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Giochi di ruolo

Vincitore Gioco di Ruolo dell’Anno 2018 Lucca: Lovecraftesque

È appena stato annunciato il vincitore del premio Gioco di Ruolo dell’Anno 2018. La premiazione avverrà al Lucca Comics and Games come da sei anni a questa parte.

Quasi tutti davano per scontato avrebbe vinto Dungeons & Dragons 5, che pur essendo sul mercato dal 2014 è stato localizzato in italiano solo lo scorso anno.

A sorpresa, invece, il vincitore è stato l’indie Lovecraftesque, di cui il sottoscritto ha avuto il piacere di scrivere una recensione, che trovate qui.

Il vincitore del premio GdR dell’Anno 2018.

Gli altri tre finalisti erano The Sprawl, Be-Movie e Cabal.

Il comunicato

L’attuale comunicato della giuria riguardo la decisione è piuttosto striminzito e lascia la curiosità sulle motivazioni di una scelta così coraggiosa e inaspettata:

Dopo numerosi giochi dedicati ai miti di Cthulhu è difficile pensare ad un GdR capace di immergervi così profondamente negli sdrucciolevoli labirinti scaturiti dalla penna del solitario di Providence. Ebbene, Lovecraftesque è quel gioco.

Grazie a una narrazione guidata ma condivisa che alleggerisce, distribuendole, le responsabilità della conduzione della storia, saranno i giocatori a creare la loro storia d’autore in stile lovecraftiano scoprendo ogni volta nuovi orrori e forse intuendo qualche ombra dei Grandi Antichi.

Il manuale è ben strutturato e ricco di esempi e suggerimenti che permettono anche ai giocatori neofiti, e a chi non conosce i miti di Cthulhu, di cogliere lo spirito del gioco con molta facilità, e farlo proprio. Il gioco è ideato da Joshua Fox & Becky Annison prodotto da Black Armada e distribuito in Italia da Narrattiva.

Pro e contro di questo premio

La scelta ha un suo perché: da appassionato sia di D&D 5 che di Lovecraftesque, bisogna dire che il primo gioco è già più che famoso, e non gioverebbe poi così tanto dell’ulteriore pubblicità che il premio Gioco di Ruolo dell’Anno garantisce.

È vero che si tratta del gioco di ruolo più famoso e iconico. Ed è vero che in Italia e nel mondo si sta assistendo a un revival della diffusione dei GdR trainata principalmente dal ritorno del re (questa volta apprezzatissimo, a differenza del flop della 4° edizione).

Aggiungiamo che Lovecraftesque è decisamente poco convenzionale e “alieno” rispetto a ciò a cui la maggioranza dei giocatori di ruolo è abituata.

D’altro canto i miti di Cthulhu sono, fin dagli albori dei giochi di ruolo, tra i preferiti in assoluto dai giocatori. I GdR a tema lovecraftiano si sprecano – Cthulhu e i Grandi Antichi fanno la loro comparsa persino in Pathfinder, e in modo meno spudorato anche in D&D stesso.

L’edizione italiana attira l’occhio con facilità.

Lovecraftesque è stato dunque facilitato dall’avere questo appeal, e probabilmente anche dal successo di un’edizione italiana con il laser in dotazione per rivelare pericolose entità e folli scritte nascoste in ogni pagina del manuale.

Ma è anche effettivamente il primo gioco di ruolo che, nella marea di giochi lovecraftiani, spicca per essere l’unico che permette di giocare non solo e non tanto nell’universo lovecraftiano, quanto piuttosto storie con lo stesso stile dei racconti di Lovecraft.

Pur non avendo il successo commerciale di D&D né la sua longevità, dunque, si ritaglia un suo dignitoso spazio: è un regalo ai giocatori di ruolo e ai fan dell’autore di Providence – quello che molti stavano aspettando, un gioco per ricreare effettivamente i suoi racconti, e che ha dalla sua l’immediatezza e l’accessibilità.

Senza ripetersi sulle qualità di Lovecraftesque, vi invitiamo a leggere la recensione, e facciamo i nostri complimenti al Gioco di Ruolo dell’Anno!

This post was published on 10 Ottobre 2018 15:34

Alex Grisafi

Classe '93, siciliano di origini, bresciano di nascita, a Milano per studi e lavoro. Ho iniziato con i giochi di ruolo in seconda media con D&D 3.5, arrivando a giocarne una settantina (a novembre 2019), dai più noti agli indie. Ho approfondito parecchio questioni di game design dei GDR e di come i sistemi permettono di raccontare alcune storie e non altre - e intersecando il tema con un altro che mi sta a cuore, ossia della rappresentazione e inclusività di categorie marginalizzate.

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