#10 7th Sea – I Terrori del Settimo Mare – Parte 1
Le mie Ragguardevoli Sessioni è una nuova rubrica a cura di Admin T, fondatore della nota pagina Sesso Droga e D&D , ospiteremo un loro articolo ogni mercoledì.
Indice :
#1 – Botte Eretiche e Fagioli Spaziali
#2 – Come tutto ebbe inizio
#3 – Battute squallide sugli elfi
#4 – La Verga Ingestibile
#5 – Barbari e Guardie Nere
#6 – Full Immersion Nerd
#7 – Natale nell’Imperium – pt 1
#8 – Natale nell’Imperium – pt 2
#9 – Natale nell’Imperium – pt 3
Milano, anno Domini 2017.
Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti È ASSOLUTAMENTE VOLUTO, perché tutti devono sapere quanto è bello e importante il GDR organizzato.
Eravamo da qualche parte tra il Piemonte e la Lombardia, quando cominciò la discesa nel Ruolo.
Non so per quale motivo eravamo finiti su di un treno, di lusso per giunta: era la prima volta che prendevo Italo e non ero abituato a stare in mezzo a tanta gente per bene.
Due miei fedelissimi sodali del party di Dark Heresy si erano imbarcati in questa nuova avventura con me per raggiungere l’evento di 7th Sea* in stile “Epic”, che capirete presto cosa significa.
Ed eravamo lì nella carrozza a sbraitare di critici potentissimi ed attacchi poderosi, mentre alla piccola nobiltà (non nel senso di hobbit) intorno a noi cadevano i monocoli e i cilindri per l’indignazione.
Io indossavo già il mio tricorno e minacciavo di requisire (termine nautico) il mezzo per calarmi nella parte.
Affianco a noi una simpaticissima signora, per nulla intimorita dai nostri modi da villici, ascoltando i nostri discorsi mangia la foglia.
“Ma state parlando di giochi di ruolo? Anche io alle superiori giocavo a Dungeons & Dragons… I professori mi odiavano per questo!” domanda e sentenzia la nostra vicina di posto.
“Odiavano anche noi!” rispondiamo in coro, aggiungendo: “Ma non abbiamo mai smesso e ci guardi ora!”.
Forse non ha capito esattamente se il nostro era un rimpianto o un punto d’orgoglio, ma non sapeva che stavamo per passare una delle giornate più divertenti della nostra vita.
Arrivati a Milano abbiamo fatto un pranzo frugale nel peggior bar che abbiamo potuto trovare, per bilanciare l’oretta di viaggio nel treno da nobili, e ci siamo immediatamente diretti al birrificio dove si teneva l’evento.
Mi son subito fiondato a cambiarmi insieme allo staff di NeedGames (epici organizzatori dell’evento) a finire di vestirmi completamente da pirata, esattamente come potete vedere dalla foto sotto.
Nel frattempo i miei fedeli compagni tenevano alto l’onore del nostro party terrorizzando giocatori e passanti con urla belluine e discorsi terrificanti sull’Imperium.
Mi sono poi unito anche io nel far capire a tutti di che pasta siam fatti noi di Pine-ruolo*, urlando “Ebbene sì, sono tornati i pirati!” a tutti i passanti che guardavano male quelli in costume.
Una volta tutti sotto, la bolgia era pittoresca e sublime: la metà dei giocatori vestiti da pirati con costumi pressoché professionali, alcune delle giocatrici piratesse temibili ed altre affascinanti locandiere, musica a tema, birra che già volava in aria e tanta, tanta allegria. Uno dei master, travestito da cieco con due spessi occhiali neri, chiedeva alla gente a che tavolo fossero, tutti gli mostravano il bigliettino col numero e lui rispondeva: “Ma non lo vedi che sono cieco!?”
Cominciamo dunque la sessione: siamo tutti marinai all’interno di una taverna a bere, ovvero metagame all’ennesima potenza.
All’improvviso entra una bellissima donna barbuta, con un pazzo che urla che è apparsa un’isola.
La donna, scortata anche da un colosso da guardia, ci spiega che è un’isola magica che appare di rado e che ospita un popolo misteriosissimo: i Sidhe*.
Se noi avessimo navigato alla volta di questa isola e salvato il tesoro più prezioso dei suoi abitanti, avremmo potuto tenere tutto l’oro dell’isola. Su cosa fosse questo tesoro non poteva sbottonarsi (purtroppo) ulteriormente, ma una cosa era chiara: non era l’oro e l’oro potevamo tenercelo.
Chiaramente ci siamo fiondati tutti, urlando, alle navi e abbiamo preso il largo senza farcelo dire due volte.
Peccato che sulla rotta ci fossero i pirati, quelli veri.
Non so nemmeno io come abbiamo fatto ad avere la meglio.
Ogni nave della nostra flotta era abbordata da almeno un’altra nave pirata e, mentre il nostro capitano in realtà gestiva perfettamente la situazione, io facevo gran confusione.
“Cazza la randa! Ammaina il ficosecco! Mollare il pappagallo!” urlavo impazzito per la nave, mentre passavo a fil di spada i nemici. Il nostro cannoniere intanto aveva avuto la meglio sulla nave avversaria, che si stava inabissando, e sul nostro ponte la vedetta aveva catturato e legato un pirata.
Io mi getto d’istinto verso il prigioniero e gli punto la spada alla gola per interrogarlo, ma la vedetta fa lo stesso con me e il cannoniere “esce” il ferro. Siamo in uno stallo.
Per fortuna la vedetta voleva solo che non minacciassi di morte il prigioniero, così ho mollato la spada e coperto di pugni e calci il pirata per scoprire chi li avesse mandati. Dopo mezz’ora di botte ho potuto annunciare con sicurezza a tutti i tavoli che non li mandava nessuno: semplicemente erano pirati.
Arriviamo quindi sull’isola e un popolo molto simile a quello della Polinesia ci accoglie e, dopo un rituale di iniziazione con sabbia e acqua, ci lascia entrare da un portone fatto completamente d’oro massiccio.
Subito gli equipaggi si sparpagliano per i vari villaggi, al centro di ognuno dei quali c’è una gigantesca statua rappresentante un idolo del mare. Noi corriamo verso il villaggio dello squalo. Purtroppo questo insediamento si erge in cima ad un’alta scogliera, raggiungibile solo attraverso un ponte sospeso, pattugliato da indigeni che sembrano ostili.
Io provo ad offrire loro la mia fiasca di rhum, ma uno dei guardiani la rovescia con un calcio, sprecando tutto il preziosissimo alcolico. È un momento di disperazione e cordoglio, ma ci lasciano passare.
Era una trappola: a metà del ponte sia gli indigeni alle nostre spalle che quelli dal villaggio cominciano a tagliare le corde.
Tutti cominciano a sparare alla volta dei maledetti sabotatori di ponti dalla parte del villaggio, compreso il sottoscritto, con una mano legata al ponte per restare appesi nel momento in cui quelli alle nostre spalle avessero finito di tagliare le corde. Il cannoniere però decide di strafare: spara con due pistole e mi intima di salvarlo in extremis il turno successivo.
È il mio master di Dark Heresy e sta sventolando la scheda del mio personaggio, minacciando di strapparla.
Allora afferro la sua mano al volo, mentre il ponte si stacca alle nostre spalle e oscilla per andare a sfracellarsi verso la scogliera davanti a noi.
Come siamo sopravvissuti a questo pericolo e a molti altri, lo scoprirete la prossima settimana nel secondo episodio di questa fantastica sessione a cui hanno partecipato sessanta persone tutte insieme!
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*7th Sea: bellissimo gioco di cappa e spada con uno svolgimento “cinematografico” dell’azione, che sta spopolando tra i giocatori di ruolo.
*Pine-ruolo: ovvero Pinerolo, ormai riconosciuta come patria del GDR a livello nazionale (?).
*Sidhe: popolo immaginario di 7th Sea, in qualche modo simile ai Maori.
Un articolo a cura di Admin T per – Sesso Droga e D&D