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Giochi di ruolo

D&D: Donne & Dadi tra femminismo e lotta dei sessi

L’argomento è decisamente un campo minato, come un dungeon con GS +3 rispetto al gruppo. Non è neanche facile esplorare del tutto il tema senza andare a scavalcare altri medium di intrattenimento, culture e strutture socio-economiche. Limitiamoci quindi a dire che, come in altri campi, anche nel mondo dei giochi di ruolo non è semplicissimo essere una donna. Chi scrive è un uomo, ma non ci vuole un sociologo per capire come stanno le cose, basta ricordarsi un attimo la storia recente della sfera degli interessi nerd e geek (parole orribili da usare nel 2018, ma in qualche modo bisognava pur sintetizzare).

Vi ricordate i manuali degli anni ’90 e precedenti? In particolare le illustrazioni dei personaggi femminili, che andavano a stuzzicare il giocatore medio dell’epoca, dove le figure erano spesso ammiccanti o dalla sessualità volutamente esposta. Le cose sono cambiate per fortuna, perché adesso il target dei giochi di ruolo è decisamente diverso da quello dell’epoca.

Il fenomeno, in realtà, comprende tutte le sfere dell’intrattenimento. Cinema, fumetti, serie tv, videogiochi, giochi da tavolo, tutti hobby che prima erano quasi esclusivamente appannaggio dei maschi sono sempre più seguiti anche dal genere femminile. Un po’ perché erano cose da nerd, precisamente da maschio nerd, le ragazze che si interessavano di giochi di ruolo venivano additate dalle loro simili come dei maschi, e un po’ perché gli argomenti e l’estetica spesso strizzavano l’occhio agli adolescenti maschi.

Lo stereotipo della combattente seminuda col bikini di maglia è qualcosa che ha accompagnato la mia generazione e molte altre. Ma anche maghe seminude pronte a lanciare potentissime palle di fuoco, e cose così. Tutto quell’immaginario fatto e voluto per colpire l’utente medio dell’epoca.

Ma le cose sono cambiate. Dopo The Big Bang Theory essere dei nerd è sexy, anche Dungeons & Dragons che finisce su Twitch e diventa un fenomeno di culto. Proprio parlando di Critical Role, una bella parte del cast della compagnia è composto proprio da signore. Insomma, se anche Penny e le altre protagoniste dello show più famoso degli ultimi dieci anni alla fine si sono convinte a giocare, molte altre dovrebbero farlo.

La community delle giocatrici infatti sta crescendo, così come quella delle donne che, in generale, incominciano ad entrare nel mondo dell’intrattenimento analogico anche dall’altra “parte dello schermo”. Solo che la crescita avviene, a volte, da una parte soltanto.

Kate Welch.

Il 2 febbraio è entrata in attività presso Wizards of the Coast, azienda proprietaria del marchio “Dungeons & Dragons”, Kate Welch. Bel faccino, carriera da youtuber alle spalle con il canale Shegeekshow ed appassionata di giochi di ruolo, con esperienze anche in termini di game design in Guild Wars 2, dove ha lavorato alla UI del gioco. È stata anche Rosie Beestinger, un Halfling Monaco nella campagna C Team di Geek & Sundry trasmessa su Twitch.

La Welch entrerà a far parte del team dei designer, con un ruolo non meglio specificato. L’annuncio è stato fatto sul web in pompa media, per così dire, perché pur non avendo un ruolo troppo in alto nella catena dirigenziale, è pur sempre la prima donna ad entrare nella “stanza dei bottoni” di Dungeons & Dragons.

Il Reddit ufficiale dell’annuncio è stato chiuso dai moderatori nel giro di qualche ora.

Perché? Beh, i soliti motivi. Serie di insulti, comportamenti altamente sgradevoli, e commenti inappropriati da parte di uomini nel 99% dei casi. Quello della misoginia è un fenomeno che con il web viene alla luce sempre più spesso, in contesti anche ben più gravi di una pur deprecabile serie di insulti all’annuncio di un nuovo ingresso nel team di design del più famoso gioco di ruolo del mondo.

Perché succede? Anche qui, le risposte non sono del tutto nuove. Certi uomini (virgolette da aggiungere a piacimento) a quanto pare non accettano che una donna si impicci delle “loro cose”. L’idea di qualcuno che progetti la classe, o magari semplicemente la grafica di un qualcosa legato al proprio giochino preferito evidentemente non è ben accetta da tutti.

Io non li capisco questi qui. Oggi i teenager hanno la possibilità di, almeno, introdurre Dungeons & Dragons (o un qualsiasi altro gioco) alle proprie compagne di classe, per motivi di varie sfere “ludiche”, senza sentirsi eccessivamente degli sfigati, magari giocandosi la carta devastante “È il gioco che fanno su The Big Bang Theory”. Io avrei pagato oro per una situazione così.

Le mie esperienze con donne al tavolo, nel corso degli anni, sono state sempre soddisfacenti. Tralasciando le fidanzate trascinate a forza al tavolo, una piaga che ogni Master dovrà affrontare almeno una volta nella sua vita, le donne sono le giocatrici che mi hanno soddisfatto di più.

Messa così suona male, ma vi assicuro che è vero. Tendenzialmente le donne che giocano di ruolo si interessano più alla storia, all’ambientazione, ai PNG, sono le prime che si calano interamente nella fiction. Poi scrivono meglio degli uomini, ed i riassunti delle giocate tenuti da loro sono leggibili una volta tanto. Quando infine imparano le regole del gioco sono inarrestabili, perché tirano fuori delle build incredibili ed iniziano a fare anche loro la gara a “chi ce l’ha più lungo” con gli altri giocatori.

Non fate l’errore di fare giocare un Paladino ad una donna, vi rovinerà la vita.

Non credo neanche che sia un problema di gioco in sé, ma pura e semplice misoginia. Chi insulta una persona come Kate Welch lo farebbe in qualsiasi contesto, e qualsiasi cosa Kate Welch sia, da una designer ad una giocatrice che chiede aiuto per capire le regole o una master in difficoltà. E questo ci porta ad un evento successo la settimana scorsa.

Nel gruppo ufficiale su Facebook di Dungeons & Dragons, in cui militano anche persone collegate o direttamente impiegate in Asmodee, viene condiviso un collegamento ad un gruppo:

Il gruppo Facebook, chiamato Sisterhood of Evil, “nasce con lo scopo di essere uno spazio sicuro in cui donne, ragazze, transgender MtoF, persone genderfluid e persone agender possano discutere in maniera aperta di giochi di ruolo”.

La “necessità” di cui sopra è stata ovviamente al centro della discussione all’interno del gruppo di D&D. Vediamo alcuni dei commenti più controversi, perché su quelli positivi c’è poco da dire:

Come potete vedere nel mio commento alla vicenda, sono combattuto. Il problema non è l’esistenza di un gruppo del genere, perché se su Facebook è possibile riunirsi per discutere del fatto che la Terra è piatta una settimana dopo il lancio del razzo di Elon Musk su Marte, non vedo perché delle donne dovrebbero riunirsi e parlare di giochi di ruolo.

Mi chiedo solo il perché. Me lo chiedo perché ovviamente sono un uomo, e non capisco come mai la necessità di una cosa del genere. Ben venga che ci sia, ma che vantaggi può portare effettivamente.

L’ho chiesto a Giulia (uno dei commenti nella galleria è il suo), mia amica da eoni, nonché fondatrice del gruppo Sisterhood of Evil.

Qualcuno se n’è accorto.

Valentino: Perché l’esigenza di aprire un gruppo aperto su FB, ma rivolto alle sole donne giocatrici? Cosa ti ha spinto a farlo (oltre alle motivazioni del “manifesto” nella descrizione del gruppo intendo)?

Giulia: Ultimamente ci sono stati diversi fatti abbastanza evidenti di gente che sembra rimasta agli anni ’50, (tipo la pagina Sesso Droga e D&D che ha cancellato un post scemo perché era pieno di battute sullo stupro e altre oscenità. Non voglio tirare fuori di nuovo sta storia ma è stato davvero triste come episodio) per cui mi sono andata a guardare un po’ quanti post ci sono fatti da donne giocatrici nei vari gruppi, ho solo scorso un po’ e non ne trovavo se non per qualcuno che magari pubblicizzava il suo blog o cose simili.

Eppure quando chiedevo in giro tantissime persone mi dicevano che avevano in gruppo delle donne e che ci sono un sacco di giocatrici nel mondo del gdr… eh ma su FB dove sono?

Nei gruppi le vedo iscritte, ma non scrivono e sinceramente vedendo il tenore spesso delle risposte lo capisco benissimo perché non lo fanno. Per cui ho pensato di fare un gruppo solo per donne e vedere quante persone avrebbero aderito, e soprattutto se avessero scritto.

Negli USA anni fa nacque il sito http://www.gamingaswomen.com/ dove donne giocatrici postavano articoli, e sapevo che aveva avuto un forte impatto nel portare fuori un sacco di donne nel mondo del gdr con opinioni e giochi. Però non ho il tempo di stare dietro a un sito e allora ho fatto un gruppo.

Sinceramente non tutte le ragazze che fanno parte del gruppo hanno avuto esperienze disagianti con giocatori maschi, ma hanno apprezzato il fatto di avere uno spazio solo per loro senza doversi sorbire battutine o peggio.

V: Quindi, secondo te, non esiste altra possibilità se non il “stiamo qui tra di noi che almeno siamo tranquille”?

G: Guarda il gruppo esiste dal 23 Gennaio e ad ora siamo 130 persone. Mi pare un numero infimo a confronto di altri gruppi gdr, ma comunque ragguardevole. Infimo perché il gruppo più specifico di D&D conta tipo 2500 persone…

Il punto è che io non ho creato un ghetto, non è un gruppo privato solo per noi dove nessuno può vedere nulla. I post sono pubblici, si può mettere “mi piace” e gli stessi post possono essere ricondivisi. Quasi tutte le donne che sono nel gruppo sono anche in uno o più gruppi di gdr, per cui non sono nemmeno introvabili.

Il punto è che si può stare tutti assieme, ma già lo si fa. Però io so benissimo che diversi post in altri gruppi non li farei mai, perché non sarei in grado di stare dietro alle idiozie, idem i moderatori che non sono sempre “corretti”.

Io mi immagino una ragazza che magari ha iniziato a giocare di ruolo da una settimana, entusiasta, va in uno di quei gruppi FB per chiacchierare, informarsi e condividere le sue giocate e si ritrova come minimo il tipo che la contatta privatamente per provarci (successo a me, quindi è vero), quello che le vuole spiegare la vita (e lo fa anche con chi gioca da 20 anni) e quello che vuole fare il simpatico e se ne esce con la battuta infelice.

Senza contare eventuali donne che ormai hanno il sessismo dentro, perché io non voglio essere considerata un uomo per essere vista come una brava giocatrice. Del tipo: “Le ragazze non sanno giocare, ma te sei brava come noi”.

Poi hey ognuna può scrivere anche altrove, non ho mica messo il bando per chi si fa sentire fuori, ma avere un gruppo piccolo e sicuro permette a persone di sapere che possono avvicinarsi senza rotture di scatole e magari creare collaborazioni.

Ci sono già diverse donne che lavorano nel mondo del gdr come giornaliste, videoblogger o altro che si stanno organizzando per creare conferenze e collaborazioni. E se sei in un gruppo di 5000 persone di cui 4000 sono maschi fai pure fatica a trovare donne in questo senso.

Oltretutto ho colto anche l’occasione di mettere le diciture su trans, genderfluid ecc… perché so benissimo che per quanto una ragazza possa capitare in un gruppo balordo ed essere discriminata, una donna trans di certo si trova in una posizione molto più scomoda.

Poi più avanti, quando il gruppo sarà solido e attivo magari lo aprirò a tutti, non lo escludo affatto. Un sacco di uomini mi hanno contattata per dirmi che apprezzavano l’iniziativa e che ce n’era bisogno.

V: Curioso, perché le ragazze “non sanno giocare”, qual è la discriminante?

G: Ah non lo so. Magari vogliono giocare cose che agli altri non interessano, oppure provare giochi che non vanno bene. So di ragazze a cui veniva detto di fare il chierico a D&D perché suvvia… non vorrai mica fare un barbaro? Poi magari la stessa persona ti dice pure quali incantesimi scegliere o cosa fare.

Alla fine secondo me sono cazzate, può succedere che una ragazza non giochi bene, ma se si trova in un ambiente dove di base già si parte col pregiudizio non è che le cose siano facili. Conosco persone a cui hanno detto frasi del tipo: giochi bene, non come la mia ragazza che non sa fare… le ragazze di solito non sanno giocare.

Secondo me la discriminate più grossa è che se sei tra maschi puoi fare il becero quanto ti pare, ma se subentra una ragazza alla fine devi moderarti. Io non credo ci sia dietro una motivazione vera, semplicemente alcuni le considerano incapaci. Senza contare che tantissimi non giocherebbero mai un personaggio donna, perché o lo considerano inferiore, o temono di finire a essere “stuprati dagli altri pg. O non so cosa… Alcuni alla sola idea hanno i brividi. Ed è finzione.

V: La versione gidierristica del “se fossi nata donna avrei scopato con tutti” che gli uomini dicono sempre?

G: Sì.

V: Cosa pensi che succederà ora, cosa ti aspetti?

G: Non molto, penso che se questo piccolo progetto darà vita a conferenze, articoli, video ecc., io sarò soddisfatta, vedere donne più attive nel settore mi farebbe piacere. A Modena Play ad esempio parteciperò a una conferenza/dibattito sull’argomento, “le donne nel mondo del gioco di ruolo” appena avrò più info. le girerò su tutti i social.

Sinceramente più fastidio genera questo piccolo gruppo più ho le prove che serve, e che bisogna parlarne; se non avesse generato nessuna reazione avrebbe voluto dire che era solo l’ennesimo gruppo su Facebook.

Sono felice, perché comunque abbiamo ricevuto molto sostegno anche dal lato maschile, per cui penso che sia un buon momento per affrontare il problema, perché là fuori ci sono persone a cui certi atteggiamenti non piacciono e vogliono migliorare l’ambiente.

This post was published on 15 Febbraio 2018 2:10

Valentino Cinefra

Valentino Cinefra scrive di videogiochi per varie testate italiane, tra cui SpazioGames, BadTaste e VideoGamer Italia. Su queste pagine si occupa di giochi di ruolo, tra report delle fiere più importanti, analisi dei prodotti del momento, ed approfondimenti più o meno eclettici che mischiano vari argomenti di cultura pop nella speranza di tirare fuori qualcosa di sensato. E pensare che, quando da piccolo gli venne chiesto di provare Dungeons & Dragons, lui rifiutò vigorosamente perché inorridito dall'idea di passare pomeriggi interi a tirare dadi e "raccontare buffonate". Non solo il gioco di ruolo è diventata sua croce e delizia, ma farebbe di turno per tornare in quell'epoca fatta di pomeriggi incredibili, tra avventure senza senso, zero rispetto per il regolamento, e tanta improvvisazione e delirio.

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