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Giochi di ruolo

Vampiri: la Masquerade. La Rete della solitudine Malkavian

Il logo del Clan

Malkavian: uno dei sei pilastri della Camarilla in cui è possibile trovare alcuni dei Cainiti più affascinanti del mondo di Vampiri: la Masquerade. Per anni mi sono chiesto come mai questo Clan sia uno dei più gettonati dal gentil sesso, cosi come per anni mi sono chiesto perché molti lo giochino quali semplici schizzati qualunque.

Per carità, parliamoci chiaro: i membri di questa famiglia sono pazzi, completamente, ed è quindi giusto che sia popolato da individui in qualche modo schizzati, solo che molto spesso mi imbatto nella banalità quando interagisco con loro.

Sia chiaro, non come quella analizzata nel mio articolo sui Brujah: quella era una banalità da “so cosa sto facendo, io!“, questa più una da “non so cosa sto facendo, quindi…” e a dirla tutta io stesso sono vittima di questa seconda, e dandomi forza mi son sempre risposto: “giocare un pazzo è cosa molto difficile, fosse anche solo perché pazzo non sono“.

Esatto, i Malkavian sono pazzi, ma non di quelli che girano con pantofole a foggia di coniglietto che, armati di rasoio, sgozzano vergini nelle notti di plenilunio. No! Sono di quei pazzi che diresti imperscrutabili, assorti nei loro pensieri, figli dei loro farneticamenti, che quando ti fermi ad ascoltarli ti rendi conto che quei pensieri una logica ce l’hanno; certo una loro logica, non una nostra logica, di quella che ti fa domandare “chissà quale è la chiave di lettura di tutto quello che sto ascoltando.” Già!

Fortunatamente a fornirci una delle possibili chiavi di lettura di tutto questo ci pensa il racconto posto a inizio de “Il Libro dei Clan: Malkavian” dal titolo “Una rapida procedura“. Più che la storia di un Abbraccio, questa volta ci si presenta davanti la storia di una analisi scientifica, e non poteva essere altrimenti dati gli attori in campo.

Protagonista è “La DottoressaNancy Reage, assistente del famoso dott. Douglas Netchurch, e le pagine che ci troviamo a leggere sono considerazioni, scientifiche e non, sul suo abbraccio, sapientemente infarcite di elementi sentimentali artificiali indotti da quel Legame di Sangue che la lega da tempo al suo superiore, “Il Dottore” appunto.

Nella prima parte del racconto ci viene mostrato come il Sangue Vampirico abbia completamente alterato le emozioni provate da “La Dottoressa“: il tempo e la costante assunzione di Vitae hanno polverizzato l’Amore che nutriva per il suo compagno, Lee, sostituendolo con una reverenza artificiale e totale per “Il Dottore.
Quanto è Dottor Who questa cosa!

Il momento in cui questa descrive come la loro relazione sia terminata con il loro primo onesto litigio è toccante e quel “onesto“, pronunciato come se “La Dottoressa” volesse sottolineare come quello sia stato il momento più vero del loro rapporto, è straziante.

Ha ormai perso il controllo sulle sue emozioni e non può fare a meno di agire cosi.

E’ il sangue dentro di lei a parlare, non più il suo cuore. Non può farci nulla. E’ una vittima e non sa di esserlo, anzi, è assolutamente certa di ciò che prova tanto da porre fine all’Amore della sua vita perché convinta che tale non sia.

Riflettete: amate una persona. Progettate cose con questa.
Inventate. Fantasticate. Pianificate un futuro insieme.
Poi, di punto in bianco, un elemento alieno come il Legame di Sangue spazza via tutto.
Non siete più padroni di voi stessi.
Non siete più VOI stessi.
Siete solo Bambole di Sangue non più in grado di intendere e di volere, succubi di una creatura che, nel migliore dei casi, vi ama ma che non godrà mai di un rapporto genuino.
Nel peggiore dei casi, invece, siete vittime di creature come “Il Dottore” per cui non siete nulla più che un esperimento.
Che ribrezzo!

A dirla tutta, leggendo il racconto non scopriremo mai se è questo il motivo che ha spinto “Il Dottore” a trasformare “La Dottoressa” o se vi è dell’altro; personalmente dubito che una mente scientifica e analitica come quella possa dedicare tempo e spazio all’Amore.

Si: molto più probabile che sia tutto un esperimento atto a calcolare quanto tempo serva alla Vitae a spezzare un reale legame affettivo.

Si! Questa è la mia verità e non necessito di altro e andiamo avanti che forse è meglio.

La narrazione è diviso in due parti e nella prima, “La Dottoressa” ci racconta come sia finita su quel tavolo di ambulatorio dove sta per essere sottoposta all’esperimento che la renderà un Vampiro. Tra tutti gli elementi descrittivi che ci vengono forniti, quello che spicca di più è la descrizione delle abitudini maniacali de “Il Dottore“.

Come già accennato, non tutti i Malkavian sono dei pazzi scatenati come Jack nell’Overlook Hotel: tale stato di cose è la conseguenza di uno “Scherzo” operato nel Medioevo da alcuni Anziani atto a garantire al Clan il danno/beneficio di veder mitigata la propria pazzia, garantendo cosi la sopravvivenza e l’ingresso nella Camarilla.

Si può quindi affermare che i Malkavian nati nella Camarilla siano afflitti solo da follie di tipo lieve, di quelle che socialmente potrebbero essere accettate e di cui “Il Dottore” è un fulgido esempio.

La sua pazzia, infatti, consiste solo nella necessità di avere tutto costantemente sotto controllo e in perfetto ordine: una cosa, appunto, socialmente accettabile.

Come vedete non sembra nulla di che, più una fissazione che una pazzia, non trovate?
Eppure quell’onomatopeico Clack Clack in cui ci imbattiamo costantemente nella lettura descrive magistralmente il disturbo di cui è vittima “Il Dottore“.

Clack Clack: è tutto come deve essere.
Clack: qualcosa non va.
Clack Clack Clack Clack: si può procedere.

Una singola parola come Clack ci ha fornito la chiave di lettura di cui parlavamo poc’anzi e ci permette di passare velocemente alla seconda parte del racconto, avendo smarcato la nostra domanda iniziale… Sempre se ve la ricordiate!

Qui succede qualcosa di strano, qualcosa di nuovo, qualcosa di mai capitato negli altri Clanbook: si cerca di dare risposta a uno dei grandi quesiti che orbitano intorno a un Clan: cosa sia la Rete Malkavian.

Rinfresco la memoria a chi non lo sapesse: tutti i Malkavian, siano essi della Camarilla, del Sabbat o Indipendenti, sono collegati a livello psichico e condividono sensazioni, esperienze, informazioni etc. a livelli più o meno profondi.

Il motivo del perché questa esista non è chiaro e i motivi possono essere riassunto in:

A) è lo strumento che l’Antidiluviano Malkav ha escogitato per trascendere la sua natura vampirica;
B) è l’eredità creata dall’Antidiluviano Malkav per garantire la sopravvivenza alla sua discendenza;
C) entrambe;

E “La Dottoressa“? Che c’entra? Oh, se c’entra.
Lei ha visto qualcosa nel momento in cui è morta.

In quel limbo nero, freddo, vuoto come un grande letto matrimoniale ma senza bordi in cui si è ritrovata quando il sangue nel suo corpo è finito, ha percepito la presenza di qualcosa, di molti, ma sopra ogni altra cosa la presenza di qualcuno che le è entro dentro, che l’ha lacerata, divenendo un tutt’uno con lei.

Un posto affollato, racconta, dove sente pressione su di lei come se provenisse da tante altre “presenze” e sulle quali una risalta: una oscura ombra a forma di fiamma.

Questo è quanto sperimenta prima di risvegliarsi quale non morta, ma non è tutto…

Dopo i convenevoli con il suo amato dottore che la lascia sola nella stanza ambulatoria, scompriamo che “La Dottoressa” non si sente triste come ci si poteva aspettare da una persona che ha un Legame di Sangue con colui che se ne è appena andato. No, al contrario. Lei sta bene perché non si sente affatto sola in quella stanza.

Ci sono tutti… E su tutti, vi è lui: “Il Dottore“.
Per sempre uniti. Per sempre insieme: indivisibili.

Cos’è la Rete Malkavian? Semplice: una legione, anzi, LA legione.

Il mezzo per non far mai sentire solo un membro del Clan, perché il vero nemico di una bestia assetata di sangue che si nutre di vivi e che ha bisogno di ricorrere alla propria Vitae per sperimentare l’Amore altri non è che la Solitudine.

Finché uno di noi vivrà, noi saremo Legione!

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This post was published on 20 Agosto 2017 17:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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