Sin da bambini siamo in grado d’inventare tante storie, da quelle che servono per giocare con bambole e soldatini alle innocenti bugie che si raccontano ai genitori per giustificare un guaio. Da adulti, i più abili e fantasiosi, continuano inesorabilmente a farlo. Il problema di quando raccontiamo una storia è far capire a chi abbiamo davanti cosa sta accadendo – oppure è accaduto- in un preciso momento. È un po’ come decodificare un simbolo che per un altro ha lo stesso significato.
Dixit è questo: un gioco in cui dobbiamo far capire a qualcuno (ma non a tutti) cos’abbiamo davanti. Nasce nel 2002 da un’idea di uno psichiatra infantile, Jean-Louis Roubira, specializzato nella relazione madre-bambino. Questo psichiatra aveva, ed ha tuttora, l’abitudine di ritagliare immagini da riviste per bambini (la maggior parte riconducibili alle opere di Charles Perrault) per riutilizzarle durante le sue sedute.
Inizialmente il gioco non si chiamava Dixit, era un nome troppo intellettuale per dare credito al suo inventore e ovviamente non si potevano usare le immagini di qualcun altro o i diritti d’autore sarebbero arrivati alle stelle. Così Roubira decise di mettersi alla ricerca di un illustratore e grazie ad una sua amica arriva a Marie Cardout, un’illustratrice di libri per bambini. Insieme riescono a far pubblicare il gioco dalla Libellud, una casa editrice che nasce proprio grazie a Dixit nel 2008.
Nel 2010 il gioco vince lo Spiel des Jahres, il premio per il miglior gioco dell’anno: questo boardgame sembra davvero sfidare le leggi del significato dei segni.
Alla base del gioco infatti c’è un bel paradosso da affrontare: bisogna descrivere una scena senza farla comprendere a tutti, infatti se tutti la dovessero indovinare, non si otterrebbe alcun punto, ma allo stesso modo non si prenderebbero punti nemmeno se nessuno ci riuscisse. Ed è proprio l’assegnazione dei punti, uno degli elementi caratteristici di Dixit.
Ad ogni turno di gioco va deciso un narratore, questo ha il compito di descrivere con una parola, una frase, un suono o un verso, una delle carte che ha in mano, prima di metterla coperta sul tavolo. Tutti gli altri giocatori dovranno scegliere una tra le loro carte, che ritengano possa rappresentare la scena descritta dal narratore, e posizionarla sul tavolo coperta. Le carte si mischiano, dopodiché vengono girate e la gara inizia: ogni giocatore, a eccezione del narratore di turno (che sa, naturalmente, qual è la sua carta), dovrà indovinare la carta che è stata narrata. Chi fosse tratto in inganno dalle carte degli altri giocatori, regalerà punti ai loro proprietari.
Come avrete intuito Dixit è un gioco che si vende da solo, piace a grandi e piccini ed è adatto a qualsiasi nazione o etnia. Pensate che in Corea del Sud si è addirittura materializzato in una sitcom locale che ne ha aumentato esponenzialmente le vendite (ormai superiori al milione di copie). Potrebbe essere anche uno spunto per uno studio culturale, sarebbe infatti interessante provare a ipotizzare cosa potrebbe succedere se a uno stesso tavolo si venissero a trovare giocatori provenienti da ogni parte del mondo. Alcune immagini usate hanno chiari richiami all’infanzia e a personaggi delle favole, elementi che richiamano la cultura moderna e passata, chissà se e come i giocatori sarebbero in grado di far capire le loro carte?
Ovviamente è un gioco in cui il contesto ambientale e la proprietà di linguaggio contano tantissimo – più di quanto potrebbe sembrare dopo la prima partita –, ma allo stesso tempo è anche un gioco molto semplice. Sicuramente unisce chi ci gioca e, cosa più bella, ne alimenta l’immaginazione, al punto che vincere non è poi così importante.
Le carte illustrate da Cardouat sono una vera gioia per gli occhi, ci catturano fin da subito. Spesso le figure sono un omaggio ai grandi dell’arte e della letteratura, da Magritte a Dalì, passando per i coniglietti – nel gioco rappresentano i segnapunti – ispirati al Bianconiglio del mondo di Alice.
La scelta delle varie immagini risponde alla sensibilità dell’inventore, affrontano i temi della libertà, la relazione adulto-bambino, la poesia e l’amore. Ognuno può fantasticarci sopra dandogli un significato tutto suo, e nessuno potrà mai contestare le storie o i racconti che ne emergono.
Grazie al successo ottenuto nel corso degli anni, sono ora disponibili varie espansioni:
Che altro aggiungere? Largo alla fantasia!
This post was published on 15 Giugno 2018 13:56
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