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Giochi di ruolo

Sine Requie. La Rabbia generata da un Trono del Crisantemo vuoto

Io me lo ricordo bene questo manuale: ricordo benissimo le aspettative che vi erano dietro; me le ricordo benissimo le tavole che uscirono per pubblicizzarlo; me li ricordo benissimo i sussurri che si susseguivano incessantemente sul forum che ipotizzavano questo “Giappone” di Sine Requie; io ricordo bene quando usci Trono del Crisantemo… e ne rimasi deluso.

Quindi, quando penso a questo manuale non posso che sentire dentro di me la Rabbia: Rabbia verso un prodotto che poteva essere meglio di quanto è. Quella tipica Rabbia che alberga in un Nerd frustrato da un prodotto che non considera all’altezza delle (in questo caso mie) aspettative.

Se da un lato, infatti, Trono del Crisantemo più essere considerato il prodotto più “commecialmente maturo” realizzato dalla Serpentarium – l’hype generato fu enorme, le tavole spettacolari, alcune intuizioni geniali, per non parlare delle spiegazioni del metaplot – ciò che più mi fece incazzare sono le descrizioni contenute al suo interno.

Dividerò dunque questo mio articolo in due tronconi: cosa mi ha letteralmente mandato in bestia e cosa mi è profondamente piaciuto. In mezzo vi saranno sparuti pezzi sparsi dedicati ad una personale ipotesi che vi illustrerò a breve. Cominciamo!

Cosa non mi è piaciuto:

Prima di possedere e leggere questo manuale mi documentai un pochino sul Giappone, con maggiore riferimento a quello pre-bellico. Ovviamente la mia fonte primaria e più facilmente accessibile fu Wikipedia

Interi pezzi descrittivi di Trono del Crisantemo sono recuperati da qui o da fonti da cui Wikipedia prende a piene mani (sinceramente non ho approfondito) e questa cosa mi ha fatto incazzare come una bestia perché questo o quel paragrafo sono scritti con quella tipica impostazione accademica che wikipedia impone ai suoi articoli. Comprendo il motivo per cui si è fatto, si, ma questo non vuol dire io lo condivida: pollice verso per me!

Intere descrizioni poste nelle prime pagine del manuale sono di chiara ispirazione wikipediana e questo, purtroppo, ha inficiato moltissimo sulla mia personale lettura dello stesso. Un costante senso di deja vu ha aleggiato durante la scoperta di quanto scritto e questo, in qualche modo, influenza tutt’ora il mio sentimento quando definisco Trono Del Crisantemo il peggior manuale di Sine Requie. Questa cosa più si va avanti nello sfogliare le pagine più si mitiga sino a scomparire, si, ma purtroppo segna indelebilmente la mia opinione del manuale.

Una postilla è comunque necessaria: con peggiore manuale intendo quello peggio realizzato dal duo Leo&Curte e questo non vuol dire affatto che sia una merda, tutt’altro, è affascinante sfogliarlo e scoprirne i segreti.
Semplicemente lo ritengo il peggior manuale del franchise che è, e rimane, di indubbia qualità e valore.

Se infatti in una scala da 1 a 10 do a Soviet un 9, Trono del Crisantemo merita non più di 6, comunque la sufficienza. Un po come se la professoressa scoprisse che il più bravo della classe ha copiato pezzi di traduzione ed avesse deciso di redargurillo cosi.

La seconda sensazione di “presa in giro” è invece più intima e personale: sino al momento della sua pubblicazione tutti i manuale di Sine Requie, quantomeno quelli dedicati alle ambientazioni, hanno avuto un elemento in comune: mostrare come il mondo sia andato avanti dopo il Giorno del Giudizio.

Trono del Crisantemo no, va in controtendenza e mostra piuttosto come questo sia tornato indietro e, badate bene, con indietro intendo culturalmente, tant’è che questo lembo di terra anziché evolversi e trovare soluzioni – magari come avvenuto nel Sanctum Imperium – si è chiuso in se stesso, regredendo ad uno stato feudale degno della peggior Edo-pre-Nobunaga.

E’ chiaro che questo è solamente un gusto personale e che se analizzo con sguardo razionale non posso non notare come si sia riusciti ad incarnare alla perfezione il simbolismo di un popolo e di una terra che fanno delle proprie origini, tradizione e introversia, i propri cavalli di battaglia.

Quindi ben fatto sotto questo punto di vista Leo&Curte, siete riusciti a centrare perfettamente il core di un Giappone-post-Armaggedon anche se a me come cosa non è proprio andata giù ed avrei preferito qualcos’altro, magari un oclocratico impero corporativo in fuga da Tokyo che avesse parzialmente invaso la west coast statunitense nel nome di un Nuovo Mandarinato d’Oriente (sic!).

Vedete, è che davvero non riesco a trovare alcuna spiegazione a come si sia potuto arrivare al totale sfaldamento della società giapponese e non colgo alcuna spiegazione concreta a come il governo sia potuto collassare cosi rovinosamente, ovunque e contemporaneamente, in uno stato che tutto sommato non aveva ancora la guerra cosi in casa.
Il tutto corredato da una vaga spiegazione a come questo Giappone abbia potuto continuare ad esistere e la totale assenza di qualcuno che si dichiarasse Leader Supremo e accentrare su di se tutti i poteri, elemento caratteristico di tutte le altre ambientazioni uscite sin ora, presente persino nelle Lande del Paese dei Balocchi.

A meno che non si consideri come tale l’Imperatore, inconsistente e inesistente figura perennemente e inutilmente assisa sul suo trono – elemento pedissequamente ribadito come a non voler dar adito a dubbi – o il generale Shirō Ishii, tra i peggiori figli di puttana che la storia ricordi e ancora a capo della bestiale Unità 731 ora rifugiatasi nella città di Hiroshima, la cui sopravvivenza al D-Day ed esistenza considero tra le poche cose positive di questo manuale.

E’ comunque innegabile che il duo di autori, ancora una volta, riesca a centrato il punto spiegando come questo Giappone riesca a sopravvivere forte della propria tradizione e della propria abnegazione perché convinta che l’Imperatore esista e vegli ancora sul suo popolo… e diventa cosi di secondaria importanza che a me questa cosa non convinca: sulla carta funziona e tanto basta.

Riconosco anche un altro merito a questo elemento dell’Imperatore inesistente: se si legge questo manuale avendo in mente la possibilità che coloro che abitano il Giappone in realtà siano tutti spettri e che, dunque, in qualche modo sia giustificata la loro credenza nei confronto di, si, un “Imperatore inesistente” ma comunque puro concetto materiallizzato attraverso la credenza collettiva della sua esistenza e del suo potere temporale e materiale – caratteristiche salienti e unificatrici dell’idea di Giappone, di popolo giapponese e di tradizioni giapponesi – allora si, per me tutto assume un senso e quanto contenuto e illustrato guadagna spessore, enorme spessore, avendo ora la forza di giustificare i continui e costanti rimandi alle Presenze che si infestano le 4 isole del Paese del sol levante, oltre che dare finalmente spazio a qualcosa che cosa sin ora era stato quasi ignorato se non per una sparuta occasione in U.S.A. e nelle epistole dell’Alchimista Laffi; il tutto farcito da una altissima quantità di morti “coscienti” di se e “senzienti”.

Non sarebbe dunque impensabile che anche nelle Presenze si manifesti questa qualità, no?

Con questo interrogativo direi che è giunto il momento di iniziare a parlare di cosa mi piace di questo manuale.

Rimaniamo nell’ambito delle presenze e dei viventi.
Come avrete intuito, sono un conservatore della “filosofia” del Sine ovverosia mi piace vedere come il nostro mondo si sia adattato alle nuove regole dettate dalla necessità di sopravvivere e che ora mandano avanti questo delirio.

Ecco, in questo manuale ci sono due casi in cui questo avviene: l’Unità 731 e l’equipaggio del U-Boot 234 proveniente dal IV Reich. Non credo di avere una particolare spiegazioni al perché mi piacciano, so solo che questi due elementi sono quelli che ho trovato più canonici e tradizionali a Sine Requie.

Forse sono i loro esperimenti, le loro convinzioni, le loro follie, le loro brutalità che generano pauraorrore e terrore ad avermi rassicurato durante la lettura, magari perché vettori di concretezza e materialità in un manuale fortemente orientato verso una spiritualità che poco mi ha convinto.

Rimane che con il passare del tempo mi sono sempre più convinto che in Giappone in realtà non sia sopravvissuto nessuno – quindi come in Messico – e che questa desolata landa sia popolata solo da Presenze che si auto-alimentano tra loro perché si credono vicendevolmente costruendo un circolo vizioso che genera l’idea collettiva di popolo, tradizione e stato, riuscendo però a vivere solo come ricordo intriso di questi elementi, eternamente posti a metà tra ciò che è reale e ciò che non lo è e in grado di esistere solo perché imbevuti di rigide regole comportamentali figlie di secoli di storia e quindi non in grado di evolversi, rimanendo concettualmente fermi nel tempo.

In sostanza il Giappone è vuoto e Hiroshima, la città senza erba dove ha sede l’Unità 731 è l’unico lembo di terra realmente abitato, cosi come l’equipaggio inviato da Berlino dell’U-234 non fa altro che incappare in Presenze che ne minano la stabilità mentale e l’integrità fisica.

Cosa da adito a questa mia personale teoria vi chiedete? Semplice, questi due sono gli unici elementi che in qualche modo si intrecciano con il metaplot di Sine Requie ed hanno un filo di comunicazione con il mondo esterno e pertanto realmente esistenti: l’equipaggio attraverso il loro infiltrato in grado di comunicare con la capitale del IV Reich, l’Unità 731 nel suo (vano?) tentativo di sconfiggere la Morte attraverso un ordigno battereologico di smisurato potere (avete mai pensato che potrebbero essere stati loro con la loro bomba la causa di tutto?).

Ovviamente tutto questo è un mio pensiero e non è scritto da nessuna parte che sia effettivamente cosi, ma ha l’indubbio vantaggio di indolarmi l’amara pillola di un manuale altrimenti indigesto che rimarrebbe intonso sulla mensola.

Giusto? Sbagliato? Irrilevante! il gioco di ruolo è anche questo: prendere quanto ci piace e utilizzarlo come preferiamo, ed io Trono del Crisantemo lo preferisco cosi!

Non ho la presunzione di dire come va giocato questo Giappone feudale infestato di zombie-ninja, lungi da me. Semplicemente questa è la mia personale chiave di lettura sul suo contenuto, maturata dopo aver sbollito la Rabbia di cui prima parlavo.

Cosa è il Trono di Crisantemo?
Un mondo magico, esotico, affascinante e in qualche modo unico nel mondo di Sine Requie.

Cosa non è il Trono di Crisantemo?
Un fallimento totale.

Cosa è per me Trono di Crisantemo?
Un bel gioco che ha la sfortuna di incastrarsi poco con quello che è per me Sine Requie.

Cosa è per voi Trono di Crisantemo?
Il soggetto dell’articolo che state leggendo e che, in un mondo o nell’altro, vi avrà suscitato sicuramente un pizzico di Rabbia, che siate della mia idea o di un’altra.

Tora-Tora-Tora!

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Se l’articolo ti è piaciuto ti suggerisco la lettura di questa interessante guida tematica dedicata a Sine Requie Anno XIII – seconda edizione.

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This post was published on 12 Novembre 2017 17:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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