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Giochi da Tavolo

Recensione | Era of Tribes

“Arriva la bomba che scoppia e rimbomba ah, ah”.

Ve lo dico rubando le parole di Jonny Dorelli perché sto per parlarvi di un giocone, uno di quelli che passi un’ora a spacchettare e altre due di fronte al libro delle regole – sì avete capito, libro, non manuale!

Badate bene non si passano due ore a studiarlo. Per quello ce ne voglio 10. Due ore le sprechiamo inebetiti a chiederci, chi ce l’ha fatto fare, mentre una lacrima ci scivola lungo il viso.

Passato questo lungo momento di panico pre-lettura, potete constatare piacevolmente che Era of Tribes è potenzialmente tutto quello che desiderate da un giocone: ambientazione storica, una plancia grande quanto una lavagna e tanto, tanto, tanto materiale.

Ma andiamo con ordine.

Premessa

Ve l’avevo detto che sarebbe stato un giocone. Quando su questi lidi avevo accennato al kickstarter di Era of Tribes, vi avevo anticipato che il gioco era di quella tipologia che facilmente attirano la mia attenzione.

L’Europa, i secoli che scorrono, la civilizzazione e compagnia bella. Il Kickstarter è andato bene: “590% fonded, more than 1250 backers” ci dicono dalla regia, buon per gli autori  che possono smetterla di spammare su tutti i social e dedicarsi alla creazione di un nuovo gioco, magari un po’ meno “ricco” stavolta.

Scatola e Materiali

A parte il tabellone di gioco che mi ha occupato tutto il tavolo (dopo parleremo un po’ della plancia eh…), il gioco ha una quantità di materiali che, come dicono qui a Torino, la metà basta.

Giusto due cosette

Ci ho messo un’ora a deblisterare tutti i token, anche perché tra uno spacchettamento e l’altro lanciavo una partita di Fifa a livello babbuino.

Ciò non toglie che alla fine avevo la scatola zeppa di cose, ma per mia enorme fortuna e gloria imperitura per gli autori, il gioco mi forniva diverse e tante bustine raccogli-token.

Alla fine mi son ritrovato con: Gettoni di lusso (Le luxury), token miltari, monete in quantità industriale, una dotazione infinita di pedine e cubetti per ciascun giocatore, una ventina di schede tribali, 1 battleboard  per gestire le guerre con dadoni personalizzati e altro ancora.

Dettaglio della plancia con Luxury

Tutto il materiale è di ottima qualità, gli obiettivi anziché essere stampati su misere carte non plastificate, sono delle tessere di cartone pressato. Nella mia versione i gettoni per la gestione della battaglia sono di ferro anziché di cartone.

Forse c’è addirittura un eccesso di materiali, ma questo per un feticista di token come il sottoscritto, non potrà mai essere un difetto.

Va da se che la scatola pesa un accidente.

Come si gioca

Il gioco attraversa diverse ere a partire da quella antica. Le tribù sono varie e ciascuna dotata di diversi bonus, spesso legate alla cultura di quel popolo: i cartaginesi hanno bonus nella navigazione, gli egiziani nella costruzione di edifici e così via.

Tra Britanni, Romani, Normanni, Germani, Franchi e avanti così, l’ambientazione è un tantino presente nel gioco e per chi conosce bene la storia di quelle popolazioni riserva anche qualche chicca interessante. Secondo me si poteva fare di più sotto questo aspetto, ma forse avrebbe appesantito un gioco già di per sé molto corposo.

Questo non è un manuale

Anche perché il gioco ne ha già uno bello corposo. Non è necessario scendere nel dettaglio delle regole perché ci sono poche cose originali in Era of Tribes e quasi tutte le sue meccaniche sono simili alla maggior parte dei giochi di civilizzazione.

Come accennato, ciascuno di noi controlla una Civiltà europea o nord africana. Le partite possono essere brevi, medie o lunghe. Personalmente sconsiglio la partita breve, perché non permette di gustare appieno il gioco.

Dettaglio plancia con città e cubetti vari!

Alla mini partita ci abbiamo giocato una sola volta, riuscendo a raggiungere la vittoria senza che le nostre rispettive civiltà (eravamo in tre) s’incontrassero.

Le altre condizioni di vittoria nelle partite medie e lunghe permettono di approfondire meglio questo Giocone.  I criteri per la vittoria sono diversi, ma abbastanza intuibili: vittoria culturale o scientifica, per tempo, ecc. Quando si attiva una condizione di vittoria si contano i punti.

Ovviamente se si spazzano via tutti gli avversari la vittoria è automatica.

Nei nostri turni abbiamo una serie di omini da poter collocare in diverse zone della nostra plancia, ciascuna attiva un’azione particolare:  costruzione delle città, recupero di denari, controllo del territorio, guerra ecc.

Tutte cose scontate, vediamo quelle un po’ le più particolari:

L’albero delle tecnologie è molto vario e permette di impostare diverse strategie di gioco. Le tecnologie sono legate tra loro e, per migliorare in un ramo, occorre come requisito l’attivazione di un’altra tecnologia, pena lo sborso di denari aggiuntivi.

È un sistema sicuramente particolare, ma forse fin troppo cervellotico.

Il morale è un elemento importantissimo del gioco e sale e scende con rapidità disarmante. Praticamente il semplice fatto di essere al mondo ci rende immorali, se abbiamo costruito delle città siamo delle vere merde, se facciamo guerra non ne parliamo siamo dei pazzi assetati di sangue e meritiamo il biasimo di ogni civiltà dal medi oriente al nord Europa.

La guerra è guerra

Quelli di Era of tribes vanno molto fieri del loro combat system, tanto da definirlo “nuovo”. È indubbiamente carino, i dadi personalizzati fanno la loro porca figura, in combattimento vengono considerati vari fattori oltre la forza militare, per esempio il morale gioca un ruolo importante. Tuttavia, come anche altri hanno fatto notare, si tratta di un lancio di dado contrapposto, cosa che faccio fatica a considerare “avanguardia pura”.

Indubbiamente rende il gioco equilibrato, la vittoria in combattimento non è mai garantita e questo fa sì che non sia l’unica risorsa spendibile da un giocatore.

Conclusioni

Ammetto di essere stato abbastanza duro in questa recensione, ho segnalato diversi difetti ed elementi che non mi hanno convinto appieno, ma l’ho fatto soprattutto perché, tutto sommato, il gioco non mi è affatto dispiaciuto.

Contesto l’originalità, io non ne ho trovata molta. Molti aspetti del gioco richiamano in maniera un po’ troppo smaccata Civilization (video game) e il resto delle meccaniche le ritroviamo praticamente identiche in tanti altri giochi di questo tipo.

Tribu di Era of Tribes, i Bretoni

Ritengo inoltre che per un gioco del genere la plancia modulare non possa essere un gadget in più per chi ci butta più soldi, ma un requisito base del gioco. Al momento, nelle partite a 2 e tre giocatori, bisogna usare dei fastidiosissimi limitatori.

Alla fine però il gioco gira, è piacevole, complesso il giusto. La crescita della propria civiltà si percepisce in maniera chiara, e dopo aver familiarizzato con l’albero delle tecnologie, le strategie per arrivare alla vittoria sono molte e diverse.

Ovviamente non si tratta di un gioco per ragazzini, né per giocatori inesperti. Se volete farvi una partita a Era of tribes, magari lunga e con altri 3 amici, prendetevi la giornata libera, magari un bel sabato.

Dopo di che, scegliete la vostra civiltà e dateci dentro. Alla lunga vi divertirete.

This post was published on 4 Febbraio 2020 15:17

Luca Riccio

Educatore, scrittore a tempo perso, di quelli che "primo o poi lo finisco quel romanzo". Mi ritengo anche un creatore di giochi di quelli che "prima o poi me lo pubblicano quel gioco". Nel frattempo provo i giochi degli altri per offrirvi la mia modesta e "prima o poi competente" opinione.

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