Negli ultimi anni sono saltate molte teste, per così dire, in più industrie dell’intrattenimento per colpa di accuse o reati legati a molestie sessuali. Cinema, televisione, musica, il movimento #metoo (e non solo) ha contribuito a portare alla luce comportamenti scabrosi di personalità a dir poco importanti di ognuno di questi settori: Harvey Weinstein, Kevin Spacey, R. Kelly, Dustin Hoffman, e moltissimi altri. Persone che hanno visto la propria carriera esplodere dopo una serie di accuse molto pesanti che vanno dalla molestia fino ad alcuni casi alla violenza sessuale vera e propria. Ne parliamo perché in queste settimane sta succedendo la stessa cosa anche nel mondo del gioco di ruolo, in particolare con Wizards of the Coast nei confronti di Zak Smith.
Zak Smith, conosciuto anche come Zak Sabbath, è un artista di quelli tutto genio, sregolatezza ed uscite poco felici. Un personaggio eclettico, brillante, ma da sempre raccontato come una persona spigolosa da chi ha avuto modo di collaborare con lui. La sua arte è molto particolare, perché spesso incentrata sulla sessualità al limite della pornografia, un elemento che deriva dalla sua precedente carriera nell’industria dell’intrattenimento per adulti. Smith ha prodotto molti libri d’arte, ma soprattutto ha collaborato alla creazione di moltissime produzioni della scena del gioco di ruolo indipendente. Tutto il filone di pubblicazioni dell’acclamato Lamentations of the Flame Princess ad esempio, insieme a tante altre piccole collaborazioni come consulente, ha vinto anche tre ENnie Awards per il suo lavoro con Maze of the Blue Medusa, ma nel suo palmares le collaborazioni più importanti sono senz’altro quelle con White Wolf per Vampire The Masquerade, e quella che l’ha legato a Wizards of the Coast per lo sviluppo di D&D Next, ovvero il playtest di quella che poi sarebbe diventata la quinta edizione di Dungeons & Dragons.
Nel corso degli anni Zak Smith creò anche degli show legati al gioco di ruolo. Il primo, nonché il più famoso, è Playing D&D With Porn Stars, in cui Zak gioca con colleghi ed ex-colleghi e spogliarelliste, tra cui Mandy Morbid (sua ex-moglie, nonché la prima a rendere note le accuse di cui parliamo), ma anche Satine Phoenix che i più conosceranno come una delle master del circondario degli influencer legati a Wizards of the Coast, anch’ella con una carriera da pornoattrice alle spalle. L’altro show è I Hit It With My Axe, una serie di video per The Escapist, in cui lo stesso cast di protagonisti giocava sempre a Dungeons & Dragons.
Nonostante il suo caratteraccio, e le sue idee fuori dagli schemi riguardo il gioco di ruolo fantasy che, secondo lui, nel corso degli anni è diventato troppo Disneyano, Zak Smith è stato nel gotha dei consulenti proprio di Dungeons & Dragons, come dicevamo, ed è con Wizards of the Coast che, nelle ultime settimane, sono emerse le asperità più importanti in termini lavorativi.
Come dicevamo, Zak Smith è un personaggio a dir poco spigoloso. Sono state molte le storie che l’hanno visto al centro di comportamenti ostili nei confronti dei suoi colleghi, con tanto di esternazioni infelici riguardo le minoranze o i gruppi più emarginati, ed i conseguenti ovvi (per il personaggio, si intende) attacchi ai promotori delle critiche a lui rivolte. La controversia più recente, nonché quella più importante che ha dato inizio a tutto quanto, è datata 10 febbraio 2019, poche settimane fa.
Zak Smith, genio, sregolatezza e comportamenti eccessivi
La già citata Mandy Morbid ha pubblicato un post sul suo profilo personale Facebook un racconto di anni di abusi, molestie fisiche e verbali. Ma non solo, secondo la Morbid, Smith avrebbe anche infastidito dei minori, fatto gaslightning (una forma di violenza psicologica per cui si presentano false informazioni alla vittima per manipolare la sua memoria e percezione) su di lei, e l’avrebbe anche minacciata di morte più volte. Come spesso accade in questi casi, una volta rotto l’empasse sono arrivate altre accuse da parte di altre persone nei confronti di Zak Smith, alcune dei quali arrivano a parlare di veri e propri casi di stupri.
Quello che ne esce fuori è un quadro potenzialmente (perché, fino ad ora, sono solo accuse circostanziali e non delle sentenze, è bene specificarlo) molto oscuro nei confronti del designer, che avrebbe collezionato una serie davvero generosa di comportamenti del genere. Zak Smith si è affrettato a controbattere, precisare, pubblicando aggiornamenti sul suo blog personale con tanto di intervento degli avvocati. Il passato recente è pieno di casi del genere, in cui Smith è stato al centro di discussioni sorte da suoi comportamenti discutibili, talmente tanti che c’è chi ha tenuto addirittura traccia di tutte le “guerre” che lo hanno coinvolto.
Dall’11 febbraio (data in cui Mandy Morbid ha dato il via a tutto) ad oggi è successo l’inevitabile polverone. Tra la solidarietà di colleghi ed amici, passando anche per esponenti del mondo del gioco di ruolo, e le prese di posizioni nette di alcuni di questi, in breve tempo intorno a Zak Smith si è fatta terra bruciata.
DriveThruRPG, il noto store digitale di giochi di ruolo, ha subito dichiarato che non intenderà più versare alcuna royalty sui prodotti a cui è collegato, ma che sarà l’editore a doverlo fare secondo gli accordi pregressi. In più, tutte le revenue provenienti dai prodotti attualmente in catalogo che sono collegati a Smith verranno devoluti in beneficienza presso associazioni che si occupano di assistere chi subisce violenze sessuali.
Nel frattempo, molti altri esponenti ed enti del mondo dei giochi di ruolo hanno fatto donazioni, o generalmente si sono affrettati a definirsi lontani e contrari al comportamento di Zak Smith. Il caso più eclatante è sicuramente quello degli organizzatori della GenCon, la più grande fiera del settore al mondo, che ha ufficialmente deciso di mettere al bando il designer da ogni manifestazione futura. Su Kickstarter c’è anche un gioco a sua firma, Demon City: The Ultimate Horror RPG, i cui sostenitori (che hanno donato quasi 75mila dollari) hanno iniziato a sostenere di non volere più niente a che fare con la campagna di crowdfunding.
La vera bomba in via di esplosione è quella che riguarda Zak Smith e Mike Mearls, uno dei designer più influenti del momento nella scuderia di Wizard of the Coast. In primis, Mearls è sempre stato molto attento alla scena indipendente, dove Smith spadroneggiava, e tra i designer di Dungeons & Dragons era quello più critico (in senso lavorativo, si intende) per quanto riguarda certe dinamiche di gioco che lui riteneva attempate. I due erano in contatto, e nel luglio del 2014, durate un’ennesima polemica che coinvolgeva Smith, Mearls dichiarò quanto segue (lo trovate qui in originale, vi traduciamo una sintesi):
“Non vi preoccupate, ho fatto delle ricerche e tutto quello che mi state dicendo non combacia con quanto ho letto. In pratica, continuo a sentire “Zak odia i gay e le donne” e quando chiedo delle prove, le persone chiudono sempre le loro c***o di bocche.
È stato illuminante per alcuni.”
L’ultimo tweet, invece, del prolificissimo account Twitter di Mike Mearls è datato 13 febbraio. Un silenzio questo che, guardando ai casi del mondo dello spettacolo citati poco sopra, il rapporto con Smith ed il poco elegante intervento del 2014, lascia presagire il peggio per il suo futuro lavorativo. Nel post, il designer specifica che Wizards of the Coast non ha più rapporti con Zak Smith dal 2014, quando era playtester della quinta edizione di D&D, affrettandosi a dichiarare la più completa lontananza rispetto ai comportamenti emersi riguardo la sua persona. L’azienda, invece, in data 20 febbraio ha dichiarato che rimuoverà il nome di Zak Smith da qualsiasi ristampa futura del Player’s Handbook, ed immediatamente dalla versione digitale in PDF.
Al momento, in attesa di sapere se e quando questi fatti verranno portati in tribunale, ci troviamo di fronte ad un caso in tutto e per tutto identico ai molti successi negli ultimi anni nel mondo dello spettacolo. Al di là dei giudizi di merito, è possibile dichiarare la carriera di Zak Smith nel mondo dei giochi di ruolo definitivamente conclusa, il tutto a seguito di una cascata generata da un singolo post su Facebook.