Brian Goldner, il CEO di Hasbro, in un’intervista esclusiva alla CNBC ha riferito che uno degli obiettivi a lungo termine della società che dirige ruota attorno all’ingresso di giochi fantasy classici, come Magic: The Gathering e D&D, negli eSports e nelle competizioni internazionali.
Il fatto che D&D, i manuali e tutto il resto siano di proprietà della Hasbro non rappresenta proprio un dettaglio di secondaria importanza, per quanto riguarda il futuro di Dungeons & Dragons.
Questo passo, a quanto pare, è stato dettato dal crescente interesse del pubblico per i giochi di ruolo digitali e, più in generale, per i giochi da tavolo digitali.
L’annuncio di Guildmaster’s Guide to Ravnica, crossover tra Dungeons & Dragons e Magic: The Gathering, rappresenta soltanto uno dei punti focali della strategia di Hasbro, che segue il picco di interesse da parte dei giocatori per i giochi online immersivi. E cosa c’è di più immersivo di Dungeons & Dragons e dei giochi di ruolo in senso lato?
La notorietà di Dungeons & Dragons, probabilmente, si deve in non scarsa misura al successo di Stranger Things, in cui i temi legati al fantasy e a D&D rivestono un’importanza predominante.
La serie Netflix, ambientata negli anni Ottanta e dagli spiccati toni nostalgici, ha contribuito notevolmente a far tornare popolari i giochi di ruolo e Dungeons & Dragons, anche tra le nuove generazioni che non ne hanno vissuto la prima -o la seconda- giovinezza.
Hasbro, in seguito, ha fornito ulteriori dettagli in merito alla dichiarazione del CEO Jim Cramer: se da una parte persiste l’intenzione di traghettare D&D nell’era digitale, dall’altra il gioco di ruolo per antonomasia non è esattamente quello più adatto a essere reinventato nel sempre più seguito settore degli eSports.
I punti di forza di D&D sono nell’immersività, nel coinvolgimento emotivo e nella socializzazione, e sicuramente non risiedono -o non dovrebbero risiedere- nella competizione tra i giocatori che compongono il party.
Anche se, in quanto assidui testimoni dei poteri del 20 e dell’1, dell’Alpha e dell’Omega, sappiamo bene quanto incidano i contrasti e le tensioni tra giocatori, non soltanto nelle dinamiche del party, ma anche nel futuro delle campagne stesse.
Ricapitolando, ci sono piani per trasformare D&D in un eSport?
Al momento non possiamo affermarlo con certezza, ma dalle parole di Goldner sappiamo che non è improbabile vedere, in futuro, una suite di contenuti digitali basati su Dungeons & Dragons e Magic: The Gathering. Poi chissà.
Da una parte potrebbe essere interessante diventare dei giocatori professionisti di D&D, e vivere un 20 naturale alla volta. Dall’altra, però, va detto che il potenziale di attirare pubblico forse è inferiore rispetto ad altri giochi più gettonati, sebbene questo non valga assolutamente per i giocatori impegnati in prima persona in un’avventura.
Vediamo insieme i pro e i contro.
Anzi, prima i contro e poi i pro, perché oggi ci sentiamo Caotici – Neutrali.
Di norma gli eSports non sono il campo di battaglia ideale per giochi complessi e sconfinati come D&D che, senza alcuno sforzo, possono divorare immani quantità del nostro tempo più o meno libero.
Ma c’è un altro problema in merito all’esordio di D&D negli eSports.
Immaginate di essere uno spettatore. O, ancora meglio, invitate alla vostra sessione amici o amiche non appassionati/e di giochi di ruolo.
Quanto durerà la loro attenzione?
Quanto si annoieranno?
Dopo quanto tempo li dovrete defenestrare, insieme ai loro fastidiosi smartphone che vi rovinano l’atmosfera con le notifiche social o con gli effetti sonori di qualche giochino?
Qui di seguito trovate le risposte. Nell’ordine: poco, tanto, non molto.
E allora perché qualcuno dovrebbe seguire una sessione o addirittura una campagna di D&D su Twitch o su altre piattaforme dedicate agli eSports?
Schematizzando: senza pubblico non ci sono sponsor, e senza sponsor non ci sono soldi. Senza soldi, poi, non ci sono né le infrastrutture per gli eSports né i premi, e senza premi probabilmente scarseggerebbero i giocatori di livello competitivo.
Ma non vediamo tutto nero, anche perché abbiamo Scurovisione. Ba-dum, tss!
Dungeons & Dragons è, intrinsecamente, un gioco fondato sulla collaborazione tra giocatori, sullo spirito di squadra, sulle capacità da (e del) leader e sul perfetto utilizzo di tattiche e strategie degne di un Alessandro Magno o di un Sun Tzu.
Non sono forse questi alcuni degli aspetti fondamentali dei più seguiti giochi di squadra? Ma non è tutto. Al di là del party, ogni giocatore in un certo senso allena e prepara il proprio personaggio. O meglio: lo costruisce, lo builda.
Chi sono i min-maxer se non gli allenatori più esigenti, quelli che farebbero correre Rocky nella neve siberiana e gli farebbero sollevare pesanti carri per aumentare la Forza e la Costituzione di un punto?
La sfida in un’ipotetica competizione di D&D in stile eSports, quindi, non sarebbe soltanto una questione di tiro di dadi e di esperienza. Sia in ambito PvE, sia sul campo del PvP, conterebbero molto le build ottimizzate, la conoscenza delle classi e dell’economia dell’azione, ma anche le sinergie del party e i colpi di genio.
Proprio come in un qualunque altro sport, virtuale o meno.
Le vie per rendere interessante D&D come eSport, secondo noi, sono due.
Una passa per il classico -e forse inflazionato- torneo PvP, in cui min-maxer e power-player metterebbero gli uni contro gli altri i propri Paladini – Guerrieri – Warlock – Stregoni – Monaci, magari mezzo-giganti, orchi-per-un-quarto-e-il-resto-chissà, armati di possenti merluzzi a tre mani +18, che fanno 9 attacchi per round e castano Parola del Potere, Uccidere come reazione.
L’altro sentiero, invece, lungo e tortuoso, comprende storie accattivanti anche per il pubblico, e non solo per i giocatori, che non siano soltanto il solito -pregevole in altri contesti- dungeon crawl: la sessione, quindi, diventerebbe una sorta di narrazione orale di una trama, tessuta coralmente dai giocatori e dal DM. Uno spettacolo teatrale, se vogliamo, a cui il pubblico potrebbe assistere dagli spalti di un eSports stadium oppure comodamente da casa.
Quale strada è oggettivamente quella più interessante?
Possiamo solo speculare. Moltissimo dipende dalle modalità e dai tempi di attuazione.
Ora, i giocatori più duri & puri avranno già rollato l’Iniziativa, ma prima di entrare in Ira e caricare [sempre giusto e sacrosanto, per carità] chiariamo un punto: l’ingresso di D&D negli eSports non sarebbe poi tutta questa novità.
Innanzitutto dobbiamo ricordare che Tomb of Horrors, in origine, venne progettata da Gary Gygax proprio per i tornei competitivi: niente PvP, solo dungeon terrificanti che hanno messo in crisi ben più di un min-maxer.
In secondo luogo non possiamo dimenticare che la lega ufficiale di gioco organizzato D&D Adventurers League utilizza già il regolamento della quinta edizione.
No, non c’entra con l’altra Lega. È molto più di una campagna o di un’associazione: si tratta di una sorta di rete che permette ai giocatori di creare il proprio personaggio e di inserirsi in una sessione su qualunque tavolo abilitato. Ovunque. Convention, negozi specializzati, luoghi pubblici ed eventi organizzati ad hoc, ma anche a casa propria o addirittura online: l’Adventurers League non conosce confini, e permette a tutti di giocare senza dover per forza avere un party completo.
Fondata nel 2016 da Wizards of the Coast, la D&D Adventurers League affonda le proprie radici nei trent’anni d’esperienza della N.A.S.C.R.A.G., National Society of Crazed Gamers (1980 – 2011), e delle D&D Championship Series (1977 – 2013).
Le storyline disponibili includono Lost Mine of Phandelver, Rage of Demons, Harried in Hillsfar e il resto delle D&D Expeditions, e si differenziano tra loro per durata e livello di difficoltà. Sia che siate dei veterani, sia che invece abbiate ancora problemi a compilare la scheda [anche se una cosa non necessariamente esclude l’altra!], troverete pane per i vostri robusti denti da nano, mezz’orco o anche umano o qualcos’altro. No, per gli elfi niente. Niente.
Ve la immaginate una D&D Adventurers League con sessioni competitive e punti assegnati ai giocatori in base alla ruolata e alle quest completate, il tutto trasmesso in live streaming? Già, perché il canale Twitch di D&D esiste già, e ha oltre mille video.
Non sarebbe male. No, non sarebbe affatto male.
E voi seguireste una sessione di D&D in versione eSport?
Vi piacerebbe essere giocatori competitivi di Dungeons & Dragons?
Lasciate idee, suggerimenti, critiche e d20 truccati nei commenti qui sotto!
This post was published on 26 Luglio 2018 11:33
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