Uno dei giochi da tavolo più attesi di questo inizio 2025 era sicuramente Black Forest di Uwe Rosenberg e Tito Lorenz, con Cranio Creations che ha portato anche sul suolo italico la loro opera.
Un board game basato sulle gesta dei soffiatori di vetro della Foresta Nera ambientato nel lontano 1200; un tema già trattato da Rosenberg nell’ottimo Glass Road. Questa volta il focus è però più ampio, anche se sono diversi i richiami, pure a livello di meccaniche, con il precedentemente citato board game. Il risultato finale, ve lo diciamo subito, è sicuramente di livello, anche se permane un po’ troppo il senso di deja vu se avete già giocato e rigiocato le precedenti fatiche di Uwe Rosenberg.
Tanti contenuti
Black Forest si presenta in una possente confezione dove capeggia una bellissima illustrazione della foresta nera che dà il titolo al gioco. Il nome del board game, degli autori e dell’editore sono posti in un angolo, come a voler mettere al centro del tutto proprio la foresta nera, culla dei soffiatori di vetro e di villaggi che sono cresciuti intorno alle loro attività e maestranze.
Una volta aperta la confezione, si viene inondati di numerose tessere di ogni sorta. 23 dedicate alle foreste, 12 alle piccole tenute, 52 ai paesaggi, 11 alle mansioni, 14 edifici grandi e 36 piccoli, 4 grosse tessere per le tenute principali, oltre che 17 agli artigiani, 16 al bestiame e altre minori. Il tutto contenuto in ben 11 fustelle.

A ciò si vanno ad aggiungere una plancia produzione per giocatore, con le oramai celebri ruote di Glass Road, tabellone di gioco, plance costruzioni e svariate pedine in legno, sia per i giocatori che per il bestiame e le varie risorse. Fil rouge del tutto è l’ottima qualità di realizzazione, sia per gli elementi in cartone che per quelli in legno.
L’unico appunto che ci sentiamo di fare è sui segnalini delle risorse, sui quali bisogna apporre degli adesivi dedicati presenti all’interno della scatola. Sarebbe in tal senso sicuramente stato meglio trovarli pre-applicati o stampati direttamente sul legno come succede nell’orologio a cucù necessario per le partite in solitaria.
Non solo vetro
Black Forest, come già accennato, racconta della lavorazione del vetro nella Foresta Nera nel tredicesimo secolo. Un processo che creava dei veri e propri piccoli insediamenti, con altri operai che si univano ai mastri vetrai e alle loro famiglie per dare vita a delle piccole cittadine. Finiti gli alberi in una zona i soffiatori di vetro si spostavano altrove, portando con sé la loro carovana di persone, con le vecchie capanne abbandonate che venivano riadattate in fattorie, contribuendo alla creazione di un tessuto agricolo nell’intera Foresta Nera. Un focus, quindi, più esteso rispetto a Glass Road e che racconta più nel profondo l’economia della zona a quel tempo.
La prima cosa da dire parlando di Black Forest è sicuramente di come sia necessario disporre di un tavolo dalle grandi dimensioni, soprattutto per le partite a 4 giocatori. Oltre al tabellone di gioco e le plance costruzioni, che già di per sé sono abbastanza ingombranti, ogni giocatore dispone infatti di un tabellone tenuta principale e una plancia produzione. Al tutto si aggiungono poi carte e pedine varie, rendendo lo spazio richiesto dal board game particolarmente importante. Un qualcosa che sicuramente avrete tenuto in considerazione approcciandovi a Black Forest, ma che vale comunque ben la pena ricordare.

L’obiettivo di ogni partita è quello di rendere florida la propria tenuta, producendo vetro, risorse e costruendoci edifici. Alla fine di ogni match il vincitore viene infatti proclamato dopo un conteggio dei punti, che tiene in considerazione quanto fatto fino a quel momento da ognuno degli sfidanti. Per trionfare è quindi necessario gestire bene le risorse, le maestranze e la propria tenuta, senza sottovalutare nessuna meccanica del gioco.
Ogni turno è in particolare composto da tre fasi differenti:
- Spendere un bene: azione opzionale che permette di scambiare il mercante itinerante per un qualsiasi artigiano funzionale alla propria causa;
- Movimento: spostare la propria pedina o all’interno del medesimo villaggio senza costi aggiuntivi o in un altro villaggio o su una Mansione Luogo, pagando le risorse previste dal movimento. Nel caso in cui nel villaggio di arrivo vi siano le pedine di altri giocatori sarà poi necessario pagare anche a loro un tributo in risorse.
- Azione: arrivati in un villaggio è possibile visitare gli artigiani presenti riscuotendone le ricompense, con ad esempio l’allevatore di bovini che ci da un bovino o il vetraio che ci concede della sabbia per ogni laghetto nella nostra mansione. Anche i costruttori di edifici vanno ingaggiati in tale maniera, visitandoli nel villaggio e pagando le risorse necessarie per innalzare la costruzione necessaria. Un’altra azione possibile in tale fase è quella di completare una mansione, che permette di ricevere anch’essa delle risorse come ricompensa.
Nel caso non fosse possibile muoversi in un turno, è anche possibile mendicare, un’azione che posiziona la propria pedina al centro del villaggio in cui ci si trova e dona una provvista al giocatore.
Tutte queste azioni consentono quindi turno dopo turno di ottenere risorse e migliorare ed espandere la propria tenuta. I vari edifici consentono poi la lavorazione delle risorse, ottenendone così di raffinate, mentre la capanna di vetro può essere evoluta per aggiungere alla propria tenuta degli spazi aggiuntivi tramite tessere dedicate.

In Black Forest sono in particolare presenti un numero elevato di edifici differenti, dotati dei più svariati effetti e caratteristiche. Imparare a conoscerli per sfruttarli al meglio richiede un po’ di partite, ma è un piacere una volta presoci dimestichezza farli lavorare tutti insieme per il bene della propria tenuta.
Impossibile non dedicare poi una piccola parantesi alla plancia Produzione, dove risiedono le oramai iconiche ruote delle risorse. Una trovata, per quanto non inedita, davvero geniale e che consente di gestire quelle che sono le risorse di ogni giocatore in un modo molto intelligente, facilitando il tutto ma anche rendendolo più equilibrato.
Legame con il passato
Alla fine dei conti le nostre partite a Black Forest ci hanno sicuramente soddisfatto, grazie a un Rosenberg decisamente in forma. Le varie meccaniche si amalgamano infatti bene insieme, non mostrando il fianco a criticità di sorta e permettendo ai turni di gioco di scorrere fluidi uno dopo l’altro. Non per forza delle esperienze estremamente semplici o immediate, ma sicuramente assuefacenti una volta che si riesce a entrare nelle dinamiche di gioco. L’interazione indiretta tra i giocatori è poi tarata al punto giusto, con Black Forest che gli da la giusta importanza senza renderla strabordante con le altre meccaniche.
Il punto d’attenzione principale è che Black Forest ricorda molto le precedenti opere di Rosenberg, come appunto il già più volte citato Glass Road con il quale condivide le geniali ruote delle risorse. Un qualcosa che apre la strada a paragoni e confronti, ma che alla fine dei conti non inficia sulla qualità complessiva del gioco. Vero, il senso di già visto resta se si ha già giocato ad altre opere del talentuoso creatore di board game, ma è indubbio come Black Forest sia in ogni caso un gioco da tavolo di grande qualità e con pochissimi punti deboli.

Uno di questi è forse lo stile adottato che, tolta la bellissima illustrazione della confezione, non spicca particolarmente e risulta anzi leggermente impersonale e privo di quel quid capace di dare un’anima propria al board game da tale punto di vista. Poco male, comunque, dato che la situazione non è assolutamente malvagia da tale punto di vista e si tratta solo di un appunto che lascia un po’ il tempo che trova, senza inficiare eccessivamente sulla valutazione complessiva di questo lavoro di Rosenberg e Lorenz.
Giudizio finale
Black Forest è insomma un titolo di grande qualità, con meccaniche ben amalgamate e un’esperienza di gioco fluida e coinvolgente. Pur presentando alcune somiglianze con precedenti opere di Uwe Rosenberg, vedi Glass Road, il board game riesce comunque a vivere di vita propria e a offrire un’esperienza appagante, capace di intrattenere fino a quattro giocatori per un paio di ore. Certo, vi sono un po’ di meccaniche da imparare, ma una volta fatta la conoscenza coi vari edifici e le dinamiche di Black Forest è un piacere rendere la propria tenuta sempre più grande.