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Giochi di ruolo

Smonta il Sistema: il Dado Escalation di 13th Age

Tra i vari giochi di ruolo basati sul cosiddetto “sistema d20”, 13th Age spicca certamente per originalità. Progettato da Jonathan Tweet e Rob Heinsoo (designer rispettivamente di D&D 3 e D&D 4), pubblicato nel 2013 da Pelgrane Press (e in Italia da Wyrd Edizioni dal 2016).

Altri elementi fiqi di 13th Age sono le icone, i background, la singolarità… sicuramente avremo modo di vederle in futuro.

Come D&D 5, mescola idee che funzionano delle vecchie edizioni a meccaniche innovative. Decidendo di mantenere elementi diversi, e di innovare in modi diversi, però, i risultati sono molto lontani. Dio solo sa quanto vorrei un gioco che unisca quello che mi piace sia di 13th Age che di D&D 5 – diventerebbe immediatamente il mio fantasy tradizionale preferito, poco ma sicuro.

Ahimé, sognare è gratis, produrre un gioco di questa scala calibrandone come si deve ogni piccolo ingranaggio no – e dunque non possiamo davvero aspettarci un gioco di ruolo con la bounded accuracy di D&D 5 e le icone di 13th Age, con la vastità di incantesimi di D&D 5 e il dado escalation di 13th Age, con… be’, avete colto l’antifona.

Probabilmente con un po’ di impegno e ingegno è possibile importare in modo soddisfacente il dado escalation anche nelle varie edizioni di D&D, Pathfinder (di cui, a proposito, è possibile testare gratuitamente la seconda edizione), e in realtà di molti giochi tradizionali. Ma di che si tratta in primo luogo?

Il dado escalation

Il dado escalation (o escalation die, nella lingua d’Albione) è una delle meccaniche fondanti di 13th Age. L’idea è semplicissima, le applicazioni infinite: al secondo round di ogni combattimento, si piazza un grosso dado a sei facce sul tavolo, sull’1. Ad ogni round successivo, il contatore aumenta di 1. I PG ottengono un bonus ai loro attacchi pari al numero mostrato dal dado.

C’è chi il dado escalation se l’è proprio creato… non sono del tutto convinto del risultato, comunque.

Se fosse solo questo, potrebbe trattarsi al massimo di un’idea vagamente carina, ma niente di davvero interessante. In ogni caso, già così ci sono alcune implicazioni particolari: dal momento che i nemici dei PG hanno le difese più alte, e che non aggiungono il bonus ai loro attacchi, all’inizio del combattimento è difficile mettere a segno dei colpi, e i protagonisti tendono a trovarsi in svantaggio, per ribaltare le sorti della battaglia più avanti.

Inoltre, questo tipo di difficoltà elimina il problema del nova strike: quello per cui tipicamente, in questo genere di giochi, si ha tutto l’interesse ad usare i propri poteri migliori subito (eventualmente annichilendo gli avversari nei primi due round). Se però questi poteri limitati hanno maggiori probabilità di fallire all’inizio, diventa più conveniente resistere qualche turno prima di tentare la sorte.

In questo modo le dinamiche delle battaglie si dirigeranno spontaneamente verso uno stile più simile a ciò che vediamo, tra le altre cose, negli shōnen (ma anche in molto fantasy): gli avversari si studiano, si scambiano colpi, si confrontano, ma conservano la loro arma segreta per il gran finale, non la sparano subito in faccia al nemico in modo anticlimatico.

Se vedessimo su schermo o leggessimo su carta di scontri col nova strike avrebbero decisamente poco mordente. Gli eroi devono sudarsela, e arrivare alla fine stanchi ma vittoriosi.

Inoltre, evita che il combattimento si protragga troppo a lungo, e porta a chiuderlo entro un numero di round ragionevole, dal momento che più passa il tempo più è probabile colpire.

Dozzine di possibili applicazioni per i PG…

Come dicevamo, se fosse solo questo certamente non meriterebbe un articolo, di per sé. Ma c’è molto di più.

  • Ci sono ad esempio gli “incantesimi ciclici”, particolare categoria di magie a disposizione dei maghi che sarebbe a uso singolo giornaliero, ma che se viene lanciata quando il dado escalation mostra un numero pari non consuma l’utilizzo.
  • Ci sono poteri e capacità che possono essere utilizzate solo quando il dado escalation ha raggiunto un certo numero, o quando è pari, o quando è dispari.
  • Il francamente esagerato tratto razziale “Grazia elfica” consente di tirare, ad ogni turno, un dado. Se il risultato è inferiore al numero del dado escalation, il PG ottiene un’azione extra. Ogni volta che la ottiene, il dado che tira a inizio turno aumenta di una taglia (d6, d8, d10, d12, d20), rendendolo sempre più improbabile.
  • Il guerriero ha una manovra che gli consente, in seguito a un particolare attacco e a un particolare risultato, di far progredire di 1 il dado escalation.
  • E si potrebbero inventare tanti altri meccanismi: ad esempio, un incantatore che possa evitare di consumare gli slot incantesimi quando la magia lanciata è dello stesso livello del numero mostrato dal dado escalation.
  • Oppure un cacciatore che “marchia” la sua preda ottenendo benefici diversi a seconda della faccia del dado, finché questa non riesce a colpirlo.

… e per i mostri

I personaggi giocanti naturalmente non sono gli unici a beneficiare del dado escalation.

  • I draghi aggiungono il valore ai loro attacchi, proprio come i PG.
  • Molti demoni ottengono un’azione extra quando il dado escalation mostra un 4 o più.
  • Alcuni animali rigenerano punti ferita quando il dado escalation è pari.
  • Se i PG non stanno facendo progressi, ad esempio non riuscendo a fare danno per un intero round, il dado escalation può arrestarsi o addirittura retrocedere.
  • Molti mostri hanno capacità che si attivano quando il dado escalation è pari, o dispari, o sopra una certa soglia, eccetera, diversificando i loro pattern di attacco.
  • E si possono progettare mostri che lo sfruttano in ogni modo: che ne dite di un nemico la cui maledizione consiste nel fatto che, poniamo quando il dado escalation è dispari, i PG debbano sottrarre anziché sommare quel valore ai propri attacchi?
  • O dell’arrivo di rinforzi, o effetti ambientali e modifiche al terreno man mano che il numero del dado escalation cambia? E questi effetti ambientali potrebbero infliggere danno pari a un tot moltiplicato per il valore del dado escalation.
Meglio cercare di chiudere un combattimento contro un demone prima del quinto round, o sarà un macello.

Dungeon dice e altri usi (specie con Fate)

Una proposta di hack per 13th Age che condivide alcune somiglianze con la Time Pool di cui abbiamo parlato in un altro articolo, è quella del dado dungeon. In breve, fare rumore, innescare trappole, combattere aumenta il valore del dado dungeon di 1. Usare un approccio furtivo e indiretto, invece, lo diminuisce di 1. Il dado dungeon comincia come un dado a 6 facce, ma ogni volta che gli avventurieri tornano in città o fuggono da uno scontro aumenta (d8, d10, d12, d20). I nemici aggiungono il valore del dado dungeon ai loro attacchi (e i draghi aggiungono sia esso che il dado escalation!)

Chiaramente una meccanica di questo tipo incentiva uno stile di gioco Old School (ed è stata pensata esplicitamente come tale).

Come molti lettori sapranno anche meglio di me, nei giochi in stile old school il confronto diretto coi nemici è sconsigliabile e spesso equivalente alla morte.

Ma giocando con queste idee e spaziando un po’, si possono realizzare tante cose. 13th lo fa anche col d20. Molti poteri e attacchi, sia dei PG che dei mostri, si innescano quando col tiro per colpire si ottiene un mancato, un risultato naturale pari, un mancato pari, un 16+, o simili – sempre diversificando gli attacchi.

L’intera classe del guerriero è costruita attorno a questa idea, con le manovre di combattimento attivabili in base ai vari risultati, da scegliere dopo aver attaccato.

E avere mostri che si comportano così rende le loro tattiche più semplici da gestire, in quanto semi-automatiche, e al tempo stesso molto diversificate – il medesimo mostro sfoggerà attacchi e comportamenti diversi di turno in turno, semplicemente “seguendo” quel che gli è possibile fare.

Alcuni nemici quando mancano aumentano le proprie difese, perché ripiegano su un approccio difensivo quando quello offensivo è andato a vuoto.

Altri possono avvelenare se il loro attacco col d20 mostra come risultato naturale un valore maggiore della Costituzione del bersaglio. Altri possono rivelare le proprie illusioni vanificandole se attaccando ottengono meno dell’Intelligenza del bersaglio.

Qualcosa di simile si può fare anche nel gioco di ruolo Fate: dal momento che quando si tirano i dadi essi sono quattro dadi Fudge (con -, Ø e + equiprobabili), è possibile inventarsi effetti di ogni tipo se si hanno a disposizione dadi di tanti colori diversi.

Si possono inventare dozzine e dozzine di effetti meccanici interessanti giocando coi colori dei dadi e sostituendo parte dei dadi da tirare con essi.

Per esempio:

  • Armi che ti sostituiscono uno dei dadi con un dado rosso, e se quello mostra un + bruciano l’avversario.
  • Amuleti protettivi che ti sostituiscono uno dei dadi quando ti difendi con un dado blu: se mostra un + conta come fossero due, ma se mostra un – l’amuleto si distrugge.
  • Nemici che avvelenano, e ogni volta che invocano un aspetto che hanno inflitto al nemico possono sostituirgli uno dei dadi con un dado verde, e quando il dado verde mostra un – colui che l’ha lanciato subisce un livello di stress.
  • Nemici che ti rallentano o pietrificano, sostituendoti un dado alla volta con dadi neri, che se mostrano + vanno considerati Ø.

Tirando le somme

Spero di aver dato qualche spunto per scoprire nuovi giochi o hackare i vostri preferiti. Volendo introdurre il dado escalation in D&D 5, si dovrebbero aumentare le difese dei mostri (magari di 1 punto per i “minion”, 2 per la maggior parte e 3 per quelli “grossi”), e progettare mostri che facciano uso del dado escalation in modi creativi, come suggerito nell’articolo.

Purtroppo implementarlo pienamente richiederebbe di riscrivere molte capacità di classe, incantesimi, talenti da sostituire a quelli esistenti, e dunque non è un porting semplice e indolore come potrebbe sembrare di primo acchito.

Buon gioco, ci si vede alla prossima puntata di Smonta il Sistema!

This post was published on 12 Agosto 2018 22:49

Alex Grisafi

Classe '93, siciliano di origini, bresciano di nascita, a Milano per studi e lavoro. Ho iniziato con i giochi di ruolo in seconda media con D&D 3.5, arrivando a giocarne una settantina (a novembre 2019), dai più noti agli indie. Ho approfondito parecchio questioni di game design dei GDR e di come i sistemi permettono di raccontare alcune storie e non altre - e intersecando il tema con un altro che mi sta a cuore, ossia della rappresentazione e inclusività di categorie marginalizzate.

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