che si ha in mente, cercando di non prefiggersi scopi diversi dal realizzare l’evento stesso. Se il progetto è chiaro e sentito, sarà più facile affrontare il fallimento o il successo che ne deriverà.
Cosa caratterizza la tua realtà rispetto alle altre? La Chaos League intende il LARP come una esperienza profonda, il cui impatto trova eco anche al di fuori del gioco. Raccontare storie nasconde sempre un potere sovversivo, così come interpretare un ruolo ci mette di fronte ai nostri lati più inesplorati. Il LARP è un mezzo molto potente per esplorare porzioni di realtà che normalmente non visitiamo e per guardare il mondo da altri punti di vista. Intendiamo il gioco come momento di messa in crisi delle certezze, per leggere la realtà in maniera altra.
IL CONTESTO
Negli ultimi anni il LARP italiano è molto cambiato e continua a cambiare, costantemente. Quali sono secondo te i punti chiave di questa realtà Italiana? Non saprei rispondere, in parte ho risposto nella domanda sui punti di svolta.
Ti rifai ad un movimento nazionale, internazionale, o segui una via da te tracciata? Nel 2016 abbiamo pubblicato, suscitando un certo clamore, il manifesto Southern Way – New Italian Larp. E’ un condensato di più di venticinque anni di attività nel quale intendiamo stabilire un patto con i giocatori, spiegando cosa ci impegniamo a fare come autori e cosa può aspettarsi chi viene a giocare.
Riesci ad individuare altre tre realtà italiane con cui senti affinità per ideologie, temi, politiche e strategie adottate? Fortunatamente abbiamo incontrato tante realtà e con diverse abbiamo collaborato. Tutte avevano qualcosa da insegnare e sarebbe lungo elencarle. Ultimamente abbiamo realizzato progetti con enorme piacere insieme a: Cybermasters, Laiv.it, I Secondi Figli.
Le piccole realtà, spina dorsale per decenni del LARP, stanno scomparendo: qual è la tua opinione in merito? Non ne sono del tutto sicuro. Credo ci siamo ancora numerose realtà locali il cui ruolo, come dici tu, è fondamentale. I grandi eventi spesso ricevono attenzione anche sui media non dedicati al gioco, e riescono ad attirare persone che altrimenti non avrebbero conosciuto il LARP. Tuttavia le associazioni più piccole rappresentano una sorta di nervatura che percorre tutto il territorio e che svolgono un lavoro enorme e fondamentale. Una scena LARP sana non può reggersi solo su grandi eventi, ma necessita del lavoro di tutti, ognuno secondo la propria sensibilità.
Riesci ad individuare dei momenti storici precisi che permettano di dire “è successo qualcosa e da allora nulla è stato più come prima”? Di sicuro l’attenzione verso certi argomenti prima poco tratti o del tutto assenti. Nel nostro piccolo abbiamo contribuito con LARP in cui i protagonisti non fossero eroi, ma persone comuni come in “1630“, coinvolti in storie di vita quotidiana, nel quale il giocatore potesse muoversi liberamente. Altro aspetto importante è la semplificazione (in alcuni casi l’eliminazione) dei regolamenti, fenomeno che ha interessato tanto i LARP più sperimentali tanto quelli più classici. Ultima “frontiera” sono i rapporti sempre più stretti con la scena internazionale. Su questo fronte siamo molto attivi, e il nostro ultimo progetto “Sahara Expedition” si svolgerà nel deserto tunisino, e mi sento di dire che per noi è un punto di svolta non da poco
Si parla tanto di “Nordic LARP”: qual è la tua opinione in merito? Molti parlano di Nordic LARP come di un genere, ma io lo intendo più come una tradizione, un humus culturale che ha contribuito in maniera importante alla concezione di cosa sia il LARP e di quanto potente possa essere. Ogni area culturale ha sviluppato la propria idea di LARP, a volte in contrapposizione, a volte convergendo con quanto succedeva in Scandinavia. Il lavoro svolto dalla comunità dello Knutepunkt(NdR: conferenza annuale scandinava a tema) è stato fondamentale per capire che riflessione, discussione e documentazione sono processi di cui non si può fare a meno, se si vuole spostare l’asticella più su.
Il LARP si sta evolvendo verso forme sperimentali: talune intimiste, altre cinematografiche, alcune di denuncia sociale. Qual è la tua opinione in merito? Esistono argomenti Tabù? Penso che il LARP sconti il fatto di essere un linguaggio più giovane, per esempio, della letteratura o del cinema. Nessuno trova scandaloso un film sui campi di concentramento, mentre un LARP del genere riceverebbe critiche forti. Questo perché nella nostra società è radicata l’idea che il gioco sia una attività che non deve mischiarsi con le cose “serie”. Secondo me non esistono argomenti tabù. Esistono modi sbagliati. Io non provo fastidio se un LARP parla di qualcosa di scomodo, provo fastidio se lo fa in maniera poco interessante o scorretta.
I PROTAGONISTI
Chi è il vero protagonista di un evento: la storia, il personaggio o il giocatore? Ti ascoltiamo… E’ l’interazione di tutti questi elementi. Non li metterei in rapporto gerarchico, ma di sostegno reciproco: uno non esiste senza l’altro. Con alcuni autori iniziammo un discorso molto interessante intorno alla domanda: “dove siamo quando facciamo larp”?. Non siamo nel mondo reale, ma neanche del tutto in quello immaginario, non siamo noi stessi, eppure in parte lo siamo ancora. E’ questa zona indefinita ad essere il LARP, ovvero il luogo di convergenza di tutte queste forze. Se dovessi limitarmi a una parola: il protagonista del LARP è l’interazione, la relazione.
Cosa rende uno staff, un buono Staff? La condivisione del progetto. Come sa bene chi lo fa, organizzare un LARP è molto faticoso da tanti punti di vista. Nella nostra esperienza come Chaos League abbiamo visto come tutte le difficoltà si possono superare, se si crede in quello che si fa. Un’altra cosa che spesso si dimentica è l’ascolto. Un buon team deve sempre ascoltare i giocatori, prima durante e dopo gli eventi: cosa fondamentale per migliorare e creare un buon ambiente di gioco. Un buon team è affiatato, condivide la stessa visione e i valori che diamo al gioco.
Cosa rende una comunità, una buona comunità? La comunità di giocatori è fondamentale: sono importanti quanto gli autori, vista la natura intrinsecamente partecipativa del LARP. Una buona comunità sostiene il gioco e lo potenzia enormemente. Una buona comunità inoltre è inclusiva e accetta tutti rispettandone le differenze. Si tratta di una entità viva e dinamica, che è modellata dagli autori di LARP, ma che li modella a sua volta.
Il gioco di ruolo è aperto a tutti ma non è per tutti: concordi? Perché? Non concordo. Tutti abbiamo gli strumenti per poterlo fare e anzi mi spingerei ancora più in là. Tutti giocano di ruolo in continuazione, in maniera più o meno inconscia. Nel corso della giornata cambiamo ruoli e maschere in continuazione a seconda dei contesti, delle persone con cui ci rapportiamo e con l’immagine che vogliamo dare etc. etc. Il gioco di ruolo è difficilmente catalogabile proprio perché lavora su questi aspetti, che poi sono la vita stessa. Ecco quindi spiegato il paradosso di un gioco, quello di ruolo, nel quale non si vince. Piuttosto si svelano alcuni meccanismi che sono già attivi in noi e se ne esplorano di nuovi.
Con quest’ultima considerazione ringrazio Alessandro e ringrazio voi amici lettori che siete arrivati sino a qui. Se vi è piaciuta quest’intervista e volete leggerne altre cliccate su LARP: A Night With…
Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.