Diario del dott. Flammini 26 Ottobre 1957
Cosa fareste voi se vi rendeste conto che tutto quello che avete intorno altro non è che frutto della vostra immaginazione?
Cosa fareste voi se scopriste che tutto quello che vi è stato insegnato è falso?
Cosa fareste voi se tutto quanto in cui credevate venisse stato spazzato via?
Cosa fareste voi se vi dicessero tutto quello che hanno detto a me?
Il mio nome e Marco Flammini e sono un medico generico di Roma.
Il 4 Ottobre del 1957 mi stavo recando a Vienna per un incontro con altri medici per discutere sull’utilizzo di alcuni nuovi medicinali sperimentali ed il mio aereo è precipitato nelle campagne di Ravenna.
Sono stato un partigiano che ha militato nella Brigata Majella ed ha visto cadere il fascismo e la Monarchia italiana in favore della Repubblica.
Sono un fervente sostenitore del ideale Comunista e, non lo nego, simpatizzo per l’URSS.
Ho vissuto con gioia lo sbarco in Normandia e la capitolazione del III Reich.
Ho visto risorgere il mondo dalle sue ceneri quell’agosto del 1945.
Ma tutto ciò, qui, non è mai avvenuto.
Stamane Raimondo è venuto per condurmi nuovamente al cospetto del Gran Maestro. Stava scrivendo quando sono entrato, mi ha osservato, ha posato la sua penna di piuma, ha incrociato le mani e mi ha solamente invitato a sedermi: voleva parlare.
Mi ha ascoltato tutto il tempo; gli ho raccontato qualunque cosa, chi ero, dei motivi del mio viaggio, di cosa era successo dopo di quanto avvenuto a Ravenna il giorno prima, ma lui era interessato solo a scoprire da arrivassi.
All’inizio non capivo e cercai di essere il più preciso possibile, volevo ingraziarmelo…. Mi chiese di parlare del mondo da cui provenivo, dal MIO mondo: qualcuno infine mi credeva.
Ero esterrefatto ma non volevo contraddire quello che mi parse comunque un ordine. Avevo già preso abbastanza botte i giorni prima giorni e non avevo voglia di far adirare quelli che erano miei salvatori, e cosi acconsentii.
Parlai della mia gioventù, del mio, purtroppo, passato nel partito fascista, degli orrori della guerra, del tradimento dei vertici italiani, della resistenza, della presa di Asiago, della costituente, dell’immediato dopoguerra, della creazione dello Stato di Israele e di tutto quanto mi venisse in mente.
Lui si limitò ad ascoltarmi, stupito. Sembrava come rapito; ad ogni mia parola lui era sempre più… Perplesso. Continuai finché avevo fiato in gola poi, quando non ebbi più nulla da dire, si sedette e solo allora notai che era quasi buio. Per tutto il tempo raccontai e raccontai e quando non ebbi più nulla da dire iniziò lui. Un racconto fatto di orrore e follia…
“Era il 6 Giugno del 1944 quando le forze alleate sbarcarono sulle coste della Normandia, così ebbe inizio il Giorno del Giudizio”: queste furono le sue prime parole. Pensavo mi prendesse in giro ma continuai ad ascoltarlo, anche forse solo per cortesia.
Mi parlò della morte del Re, della sapiente guida di Pio XIII nei primi giorni del neo fondato Sancum Imperium, della Battaglia del Tagliamento – il giorno della rivalsa –
e della nascita del IV Reich.
Ma tra tutto la cosa che più mi sconcertò fu quando parlò di loro, di coloro che non hanno riposo: dei Morti.
Ora ti domando lettore: cosa faresti tu se tutti intorno a te ti considerassero pazzo, visionario, conta-balle, quando invece dai per certo che ciò in cui credi sia la verità?
Spero tu abbia una risposta perché io non ne ho, so solo che il mio incubo personale è appena iniziato.
Quello che ho vissuto sin ora non è stato che il preludio di un incubo.
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