Parliamoci chiaro: se vi professate amanti dei videogame e non avete mai sentito parlare di Doom, fareste bene a porvi qualche domanda. Per tantissimi gamer, il gioco di id Software è stato il primo amore, quello che non si scorda mai, il marchio a fuoco che segna un’intera esistenza, l’esperienza ludica destinata a fare scuola. Ebbene, sulla base di quanto ora scritto, potete immaginare la curiosità di chi vi scrive nell’apprendere dell’esistenza di un boardgame di Doom e, ancor più, nella possibilità di recensirlo in anteprima.
Inutile dire quanto l’hype del sottoscritto fosse a livelli altissimi, quasi “infernali“, dato anche il caldo torrido di questi ultimi giorni. Tuttavia, i giochi mi avevano da tempo fatto imparare una dolorosissima lezione: la qualità del lavoro realizzato spesso è inversamente proporzionale alla grandezza del nome presente sulla confezione.
Proprio per questa ragione, il mio approccio al gioco da tavolo di Doom è stato segnato da due sentimenti contrastanti: da una parte c’era il mio amore sconfinato per lo shooter per eccellenza, dall’altra, invece, il timore di rimanere scottato da un’esperienza di gioco che poteva non rispecchiare le caratteristiche principali di uno dei franchise che hanno fatto la storia dei videogiochi.
Tuttavia, è inutile nascondere il fatto che Doom, gioco da tavolo da 2 a 5 giocatori creato da Jonathan Ying, edito da Fantasy Flight Games e distribuito da Asmodee, prometta fuoco e fiamme, nel vero senso del termine.
Armato di razionalità (poca), coraggio (abbastanza) e di un cospicuo numero di armi, mi sono addentrato ancora nei meandri della base spaziale infestata, perfettamente adagiata sul mio tavolo. Qual è stato l’esito di questa mia avventura demoniaca? Non avete che da leggere la recensione, per scoprirlo.
Azione adrenalinica, proiettili che fischiano incessantemente, sangue ed interiora come se piovesse e, dulcis in fundo, tanta “ignoranza“. Doom è questo e molto altro ancora. Chiunque abbia giocato almeno una volta all’fps per antonomasia avrà imparato ad amarne i pregi, che l’hanno trasformato in un gioco praticamente immortale. Giocare a Doom significa calarsi in arene piene di demoni, su cui svuotare i caricatori del nostro vasto arsenale, muovendoci continuamente onde evitare di diventare facili bersagli. Il tutto, senza disdegnare le truculente uccisioni epiche.
Bene, iniziamo subito con una domanda di fondamentale importanza: quanto di tutto questo c’è nel gioco da tavolo di Doom? La missione iniziale, vero e proprio tutorial, ha lo scopo di farci prendere confidenza con un regolamento che, sin dalle prime battute, si dimostra essere tanto vario quanto snello e di facile apprendimento.
Il boardgame potrà essere giocato dai 2 ai 5 giocatori, di cui uno, il più esperto, dovrà obbligatoriamente interpretare i demoni, che appariranno, come di consueto dai vari portali diffusi nella mappa. Ognuno dei due schieramenti dovrà ottenere dei determinati obiettivi, di volta in volta stabiliti ma che, nella maggior parte dei casi, consistono nel raccoglimento di alcuni segnalini obiettivo, o nell’uccidere i marine un determinato numero di volte.
Dopo aver agevolmente completato il tutorial, ci tuffiamo nella prima missione dell’operazione “Alfiere Nero“, in cui dovremo addentrarci negli angusti corridoi della stazione Phobos alla ricerca di campioni di raccogliere. Inutile dire che, avremo compagnia sin da subito, una compagnia assetata di sangue: il nostro sangue, ovviamente.
I quattro marine presenti saranno equipaggiati con le armi di Doom che abbiamo imparato ad amare. Fucile a pompa, fucile d’assalto o al plasma, passando per l’ormai celebre doppietta fino ad arrivare alle vere e proprie “super star”: la motosega, il lanciarazzi, il cannone Gauss e, ovviamente, il BFG 9000.
Ognuna di queste armi porterà in dotazione un set di massimo tre carte che, di fatto, andranno a comporre il deck dei marine. Lo stesso accadrà, ovviamente, con i demoni, che potranno contare su un mazzo “Eventi” molto più esteso del nostro e che, va da sé, gli consentirà spesso di essere in superiorità numerica.
Così come avveniva nel videogame, anche nel boardgame di Doom ci imbatteremo in kit medici che potranno curare le nostre ferite (e credetemi, ne avrete bisogno), o armi bonus che andranno a rimpolpare il nostro deck, garantendoci nuovi e devastanti attacchi. Le carte consentiranno a Doomguy e soci di potersi muovere, di attaccare e di difendersi dagli attacchi dei nostri nemici, in un turbine di azione frenetica che è quanto di più simile a quello che si vede nel videogame.
Il gioco potrà essere giocato sia da soli che in compagnia di amici. L’esperienza più divertente da noi riscontrata si è avuta avendo tutti e quattro i marine in gioco contemporaneamente, ma è possibile godersela anche con un solo eroe, grazie ad un set di regole capace di bilanciare ogni possibile situazione in cui potremmo trovarci.
Così come accadeva nel videogame, la chiave sarà attaccare tutte le volte che potremo farlo, non dimenticando mai di muoverci e di sfruttare tutti gli anfratti della mappa di gioco, così da non essere esposti agli attacchi nemici. Come detto in precedenza, i demoni saranno quasi sempre in superiorità numerica, e potranno contare su un vasto numero di attacchi, capaci di “fraggarci” alla prima distrazione. A rendere il tutto ancora più complesso c’è l’energia Argent, con cui i nostri mostruosi nemici potranno scatenare delle tecniche speciali ancora più devastanti.
A proposito dei nostri amici demoni, anche in questo caso, non ne manca quasi nessuno. Dai più comuni Imp ai Cacodemoni, dai torreggianti Baroni Infernali ai Revenant, fino ad arrivare al temibile Cyberdemone, che sarà di gran lunga l’avversario più ostico con cui potremo confrontarci.
Se siete arrivati fin qui in attesa del nostro parere finale, eccovelo: il boardgame di Doom è dannatamente divertente! Il gioco da tavolo riesce a coniugare alla perfezione tutte le caratteristiche che hanno reso lo shooter di id Software famoso nel mondo, creando un vero e proprio inferno sul tavolo di casa vostra.
A livello qualitativo, ci attestiamo su livelli decisamente alti. Le tile sono realizzate con grande cura, e le miniature dei demoni sono decisamente molto accurate, e sufficientemente resistenti per non rovinarsi troppo in fretta.
Gli unici “peli nell’uovo” che abbiamo riscontrato sono l’assenza delle grosse arene in cui era possibile imbattersi in alcuni stage di Doom. Nella gran parte dei casi, infatti, gli scontri avverranno in corridoi o stanze sempre mai eccessivamente grandi, senza le varie piattaforme sopraelevate su cui saltare per garantirsi dei vantaggi. Ovviamente, sappiamo bene che quanto ora detto avrebbe significato chiedere troppo, ma questo particolare va inevitabilmente a limitare l’azione frenetica che ha sempre contraddistinto il gioco.
Tuttavia, questo particolare non toglie niente ad un’esperienza di gioco che è e rimane validissima e divertente, le cui regole sono facili da memorizzare e che non vi porterà via più di 60 o 80 minuti a missione.
Detto questo, non vi resta che comprare la vostra copia, aprirla ed addentrarvi nelle viscere della stazione Phobos, ma fate attenzione: il vostro sangue potrebbe macchiare le pareti in men che non si dica!
This post was published on 23 Luglio 2019 15:44
Recensione di The Electrum Archie - Il Mondo di Orn, una zine OSR ambientata in…
Abbiamo avuto l'occasione di vedere lo Schermo del master 2024, un prodotto brandizzato Dungeons &…
Non finiscono mai i cambiamenti per il digitale terrestre con un nuovo canale che molto…
Per diversi profili che sono clienti di Postemobile arriva una brutta sorpresa: ecco che cosa…
Cercate tre prodotti di lusso per una pulizia casalinga profonda? Approfittate delle offerte Black Friday…
Amadeus, passato dalla Rai al blocco di canali Discovery Warner Bros, stavolta non ha centrato…