Le mie origini campagnole (di cui vi ho raccontato nella recensione di Wingspan) fan sì che ogni gioco dall’aria bucolica sia per me perlomeno intrigante.
Ogni volta che intavolo un titolo che mostra prati verdi, animali, terreni e colture mi viene in mente mio nonno: un arzillo vecchietto di ottantatré anni suonati, con il triplo della mia vitalità e il quadruplo della voglia di lavorare di chiunque altro conosca, che ancora si diletta a tenere in ordine il suo orto e ad allevare galline e conigli.
Ma a lui, per fortuna, non è mai accaduto quel che invece capita a noi protagonisti del gioco di oggi: svegliarsi in ritardo per scoprire che, a causa di una tempesta, tutti i recinti del nostro ranch sono stati distrutti e gli animali sono scappati.
Rolling Ranch, gioco da tavolo di Jordy Adan da due a venti giocatori, illustrato da Weberson Santiago, edito da ThunderGryph Games e pubblicato in Italia da GateOnGames, ci mette quindi nei panni di allevatori intenti a recuperare i loro animali perduti per riorganizzarli nei propri recinti.
Nel pieno stile tipico di ogni canonico Roll and Write, il turno di ogni giocatore si svolge in contemporanea. Dopo aver tirato i due dadi (il cui risultato sarà utilizzato da tutti i partecipanti al tavolo) ogni giocatore segnerà nel proprio ranch degli animali o delle risorse, eventualmente costruirà edifici, e infine svolgerà la fase di accoppiamento se su entrambi i dadi è presente un cuoricino.
Ogni faccia dei due dadi raffigura un animale (in ordine dal più comune al più raro: gallina, maiale o bovino), un numero da uno a sei, ed eventualmente risorse (chiodi o assi di legno) e il cuoricino di cui prima.
Se si desidera inserire un animale in un recinto se ne deve scegliere uno dei due raffigurati sulla faccia di un dado e posizionarlo in un esagono indicato dal numero raffigurato sull’altro dado.
Se invece si è interessati alle risorse si segnano sul proprio foglio tutte quelle raffigurate su entrambe le facce dei dadi. Se ciò dovesse completare le risorse necessarie per costruire un edificio lo si può disegnare in un punto qualsiasi del proprio ranch.
Infine, se si esegue la fase di accoppiamento, all’interno di ciascun recinto ogni coppia di animali uguali ne produce un altro (a patto che ci sia spazio).
È possibile costruire tre tipi di edifici:
Il gioco prosegue così fino a che un giocatore non completa il proprio ranch, decretando il termine della partita. Oltre al punteggio degli edifici, si conteggiano:
Ovviamente, chi ha più punti è il vincitore!
Ah, quante volte è partita l’esultanza appena si son visti due cuoricini! Rolling Ranch sa tenerti – nella sua comunque permeante tranquillità – con il fiato sospeso.
In ogni momento sai benissimo qual è il risultato dei dadi in cui speri, ma ovviamente ti ritrovi perlopiù a dover fare i conti con ciò che il fato ti ha fornito. E quando ti fornisce una fase di accoppiamento proprio mentre speravi in quel secondo bovino da inserire nel recinto, insomma… Non è festa.
L’ottimizzazione dello spazio è un mantra imprescindibile all’interno della propria strategia di gioco: a volte seguire alla lettera la propria carta missione può essere svantaggioso – se non addirittura deleterio -. Bisogna sapere quando rallentare, cambiare marcia, o fare un’inversione ad U.
Il downtime è pressoché inesistente (a meno di partecipanti affetti da paralisi da analisi), quindi una partita riesce tranquillamente a completarsi nei venti minuti previsti dalla scatola. Il fatto che essi siano composti per la loro quasi totalità da momenti di gioco effettivo rende l’esperienza piena e appagante.
Va inoltre considerato il fatto che il limite massimo di persone al tavolo è dettato dal numero di carte missione presenti nella confezione: nulla vieta di ignorarle per poter fare partite oltre i venti giocatori!
Rolling Ranch è sicuramente un gioco scanzonato, leggero – ma non banale – e soddisfacente. Vedere il proprio ranch a fine partita (sia in caso di vittoria che di sonora sconfitta) da comunque un forte senso di realizzazione, soprattutto se (come nel caso di mie amicizie molto più brave di me a disegnare) non ci si è accontentati di raffigurare gli animali con semplici triangoli, quadrati e cerchi!
La dimensione compatta, la velocità di setup e la durata contenuta di ogni partita rendono questo gioco una manna dal cielo sotto forma di filler. È la tipica confezione da tenere nel vano portaoggetti della propria auto, che offre un’esperienza adatta a più occasioni, anche nei momenti più insospettabili.
Per gli amanti del genere, Rolling Ranch è un titolo che non può mancare in collezione. Non va a innovare in particolar modo la categoria dei Roll and Write, ma la arricchisce con un titolo solido e ben ragionato.
Per chi si affaccia per la prima volta alla meccanica principe di questo titolo mi sento comunque di poter consigliare Rolling Ranch come prima esperienza, essendo comunque una ottima summa delle caratteristiche chiave del genere.
E poi, sul serio, sapreste dire di no al tenero musetto del maialino in copertina?
Un ringraziamento a GateOnGames per la copia di review.
This post was published on 10 Luglio 2019 11:09
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