Diario del dott. Flammini 3 Novembre 1957
Oggi io e Mario siamo partiti da Canelli, cosi si chiama il paese dove ci siamo fermati per la notte. Mi dicono che una volta era più grande e che solo ora si sta ripopolando, dopo la bonifica dei Templari.
Mario sembra avere un piano, per carità a quanto ho capito Mario sembra avere sempre un piano, è la sua frase tipica: “tranquillo, ho un piano“.
Oggi abbiamo aperto uno zaino che siamo riusciti a portare con noi durante la battaglia di ieri che in verità ha avuto la fortuna di esser stato lasciato attaccato alla sella. Dentro vi abbiamo trovato alcune cose utili come munizioni, una pistola – chissà di chi era – una bussola, una mappa e uno strano foglio con sopra la fotografia di Raimondo.
Foto, mi avevano detto che non si potevano fare queste cose ed ora scopro che Raimond… lasciamo stare, non è decisamente il caso.
Credo sia tipo una autorizzazione o un documento o almeno ne ha l’aspetto; purtroppo non conosco il latino e non so affatto dire cosa dica e anche il mio compagno di viaggio sembra non sapere che pesci pigliare. Insieme a tutto questo vi era anche una lettera sigillata: Mario non voleva aprirla, dice che può essere pericoloso ficcare il naso tra le cose dei Templari, io invece me ne sono infischiato e l’ho letta di nascosto.
Il contenuto è alquanto singolare. Lo trascrivo integralmente nella speranza che se mai un giorno possa esser privato dell’originale, qualcuno possa comunque leggerne il contenuto e spiegarmi qualcosa di più.
“28 Ottobre 1957
Caro Fratello
I tempi in cui viviamo sono nefasti ma la fede in Dio ci sostiene e ci da ogni giorno la forza di combattere per la salvezza delle nostre anime.
Ultimamente sono successe cose nuove a Ravenna ma è inutile che ti anticipi io tutto, penserà Raimondo a farti un minuzioso e dettagliato ragguaglio sull’amico.
Trattalo con la massima cura, può essere la chiave di volta per sgominare una volta per tutte la Potestas Diaboli, sembra che ne sia in qualche modo collegato.
Questa lettera, invece, serve ad informarti di altro.
Ieri mi è giunta notizia, dal nostro caro amico di Firenze, che un nuovo Adepto è stato inviato da te. So benissimo di chi si tratta e sono felice che sia stato lui ad essere scelto: è un uomo puro e giusto.
Avrei accettato io stesso l’incarico ma, purtroppo dagli avvenimenti di tre anni f,a il Gran Maestro preferisce che rimanga a Ravenna a svolgere il mio operato. Fratello Amos sarà all’altezza del suo incarico, ne sono sicuro, ma voglio comunque contribuire all’operazione.
Il Gran Maestro mi ha concesso di inviare il mio più fidato Adepto in supporto di Amos: Fratello Raimondo.
E’ un uomo buono e giusto che tiene molto questo sacro incarico. Il suo cuore è pieno di amore verso Dio e per la vita ed io, con questa missiva, lo affido a te.
Insieme a Fratello Amos, si recherà ad Avignone per incontrarsi con il Maestro Torres ed iniziare la loro importante missione.
Molto dipende dalla riuscita di questo, ma sono sicuro che con la sapiente guida del Signore avremo finalmente la vittoria sugli eserciti di Satana.
Non Nobis, Domine, Non Nobis sed Nomini tuo da Gloriam
Paolo Emilio”
Solo ora noto che il sigillo raffigurante due uomini su un cavallo che fuggono. Curiosa coincidenza, sembriamo proprio io e Mario.
Comunque, che nella lettera parlassero di me era alquanto scontato ma sono confuso dal contenuto della seconda parte. Credo che leggendone il contenuto mi sia mezzo in un bel pasticcio. Mario aveva ragione, dannazione.
Eppure questo simbolo non può essere una coincidenza, nulla qui sembra ormai più una coincidenza, quando frutto della divina provvidenza.
Mario dice che è meglio partire subito e approfittare di quanta più luce possibile per il viaggio. Le giornate stanno iniziando ad accorciarsi e non possiamo affatto permetterci di perdere tempo, dice lui.
Suggerisce di raggiungere la Rocca di Torino come programmato, raccontare quanto avvenuto e poi stare a vedere. Sinceramente, credo che a Mario non interessi gran che quale scelta prenderemo; il suo sembra più un consiglio di circostanza, uno di quelli che poi ti permettono di dire “ti lo avevo detto che dovevamo fare il contrario“.
Ormai, però, mi fido di lui e se dice che vuole accompagnarmi fino in città allora gli darò credito, sopratutto ora che mi ha svelato di essere un ricercato: dice di aver ucciso un Abate a Camaldoli. Lui sostiene che fosse morto, la chiesa dice di no. Personalmente non mi interessa, mi ha salvato e tanto basta
Forse vuole solo portarmi a Torino e riscuotere una qualche sorta di pagamento, magari una amnistia per i suoi crimini. Chissene, è ora di indossare la mia tunica e il mio mantello.
Si parte!
<-Capitolo XXI – Capitolo XXIII->
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This post was published on 27 Ottobre 2017 19:00
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