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Giochi di ruolo

Vampiri: la Masquerade. Ravnos figli del Mors tua vita mea!

Il simbolo del Clan

I Ravnos, un Clan che probabilmente quando è stato ideato dalla White Wolf come pezzo di Vampiri: la Masquerade, non si avevano le idee chiare.
Nato come accozzaglia di gitani, zingari, ladri e truffatori, con il passare del tempo questa famiglia di Vampiri sembra guadagnare un minimo di dignità nel momento in cui si scopre che in realtà quelli veri, di Ravnos, sono quelli in India.

Insomma, la WW ci dice chiaro e tondo che quelli che abbiamo visto sino a ieri non sono davvero dei Ravnos ma solo dei paria. Qualcosa di molto simile agli Assamiti. Problema: con gli Assamiti ci si è riusciti, con questi per niente.

E dunque Rabbia, perché è questa l’emozione che mi suscitano. Rabbia perché è stata una occasione sprecata.

Comprendo perfettamente che su 13 sbagliarne uno non è poi cosi male, ma la sensazione che questi non siano altro che una macchietta alla “The Snatch (cercate e vedete il film se non lo avete fatto) è alta e devono averla provata anche gli autori se ad un certo punto si decide di distruggerli tutti.

Eh si, cari amici lettori, se ancora non lo sapevate questo Clan viene completamente distrutto per propria mano durante la Settimana degli incubi, l’evento precursore della Gehenna.

Praticamente succede questo: L’Antidiluviano dei Ravnos si sveglia ed ha fame, ma fame una cifra, millenaria oserei dire e, insomma, arrivano tre Chataiani potentissimi, in breve dei vampiri orientali, che iniziano a combatterci nel tentativo di fermarlo.

Il combattimento dura appunto una settimana, giorno e notte, e puntualmente l’Antidiluviano inizia a rimpolpare le proprie energie succhiandole dalla sua progenie, rendendoli cosi completamente pazzi e portandoli ad una frenesia alimentare che li costringe ad uccidersi l’un l’altro per nutrirsi. Estinzione totale nel giro di sette giorni.

Ora, premesso che ciò è molto affascinante, compresa tutta quella storia della bomba atomica sganciata dai maghi durante l’operazione Ragnarok, la WW deve aver selezionato il proprio bersaglio sulla semplice constatazione di quanto inutile e contraddittoria sia questa stirpe: in occidente sono zingari, letteralmente, con tutto lo stereotipo che questi si trascinano da secoli. In oriente sono la razza dominante che ricalca fedelmente il sistema delle caste indù.

Ora, mi dite come è possibile un simile imbastardimento?
Semplice: non è possibile.E’ stato il vano tentativo di dare dignità ad un Clan che di dignità non ne ha… Altrimenti mi spiegate il perché del loro difetto? Cosa c’entra con una stirpe che domina in modo indiscusso un sub-continente come l’India, che non è per niente piccola, la necessità di effettuare crimini ogni volta che se ne presenta l’occasione?

Nel Clanbook di riferimento non esiste nemmeno una alternativa a questo difetto che è presente invece nella versione Ravnos dei Laibon in Kildren of the Ebony Kingdom, i Kinyonyi, cosi come esiste per gli Assamiti e i Seguaci di Set etc. etc etc.

Ecco perché Rabbia: perché semplicemente la WW ha fatto una cosa senza sapere dove andare a parare, trasformandola in corso d’opera e distruggendola quando ormai era una massa organica senza forma e senza sostanza, ma forse è stato meglio cosi: una degna fine per un Clan che si aveva una fortissima idea ma una identità prossima al nulla.

Volete un altro esempio di quanto affermo? Va bene.

Se leggete “Il Libro dei Clan: Ravnos” e vi soffermate sul classico racconto di inizio manuale, “Al Diavolo ciò che è del Diavolo“, vi renderete subito conto che non alimenta nessun’altra idea del Clan se non quella standard, quella del truffatore-ladro, mentre per tutto il resto del Clanbook ci si sofferma, anche troppo direi, sull’aspetto indiano del tutto. Che porcata!

La storia del racconto, poi, è anche piuttosto semplice, per non dire banale.
Una tipa che chiameremo “L’Alcolizzata” attende in un bar londinese il suo complice, “Il Truffatore“. Questi si sono conosciuti anni fa ad Istanbul perché trafficano antichità.
In soldoni “l’Alcolizzata” ha trovato la piana dove si combatté la Guerra di Troia e ora vende di nascosto i reperti che trova a “Il Truffatore“.

Questi sono stati scoperti e il decano dell’Università di Oxford responsabile de “L’Alcolizzata” la mette davanti al fatto compiuto, smascherandola e minacciando di denunciarla. Questa scappa e chiede aiuto al suo amico, “Il Truffatore“.
Insieme si nascondono all’interno di un albergo dove alla fine BAM, sorpresa delle sorprese L’Alcolizzata” viene abbracciata da “Il Truffatore. Morale della favola: siccome siamo due criminali ALLORA siamo due Ravnos.
Che Stronzata!

Va bene, dai. Ok, buono. Calmiamoci! Ci sta: mi hai alimentato lo stereotipo occidentale puntando sul fatto che siate dei criminali incalliti… Ma allora tutto il resto del manuale a cosa serve?

Ve lo dico io: ad una beneamata ceppa. E sapete perché? Perché forse, in tutta Italia, in 5 ci saremo degnati di giocare tutto quel fantastico mondo di caste, religioni, spiritualità che minuziosamente viene descritto nella seconda parte del Clanbook, quella destinata a fornire gli strumenti per immergere il lettore nella società del Clan che si sta approfondendo. Questo perché per come viene descritta l’India, risulta un mondo chiuso, isolato, in cui esistono solo loro, i Ravnos, qualche Danava della linea perduta Ventrue, sparuti Daitya di sangue setita e un Branco dei Sabbat.

Quindi, di cosa cazzo stiamo parlando?
Cara WW mi non mi hai fornito gli strumenti per giocare questo Clan, mi hai solo detto “ehi, guarda come sono davvero i Ravnos? E tu che credevi che erano solo dei criminali“.
Cara White Wolf, i Ravnos SONO criminali. Me lo hai scritto nel verdone che sono cosi; il resto è solo un tentativo di toppa che hai messo dopo con l’intento di dare un perché a qualcosa che un perché non ce l’ha.

Si, forse sto diventando ridondante, ma è per me importante sottolineare il perché sono arrabbiato.

Non mi puoi scrivere un racconto di apertura che andrebbe benissimo per un qualunque altro Clan, non mi accontento dopo tutte le belle storie che mi hai proposto. Perché se io cancello la parola Ravnos da questo e la sostituisco con Toreador non noto alcuna differenza, e ciò vuol dire che questo non è un elemento portante di quel tipo di Vampiri. E non basta ingannarmi con la minaccia che una iraconda Regina Anne possa scoprirci e distruggerci perché “già gli stiamo antipatici“. Non funziona come cosa. Non serve a nulla. E’ solo una strizzatina d’occhio che all’inizio fa sorridere, poi invece fa arrabbiare ancora di più, perché senti che è una presa per il culo i fondelli anche quella.

Allora sapete che vi dico? Che la migliore idea su questo Clan che si abbia avuto è proprio quello di distruggerlo, perché tanto nessuno non lo aveva capito, “stò Clan“, e non perché era troppo difficile ma perché non c’era nulla da capire, era vuoto, era misero. Era utile solo ad inserire il “vampiro mariuolo” che ti vuole fottere. Buono come PNG, pessimo come giocatore.

Anche perché se pure si trovasse un giocatore che volesse tentare di interpretarlo (purtroppo molti, dato che hanno la disciplina powa), su cosa svilupperebbe il suo background? “Ciao sono un Ravnos e sono un maladrino, ti va di venire con me nel paese dei balocchi?

Andiamo, su. Non ridete. E’ la verità, la triste verità, non si hanno altre sponde: o giochi questo, o giochi l’indiano decontestualizzato in occidente, o giochi l’oriente in cui non si fa nulla perché è tutto diviso per caste, sorvolando la difficoltà di giocare una cultura che, fatta eccezione pochissimi giocatori, NON conosciamo.

E allora a che serve tutto questo? Meglio mandare tutto al Diavolo, creare un cataclisma utile al Metaplot, distruggere un Antidiluviano che tanto non sappiamo nemmeno dove collocare geneologicamente e approfittare della cosa estinguendo un Clan che:

A) nessuno sa che vuole;
B) ha una disciplina fastidiosa e difficilmente gestibile;

E allora tanto vale appellarsi al motto dei defunti Cappadociani quando ci riferiamo a questa famiglia disgraziata, perché sinceramente sono stati più utili da morti che da vivi.

Mors tua, vita mea!

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This post was published on 13 Agosto 2017 15:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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