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Vampiri: la Masquerade. Le due facce della moneta Salubri

Il simbolo del Clan

I Salubri: mi ero ripromesso di terminare questa serie di recensioni con la scrittura di un pezzo riguardante tutti i 13 grandi Clan. Il problema è che non posso lasciare a metà un lavoro, perché i Grandi Clan si sono 13 ma non sono certo quelli giunti nelle Ultime Notti.

Come molti di voi sapranno, due si sono sostituiti ad essi nel corso dei Secoli Bui. I Giovanni hanno spazzato via i Cappadociani nella notte del 4 aprile 1444, ma prima di loro altri vampiri, più preparati, più motivati, più pericolosi, hanno perpetrato il grande crimine del genocidio. Sto parlando dei Tremere e della loro brutale, metodica, implacabile, caccia ai membri del Clan Salubri.

Sono questi peculiari vampiri che escono fuori dal normale schema dei succhiasangue. Se, infatti, nella stragrande maggioranza dei casi un Cainita altri non è che una bestia rivestita di pelle umana ammantata di buone intenzioni, questi sono davvero ciò che cercano di sembrare: santoni guaritori e sacri guerrieri.

La prima volta che scoprii l’esistenza di questi Cainiti ne rimasi colpito. Ho già raccontato quale fu il mio primo incontro con il mondo di Vampiri: la Masquerade, ciò che non specificai allora è che acquistammo anche un altro manuale insieme al verdone: il Compendio del Narratore.

E’ questo un manuale al cui interno sono presenti tre linee di sangue poco prolifere che popolano il Mondo di Tenebra e grazie a questo scoprii l’esistenza dei nobili Salubri e della loro triste storia. E me ne innamorai.

Non mi dilungherò molto sul loro Antidiluviano: come scopriamo leggendo i numerosi moduli di avventura, Saulot era tutt’altro che una brava persona. Era il grande Principe di Machiavelli che orchestra in migliaia di anni di Jyhad un unico atto: sostituirsi a Caino come nuovo “campione” del sesto ciclo di esistenza della ruota del mondo. I dettagli li trovate nel IV capitolo delle Cronache della Transilvania, se vi interessano.

Ciò di cui, invece, voglio parlare è della sua stirpe, o meglio delle sue stirpi. Qualcuno, molti in realtà, dice due altri invece conoscono la verità e parlano di tre; qualcuno vi aggiunge anche una scellerata quarta nata, i Baali, se non addirittura una quinta se si considerano anche i Tremere. Noi però ci fermeremo ad analizzare quelli che portano almeno il nome di Salubri.

La prima stirpe e la più famosa è che li vuole come dei santi guaritori, lenitori di ogni male, in profonda contemplazione, sempre intenti al raggiungimento della Golconda: il mistico stato che permette la trascendenza e il superamento della condizione vampirica.

Questi peculiari cainiti sono davvero ciò che affermano. Sono realmente “buoni” (per quanto possa essere buona una creatura che si nutre di sangue), e davvero i loro gesti sono animati da nobili intenzioni.

Ma se tutti sapevano che costoro erano davvero dei placidi e miti cainiti, amati e rispettati da tutti, come hanno fatto i Tremere a massacrarli tranquillamente senza che nessuno si alzasse a difenderli? Semplice, la causa della loro estinzione è stata l’esistenza di una seconda stirpe, una controparte armata e invasata dedita all’eradicazione di un antico male rappresentato dal maligno.

Due facce della stessa medaglia dunque, due modi differenti di affrontare il Male, quello con la M maiuscola. Quello che vive nell’Averno, nell’Inferno, nell’Esterno, insomma quella cosa malvagia che permea e corrompe ogni cosa.
Magari i Licantropi la chiamano Wyrm, magari i Cristiani la chiamano Satana. Ciò è irrilevante. Ciò che ci interessa sapere è che è quel qualcosa che genera tutto ciò che è cattivo e sbagliato e che può essere sconfitto solo con una profonda abnegazione alla causa divenendo un faro di rettitudine, oppure con l’eradicazione forzata in ogni anfratto dove esso si è rintanato.

Dunque da qui i Guaritori e i Guerrieri: due facce di quella stessa medaglia dedita a salvare il mondo da se stesso.
Ma se questi ultimi erano dei santi combattenti perché si è iniziato a vederli come un pericolo? Semplice: sangue chiama sangue e a galloni e quando si è convinti di essere dalla parte del giusto perché investiti da un diritto divino, può capitare di non distinguere più i buoni dai cattivi. Quanto successe a Carcassonne durante la Crociata degli Albigesi rende bene l’idea: “uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi!

Ecco, i santi guerrieri erano diventati questo e per i Tremere fu, quindi, facile convincere l’opinione pubblica che costoro erano ormai un pericolo, figurati se in grado di rubarti l’anima con i loro poteri.

Il Clan venne completamente spazzato via e il suo Antidiluviano divorato da Tremere, che ne acquisì cosi il potere del sangue e il diritto di affermare i suoi confratelli quale Clan al pari dei restanti.

I Salubri scomparvero e in poco tempo tutti li dimenticarono.
Solo alcuni di questi sopravvissero e la storia di Genevieve, “La Suora“, è la storia di molti Salubri che in quegli anni cercarono rifugio ovunque potessero, costantemente braccati dagli Stregoni.

Il racconto che possiamo leggere nelle prime pagine del “Libro del Clan: Salubri” dal titolo “Racconto di Natale” ambientata all’interno del maniero di Lord Benedick, giovane vampiro che ospita la Salubri in qualità di tutrice del suo giovane figlio Hugh, racconta bene questa situazione.

Le prime battute sono scritte in modo da immergere alla perfezione il lettore nella tragedia che si sta per consumare: la servitù è tutta riunita nella sala grande per cantare, dopotutto il Natale è sempre il Natale, e Lord Benedick sta cercando la sua ospite. Deve comunicargli al più presto che è giunta una lettera dai suoi consanguinei.

La Suora“, impaziente di sapere, si reca nell’ufficio privato del suo protettore ma prima che vi possa arrivare e scoprire il contenuto della missiva incontra il piccolo Hugh a cui si è molto affezionata.

La scena è emozionante e trasmette tutto quello che tale Clan incarnava. Amore, sentimento, passione. E’ palese che “La Suora” tiene davvero a quel piccolo marmocchio di 6 anni e che il suo sentimento di sincero affetto è ricambiato.
Un rapporto di Amore che va oltre quello di semplici amanti: è infatti questo un rapporto di Amore incondizionato che solo un anima pia come un Salubri può manifestare.
La cosa più vicina alla Pienezza cristiana del messaggio Divino.

Affascinante come questi Cainiti fossero, sono e saranno la salvezza del Mondo di Tenebra, non trovate? E questo è evidente Dio lo sappia, cosi come lo sa lo stesso Saulot… e da qui il suo piano per scalzare Caino dal suo Trono; ma questo non ci interessa e quindi torniamo a “La Suora” e al suo incedere verso lo studio del suo signore.

L’ambito messaggio è stato letto ma purtroppo non contiene nulla di nuovo ed anzi, la costernazione di non scoprire nulla di nuovo, è un pugno allo stomaco per il lettore conscio che quelle righe sono sempre uguali per tutti i Salubri rimasti in vita. Solo classici avvisi e consigli dalla penna di un membro di un Clan che sta venendo decimato notte dopo notte… e a quanto pare è giunto ora il turno de “La Suora” di ingrossare le fila dei santi cadaveri.
I suggerimenti letti sembrano quasi far presagire qualcosa ed è qui che scatta la scintilla dell’intuizione. Qualcosa sta per avvenire, ora, in quel maniero: i Tremere stanno armando la trappola e questa coinvolge Lord Benedick e la sua famiglia.

Presto, via, fuggiamo! Forse si riuscirà ancora a scappare da quel luogo che sta per divenire una tomba. La porta è li dopotutto e con ancora pochi passi da compiere “La Suora” si potrà salva. Il portone principale è ormai prossimo, è oltre quelle scale ma, come in ogni storia, eccolo li, l’acerrimo nemico incarnato in abiti neri e argento che si palesa con una sorpresa: ha al suo fianco il piccolo Hugh.

Il ricatto morale è la loro arma più forte. I Tremere lo sanno, conoscono i punti deboli dei Salubri e li sfruttano meglio che possono e in questo caso il punto debole de “La Suora” è il piccolo mortale che ora è stretto fra le braccia di colui che la bracca da tempo. Fare leva sull’Amore per raggiungere uno scopo. Decisamente ben meritato il soprannome di Usurpatori.

Qualcosa però avviene: Lord Benedick palesa le sue guardie nascoste e pone sotto scacco la situazione. Archi e balestre, tese verso tutti, costringono il Tremere a lasciare il suo ostaggio che ora corre fra le braccia della piangente Salubri. Il piccolo Hugh è confuso. “La Suora” sa che è la sua unica possibilità di salvezza ed ora è lei a far pressione sull’Amore di un padre verso il figlio.

Di qui il ricatto: Hugh verrà con lei per assicurarsi che Lord Benedick tenga in scacco il Tremere quanto basta per assicurarsi la fuga e la salvezza, poi potrà tornare a casa sano e salvo. Il padre fa la sua scelta, l’unica possibile, forte della fiducia riposta in uno degli ultimi membri di quel nobile Clan che “La Suora” incarna con la sua sola esistenza. Ma con tale atto si consuma il dramma di un Clan che scende a compromessi e baratta la sua integrità, la sua anima, per salvarsi la vita.
E il dramma, signori, è tutto qui!

E cosi inizia la lenta discesa verso la corruzione che trasformerà L’Unicorno in un semplice cainita.

La Suora” riuscirà a scappare e di lei non sapremo più nulla. Magari diverrà una dei pochi sopravvissuti di quel nobile Clan che faceva dell’unicorno il suo simbolo o forse semplicemente morirà. Non lo sappiamo.
Ciò che sappiamo è in cosa si evolverà il Clan nel corso dei secoli: una linea di sangue che si limiterà ad istruire i suoi pochi infanti al raggiungimento della Golconda. 

Pochi e soli, i Salubri nelle notti moderne si limiteranno ad un semplice rapporto Sire-Infante, in un eterno ciclo di Diablerie atto a garantire il mantenimento di una generazione soddisfacente a proteggerli e supportarli.

E poi ci sono loro… I guerrieri.
Nati dalle fiamme del Sabbat, questi Salubri allargano le file di una Setta in perenne guerra. A questi non interessa la loro sacra crociata. Loro sono li solo perché i Tremere sono dall’altra parte, nella Camarilla.
Costoro meritato il soprannome di Furie, perché questo è quanto sono diventate: furie in battaglia buone solo a portare morte e distruzione ovunque si trovino, forti dei loro poteri ancestrali e animati da un fervore utile solo a vendicare la loro stirpe perita sotto i fuochi degli Usurpatori rei di avergli rubato il sangue e averli gettati nella polvere.

Questo è il Clan Salubri oggi: un gruppo di reietti che nulla ha più a che spartire con quegli eroi pii e cortesi che erano una volta. Ora sono solo l’ombra di una antica moneta consunta, i cui lati sbiaditi ed erosi dal tempo sono incomprensibili ad un lettore esterno, ma che mantiene ancora il suo intrinseco valore.

E poi ci sono loro: la terza stirpe, gli osservatori. Coloro che per tutto questo tempo sono rimasti ai margini della storia, che non si sono immischiati e che forse potevano fare qualcosa per aiutare i loro fratelli in pericolo ma che non hanno fatto nulla. La loro missione non lo prevedeva, cosi come il piano del loro Signore che non li ha mai coinvolti in nulla: da qui la loro totale inutilità.

Che sia questo il motivo per cui Saulot ha abbandonato il progetto Salubri ed ha avviato quello Tremere? Essersi reso conto di aver sbagliato perché la leva per scalzare il Primo Vampiro risiedeva in altro? Oppure, ha solo lanciato la sua moneta in aria e nemmeno si è degnato di vedere quale faccia uscisse, tanto era occupato in altro?

O ancora peggio, la moneta sta ancora girando e costui non ha ancora preso una posizione riguardo la sorte dei suoi innumerevoli figli, perché incurante di ciò che lo circonda e forte solo della sua condizione di Quasi Essere Eterno?

Rimane il fatto che quella moneta ancora oggi ruota e che per molti altri non è che il simbolo di una eterna Jyhad: imperturbabile motore dell’esistenza della stirpe di Cainio.

Come si legge nelle monete statunitensi: E pluribus, unum!

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This post was published on 10 Settembre 2017 17:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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