Non tutti nasciamo con il “pollice verde”.
Chi non è benedetto da Madre Natura sa bene cosa significa comprare o ricevere una pianta per poi guardarla lentamente consumarsi e morire avanti ai nostri occhi inesperti o disattenti. Così, prima di arrivare alla resa definitiva del comprare solo piante grasse, quasi tutti hanno la malsana idea di provare a prendersi cura di un bonsai.
Un albero in miniatura quante attenzioni potrà mai richiedere?
A queste considerazioni segue un’altra inevitabile delusione: i bonsai sono piccole, quanto fragili, perle di botanica, non certo una demo per neofiti del giardinaggio.
Iniziamo col precisare che quando si parla di bonsai non si intende una specie di pianta, ma una tecnica di coltivazione secolare che può essere praticata su diverse piante o arbusti. Qualunque pianta, attraverso questa procedura (compiuta da mani esperte) può venire miniaturizzata. Il termine “bonsai” deriva dall’unione delle due parole giapponesi “bon” che significa “ciotola” o “vassoio”, e “sai” che significa “piantare”, quindi letteralmente: “piantare in un vaso poco profondo”.
Questa particolare arte botanica ebbe origine nella Cina di circa 2000 anni fa e in seguito fu ripresa e perfezionata in Giappone, dove si lega al concetto di “seishi”: l’arte di coltivare e dare una forma, di praticare diverse tecniche, sempre nel rispetto della natura, dell’universo e, soprattutto, della pianta. Come ogni specialità del Sol Levante non consiste solo in mera tecnica, ma in concentrazione, meditazione, riflessione ed assoluta comprensione dell’equilibrio del mondo.
Come riassumere un’arte millenaria tanto complessa? Come renderla persino divertente, un gioco con cui divertirsi con gli amici?
Ebbene tre italiani, Rosaria Battiato, Massimo Borzì, Martino Chiacchiera, sono riusciti in questa impresa assurda con un nuovo gioco da tavolo che verrà distribuito da dV-Games il 6 ottobre 2023.
“Bonsai” non è solo un gioco da tavolo, ma un vero e proprio omaggio a questa tecnica di coltivazione. Una trasposizione che, seppur con lo scopo di intrattenere, riesce a fotografare lo spirito stesso dell’arte nipponica. I giocatori potrebbero realmente immedesimarsi in un anziano maestro che, nel Giappone feudale, trascorreva il suo tempo a meditare e lavorare alla sua piccola opera d’arte arborea, magari per portarla in dono all’Imperatore o per competere con gli altri maestri.
Tranquilli, non iniziate a procurarvi vasi, terriccio e innaffiatoi… non ne avrete bisogno e nessun piccolo alberello verrà maltrattato per il vostro divertimento.
Anzi, “Bonsai” non fa coltivare alberi solo in senso figurato. Il gioco ha ottenuto la certificazione FSC di basso impatto ambientale e contribuisce alla piantumazione di 8.000 alberi grazie alla collaborazione con Trees for the Future, organizzazione senza scopi di lucro impegnata nella costruzione di comunità più resilienti e un pianeta più sano.
Ma veniamo al dunque: cos’è questo gioco?
Lo scopo è quello di utilizzare le tessere a disposizione per costruire, come in un puzzle, il nostro alberello in miniatura. Ovviamente dovrebbe essere aggraziato al punto da raggiungere gli obiettivi imposti dall’Imperatore (se giochiamo da soli) o superare quelli degli altri giocatori (fino a quattro per partita).
Naturalmente non è possibile mettere le tessere a casaccio, così come non è possibile piantare in un vaso senza prima riflettere bene. Come nella vera arte botanica le regole del gioco sembrano poche e semplici, ma, come diceva il saggio “tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare”.
Partiamo dalle tessere, la base con cui costruire il nostro alberello.
Sono tutte esagonali e di quattro tipi: legno, foglie, fiori e frutti.
Per cominciare è necessario utilizzare le tessere legno per dare una struttura alla nostra pianta. Le foglie devono necessariamente essere attaccate al legno e, a loro volta, i fiori possono sbocciare solo sulle foglie. I frutti sono ancora più preziosi e possono essere collocati solo tra due foglie.
Regole semplici, giusto?
Tuttavia ogni pianta ha bisogno del suo tempo per crescere e, quindi, anche i giocatori non potranno posizionare immediatamente tutte le tessere che vogliono. Ogni coltivatore ha, inizialmente, a disposizione solo pochissime tessere ed un deposito personale che può contenerne solo cinque alla volta. Inoltre, anche avendole, è possibile aggiungerne solo tre per turno: un legno, una foglia e un’altra tessera a scelta.
Per superare questi limiti è necessario seguire le orme degli antichi maestri e meditare.
All’inizio di ogni turno il giocatore può scegliere se “coltivare” e quindi posizionare le tessere a disposizione o “meditare”. Ed è qui che entrano in gioco le carte, magistralmente disegnate da Davood Moghaddami.
Esistono cinque tipologie diverse di carte:
Queste carte vengono posizionate quattro alla volta, scoperte, sulla plancia di gioco. Meditando il giocatore sceglie di non posizionare le tessere a disposizione, ma di pescare una a scelta tra queste carte. In base alla posizione sul tabellone il giocatore può ricevere anche delle tessere aggiuntive da mettere nella riserva ed utilizzare successivamente. Solo meditando è, quindi, possibile acquisire le tanto preziose tessere, oltre ai bonus derivanti dalle carte ottenute.
Viceversa, scegliendo di coltivare, non è possibile ottenere nuove tessere, ma bisognerà utilizzare quelle già nel deposito.
Intervallare le due fasi è necessario e si capisce dopo pochissimi turni. Accumulare tessere non è possibile se non si hanno attrezzi per ampliare la riserve, ma senza carte pianta è quasi impossibile posizionare le tessere a disposizione. Quando, invece, si ottengono questi bonus potrebbe diventare difficile reperire le tessere e si dovrà aspettare di riuscire a pescare un “maestro” per rimpinguare la riserva.
A tutto questo bisogna aggiungere che anche posizionare le tessere non è così semplice. Si deve sempre riflettere bene per non rischiare di creare veri e propri abomini botanici. In questo caso non sono solo brutti da guardare ed utili solo ad attirare le risate dei compagni di gioco, ma un alberello poco elegante non porta nemmeno punti.
Si, perché, alla fine, lo scopo ultimo di ogni giocatore è quello di accumulare più punti degli altri. I modi per farlo sono chiari. Innanzitutto ogni tessera posizionata offre un punteggio diverso: il legno non dà punti, ma è necessario come base; le foglie offrono 3 punti per tessera; i fiori, è risaputo, sono preziosi solo se ben visibili, quindi offrono 1 punto per ogni lato della tessera libero; i frutti, difficili da far nascere, offrono direttamente 7 punti.
A questi punteggi si aggiungono le carte pergamena che, come abbiamo spiegato prima, offrono punti aggiuntivi per tessere e carte a disposizione. Ad esempio 1 punto aggiuntivo per ogni foglia posizionate, 2 punti per ogni carta “maestro” pescata.
Il vero traguardo di ogni coltivatore, però, sono gli “obiettivi“.
Si tratta di alcune etichette speciali con cui “premiare” un alberello che ha rispettato determinati standard (meccanica molto simile ai premi speciali di Katan per chi è familiare con tale titolo).
Si passa dai più semplici da ottenere, come “posizionare 8 tessere legno“, a quelli più ostici come “fai sbocciare X fiori sullo stesso lato del bonsai“. Naturalmente ognuna di queste etichette garantisce moltissimi punti e diventano l’obiettivo principale da raggiungere prima degli altri per ottenere un netto vantaggio.
La partita finisce soltanto quando vengono pescate tutte le carte del mazzo (giocando da soli o in due il mazzo viene ridotto). A quel punto i giocatori hanno un ultimo turno per posizionare le tessere rimanenti e poi si procede al conteggio dei punti. Nella scatola è compreso anche un blocchetto di schede apposite per segnare il punteggio. Giocando da soli l’obiettivo è quello di compiacere l’Imperatore conquistando le etichette e completando, quindi, le sfide.
Una volta apprese le meccaniche, molto semplici ed intuitive, è facilissimo lasciarsi trascinare dalla competizione. Spesso il giocatore si trova a pescare carte che non servono a nulla pur di limitare la crescita di un alberello avversario e, sottobanco, qualcuno cerca sempre di aprire un mercato nero per scambiare tessere.
Dopo una quarantina di minuti (molti di più se si gioca in quattro), all’ultima carta estratta, in pochi si trovano pronti a chiudere la partita ed aggiungere l’ultima tessera al bonsai su cui avevano riversato progetti e aspettative.
L’aspetto più sorprendente è che, quasi sempre, gli alberelli più gradevoli, eleganti e pensati ottengono realmente un punteggio maggiore, anche se più scarni di tessere. Questa è la prova di come non basta riuscire a buttare tutte le tessere sul tavolo, ma, come un antico maestro, è importante concentrarsi e capire di cosa ha davvero bisogno la natura per svilupparsi.
La realizzazione delle varie tessere aiuta ancora di più l’immedesimazione riuscendo, con la semplicità di quattro colori, a rendere gradevole anche un tronco composto da esagoni. Anche i materiali, sia delle tessere che delle carte sono di ottima fattura e non danno quella parvenza di fragilità che fa temere di distruggere qualcosa dopo poche partite.
Il gioco anche in questa versione iniziale appare più che completo e difficilmente riuscirete a limitarvi a una sola partita. Tuttavia, non guasterebbe una maggiore quantità di contenuti, a partire dalle tessere: altri due tipi avrebbero reso ogni bonsai ancora più unico.
Dove si sente maggiormente tale mancanza è nelle carte, dal momento che i soli cinque tipi non offrono una grande varietà. Le carte “attrezzo” sono solo utili ad aumentare il numero di tessere nella riserva, quindi introdurre qualche altro strumento botanico non avrebbe guastato: ad esempio delle cesoie per poter ricollocare alcune tessere riposizionandole, cosa impossibile da fare normalmente.
Del resto, anche aumentando di sole due unità la riserva non si sente più il bisogno delle carte “attrezzo” dal momento che si tende a non accumulare ed aggiungere pezzi al bonsai per raggiungere gli obiettivi prima degli altri. Soprattutto nelle fasi avanzate sia le carte “attrezzo” che le carte “pianta” diventano quasi inutili e vengono pescate solo per il bonus di tessere che offrono.
Viceversa, nei primi turni ci si ritrova spesso a non poter raccogliere le carte “maestro”, numerosissime, perché privi di una riserva abbastanza capiente e incapaci di piazzare troppe tessere insieme. Maggiori varianti potevano rendere più equilibrate le fasi di gioco.
Ovviamente si tratta di dettagli che potrebbero anche venire risolti nell’espansione “Crescita Rigogliosa” che verrà lanciata insieme al gioco base il 6 ottobre.
Conclusione
Bonsai è un gioco da tavolo che riesce a trasmettere tutta la poesia dell’antica tecnica botanica giapponese divertendo per ore. Ogni tessera deve essere posizionata dopo un’attenta riflessione, meditando sulle mosse come farebbe un anziano e saggio maestro. Finirete, se avete giocato bene, a fissare il vostro alberello di esagoni soddisfatti, evitando il più possibile di scomporre le tessere per esibire ancora la vostra creazione. Un gioco che diverte, insegna e fa bene alla natura. Cosa state aspettando? Trovate un vasetto e iniziate a meditare!
This post was published on 8 Agosto 2023 19:30
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