Ebbene sì, ormai sono l’addetto alle recensioni dei giochi one-shot.
Il che, sia chiaro, mi fa veramente piacere! Adoro quando un titolo ha solo una chance per conquistarti: sprona chiunque ci lavori a renderlo un prodotto eccellente, che non può permettersi di dare una prima impressione poco piacevole.
Inoltre, se ciò mi permette di mettere mano a prodotti tutt’ora inediti… Non posso che essere un bimbo felice.
Vediamo quindi se Decktective: Rose rosso sangue, gioco di Martino Chiacchiera e Silvano Sorrentino da uno a sei giocatori, pubblicato da dV Giochi, è riuscito a fare breccia nel mio cuore di appassionato (ma scarso) giocatore di tuttò ciò che richiede intuito e capacità deduttive.
Piccola – dovuta – premessa: la recensione conterrà alcuni paragoni con Sherlock, in quanto le due serie hanno molti punti in comune. Se non avete mai giocato/visto/letto/sentito nulla riguardo il titolo di MS Edizioni, vi consiglio una piccola infarinatura tramite la mia recensione.
In maniera molto simile ai titoli della serie Deckscape, tutto il gioco è indirizzato tramite un singolo mazzo di carte che guiderà i giocatori nel setup e spiegherà loro le regole.
In poche parole: dopo aver preparato la scena del delitto (con l’ausilio di cinque carte e della confezione del gioco stesso) e date le informazioni necessarie per far partire l’indagine, a ogni giocatore verranno distribuite delle carte.
Non si potrà mai discutere delle proprie carte con gli altri giocatori: l’unica parte di esse rivelabile è il titolo.
Ogni turno di gioco è semplicissimo: il giocatore attivo deve scegliere se giocare una carta a faccia in giù nell’archivio (quindi reputarla non utile al fine delle indagini) oppure a faccia in su in mezzo al tavolo. Nell’ultimo caso, però, potrà farlo solo se il numero delle carte nell’archivio è pari o superiore a quello indicato in alto a sinistra sulla carta da giocare.
Infine, si termina pescando una nuova carta dal mazzo. Tra un turno e l’altro è ovviamente possibile elucubrare sul delitto, proponendo ipotesi e discutendone con l’intera squadra.
A fine partita – ovvero quando il mazzo e tutte le carte nella mano di ogni giocatore saranno esaurite – ci sarà la fase di risoluzione dell’indagine: ognuno potrà parlare liberamente delle carte che ha messo nell’archivio (ma senza guardarle: serve una buona memoria!) in modo che il gruppo sia pronto a rispondere alle domande che il gioco proporrà. In base al punteggio finale (che sarà calcolato esclusivamente sulla base delle risposte date) verrà decretata la vittoria o la sconfitta.
Se avete letto la mia recensione di Sherlock, forse ricorderete che non fui entusiasta di una meccanica in particolare, ossia mescolare il mazzo prima di iniziare con le indagini. L’ho trovata inutile, quasi deleteria: avrei preferito un mazzo ben predisposto, con le carte ordinate ad arte per garantire al gruppo di gioco la miglior esperienza possibile.
Decktective sembra avermi letto nel pensiero, tanto da accontentarmi su questo particolare. Non solo rende l’esperienza perfettamente controllata, ma permette anche di inserire qualche “chicca” in momenti salienti dell’indagine (quando lo giocherete, capirete!) e di gestire in maniera più consolidata l’esposizione degli indizi.
A tal proposito, mi è piaciuta molto la meccanica relativa all’archivio: a volte si hanno in mano delle carte che non si vede l’ora di poter giocare ma che richiedono un archivio più corposo, costringendo quindi il gruppo a fare scelte “rischiose” nell’atto di scartare carte potenzialmente utili.
Altri due punti di forza del titolo sono la costruzione in 3D dello scenario (che non solo fa atmosfera, ma è anche un ottimo aiuto per concludere con successo l’indagine) e la gestione del punteggio, dove i punti derivano solo dalle risposte corrette alle domande finali (e non dalla situazione delle carte archiviate o tenute sul tavolo).
No, non necessariamente.
Tutto dipende dalla vostra capacità nel risolvere indagini e nella vostra esperienza pregressa: seppur le meccaniche di gioco siano nettamente più limate rispetto ai principali competitors, la storia narrata da Rose rosso sangue è, ahimè, quasi banale.
Vi ricordo inoltre che il sottoscritto non è particolarmente brillante in questo tipo di giochi, ma per fortuna (o, in questo caso, sfortuna) si porta dietro un certo palmares (tra Sherlock Holmes: Consulente Investigativo, Mythos, Chronicles of Crime ed altri) che vanifica la quasi totalità della sfida.
Non posso fare a meno di pensare all’evoluzione mostrata dalla serie sorella di Decktective, ossia Deckscape. Seppur il primo titolo fosse sempliciotto, la crescita negli anni si è dimostrata vertiginosa.
Spero quindi che la stessa situazione si verifichi anche con Decktective: le meccaniche ci sono, funzionano, lasciano adito a spunti interessanti per l’utilizzo delle carte e di eventuale altro materiale, ma non rimediano la mancanza di un supporto narrativo adeguato (che reputo indispensabile nei giochi one-shot).
Non posso quindi che consigliare Decktective a chi vuole avvicinarsi al genere investigativo senza investire molte risorse in esso, nonché a chi vuole fare una piacevole, leggera e simpatica esperienza di team building. Per chi invece a colazione mangia pane e lenti di ingrandimento, beh… Potreste non ottenere la sfida che cercate.
Ringrazio dV Giochi per la copia di review.
This post was published on 3 Ottobre 2019 18:24
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