Probabilmente impiegherete meno a capire e giocare una partita di Trio che a leggere le mie impressioni a riguardo: questo perché il gioco inventato da Kaya Miyano, e pubblicato in Italia da Ghenos Games, è estremamente immediato da imparare. Tanto è veloce da apprendere quanto assuefacente una partita dopo l’altra; sarà la sua rapidità, con sessioni che spesso non richiedono più di dieci minuti, o l’effetto “ancora una” che scatta quando siamo vicini alla vittoria ma perdiamo di misura (vero, Balatro?), fatto che sta che una volta cominciato non è così facile staccarsene.
Che cos’è, dunque, Trio? Un gioco di memoria, di intuizione, a volte anche un po’ di fortuna, ma soprattutto di carte – da qui il parallelo con l’indie sviluppato da LocalThunk che ultimamente sta facendo impazzire, in senso positivo, i videogiocatori. Trentasei, per la precisione: è tutto ciò che ci serve per giocare, assieme a un pratico regolamento, il tutto contenuto in una piccola scatolina perfetta per essere portata in giro e condividere quest’esperienza con qualche amico (da tre a sei).
Una sfida assuefacente e piccante
Una volta che si sono disposte le carte, in base al numero di partecipanti, si può iniziare la partita con un unico obiettivo: portarsi a casa prima degli altri dei tris di carte, per l’appunto dei Trio. Quali, dipende dalla modalità in cui state giocando: se si tratta di quella Semplice, basta che ne abbiate tre di qualsiasi tipo oppure che riusciate a conquistare il famoso 777 (Final Fantasy VII, anyone?): il Trio di sette porta a un’immediata vittoria, e forse proprio per questo l’autore l’ha chiamato Nana, altrimenti ve ne servono per l’appunto tre. Se invece state giocando in modalità Jalapeño – che in realtà si chiamerebbe Speziata ma ormai mi sono abituato a definirla così – occorrono per forza due Trio connessi: significa che dopo aver ottenuto un Trio, il secondo deve corrispondere a uno dei numeri negli angoli inferiori delle carte. Altrimenti, vale il solito Tio di sette per sbancare.
Facciamo però un esempio pratico di quanto appena detto. Immaginiamo di star giocando in questa modalità Speziata e di aver appena fatto un Trio di uno: negli angoli inferiori dell’ultima carta ci sono un sei e un otto. Per poter vincere la partita bisogna puntare a ottenere un secondo Trio corrispondente a uno di quei due numeri, rendendo dunque il gioco un po’ più complesso perché se è vero che in modalità Semplice occorre un Trio in più per vincere, non ha importanza che tipo sia. Qui invece ne dobbiamo avere solo due ma c’è una regola più restrittiva da seguire.
Una volta capito il nostro obiettivo e distribuite le carte, che variano in base al numero dei partecipanti e dovranno essere tenute in mano in ordine crescente da sinistra a destra, siamo pronti per farci catturare dal loop: al nostro turno dobbiamo rivelare una carta alla volta finché non componiamo un Trio oppure non sveliamo due carte diverse tra loro. Possiamo farlo pescandole da quelle disposte sul tavolo, oppure chiedendo a uno degli altri giocatori di mostrarci la sua carta più alta o più bassa. Un’azione, quest’ultima, che possiamo ripetere più di una volta finché non incorriamo in una delle due possibilità di cui sopra, ma soprattutto va notato che il giocatore da cui prendere una carta possiamo anche essere noi – se la cosa va a nostro vantaggio, perché no?
Quando prima ho scritto che Trio è un gioco non solo di fortuna, quella in fondo serve sempre, ma in particolare di memoria e strategia è proprio per questo: non basta solo ricordarsi la disposizione delle carte sul tavolo ma anche, in base alle nostre interazioni con gli altri giocatori, intuire quale potrebbe essere la loro mano, come sono disposte le carte, e agire di conseguenza. Il suo punto forte è proprio l’adrenalina che aumenta a mano a mano che il gioco, nella sua brevità, prosegue: il susseguirsi dei turni è serrato e basta poco per ribaltare un esito magari dato per scontato. Questo rende Trio un gioco immediato, divertente senza distruggere amicizie come fa un(o) certo altro gioco di carte, e incredibilmente assuefacente: dopo la prima partita, è molto difficile non vogliate farne altre.
Conclusione
Trio è il gioco perfetto per una serata divertente, di quella da “minima spesa, massima resa”: è talmente semplice da apprendere che, ripeto, probabilmente impiegherete di più a leggere questa recensione che non a capire come si gioca e cominciare subito a farlo. Trentasei carte, un tavolo (ma anche il pavimento va bene) e almeno tre giocatori sono tutto ciò che vi serve per dare il via a una catena di partite che sarà più difficile da spezzare di quanto crediate.