Diario del dott. Flammini 5 ottobre 1957

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Diario del dott. Flammini 5 ottobre 1957

Oggi sto un po meglio, mi hanno portato nella, come la chiamano loro, Rocca di Ravenna. Quando starò meglio dicono che mi porteranno dal Gran Maestro della Rocca, qualunque cosa ciò voglia dire.

Oltre una suora che mi accudisce, oggi è venuto a trovarmi anche Raimondo, cosi si chiama l’uomo con la grande Croce Rossa sul petto che mi ha portato qui.
Mi ha raccontato che vagavo per le campagne di Ravenna quando mi ha trovato vicino ad un casolare abbandonato e distrutto, che ero in stato confusionale.

Dice di essere stato attirato li da una forte esplosione che proveniva dal casolare, ma io non ricordo nulla di tutto questo.

Io ricordo solo… Ho provato a spiegargli che ero a bordo di un aereo e che questo è precipitato. Mi ha guardato interdetto dicendo che era impossibile, “a meno che io non fossi un cherubino“. Poi si è messo a ridere.
Vi rendete conto? Mi ha dato del cherubino, di quelli che con le ali che volano… Come se
non sapessi che i cherubini sono piccoli bambini che vivono in Paradiso.
Poi dicono che il pazzo sono io.

Raimondo dice che ho battuto violentemente la testa e che ho dei problemi a ricordare le cose, è per questo che faccio confusione con le date o con i nomi.
Ma qui non è questione di confusione. Non so cosa sta succedendo intorno a me ma qualcosa non va: forse sono finito in un manicomio e sono qui perché credono che sia pazzo.
Si, deve essere cosi, non può esserci altra spiegazione… Domani chiederò di telefonare ai miei familiari cosi potrò andare via da qui.

Questo posto mi mette i brividi e scrivere a lume di candela mi snerva.

Io dico, possibile che in un ospedale non ci sia corrente elettrica?

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