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Giochi da Tavolo

Let’s Summon Demons | Recensione: sacrificare i vicini ai demoni è il mio nuovo hobby

Hai sempre voluto creare il tuo circolo satanico che ti permettesse di evocare demoni sacrificando le anime di ragazzi e animaletti? Probabilmente no. Chi è che pensa mai a cose del genere? Eppure ci hanno pensato quei geniacci di Dynamite Games confezionando un party game satanico di nome Let’s Summon Demons dove letteralmente basta aprire la scatola con un massimo di altri 4 amici per soffocare dalle risate.

Portato in Italia da Mana Project Studio, in questo gioco si cercano di evocare dei demoni sacrificando anime, che sono delle risorse sottoforma di tesserine, ma anche intere persone e animali, elementi raffigurati dalle carte in gioco.

Anime e sacrifici

La prima cosa che colpisce di Let’s Summon Demons, al di là del concept fuori dalle righe, è sicuramente lo stile. Da un gioco del genere ci si aspetterebbe per esempio grafiche da band black metal e rappresentazioni truculente di sacrifici, invece già di primo impatto la scatola comunica il suo piglio fortemente ironico: la box si presenta minimal e compatta, ma soprattutto rivestita di grafiche retro che la fanno sembrare un vecchio manuale degli anni 60, o una di quelle riviste che insegnano la vita nei Vault nei videogiochi di Fallout.

La vera sorpresa però arriva a scatola già aperta: le carte da gioco sono circolari, come se fossero dei sotto-bicchieri. Non so se dietro questa scelta ci siano decisioni funzionali, trovo anzi che siano anche scomode da tenere in mano rispetto a carte tradizionali, ma per fortuna il tempo di avere questi elementi di gioco in mano è quasi nullo.

Le carte circolari sono da considerarsi quindi un’evidente scelta diegetica volta a comunicare meglio l’immersione in Let’s Summon Demons: quasi tutte sono la rappresentazione di un pentacolo demoniaco dove sacrificare le persone. Tornando all’immaginario black metal, la rappresentazione dei demoni invece, un altro tipo di carte circolari, fa quasi da richiamo a delle toppe da giubbotto di pelle.

Per giocare a Let’s Summon Demons c’è bisogno davvero di poco: tali carte divise tra Candele, Sacrifici e Demoni, due dadi a 6 facce, dei piccoli segnalini Anima a forma di contratto firmato e tanta voglia di divertirsi in maniera spensierata con palesi richiami a icone pop e personalità famose rappresentate come sacrifici umani.

Tanto per ammazzare i vicini il tempo

Scopo di Let’s Summon Demons è avere dalla propria parte 3 demoni e circa 10 anime, condizione di vittoria che è raggiungibile in un qualsiasi momento del gioco, anche nei turni avversari. Inizialmente i giocatori hanno solo una candela, ma presto la loro sezione del tavolo si popolerà di sacrifici umani e animali, nonché di anime ed eventuali demoni.

Le anime sono la risorsa principale, e si guadagnano principalmente attraverso l’attivazione delle abilità delle proprie carte Sacrificio. Questa attivazione si basa molto sui tiri dei dadi, dunque la strategia di gioco è marginalizzata esclusivamente alla scelta delle carte Sacrificio giuste da portare dalla propria parte del tavolo.

All’inizio si comincia con 5 anime a disposizione e una candela, una carta perenne che ha ogni giocatore. La candela garantisce un’anima per ogni volta che un qualsiasi giocatore ottiene dei risultati predefiniti sul tiro dei dadi; ogni turno, infatti, un giocatore deve obbligatoriamente tirare i dadi e, di conseguenza, tutti i giocatori al tavolo attivano le abilità in possesso in base al risultato ottenuto dal tiro.

Le altre azioni possibili durante il proprio turno sono due: si può comprare una carta Sacrificio scartando 3 Anime, e queste carte sono prendibili solo dall’Isolato, un pool di 5 carte che si rinnova alla fine di ogni turno; e infine si può evocare un Demone, scartando 3 carte Sacrificio e girando una delle 3 carte Demone coperte in proprio possesso. I giocatori infatti sanno fin dall’inizio quali demoni hanno dalla propria parte, ma non conoscono quelli degli avversari.

Le carte Demone non sono solo dei “punti vittoria”, ma sono carte effettive con abilità davvero potenti, le quali a differenza delle carte Sacrificio, possiedono abilità che possono essere attivate solo dai tiri personali e non dai tiri di qualsiasi giocatore.

Data l’alta casualità che governa l’intero gioco, conviene sempre avere un bel pool di carte Sacrificio sul proprio tavolo prima di sacrificarle per evocare un Demone, altrimenti ci si ritrova con poche opportunità di ricavare anime e azioni dai tiri dei dadi. L‘unico vero difetto del gioco, tuttavia, è che ci si può giocare solo con un massimo di 5 persone e questo è un peccato visto il potentissimo effetto comico di tante azioni e tante situazioni.

In generale Let’s Summon Demons si è rivelato un gioco rapido, divertente e dissacrante da portare al tavolo con gli amici, ma attenzione perché il contenuto ironico e irriverente di alcune carte di gioco potrebbe urtare la sensibilità di alcune persone, come per esempio i più religiosi. Il consiglio è di accompagnare le partite con dell’ottimo alcol volto a intervallare le risate e le situazioni rocambolesche che si verranno a creare per gli effetti delle carte, ma attenzione a non scambiare tali carte per dei sottobicchieri!

This post was published on 29 Giugno 2024 17:00

Alessandro Colantonio

Game designer in erba e chitarrista a tempo perso. Nasce all'ombra del Vesuvio nel 1991, muove i suoi primi passi nel mondo dei videogiochi su un Windows 95 all'età di 5 anni, e diventa presto un Allenatore di Pokémon. Bazzica tra radio web e band durante i suoi studi universitari tra Napoli, Roma e Milano, si parcheggia nella fan-community di Pokémon Milennium dove instaura il suo regime dittatoriale da caporedattore, costruendo una macchina da recensioni e contatti e diventando inconsapevolmente PR. Oggi, oltre a prestare le sue dita a Player.it per articoli, recensioni e approfondimenti, figura anche come streamer di Twtich, content creator di TikTok e PR abusivo. I suoi generi preferiti sono i gestionali, gli strategici, i tattici e i GDR. Ma essendo un accumulatore seriale di videogiochi, cerca sempre di giocare ogni titolo che gli capita sotto mano. Ha una perversione per le pratiche fandom, i cani e la birra artigianale. Adora D&D, va in ira e carica.

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