Oggi a “C’era una volta il gioco” parliamo di “fallimento”, di Epic Fail, il più epico che c’è. Il fallimento che ti porta a perdere tutti i tuoi denari e, nonostante questo, gioirne come un fesso.
Nell’armadio della mia soffitta, tra Brivido e i Tarocchi chivassesi, ho intravisto la scatola bianca e blu di uno dei giochi che più ho amato quando ero un giovane teppista.
Introduzione
Crack! Che meraviglia!
Ho subito tirato fuori il gioco bestemmiando contro la divinità delle scatole piatte, lunghe e rettangolari, e l’ho aperto con cieca cupidigia sperando di trovare tutto in ordine.
Sono stato abbastanza fortunato: i soldi di carta erano un po’ ingialliti, ma ce n’erano abbastanza, il tabellone non era strappato, il blocco centrale intatto e funzionante in ogni sua parte. Poi c’erano gli spumantini che rappresentano i giocatori, le ho trovate in perfette condizioni, mancava solo qualche tappino, ma l’adesivo era ancora incollato perfettamente.
Appunto, era ancora incollato!
Ho per malaugurata sorte lasciato che mia figlia di due anni restasse per pochi secondi da sola con il gioco. Ha pensato bene, come prima cosa, di togliere l’adesivo delle bottiglie e appiccicarlo su un vecchio fumetto di Dylan Dog, riuscendo in un colpo solo a rovinare due preziose perle vintage della mia esigua collezione.
Pazienza, nessun problema, appena sarà grande le dirò che è stata adottata!
L’orrore per il gesto sconsiderato di mia figlia è stato subito superato dal ritrovamento, all’interno della scatola, di alcuni cimeli che non si sa per quale motivo si trovassero li:
una strana figurina di non so quale album, e … rullo di tamburi… una banconota da duemila lire
Avevamo una moneta bella ed elegante, ma un po’ inflazionata, si chiamava lira e un miliardo di lire valeva poco più di mezzo milione di euro.
Attenzione amici della mia generazione, non si tratta delle banconote con le quali compravamo gomme da masticare e giornaletti porno (in realtà quelli li rubacchiavamo), non parlo di quelle ridicole 2000 lire con Marconi che comparvero a metà degli anni novanta quando non se ne sentiva assolutamente la necessità.
Mi riferisco al vecchio conio, quello dei nostri genitori. Dentro la scatola di Crack c’era una banconota da 2k di lire con sopra il faccione bello paffuto di Galileo Galilei.
Appena l’ho vista ho detto: “Che cazzo ci fa questa roba qui?”.
Appena l’ha vista Deadwood ha detto: “Che cazzo ci fa questa roba qui?”
Fatto sta che l’abbiamo inclusa nel gioco, stabilendo che in caso di vittoria alla lotteria ci si sarebbe beccati anche la magica banconota.
Cos’è Crack! e come si gioca?
Per chi non lo sapesse, Crack! è praticamente il monpoly al contrario. So che quest’affermazione è un po’ esagerata, ma che vi devo dire, io l’ho sempre vista così, ma sapete una cosa? A me piaceva un sacco lo stesso.
Si gioca così: ciascun giocatore: io e Deadwood + mia figlia come lanciatrice di dadi professionista, possiede a inizio partita la bellezza di 1 miliardo. Lo scopo è quello di scialacquare i dindini in ogni modo possibile.
Nota dotta e cinematografica: C’era un film con Richard Pryor : “Chi più spende più guadagna”… chi l’ha visto può capire il senso del gioco.
Quando tocca a lui, lo scialacquatore di turno, lancia i dadi e avanza nel percorso fino a una casella, ne esegue le istruzioni tipo: “organizzi una festa e spendi 200 milioni (ammazza che festa)”, e poi cede il turno allo spendaccione successivo – i giochi di una volta erano così, capibili anche da un babbuino anziano con problemi di emorroidi al cervello, sempre sia lodato il gioco dell’oca.
Ci sono quattro zone particolari poste ai quattro angoli del percorso: il Casinò, la Borsa, L’ippodromo, e i Dadi.
Al casinò il giocatore gioca, da solo, alle slot-machine e, con gli altri, giocatori alla roulette. In borsa si vincono o perdono soldi in base a quanti titoli azionari si possiedono (si acchiappano durante la partita), il funzionamento dell’ippodromo mi sembra evidente, ci corrono i cavalli.
I Dadi non hanno alcun senso essendo anche loro un gioco da casinò, ma visto che serviva un quarto gioco da infilare in crack (gli angoli del tabellone, in quanto rettangolo, sono 4), ce l’hanno aggiunto.
A corroborare questa mia tesi è il fatto che nel blocco centrale i Dadi non sono presenti.
Cos’è questo blocco? In pratica è un affare di plastica con tre giochi nel gioco. Abbiamo tre rulli per le slot-machine, una mini-roulette, una ruota per la corsa dei cavalli e un fighissimo cilindro rotante per l’andamento della borsa.
Infine c’è la lotteria, che è come il Via del Monopoly, solo che quando passi sganci soldi che vanno a incrementare il piatto. Su questo piatto vi ricordo che abbiamo messo anche le 2000 lire vintage. Chi vince la lotteria si becca tutto il piatto alla facciaccia sua.
Crack è un gioco della Hasbro (Go for broke) prodotto in Italia anche lui come Brivido da MB, praticamente quasi tutti i giochi della mia infanzia erano MB, questo la dice lunga sul mio, ma anche di Deadwood, background ludico culturale. Per fortuna che col tempo le mie vedute si sono allargate. Vi va una partita a Indovina chi?
Crack! è del 1985, ma io lo ebbi nel ’90 anno mitico dei mondiali di calcio italiani, le famose “Notti magiche”, un gioco fantastico che terrò custodito gelosamente, con tanto di 2000 lire, per farlo giocare al mio piccolo mostriciattolo che ora è solo una giovine esperta lanciatrice di dadi, nonché distruttrice di pedine con adesivi.