Whakaari | Recensione: quando “the floor is lava” diventa gioco da tavolo

Whakaari

Camminare mettendo i piedi solo all’interno dei confini di una mattonella, saltare tra divani e sedie senza mai toccare il pavimento, camminare solo sulle strisce pedonali senza mai pestare l’asfalto… quante volte da piccoli ci siamo imbattuti in questi tipo di giochi dove ci costringevamo a camminare in maniera completamente disfunzionale pur di intrattenerci con qualcosa di divertente?

Con internet abbiamo poi imparato che questo gioco infantile è diffusissimo, e che prende il nome di The Floor is Lava, il pavimento è lava: bisogna camminare senza toccarlo.

È con questa semplice, buffa ma geniale idea che Stefano Tristano e Sonia Musollino hanno deciso di inventarsi un gioco da tavolo durante l’Italian Game Jam del Napoli Comicon 2022, organizzata dalla manifestazione pop partenopea e dall’editore Tambù. Provammo già il gioco nella game jam e il suo successivo prototipo l’anno seguente con ottime impressioni.

Carte azione di Whakaari

Ma ora abbiamo finalmente tra le mani la scatola di Whakaari, ciò che ormai è diventato un gioco da tavolo pieno di strategia e cattiveria dove è essenziale saltare da una piattaforma all’altra per non cadere nella lava durante l’eruzione di un vulcano… ma magari è utile spingerci dentro gli avversari!

Anima Tiki, cuore di Crash Bandicoot

Ma che nome è Whakaari? Il gioco da tavolo trae spunto dall’omonima isola al largo della Nuova Zelanda, la quale in realtà non è altro che la cima emersa di un enorme stratovulcano tuttora attivo. È in questa ambientazione che si sviluppano sia le meccaniche di gioco, le quali vengono messe in opera proprio durante l’eruzione di un vulcano posto al centro del tavolo, sia le grafiche caratteristiche dai forti richiami alla cultura tiki e maori.

Dov’è che si è già sentito di salti di piattaforma in piattaforma in un’ambientazione vulcanica e tiki? Se stavate pensando alla saga videoludica di Crash, avete fatto proprio centro. Sia la scatola che le bellissime art dei materiali di gioco richiamano proprio quell’immaginario, dove tra poteri speciali e maschere tiki ci si ritrova a saltellare di turno in turno su piattaforme pericolanti.

La scatola contiene 18 tessere piattaforma circolari e 18 quadrate, 8 pedine per i giocatori accompagnate da 8 segnalini checkpoint, 8 plance e 8 segnalini energia, 100 carte divise tra carte evento e carte azione, un vulcano componibile con due pezzi e il regolamento su un foglio ripiegabile.

Tavolo di gioco di Whakaari con vulcano posto al centro

Scopo di Whakaari è attraversare tutto il terreno di gioco fino ad arrivare alla plancia del giocatore di fronte a sé (motivo per cui se si gioca in dispari, si posiziona una plancia aggiuntiva pur senza giocatore). Al centro del tavolo viene posto il vulcano, e a distanze uguali da esso vengono poste in cerchio le plance dei giocatori. Per concludere la preparazione del gioco, si sparpagliano le piattaforme tra il vulcano e le plance ottenendo un risultato simile a quello visibile nella foto sorastante.

In ogni turno un giocatore compie principalmente 3 azioni: controllare se la piattaforma su cui si trova è instabile (e se lo è, deve pescare una carta Evento e attivarla subito), pescare una carta azione e giocarne una.

Le carte azione permettono tutte di saltare da una piattaforma all’altra, e l’unità di misura di questo movimento è proprio la dimensione della carta che viene evidenziata dai suoi margini: il lato corto della carta, il lato lungo o la sua diagonale.

Carta azione giocata per muoversi dalla plancia a una piattaforma in Whakaari

Partite vulcaniche

Sia le meccaniche che la componente grafica riescono a comunicare istantaneamente l’ispirazione a Crash Bandicoot, tant’è che in una delle nostre prove un giocatore, a pochi turni dall’inizio della partita, ha autonomamente deciso di riprodurre la colonna sonora del videogioco.

Le partite di Whakaari sono una bolgia rapida e caotica dove non è mai detta l’ultima parola: un momento prima sembra che tu stia per vincere, l’attimo dopo ti ritrovi al punto di partenza. Si cade spesso nella lava, e bisogna ripartire dal proprio checkpoint (questo è giocabile come azione gratuita la prima volta che lo si vuole posizionare). Ogni volta che si riparte dal checkpoint, però, si guadagna una riserva di energia che può essere spesa per i poteri speciali dei personaggi.

I poteri speciali sono volti a rompere le meccaniche di gioco basilari in quanto permettono di superare ostacoli che sembravano insormontabili o di compiere azioni che possono letteralmente capovolgere i risultati di una partita, contando anche che possono essere anche spesi più volte in un turno.

Plancia del giocatore di Whakaari con riserva di energia per evocare il potere speciale

Molte delle carte azione permettono di ostacolare gli avversari nella corsa al traguardo, rompendo piattaforme, avvicinandone o allontanandone altre, con risultati spesso divertenti. Spingere i propri amici nella lava o allontanare le piattaforme su cui sono posizionati possono essere quella goccia che fa traboccare il vaso della vendetta altrui.

Il gioco è stato calibrato per partite da 3 a 8 giocatori, ma vi segnaliamo che più giocatori al tavolo sarete, più sarà complicato ripopolare il terreno di piattaforme. Vi consigliamo di reintrodurne quante più possibile in gioco quando comincerete a sentirne l’esigenza. Queste infatti possono essere danneggiate o distrutte continuamente dalle azioni di gioco, e le carte in grado di rimettere in campo tali tessere sono purtroppo poche quando si è in tanti.

Tutto sommato, l’esperienza di Whakaari è divertente, competitiva e piacevolmente caotica, dove la vittoria non è mai scontata fino alla fine.

Potete trovare questo party game nello store di Tambù!