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Giochi da Tavolo

Sid Meier’s Civilization: Una nuova alba | Recensione forzata a 4 mani

Asmodée non realizza sogni, ma solide realtà. Ah no, aspettate, quello era lo slogan di un’altra azienda.

Tornando a noi sì, Asmodée ha realizzato il sogno di un’amante degli RTS per pc, in questo caso sarei stato più felice soltanto con la trasposizione di warcraft III in boardgame.

Di cosa parleremo oggi? Beh… di Sid Meier’s Civilization: Una nuova alba.

Vi faccio una breve premessa, se odiate i manuali di istruzioni grandi come un manuale di gioco di ruolo avete due opzioni, lasciarlo sullo scaffale o portarvi l’amico/a nerd occhialuto/a con tanta voglia di giocare (e tanta pazienza).

 

I due mattoni, emh, manuali di Civilization: Una nuova Alba

In brevissimo, Sid Meier’s Civilization: una nuova alba |  il boardgame

Il gioco è LO strategico per eccellenza su pc, non ci troviamo di fronte al primo adattamento della famosa IP, precedentemente (nel 2010) c’era già un Civilization Boardgame ma era strutturalmente differente, anzi, era proprio un altro gioco.

Aprendo la scatola abbiamo di fronte una scatola ricca di scenari, miniature e carte (da imbustare il prima possibile, ovviamente).

A differenza del videogioco sin da subito non avremo la meccanica della fog of war ma il gioco entra nel vivo da subito con il posizionamento degli esagoni di gioco; l’obiettivo è quello del videogioco, sviluppare un impero e le civiltà.

Fatta questa breve introduzione sul gioco lascio la parola a Luca Riccio, nostro redattore ed esperto del titolo che vi spiegherà il gioco… a modo suo.

La vera Recensione, a cura di Luca Riccio

Grazie Daniele, t’immagino isolato in una baita di montagna simile a quella dove finisce (Allert Spoiler) il povero Dexter, con questa copia di Civilization da 50 cucuzze e l’ansia e la frustrazione di non poter giocare altro che con te stesso.
Prometto che il giorno in cui ci vedremo ci vendicheremo di tutti quei folli che non hanno voluto provare con te un gioco con il titolo che inizia con Sid Meier’s, con una maratona, sia video che boardgames, di titoli Civilization alla faccia di chi ci vuole male.

Per mia fortuna ho avuto modo di provare il gioco, cerchiamo di raccontarlo.

Scatola e materiali

Si presentano praticamente da sé, senza dubbio un elemento positivo di questo titolo. Le pedine sono curate e di buona qualità, i segnalini e le carte riprendono la grafica del videogioco, quindi potete immaginarne la cura ma, soprattutto se siete amanti della saga, lo considererete un requisito fondamentale.

Ravanando nella scatola senza scomparti troviamo le schede di 8 leader con le loro abilità (Ahimé si tratta di quelli di Civilization 6 e non del 5). Dagli Aztechi ai Giapponesi, passando per Egizi e Francesi. Non può mancare il mio preferito, Cesare.

“Procopero, a te considerandum”.

 

Lo so che è una citazione del quinto capitolo, ma non fa nulla. Sappiate, lo sappia anche Daniele, che se dovesse mai giocare con me, io prenderò Roma e parlerò tutto il tempo in una sottospecie di latino: “Procopero, a te tra pocus sterminandum” o “Grattatio pallorum omnie mala fugant”.

Ogni leader possiede un’abilità speciale: gli egizi sono più bravi a costruire meraviglie, i sumeri se la cavano contro i barbari, i romani fanno una carbonara che levati, ecc.
Si prosegue con degli indicatori vari, carte meraviglie, carte vittoria e, finalmente, le tessere che compongono la mappa. Sono 16 – doubleface – e non hanno nulla a che vedere con quelle del precedente capitolo di Civilization boardgame.

Infatti non sono dei quadratoni enormi, ma tessere a esagoni molto eleganti che consento di creare diverse mappe personalizzate.

Infine, ciascun giocatore riceve una barra dei focus che rappresenta il cuore della meccanica di gioco. Parliamone.

Dettaglio degli Esagoni

Setup

Per la prima partita i giocatori possono costruire una mappa predeterminata ben illustrata a pagina 2994 del manuale.
Il setup del gioco è lungo, ma giusto per un gioco di tale complessità.

Ogni giocatore sceglie o pesca casualmente il proprio leader, prende tutte le pedine e segnalini del colore corrispondente, il proprio indicatore di tecnologia e una barra dei focus.

Sulla plancia si collocano dei segnalini ovunque ci sia una un’icona colorata, si tratti di città stato, risorse, barbari, le meraviglie naturali (che il gioco chiama meraviglie della natura, ma a me non piace) e, come in ogni gestionale che si rispetti, si posiziona a lato tutto ciò che servirà nel corso della partita, carte meraviglia del mondo, i restanti segnalini, ecc. Si scoprono tre importantissime carte vittoria.

Come si gioca al Boardgame di Civilization?

Abbiamo tergiversato, ma ora è il momento di parlare delle meccaniche del gioco, andiamo con ordine.

Scopo del gioco:

A differenza del videogame e del boardgame precedente, per portare a casa una partita di Civilization la nuova alba, ed essere considerato il più pazzo assetato di sangue che si sia mai visto negli ultimi 1500 anni, bisogna soddisfare almeno uno dei requisiti di ciascuna carta vittoria scoperta a inizio partita. Quindi 3 in totale.

Gli obiettivi riguardano vagamente la tipologia di leadership che un giocatore cerca di portare avanti. C’è l’obiettivo “Guerrafondaio” (o pazzo assetato) che si ottiene conquistando altre città, c’è quello “Erudita” (o secchione) che si ottiene costruendo due meraviglie scientifiche e via di seguito.

Svolgimento del gioco:

Abbiamo parlato della barra dei focus, come funziona?

Si tratta di una fila con 5 slot sotto cui andranno collocate cinque carte di diversa tipologia. Gli slot sono numerati da 1 a 5 e a ognuno di essi corrisponde una tipologia di terreno.

Durante il proprio turno un giocatore può scegliere di giocare una delle sue 5 carte. Indicativamente: più è alto è il numero dello slot sotto cui si trova la carta che si sceglie, maggiore sarà il rendimento di quella carta.

Una volta che ho giocato una delle mie carte, questa andrà a occupare lo slot numero 1, mentre le altre scorreranno verso destra di uno spazio.

Le carte focus si dividono in 5 categorie:
1. Cultura:
le carte cultura servono a espandere il proprio territorio. Quando giochiamo una di queste carte collochiamo un segnalino controllo in un territorio adiacente a uno già occupato da noi. Chi ha dimestichezza con Civilization sa perfettamente che più grande è, meglio è. Il territorio intendo.
2. Scienza
Come abbiamo detto, ciascun giocatore possiede un indicatore di tecnologia che indica l’era di gioco. Per passare da un’era a un’altra bisogna giocare carte Scienza.
Quando un giocatore raggiunge un nuovo livello di tecnologia, può scegliere una qualsiasi carta dal suo mazzo focus di quell’era. In sintesi, questo meccanismo rappresenta il passaggio delle ere tipico di Civilization. Più avanti si va con l’indicatore di tecnologia, più potenti saranno le carte da scegliere.

3. Economia
Le carte economia permettono di muovere le carovane in giro per la plancia. Le carovane servono a stabilire rapporti diplomatici con le altre civiltà o città stato. In questo modo si gestisce tutta la parte di gioco che riguarda la i rapporti con gli altri giocatori.
Quando si invia una carovana nella capitale di un avversario, si prende da questi una carta diplomazia. I rapporti diplomatici permangono fintanto che tra i due giocatori regna la pace – quindi molto poco.

4. Industria
Le carte industria permettono di costruire le città oppure una meraviglia del mondo.

5. Esercito
Infine, queste carte consentono di rinforzare i propri territori o sterminare barbari e civiltà avversari.

Il quantitativo imbarazzante di Segnalini

 

In poche parole:

una volta capito il meccanismo delle carte focus, si capisce anche come funziona il gioco. A ogni turno i giocatori devono scegliere che carta giocare, i terreni della barra dei focus indicano, normalmente, su quale tipologia di territorio ha effetto la carta.

Cioè, se gioco una carta industria che si trova sotto lo slot 1 della barra del focus, potrò costruire una città solo sul terreno “prateria” che è il primo della lista.

Se invece gioco la stessa carta quando si trova sotto slot 5, oltre a costruirla su una casella montagna come indica lo slot 5, potrò costruirla in tutte i territori che si trovano prima del 5.

 

L’indicatore dell’era

Il resto è: come funziona il piazzamento? Come si muovono le carovane? Come si costruiscono le meraviglie? Come funzionano i rapporti diplomatici? Come si muovono i barbari?

Posso rispondere a tutte queste domande con la frase: “In maniera del tutto standard”.

Sulle meccaniche di Civilization una nuova alba non si trova tanta innovazione od originalità.  Anche il combattimento non presenta nulla di particolarmente innovativo, si tratta di una banale somma tra un valore di attacco (che si calcola con carte, segnalini, bonus e robe varie) più un tiro di dado, contro un valore di difesa (che si calcola con carte, segnalini, bonus e robe varie) e un altro tiro di dado.

Nota: io personalmente consiglio ai giocatori esperti l’uso di strumenti per diminuire l’alea del dado.

Conclusioni, tiriamo le somme.

Quindi? Sto gioco ci piace o non ci piace? È abbastanza profondo o è troppo semplice? È meglio del titolo precedente?

Sull’ultima domanda non ho dubbi. Sì, è decisamente migliore del titolo precedente che a me personalmente non ha per nulla convinto. Ho letto qualcuno considerare il gioco precedente lungo e profondo, ma lo è anche un pozzo nero, solo che non mi ci butterei mai dentro per una scampagnata.

Il precedente titolo è per me un gioco “brutto”, Sid Meier’s: Civilization la nuova alba non lo è per niente.

A me questo titolo è piaciuto. Certo non è originalissimo e manca della complessità di altri gestionali di questo tipo, ma è un dato di fatto che i giochi da tavolo, anche quelli hard, stanno favorendo la versatilità e la velocità alla complessità delle meccaniche.

In quest’ottica abbiamo davanti un gioco tratto da un videogame celeberrimo che viene pubblicato a distanza di pochi anni da un suo predecessore.

Il boardgame non solo non si adagia sugli allori sfruttando la notorietà del marchio, ma si sforza di offrire un’esperienza ludica di buon livello, correggendo, a mio avviso, gli errori e le storture del gioco precedente. Una tra tutte, la lunghezza eccessiva.

 

Detto questo il gioco non è esente da difetti, a cominciare dall’incapacità di rendere appieno il passaggio delle ere. La plancia non evolve, i barbari si combattono per tutta la partita – chi mai avrebbe immaginato di lanciare una bomba atomica su Attila -, le pedine sono sempre le stesse.

Direte voi, come accidenti si fa a rendere una cosa del genere con un gioco da tavolo… Non ne ho idea, ma fatto sta che si tratta del cuore pulsante di Civilization.

Non certo io, ma qualcuno avrebbe dovuto trovare un modo.

Tra gli altri difetti, sicuramente il sistema di combattimento, come abbiamo detto, è troppo semplice. Forse, c’è la sensazione che, nel cercare di velocizzare e semplificare il gioco, cosa che ci poteva anche stare, si è osato veramente poco, qualcosa in più si poteva fare.

Resta il fatto che il gioco è piacevole, se ce l’avessero proposto senza quel suo vestito ingombrante l’avremmo probabilmente apprezzato di più. Essendo uno dei figli bastardi del più grande videogame gestionale di tutti i tempi, non aspettiamo altro che evidenziarne tutti i difetti.

Il prezzo di 50€ è ovviamente eccessivo. Giochi con lo stesso numero e la stessa qualità di materiali si trovano anche a 40€.

Naturalmente ritrovare la grafica, i personaggi e le immagini del nostro videogame preferito fa la differenza e in fin dei conti ci va di giocarci anche, e a volte solo, per questo.

__________

Daniele:

Ah eccomi, ho lasciato la parola a Luca ma ha finito la recensione per me, perché?
Perché non ho trovato un giocatore tra i miei amici disposto a finire una partita. Per non scrivere più recensioni a metà utilizzate il find.a.player!
find.a.player.it

This post was published on 28 Ottobre 2019 0:30

Daniele Di Egidio

Daniele Di Egidio è il creatore di Player.it e vicedirettore della testata. Videogiocatore da quando ha memoria, prese in mano il primo joypad nel lontano 1997 su un fiammante Super Nintendo regalato dal fratello, da li arrivò l'amore per il mondo del gaming. Dai lontani primi anni 2000 fino ad adesso ha giocato oltre cinquecento titoli, dal retrogaming ai giochi contemporanei, predilige i moba come Dota 2, gli sparatutto classici e i giochi di strategia. La sua fissa attuale è per MTG Arena. Decise di fondare Player con uno scopo ben preciso, portare i giocatori di ruolo "analogici" nel mondo del digitale e viceversa, infatti le due realtà difficilmente in Italia hanno un luogo dove incontrarsi e imparare vicendevolmente la magia che c'è dietro un GDR o un videogioco single play. Al di fuori del mondo del gaming Daniele è un fotografo ben ambientato nel mondo della fotografia dei concerti, ha fotografato in lungo e in largo per l'europa più di 1000 band di caratura mondiale, ha seguito artisti di fama mondiale in tour, è stato fotografo ufficiale di diversi festival da 50.000 e più ingressi e ha avuto diverse pubblicazioni con Metal Hammer italia e con MetalManiac negli anni passati. Ha militato per 8 lunghi anni in SpazioRock dove copre ancora il ruolo di fotografo ufficiale.

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