In queste calde giornate estive è abbastanza complicato riuscire a coinvolgere il team di esperti con qualche nuovo gioco da tavolo. Tra mare, piscina, il campo di basket, la gita al lago, la colazione, la seconda colazione, la merenda prima di pranzo, la battaglia di gavettoni ecc., obbligarli a spendere un’ora della propria vita attorno a un tavolo – senza mangiare – sembra quasi una condanna ai lavori forzati.
Quindi l’effetto che The Legendary El Dorado di Ravensburger ha avuto su quei giovanissimi mi ha lasciato, e ha lasciato loro, completamente a bocca aperta.
Ci siamo divertiti un casino! Ma andiamo con ordine.
Il team di esperti era composto da Simone, Virginia e Lucilla, rispettivamente di 12, 9 e 10 anni. Vi dico solo che era stato detto loro che sarebbero potuti andare in piscina appena avessero finito la partita a Eldorado – se si vuol fare odiare un gioco ai bambini, questo è il metodo migliore.
Comunque abbiamo iniziato e dopo i primi due turni, nessuno di noi ha più pensato alla piscina.
La plancia centrale è formata da diverse plance esagonali che si uniscono tra loro a formare il percorso verso la mitica città di Eldorado.
“Ragazzi, dai…”, ho detto loro “Non è il primo gioco che vediamo con la plancia componibile”.
Mi hanno guardato un po’ perplessi e poi mi hanno detto in coro “E quindi?” che suonava un po’ come un Esticazz solo leggermente più educato.
“Anche i pezzi lego” ha aggiunto Simone “sono sempre gli stessi, ma la cosa bella è costruire robe, no?”.
Ineccepibile!
Per il resto dei materiali, ci sono esattamente tutti i pezzi che servono, non uno di più né uno di meno. Tuttavia l’interno della scatola non è piaciuto agli esperti. Avrebbero preferito avere più scomparti.
Visto che ho sempre rimesso a posto tutto io (con un piccolo aiuto di Lucilla), non capisco perché si siano posti il problema dell’interno della scatola.
Bisogna raggiungere El Dorado, la mitica città fatta d’oro, sogno segreto di qualunque esploratore, nascosta in chissà quale sperduto angolo dell’America latina.
Ogni giocatore rappresenta il capo spedizione di un gruppo di esperti avventurieri, il cui unico scopo è raggiungere la città d’oro prima di tutti gli altri.
Per farlo si hanno a disposizione una pedina e un mazzo iniziale di 8 carte.
Deck building (Fatti il mazzo!)
È una meccanica di gioco che consente a ciascun giocatore di costruire il proprio mazzo di carte aumentando o diminuendo il numero di carte in proprio possesso, arricchendolo magari di carte speciali o più funzionali alla strategia di gioco che si vuole portare avanti.
A inizio partita i giocatori hanno a disposizione solo 8 carte base. Si tratta di esploratori, marinai e viaggiatrici. Ogni tipologia di carta è contraddistinta da un simbolo e un colore.
Per muoversi sulla plancia di gioco, che è divisa in piccoli esagoni (giungla, acqua, villaggi, caselle speciali), bisogna scartare delle carte.
Banalmente: per attraversare una casella di mare userò una carta marinaio, se devo addentrarmi nella giungla, mi servirà una carta esploratore, se la casella mi dice di scartare una carta, farò esattamente quello per andarci sopra – più semplice di così si muore o si muove, decidete voi.
Ogni turno è diviso in tre fasi:
La fase gioca che comprende il movimento sulla plancia che abbiamo appena descritto e il commercio. Oltre a permetterci di raggiungere Eldorado, le carte possono essere scartate per comprarne altre, generalmente più potenti. Queste carte andranno ad arricchire e potenziar il nostro mazzo.
La fase scarta: ogni giocatore, al termine del proprio turno, scarta a faccia in su tutte le carte che ha usato o acquistato o che preferisce non usare.
La fase di pesca: il giocatore pesca fino ad arrivare a quattro carte, se il suo mazzo principale è esaurito, mescola gli scarti e pesca le rimanenti da lì. In questo modo si mettono in gioco sia le carte già usate, che quelle acquistate nei turni precedenti.
Le regole sono molto intuitive, dopo il primo turno ciascuno dei giovani esperti era padrone della meccanica e immaginava la sua strategia.
Io, personalmente, nella prima partita ho provato a velocizzare il mio mazzo scartando (il gioco lo permette grazie a carte e caselle speciali) alcune carte poco potenti, ma sono rimasto tropo indietro rispetto a Simone che, avidamente oserei dire, ha puntato subito sul denaro e quello che gli permetteva di comprare.
La plancia componibile aumenta la longevità di Eldorado, ma un altro elemento a favorirla è sicuramente la variante Grotte. In pratica, ogni volta che la pedina di un giocatore è adiacente a una grotta, si pesca un omonimo gettone che conferisce bonus da usare subito o da conservare per un secondo momento.
Questa variante aumenta sicuramente l’incidenza della fortuna nel gioco, ma è abbastanza carina da rendere la cosa ininfluente ai fini del divertimento finale.
Ci siamo divertiti molto e il tempo è filato via senza che ce ne accorgessimo.
Ormai è un po’ di tempo che faccio provare giochi ai bambini. Loro sono molto generosi nei giudizi. Tradotto: basta poco per far divertire un bambino. I loro voti, quando glie li chiedo, non vanno mai al di sotto del nove. Quindi per capire quanto realmente si sono divertiti occorre fare attenzione a certi dettagli, per esempio:
Simone ha giocato tutto il tempo in piedi. Delle due, l’una: o doveva correre in bagno, oppure era molto preso dalla partita.
Virginia dopo tre turni ha smesso di volere consigli di gioco per provare la sua strategia personale.
Lucilla verso fine partita ha chiesto speranzosa quando avremmo fatto una seconda partita (ha anche aiutato a riporre tutti i materiali nella scatola – era dal 1949 che un bambino non aiutava di sua spontanea volontà a ordinare un gioco – la cosa ha provocato un’ondata di commozione in tutti gli adulti presenti).
Insomma, sono rimasti entusiasti dal gioco e mi hanno costretto a giocare diverse altre partite – ormai componiamo la plancia lanciando direttamente gli esagoni sul tavolo.
Potrei farvi perdere tempo dicendo che questo gioco di Reiner Knizia non presenta nell’originalità il suo punto di forza, che per i giocatori più esperti può risultare fin troppo banale, che la preparazione è lunga e se fosse affidata a un ragazzino, questi si annoierebbe ancor prima di giocare, ma mi perderei in tecnicismi che secondo me non sono importanti.
In The Legendary Eldorado è presente una meccanica di Deck building non troppo complessa che può preparare i più piccolini ad affrontare giochi sempre più difficili (già li vedo chiedermi di giocare a Race for the Galaxy).
I ragazzi ne sono rimasti entusiasti e ci vogliono giocare in continuazione, il tema dell’esplorazione non passa mai di moda, costa appena 35 euro, che altro vi posso dire. Complimenti alla Ravensburger.
P.s.
Il gioco va da 2 a 4 giocatori e ci puoi giocare solo fino a 99 anni. Dopo la scatola dice che non puoi più, quindi goditelo finché riesci.
This post was published on 1 Agosto 2019 8:29
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