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Vampiri: la Masquerade. La malinconica Cleopatra Nosferatu

Il simbolo del Clan

L‘articolo di oggi tratta quello che è considerato, a buon titolo, il Clan più disgustoso di tutto Vampiri: la Masquerade. Eppure i Nosferatu nascondono una interiorità, una emotività, che farebbero invidia al più vivo dei mortali.

Tutti ricorderanno Samuel, il Nosferatu “buono” che nella seconda parte di Vampire Redemption diviene uno dei perni della trama. E’ questo il tipico esempio di un uomo che ha perso tutto e che ha riscoperto una nuova umanità dentro di se. Pochi invece ricordano la protagonista di “Catena Alimentare“, il racconto all’inizio de “Il Libro dei Clan: Nosferatu“.

E’ inutile che vi sforziate, siamo franchi: nessuno, nemmeno io, si ricordava di lei, eppure ho scoperto con estrema soddisfazione che quella letta questa volta era una storia che nascondeva molto più di un racconto di un Abbraccio.

E’ questa la storia di una ragazza, no, che dico di una donna che ha ormai superato i trentanni. Una donna che ha fatto della movida la sua vita, il suo motivo di esistenza. Una donna che ormai “fa fatica ad entrare nei suoi stessi panni” ma che sa ancora vendersi… insomma, una donna che nonostante i “nonostante” (orribile gioco di parole che mi perdonerete) ha ancora la forza e la voglia di sentirsi qualcuno.

Leggere la prima parte del racconto è struggente: immedesimarsi nei suoi pensieri ci fa comprendere il dolore che sta vivendo e della sofferenza che alberga dentro di se: il tarlo dell’età la sta consumando, non la fa dormire, non la fa ragionare. Non è più quella di una volta, i suoi fianchi si stanno allargando, il suo seno sta cedendo, i suoi capelli si stanno sbiancando e lei, in quel locale affollato e inondato da una musica che nemmeno conosce più (perché troppo “vecchia“), non ha altro obiettivo che quello di “farsi portare a casa a scopare da qualcuno il prima possibile“, perché desidera ardentemente che quell’inferno in cui si ostina a vivere finisca il prima possibile.

L’ironia della sorte ha voluto che l’inferno di questa donna, che da questo momento in poi chiameremo per l’appunto “La Donna“, iniziasse nel momento in cui tutto ciò che le era di più caro ha cominciato a venir meno: l’aspetto fisico.

E allora quale migliore preda, anzi no che dico, quale miglior Fratello può divenire colei che ha già iniziato ad accettare il suo destino fatto di “imperfezioni fisiche” ma che ostinatamente continua a cercare di contrastare l’inarrestabile avanzare dell’età? E allora via di abiti succinti, tacchi vertiginosi, pesante fondotinta, indelebili coloranti per capelli, danza sfrenata: tutti strumenti che in un pensiero fra se e se si ostina a sottolineare, nell’attesa che qualcuno la prenda e la porti via da li, da quello schifo, dalla sua vita… Insomma, tutto andrebbe bene pur di non pensare più a quella roba.

Tutto pur di liberarsi di quella Malinconia che ognuno di noi avrà sperimentato almeno una volta nella vita, soffermandosi sul concetto che “il tempo che scorre e che non si può fermare“.

Questa è “La Donna“. Questo il suo destino. Questa è una Cleopatra.

Nel Clan Nosferatu sono molte le figure che si riconoscono in questo concetto: vengono chiamate appunto Cleopatre.
Vi lascio intuire da cosa derivi il nome, ciò che invece è difficile è comprendere che queste possono trasformarsi nei peggiori mostri disumani del Clan oppure nelle loro anime più candide… purtroppo non è questo il caso. Samuel era un anima pia, “La Donna” no. Ella ha si dentro una energia luminosa che mano mano scoprirà, ma questa sarà votata a intenti tutt’altro che nobili.

Il primo sprazzo di questo ci viene presentato nella sua tenacia, nella sua voglia di non lasciarsi sfuggire il “Bel Tenebroso” presente nella SUA discoteca. Lei è la regina di quel luogo e quel bel pezzo di manzo è il suo pasto, la lampante dimostrazione che lei è ancora sul mercato.
“Spostatevi cagnette, ci sono io” la sentiamo quasi dire mentre si dimena come una forsennata in quella stanza inondata di musica e luci stroboscopiche mettendo in mostra la “mercanzia“, ed è innegabile: la pupa ha ragione da vendere, è lei che vince il premio della serata e che lo farebbe venire duro a chiunque. E’ lei la prescelta condotta a bordo di quella lussuosa automobile che la condurrà verso il suo destino a fine serata. E’ lei la prossima.

Come ben sappiamo, infatti, i bei sogni si trasformano spesso in incubi e, in questo caso, l’elemento principe di tale cambio è l’odore di rancido che inonda l’automobile quando “La Donna” ha compreso che qualcosa non quadra. Troppo tardi: il sangue inonda già la tappezzeria dell’automobile. Buio.

Voglio soffermarmi un attimo sul dettaglio dell’odore di rancido per approfondire un aspetto spesso trascurato di questo Clan.
Il Nosferatu è maledetto e come tale non può bypassare una maledizione cosi potente da renderlo un mostro per l’eternità, dopotutto è questo il tema stesso del Clan: essere mostruosi.

Eppure, capita spesso che si dimentichi che sebbene un Nosferatu possa ricorrere ai suoi poteri di camuffamento per alterare il suo aspetto, questi non funzioneranno mai al meglio, tradendo sempre in un modo o nell’altro la sua marcia natura: un tono di voce fastidioso, un dente nero e marcio, un occhio sbilenco, un abito sgualcito; insomma qualcosa di fuori posto farà sempre si che il camuffamento non risulti mai perfetto.
E’ questo un monito posto da qualcuno atto a ricordare per tutta l’eternità una cosa: sei un mostro, non dimenticarlo, mai. Posto da chi? Inutile domandarselo, ognuno ha la sua teoria e il Metaplot non da risposte precise. La Camarilla nega l’esistenza degli antidiluviani, figuriamoci di qualcuno cosi potente da maledire un clan intero (caso TremereAssamiti, sporchi ipocriti), il Sabbat sostiene che derivi direttamente da un geloso Caino. Voi fate come me, createvi la vostra storia. Ad esempio potrebbero essere stati semplicemente resi cosi per essere più facilmente rintracciabili dai Nicktuku, ci avevate mai pensato?
Però ve ne prego, fatevi un favore, a prescindere da chiunque sia stato tenete sempre a mente questo “dettaglio” la prossima volta che giocherete, ne guadagnerete. Fidatevi.

Ma torniamo alla storia che nel suo evolversi ci presenta un altro elemento troppo spesso trascurato.

Almeno una volta nella vostra vita vi sarete chiesti “ehi, ma i nosfe quando vengono abbracciati che fanno PUFF! e diventano brutti?” No, non è questo quello che succede anche se devo ammettere sarebbe stato carino, si.
Vedete, quello che avviene è una lenta e dolorosa mutazione che altera le fattezze del Neonato, lasciandolo spesso ferito nel corpo e nella mente. Quelli più deboli nelle migliori occasioni vengono distrutti, gli altri, beh… lasciamo perdere.

Ecco, la scena mostrata subito dopo l’Abbraccio de “La Donna” è proprio questa.

Il “Bel Tenebroso” ha perso la sua connotazione da duro ed è diventato un fugace spione che dal buio osserva ciò che sta avvenendo, ovverosia “La Donna” che soffre durante la sua trasformazione. Ma qualcosa nel suo spirito si è rotto e questa donna ossessionata dall’età ora vuole solo sopravvivere e, per farlo, dovrà riallacciare uno a uno i tranciati fili della sua psiche: un processo lungo e meticoloso che passerà attraverso la fame, una nuova sensazione che prenderà presto il sopravvento e la porterà a richiamare quel topo nascosto li, dietro quei rifiuti, e di cui dovrà nutrirsi subito se non vorrà divenire vittima della sua nuova famelica natura che giorno dopo giorno scopre sempre più.

il “Bel Tenebroso” da lontano osserva e sorride, è soddisfatto. Il primo passo della risalita è stato compiuto. La sua infante si è rialzata dal suo stato di Malinconia e ora sta combattendo per vivere.
Si può passare alla fase successiva: istruirla.

Quanta poesia espressa in poche righe. Quanto abbiamo ancora da imparare da questi racconti.

Lentamente la psiche de “La Donna” muta e scopre dentro di se energie che non sapeva possedere. Una innata capacità la porta a comprendere i poteri del richiamo sugli animali e i segreti dell’occultamento.
Ormai “La Donna” è pronta a tornare in superficie, non è più costretta ad aggirarsi di nascosto tra le fetide fogne della città.

Voglio soffermarmi su un ulteriore aspetto, molto importante, evidenziato da questo racconto. Se infatti questo ha l’indubbio merito di presentarci bene la maledizione che affligge il Clan Nosferatu, ciò che mi ha davvero colpito è la raffinatezza con cui viene introdotto l’uso di uno dei poteri più singolari di Vampiri: sto riferendomi ad Animalità e nello specifico al potere di Domare la Bestia.

Spesso bisfrattata come disciplina perché considerata poco utile, troppi ignorano i poteri collaterali di questo unico potere.
Nella mia lunga carriera da Giocatore e Narratore, poche volte ho visto Nosferatu, Gangrel, Tzimisce o Ravnos ricorrere all’uso più subdolo che se ne può fare, ovverosia quello di placare la bestia di un umano e renderlo un docile agnellino o, perché no, un essere completamente svuotato dalle sue pulsioni e reso un nullificato e obbediente involucro di carne.

La Donna” è divenuta una maestra di questo potere e ora questo essere malinconico e pieno di emozioni negative ha fatto sua la capacità di svuotare l’anima delle vittime di qualsivoglia significato, elevandosi cosi a perfetta dominatrice della notte e Signora Unica del Bestiame Umano.

Nella scena Finale, ambientata nella discoteca in cui l’abbiamo conosciuta, ora “La Donna” una nuova faccia che alberga sul suo viso, segnale che il tempo è passato ancora una volta, ma a differenza dell’ultima volta esso ora non ha più alcuna influenza su di lei e sul suo deforme corpo.

La Donna” ora è libera dalle catene della vecchiaia e può dedicarsi anima e corpo alla sua missione: tornare a suscitare emozioni nei suoi astanti… e poi nullificarli sotto il peso della sua Maledizione.

Quale novella Cleopatra, “La Donnaora è libera.

Libera di essere se stessa, libera dal tempo, libera dalla Malinconia.

Libera di…

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This post was published on 9 Luglio 2017 12:00

Andrea De Bellis

Appassionato da sempre di gioco di ruolo, intervallo per anni la mia vita tra questi, lo studio e il lavoro. Dopo un periodo da giornalista professionista decido di laurearmi in storia, mia altra grande passione. Da qui il passo alla scrittura è breve. Comprendendo come l'intrattenimento non possa essere in alcun modo scisso dal provare emozioni, mi propongo quale recensore emozionale per Player.it, ideando e curando nel frattempo le rubriche "Italy&Videogames", "Interviste Impossibili", "LARP: A Night With...", "Autori di Ruolo: D12 domande a..." e "Spade di Gomma", scrivendo il romanzo "Il diario del dott. Flammini" e ideando e lanciando le rubriche "Venerdì Oldies" e "Recensioni Emozionali", sostenendo sempre quanto sia più interessante parlare di "cosa suscita un titolo quando lo si gioca" piuttosto che l'evergreen "cosa è e come come funziona questo gioco". Il gioco è intrattenimento, l'intrattenimento è emozione, l'emozione è vita.

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